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Manq

Manq si lamenta di cose: il Rugby Sound

Qualche tempo fa mi è capitato davanti agli occhi l’annuncio di una data in cui avrebbero suonato Vallanzaska, Derozer e Punkreas. Potrei stare qui a tirare un pippone di cinquemila parole su quel tipo di lineup, in generale e nel 2024, ma sarebbero cinquemila parole inutili.
Il punto sostanziale è che un concerto del genere è la sintesi perfetta delle estati di una porzione della mia vita, una porzione a cui ho voluto molto bene.
Quando ho visto l’evento in FB ho immediatamente deciso che ci sarei andato e così è stato.

Il concerto si teneva a Legnano, inserito nel programma di un evento piuttosto grosso chiamato Rugby Sound. Ora, a costo di fare l’ennesima figura da anziano che si lamenta delle cose, mi tocca raccontarvi perchè una data con Punkreas, Derozer e Vallanzaska in un prato della provincia varesotta in data Luglio 2024 sia esattamente il futuro distopico di cui avevamo paura nel 1998.
Perchè io posso certamente essere consapevole siano passati 25 anni e che, in un quarto di secolo, le cose siano per forza di cose destinate a mutare, ma fino a che non mi prenderà l’Alzheimer mi toccherà far presente che le cose sono cambiate drasticamente in peggio. E, forse, sempre a costo di prendermi del boomer che rimpiange la sua giovinezza, dovremmo essere proprio noi che abbiamo uno storico ad alzare la guardia, dare la sveglia e spiegare ai giovani che la musica dal vivo non è sempre stata così e che non deve per forza essere questa roba qui.
Adesso vi spiego meglio.
Dicevamo, Rugby Sound di Legnano, un bel contesto all’aperto per un festival anche ambizioso se giudichiamo il cartellone delle serate e il setup dell’area, tra palco gigante e contesto food a corredo. Andando al sodo però, nulla di diverso da una qualsiasi edizione della festa campagnola di Biassono* a cavallo del 2000, solo molti più lustrini e pretese, una sovra organizzazione tra il grottesco e il criminoso e la sensazione che quell’ambizione sia più che altro pretenziosità.
Non sei il cazzo di Reading Festival e credo nessuno ti stia chiedendo di esserlo, quindi ANCHE MENO.

Anche meno serpentine per la coda, anche meno controlli all’ingresso, anche meno “l’autan no perchè è infiammabile” in un contesto gestito dalle zanzare, anche meno “evento cashless” dove per il biglietto meglio se hai i contanti, per il cibo puoi pagare col POS, ma per le bevande devi per forza prendere i token di merda.
Che poi parliamo di questa cosa dei token. Ho detto peste e corna del Carroponte in occasione del concerto dei Nofx, ma quantomeno avevano messo in piedi un sistema intelligente e funzionale per la gestione degli acquisti: QR code collegato a Paypal/Satispay/Salamadonnapay dove ordini dal telefono, paghi col telefono e ritiri in cassa quando è il tuo turno. Più comodo ed efficiente per tutti.
Se invece ti inventi questa cosa dei token, gestita in questo modo, o sei completamente incompetente oppure ho il dubbio tu stia cercando di fregarmi**.  Il taglio minimo per la ricarica del QR code era 5 euro e in tutti i menu, tra cibo e bevande, non c’era nulla, niente, not a fucking thing, che costasse 5 euro. Tutto di più, o di meno.
Vuoi una birra e un’acqua? Sono 11 euro. 7 per la birra (SETTE EURO PER MENO DI UNA MEDIA, MADONNA SPIRITOSA) e 4 per l’acqua. Carica pure 15 e il resto mancia.
Senza voler parlare della parte “food”. Io non ho chiesto a tutti i presenti, ma sono abbastanza sicuro che un eventuale sondaggio tra i microbao con maiale sfilacciato (8 euro, 2 morsi), il piatto con 4 tipiche bombette pugliesi di Legnano (8 euro) o la più classica delle salamelle luride da concerto (incredibilmente assente) si sarebbe chiuso con una maggioranza bulgara. Invece no, lo street food fighetto da Instagram ad festival nei campi con i Punkreas e i Derozer.
Che poi, oltre ad essere una truffa sul piano economico, è pure evidentemente stronzo sul piano della sicurezza. Perchè se io ed un amico entriamo al Rugby Sound con l’idea di vederci un concerto e berci una birra, finiamo per forza di cose a vederci il concerto e berci 5 birre in due.
La birra Baladin poi, Buddah misericordioso. Ma chi cazzo vuole bere “bene” ad un festival? Chi cazzo vuole mangiare fancy ad un festival? Ma perchè non ve ne andate tutti a fare in culo, coi vostri truck di merda ripieni di cibo truffa e pretese di stile? Vi odio.

Il concerto è stato divertente.
Ho realizzato nel parcheggio che il primo gruppo fossero i Vallanzaska e non i Matrioska, con un pizzico di delusione: i Matrioska almeno hanno un paio di pezzi carini, ma potrebbero non esistere più dal 2000 per quel che ne so. Va dato atto ai Vallanzaska però di non aver suonato “Orazio, col cazzo, mi privi del mio spazio” o come si chiamava. Grazie.*** Hanno comunque fatto Keope e va beh.
Ai Derozer voglio troppo bene, ancora oggi quando suonano “Lungo la strada” io perdo la voce, mi viene la pelle d’oca e devo trattenere le lacrime. Hanno suonato qualche pezzo nuovo (per me) con testi impegnati sul disastro dei migranti e roba simile. Tutto giusto, però a me piacevano anche quando venivano al Leonkavallo a suonare col badge della Padania sul basso (Mendez, manchi.). Ci sta che crescendo abbiano rivisto alcune posizioni, però forse mi è sembrato più un sintomo di invecchiamento quello che non Seby con gli occhiali e una crestina brizzolata molto discutibile.
I Punkreas invece mi hanno colpito perchè hanno fatto il concerto che farebbe una band che dal 1994 al 2024 ha avuto una carriera solida e continua, una di quelle che non sta sul palco solo per soddisfare rimastoni e nostalgici dei tempi che furono. Non me lo aspettavo. Anche a loro voglio molto bene e mi fa piacere siano una band ancora viva, ma Paletta senza i rasta è stato comunque un piccolo shock.
I derozer non hanno fatto “No surf”, i Punkreas non hanno fatto “Occhi puntati”, ma a parte queste due mancanze mi sono divertito.

Prezzo del concerto: 10 euro in cassa, 10,16 in prevendita. Sicuramente onesto, anche se parliamo di gruppi che ho visto suonare perlopiù gratis anche quando erano ben più “grossi” di oggi.
Volumi: bassi, soprattutto in un contesto come quello, ma forse è anche che oggi sto diversi metri più lontano dal palco e dagli ampli rispetto a vent’anni fa.
All’uscita volevo andare a farmi rendere l’autan, ma ci hanno fatti uscire dalla parte opposta per una qualche ragione che non è immediatamente chiara a nessuno. Boh.
A mio avviso si può e si deve fare meglio di così. Sicuramente c’è un sacco di gente a cui i concerti strutturati e gestiti in questo modo piacciono e va benissimo sia così, ma io non ce la posso proprio fare.

* scrivendo ho appreso che dopo 40 anni di onoratissimo servizio, il 2024 sarà il primo anno senza festa campagnola. Non ho idea di cosa sia successo (link che non ho letto), ma ditemi ancora che non sta andando tutto a puttane.
** non è vero, non ho nessun dubbio in realtà.
*** poi magari l’hanno suonata mentre io stavo litigando con la tipa dei panini che: “no, questa cassa è solo per pagare col QR, se vuoi usare il pos devi andare all’altra cassa e fare l’altra fila”. “Scusa, ma c’è scritto SOLO RITIRO a quella cassa.” “Eh, lo so, ma il POS ce l’ha solo lui.” “MA E’ IL TIPO DI FIANCO A TE, MALEDETTA LA CEI.”. Punto della serata in cui mi sarei iscritto all’ISIS.


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Buoni propositi 2024: Giugno

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Che mese tremendo, questo.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Speravo al mare di riuscire a staccare un po’ meglio, lasciando il telefono in camera. Un po’ la voglia di fare qualche foto ai bambini, un po’ la necessità di risolvere alcune questioni di lavoro mi hanno fornito l’alibi per averlo comunque dietro sempre. Devo però dire che più di una volta sono riuscito a starmene pacifico senza scrollare, anche nei pomeriggi in cui sotto l’ombrellone non c’era effettivamente nulla da fare. Galleggio su questa situazione in cui non esco dalla dipendenza, ma continuo a tenerla sotto controllo, almeno come percezione.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
A Giugno è andato un po’ tutto a puttane. Prima ho avuto l’influenza, poi sono andato in vacanza. In entrambe le situazioni mi sono trovato a dover affrontare una sosta “forzata” di una settimana. Quella in vacanza forse sarebbe potuta essere evitata, ma l’unica era alzarsi alle 6 anche al mare. E va beh, vaffanculo. Anche quando ho corso però ho avuto non pochi problemi, un po’ per il caldo e un po’ per la difficoltà di trovare un regime di allenamento che mi andasse bene. Tocca usare questo Giugno come punto “zero” e da luglio ripartire con costanza e determinazione, magari uscendo dove correre col caldo è decisamente meno complesso.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
La vita fa schifo. Ok l’età e la fisiologica condizione ballerina del peso, ma oggettivamente prendere 3kg in una settimana di mare mi sembra una punizione fin troppo eccessiva. Il grafico è allucinante. Sono precipitato a 80kg post influenza, per poi risalire a 84 dopo due giorni di bagordi con gli amici. Una settimana in controllo per riperdere un chiletto e SBAM, altri due presi al mare. Così è anche, onestamente, demotivante. Però oh, se la natura non remasse contro non starei facendo tutte ste cose.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Questa devo leggerla ogni mese per ricordarmi il fallimento peggiore, che è non averci manco provato davvero.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Siamo a 5 su 6, ho visto Bad Boys 4. E’ molto brutto.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Poteva essere il mese in cui facevo 3 concerti in 3 giorni (De Crew, Casey e Gazebo Penguins) e sono riuscito a fare solo il primo causa, appunto, influenza. Siamo comunque un concerto sotto il PAR, ma all’orizzonte non c’è così tanta roba devo dire. Ci si crede comunque.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Se tutto gira come dovrebbe, ci si va in Agosto. La cosa problematica potrebbe essere che a Maggio inoltrato sta ancora nevicando e con la neve potrebbe essere piuttosto complesso arrivarci, ma ci penseremo a tempo debito.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Sono stato a tanto così dal chiudere Twitter per l’ennesimo incazzo causato dall’ennesimo diverbio. Purtroppo non l’ho chiuso.

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Overthinking

Io non sono stato uno dei primissimi utenti del fu Twitter, ma ci bazzico da una generosa porzione di tempo. Diversi anni fa era molto comune avere nella propria bio la dicitura “Retweet is not endorsement” ad indicare che i contenuti altrui eventualmente ricondivisi non fossero necessariamente specchio del punto di vista di chi li stava ricondividendo.
Una roba che mi è sempre sembrata di un’idiozia pazzesca.
L’usanza, col tempo, è andata sparendo o quantomeno è scomparsa dalla mia bolla, ma credo sia sempre rimasta in qualche modo sepolta nell’angolo della mia testa in cui perculo le iniziative che trovo stupide.

Un mesetto fa avevo in cuffia il disco di uno dei gruppi cardine della mia teenage e mentre lo ascoltavo mi sono trovato a pensare che probabilmente oggi cantare quei pezzi potrebbe risultare inappropriato o offensivo. La definizione di “invecchiati male”. Eppure oh, a me di cantarli non è mica passata la voglia. E non perchè io voglia resistere ad una fantomatica dittatura del politicamente corretto, ma perchè vivo molto serenamente cantare una roba che non rispecchia il mio reale punto di vista sulle possibilità di rapire una tizia e torturarla fino a che ammetta di essere innamorata di me (NdM: non sono favorevole).
Sono anche piuttosto sicuro del fatto che nessuno degli amici che seguivano il gruppo in questione avesse un’idea diversa dalla mia così come potrei addirittura a spingermi a dire che perfino i quattro che hanno scritto il pezzo non è che credessero fermamente in quella visione dei rapporti uomo/donna.
Ma poi figuriamoci se mi frega qualcosa di cosa possa pensare il prossimo in merito alla musica che ascolto. Voglio dire, se davvero qualcuno vuole farsi un’opinione di me sulla base della roba che mi sparo in cuffia spero bene questa opinione sia negativa, è gente che non mi dispiace si autoelimini dalla mia vita.
E allora mi è riaffiorato il ricordo di quella vecchia minchiata di twitter e ho pensato che avrei potuto farci una maglietta allo scopo di ridere di tutta questa questione.

Nuova maglietta prefe

Ora, è evidente che tutto questo abbia una logica piuttosto contorta. Voglio dire: mi vedi con una maglia del genere e la prima cosa che sei legittimamente portato a pensare è che io ritenga davvero di dover fare una precisazione del genere.
Però ecco, non è che mi interessi più di tanto l’idea che si possano fare di me sulla base delle magliette che metto.
A me continua a far molto ridere.
La sfiga al massimo è di chi legge le robe che scrivo e che si deve ciucciare gli spiegoni di come mi funziona il cervello.


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Buoni propositi 2024: Maggio

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Il giro di boa è all’orizzonte, si percepisce una tangibile tensione. Ce la farò?

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Questo mese ho percepito distintamente un po’ di fatica e di ritorno alle brutte abitudini, soprattutto nella parte centrale. Poi credo di essermici rimesso di forza di volontà ed essere tornato nei binari, ma questo vuol dire che è qualcosa che devo ancora fare sempre in maniera proattiva, sforzandomici. Speravo di essere ad un punto migliore, oggi.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Posso dire di essere fiero di me? Tre slot di corsa a settimana costanti, senza mai un cedimento, per 5 mesi. Ci avrei scommesso ZERO. In Maggio ho fatto il mio ultimo ciclo con il programma predefinito del tapis-roulant e ho iniziato a provare ad avvicinarmi ai 30’x5km. Una cosa che non capisco è che quando esco a correre (OUT) i 5km li faccio tra i 32 e i 34 minuti, mentre sul TR per farli in 36 devo letteralmente ammazzarmi. Però vediamo adesso se riesco a prendere il ritmo.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Dopo una prima parte del mese in cui mi sono un po’ lasciato andare, sono tornato a controllarmi e ho toccato quota -10Kg. Non sono magro, ma sto sicuramente molto meglio di prima.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Questa devo leggerla ogni mese per ricordarmi il fallimento peggiore, che è non averci manco provato davvero.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sono andato a vedere The Fall Guy (recensione: mi è piaciuto) e così sono arrivato a 4 su 6. Paccherò molto probabilmente Furiosa, vediamo cosa ci porta l’autunno. Conta se porto i bambini a vedere Oceania 2 quando esce? Direi di sì.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Siamo a 6 in 5 mesi, quindi 1 sotto il par. Ho visto i Nofx e gli American Football. Del primo ho scritto, il secondo era la mia ultima possibilità di innamorarmi di una band fondamentale che mi ha sempre fatto cagare. Spoiler: non mi sono innamorato. La prima settimana di Giugno potrei vedere 3 concerti in tre giorni, anche se dubito di farcela, ma in generale sono contento di essermi dato un obbiettivo come questo perchè mi sono ricordato di come i concerti siano ancora una delle cose che mi fa stare meglio. Sarebbe super se iniziassi anche a vederne di belli.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Se tutto gira come dovrebbe, ci si va in Agosto. La cosa problematica potrebbe essere che a Maggio inoltrato sta ancora nevicando e con la neve potrebbe essere piuttosto complesso arrivarci, ma ci penseremo a tempo debito.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Ho definitivamente cancellato gli account di Threads e Blu Sky. Li avevo di fatto già messi in pausa da inizio anno, ma ho pensato che non avesse troppo senso tenere online una cosa che non mi interessa, quindi ho deciso per la cancellazione definitiva. Non cambia nulla? Probabile. Però anche il retro pensiero di avere quegli account adesso se ne può andare affanculo. Ogni tot penso anche di chiudere Facebook, ma poi mi ricordo che SAVE THE OLD SCENE è l’unico posto nell’internet dove ancora trovo spunti per la musica da ascoltare e quindi resisto.

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Una cosa semplice.

Stiamo vivendo tempi con cui è molto difficile relazionarsi, o quantomeno lo è per me.
Anni fa su questo blog avrei probabilmente dato sfogo a flussi di testo superficiali e fortemente viziati dalla componente emotiva, tentando di commentare qualcosa di incommentabile e aggiungendo il mio personale contributo all’elenco delle opinioni non necessarie e men che meno rilevanti che si possono trovare online in merito a quanto succede da Ottobre a questa parte nella striscia di Gaza.
Non ho analisi da sottoporre ai miei improbabili lettori.

Quello che so è che nel 2024 i crimini di guerra non sono più polvere che si può nascondere sotto il tappeto. Quello che so è che quanto sta succedendo è impossibile da non vedere.
Abbiamo passato i primi mesi a smarcarci da accuse di antisemitismo e i successivi a farci fare le punte al cazzo sulla definizione di genocidio. A me di queste polemiche non frega un cazzo.
A me interessa solo che qualcuno fermi il massacro che Israele sta compiendo.
Perchè quando gli eserciti sparano sugli indifesi, il minimo è stare dalla parte degli indifesi.
Volevo solo dire questa cosa.


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I Nofx a 100 euro (encore)

“Noi siamo qui per timbrare il biglietto.
Tipo tu c’eri alla morte del rock? Anche io, dai beviamoci una birra.”
(A.P.)

Quando sono uscite le date italiane per il tour di addio dei Nofx avevo scritto un pistolotto infinito, incentrato soprattutto sulla questione prezzi. Oggi, dopo aver presenziato, è giunto il momento di mettere in fila le idee e raccontare cosa sia davvero stato, per me, questo final show.

Ognuno di noi ha una manciata di gruppi la cui strada incrocia quella della propria vita nel momento sbagliato. Alcuni li scopriamo troppo tardi, altri paradossalmente troppo presto, molti semplicemente in un frangente in cui non siamo propensi alla loro proposta. E’ una cosa che capita e con cui tocca fare i conti. Io ho visto suonare larghissima parte dei gruppi che mi piacciono, ma non sono mai riuscito a vedere gli autori del mio disco preferito.
Coi Nofx è successo esattamente il contrario, tra me e loro c’è stato un sincronismo totale, perfetto.
Quando sono stati all’apice della loro grandezza, compositiva e performativa, io ero presente. I loro dischi più importanti li ho vissuti in diretta ed ero un teenager quando li suonavano dal vivo, con tutta la carica e l’energia necessarie (ambo le parti). Stavo sotto al palco, non avevo il minimo problema nel farmi tritare dentro al pit, anzi, era l’unico posto in cui avesse senso stare in quel momento. Se Domenica i Nofx avessero ipoteticamente suonato un set analogo a quelli di fine anni novanta, io non me lo sarei comunque goduto quanto me li godevo allora. Forse quindi, se io non sono più quel ragazzino, dovrei accettare che loro non siano più quella band.
Eppure.
Eppure sono venuto via dal Carroponte con la rabbia che provi dopo essere andato a trovare tua nonna malata di Alzheimer.
La vedi, è lei, eppure non è più lei. Non è una presa di coscienza facile da gestire.

Il problema non è la scaletta.
Se scrivi 40 songs sulla locandina e poi ne suoni la metà (23, se non sbaglio), a me non fai un danno particolare. I Nofx non hanno mai suonato due concerti uguali e se dovessi stilare la mia top 50 delle loro canzoni, sono ragionevolmente sicuro di averle sentite tutte, almeno una volta, dal vivo. Certo, quando erano usciti i dischi che avrebbero dovuto suonare per intero domenica ero piuttosto contento e mi sarei aspettato qualcosa di più di un 5/13 da White Trash e un 8/16 da So Long, soprattutto se lo spazio dedicato al resto lo vai a colmare tutto con roba che non mi ha mai riguardato, uscita quando ormai non c’era più necessità di ascoltarla. Niente da Ribbed, niente da Heavy Petting Zoo, la rivendicazione ultima di Fat Mike a ribadire che tutta la loro carriera ha lo stesso valore. Una presa di posizione che, davvero, non ho problemi ad accettare pur non essendo eufemisticamente d’accordo con lui. Empatizzo volentieri con chi ha bestemmiato per la scaletta, intendiamoci, ma non più di quello. Quello che trovo intollerabile invece è suonare 22 pezzi in 90 minuti (escludendo The Decline dal computo). Quattro minuti a pezzo, se sei i Nofx, vuol dire 2 minuti di musica e 2 minuti di niente, di chiacchiere che non mi interessa stare a sentire. Che nessuno dei presenti ha pagato per sentire, altrimenti in locandina ci avrebbero messo quello come selling point, non le copertine dei dischi.
E no, per come la vedo io questa cosa non è punk, è essere stronzi. Non è la stessa cosa, non ho mai pensato lo fosse.
Poi se volete ci mettiamo anche il fatto che i volumi fossero completamente sbagliati (se cantavo i pezzi sentivo solo la mia voce, una cosa da ufficio inchieste), che la chitarra di Melvin fosse completamente muta (almeno dal mio lato del palco) e la batteria microfonata a caso, ma almeno di quello credo non si debba chieder conto alla band.
Il punto è che il mio ultimo concerto di sempre dei Nofx è stato per ampio distacco il loro peggior concerto di sempre. Senza possibilità di appello.

Nell’immediato post concerto ero davvero arrabbiato.
Come dicevo sopra però, credo questa rabbia abbia più a che fare con l’elaborazione del lutto che non con il concerto, per quanto brutto. Nonna è morta e nonostante in cuor nostro sappiamo sia meglio così, abbiamo comunque una gran voglia di piangere. Forse se avessero suonato il concerto perfetto qualcuno avrebbe potuto recriminare, così quantomeno credo si sia tutti d’accordo nel dire che finirla sia la decisione più giusta. Per tutti.
Da parte mia oggi, smaltito il senso di frustrazione delle prime ore, c’è la consapevolezza del fatto che aver saputo questa fosse l’ultima possibilità di vedere i Nofx su un palco sia stato un regalo enorme. Nessuna aspettativa mancata può anche solo avvicinarsi al rimpianto per non esserci stato.
Per quasi 10 anni della mia vita i Nofx sono stati un caposaldo.
L’ulitmo pezzo che gli ho sentito suonare dal vivo è la cosa migliore che abbiano mai scritto e l’ho cantato tutto insieme ad altre 6000 persone, per diciotto minuti filati.
Dito alzato, groppo in gola e occhi bagnati.
Giusto, giustissimo così.

“So long… and thanks for all the shoes.”


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Buoni propositi 2024: Aprile

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Siamo arrivati ad Aprile, si è chiuso il primo quadrimestre. Non farò una pagella, ma il solito recap.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Continua la sensazione di non essermi del tutto liberato da questa dipendenza. Mi rendo conto che, soprattutto nei momenti liberi, se non ho qualcosa da fare di diverso finisco a scrollare senza un senso lo schermo dello smartphone, in balia di contenuti terribili proposti dall’algoritmo. Diciamo che l’idea che mi ero fatto è ancora molto distante dal risultato ottenuto, ma scrivere qui continua a tenermi il problema sul radar e credo davvero la consapevolezza sia tutto in questo percorso.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Continuo a macinare con costanza. Il calendario di Aprile mi ha permesso non solo di chiudere il programma 5 in toto, ma di avere una preview del programma 6 e credo sarà l’ultimo che utilizzerò, tra quelli preimpostati sul mio tapis roulant. Siamo arrivati a 40 minuti di corsa, ma su una distanza che sta intorno ai 5km e il mio obbiettivo era di stabilizzarmi su quella stessa distanza, ma fatta in 10 minuti meno. Devo quindi iniziare a pensare a programmi di ripetute fatti “a mano”. La nota positiva è che per due volte sono andato a correre all’aperto (out) e ho entrambe le volte chiuso i 5km sotto i 32 minuti, che non è ovviamente un tempo eclatante, ma che per il mio livello di preparazione e atletismo vedevo abbastanza lontano.
Vediamo se riuscirò a consolidarlo per bene anche al TR. Altra nota: alternare le alzatacce per la corsa ad una sveglia “normale” nei giorni di riposo inizia a crearmi non pochi problemi, perchè non mi abituo alla sveglia presto e soffro moltissimo l’alzarmi per correre. Ho deciso quindi di impostare sveglia presto anche nei giorni di relax, vediamo se la regolarità aiuterà la mia voglia di tirarmi in piedi.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Aprile era un mese terribile nell’ottica del dimagrimento: Pasqua, compleanno e ponte del 25 fatto in Umbria e Toscana. Ci sarebbero stati tutti i presupposti per fare una brusca marcia indietro rispetto ai risultati ottenuti fino a qui.
Invece devo dire che la situazione si chiude tutto sommato in controllo, con addirittura qualcosina in meno sulla bilancia di quando abbiamo iniziato il mese. La zona verde del grafico continua a sembrare molto lontana, soprattutto senza fare rinunce più solide in ambito alimentare, però vediamo come andrà a Maggio.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
E’ presto, volendo, ma non vedo cambiamenti all’orizzonte e potrei quasi già certificare di aver fallito l’obbiettivo.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Un po’ per la gag di andare al cinema invece di veder vincere lo scudetto all’Inter nel derby, un po’ perchè effettivamente era un film che sarei voluto andare a vedere, anche questo mese ho aggiunto una tacca sulla mia poltroncina dell’Arcadia guardando Civil War di Garland (molto bello). Siamo a metà dell’opera, ma devono ancora uscire Furiosa, Deadpool & Wolverine, Bad Boys 4 e The Fall Guy oltre al fatto che se mi gira porto i figli a vedere Luca in sala. Possibilità di centrare l’obbiettivo ce ne sono.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Quarto concerto in 4 mesi: check. Sono infatti andato a vedere i Trophy Eyes in Santeria per quello che probabilmente era il concerto che aspettavo di più. Purtroppo il locale era mezzo vuoto e una buona parte delle persone presenti che conoscevo aveva l’accredito, quindi ho idea che l’evento in sè non sia stato poi sto grande successo. Loro però mi son piaciuti parecchio anche solo per la voglia che ci hanno messo di fronte ad una platea così scarna. Per me molto promossi, mi è addirittura venuta voglia di sentire anche i dischi loro di cui non ho minimamente idea aka tutti tranne l’ultimo. Detto questo: 4 concerti in cascina, 2 prossimi di cui ho già il biglietto, un altro paio in calendario e qualche robetta locale sul radar prima dell’estate. Cautamente ottimista.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Sempre chiuso, sempre da definire più avanti. Forse potrei crederci ad Agosto.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Stallo pieno.

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Civil War

Ieri sera si giocava il derby di Milano. Non un “normalissimo” derby, ma una sfida che avrebbe potuto consegnare all’Inter lo scudetto 23/24 e la seconda stella sulla maglia.
Piuttosto che assistere ad uno scempio del genere mi sarei fatto volentieri cavare gli occhi, quindi quale miglior modo per evitare qualsiasi contatto con la tragedia, se non rinchiudersi in una sala cinematografica?
Sono così andato a vedere Civil War, un film che mi interessava molto vedere, ma che potrei inconsciamente aver selezionato sulla base di aspettative mal riposte negli 11 rossoneri che sarebbero scesi in campo di lì a poco.
E’ andata come è andata, Inter merda sempre, ma posso comunque dire due o tre robine veloci sul film.
Prima, però, il trailer:

Civil War racconta gli ultimi giorni di una ipotetica guerra civile US seguendo la storia di un gruppo di reporter decisi a coprire gli eventi militari che dovrebbero portare alla conclusione del conflitto, ovvero la caduta della Casa Bianca. Il gruppo è composto da una reporter scafata e anaffettiva (Kirsten Dunst), un giornalista d’assalto drogato di adrenalina (Pablo Escobar), un anziano reporter a caccia dell’ultimo colpo (Stephen McKinley Henderson) e una ragazzina intraprendente che prova ad iniziare una carriera da fotografa di guerra (Cailee Spaeny). La caratterizzazione dei personaggi non va oltre queste due righe, esplicitate per altro nei primi 10 minuti di film, ma non è necessario ci vada. Non c’è altro da sapere perchè il film non vuole parlare di loro, vuole solo usarli per mostrare la guerra civile nei suoi dettagli più crudi e violenti. Aspetti non solamente correlati alla brutalità delle battaglie e delle torture, mostrate senza nessun tipo di filtro, ma anche e soprattutto legati ad un sottotesto psicologico pesantissimo: per tutto il film nessuno dà l’impressione di aver presente per cosa stia combattendo e contro chi lo stia facendo. Il film non bada minimamente a contestualizzare il conflitto, come a dire che le ragioni di una guerra sono sempre e comunque marginali, e restituisce uno scenario in cui ci si spara addosso per sopravvivere, ma non senza un certo godimento.
Questo è.
Un’ora e 49 minuti di rappresentazione della guerra per quel che è nei fatti, ma senza il paracadute dato dal fatto che quel che stiamo vedendo succeda in qualche luogo esotico che l’americano medio non saprebbe posizionare sul mappamondo. No. Vediamo la guerra a New York, a Washington, nelle campagne della West Virginia… e sono immagini potentissime, rese ancora più forti da una fotografia, per quel che mi riguarda, strepitosa.

Piccolo paragrafetto degli [SPOILER].
Non ho particolarmente apprezzato la scelta del finale, con il sacrificio della Dunst un po’ troppo appeso in aria per avere l’impatto che avrebbe dovuto. Di fatto, come dicevo, non c’è particolare spazio per dare spessore ai personaggi durante il film e quindi quel gesto si contrappone unicamente ad una frase detta dalla stessa ad inizio film. Un “Non mi sacrificherò per te, quando sarà il momento” che non abbiamo modo di comprendere quanto sia in personaggio rispetto alla scelta effettivamente compiuta. Poi capisco sia utile per fare da contraltare all’evoluzione diametralmente opposta fatta dal personaggio della Spaeny nella medesima situazione, ma diciamo che senza la potenza delle immagini che ci hanno portato fino a lì mi avrebbe fatto girare abbastanza i coglioni, come chiusura.
[/SPOILER]

Di fatto Civil War è un altro film pesantuccio che però vale molto la pena vedere al cinema, a mio avviso. Per le immagini, per le scelte sonore, ma anche per dare un po’ di sacralità all’argomento, volendo. Attori tutti molto in parte e perfettamente credibili, cosa che aiuta a tenere su personaggi che non hanno altro su cui poggiare, buon ritmo e una durata consona al contenuto. Sono uscito dalla sala senza la sicurezza di poter dire che mi fosse piaciuto, ma a freddo direi che è davvero un bel film.
Adesso però ho bisogno di andare al cinema a vedere una mega cazzata, che tra questo e La Zona di Interesse ho fatto il pieno.
Due note di colore, a chiudere:
1) Il personaggio di Moura durante tutto il film mette solo 2 t-shirt. Essere me è passare una quantità di tempo illogica, durante la visione, cercando di capire se fossero magliette di gruppi musicali.
2) Nel film ci sono alcune scene in cui salta all’occhio la presenza di polvere/vernice colorata (tipo quella usata nella color run). Mi sembra messa in punti precisi, con uno scopo preciso, ma non ho minimamente idea di cosa volesse dire o rappresentare. Se qualcuno ha una spiegazione in merito, sono qui.


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Buoni propositi 2024: Marzo

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Terzo mese, le cose da dire iniziano a diventare pochine.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Alcuni giorni mi sembra di essere sensibilmente migliorato, altri mi sembra non sia cambiato nulla. Fino a che continuerò a far caso a quanto uso il telefono credo che quantomeno io possa tenere il problema sotto controllo e forse è il massimo a cui posso puntare. Continuo comunque ad impegnarmici.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Un altro mese chiuso tenendo botta, un altro mese chiuso alzando l’asticella. 4,1 km in 30 minuti è il ritmo cui sono arrivato nella versione potenziata (*) del programma 4 per il mio tapis roulant. Devo dire che se non sono arrivato al mio limite, non credo di esserci troppo distante perchè finisco gli allenamenti in evidente carenza di ossigeno. Le gambe, perlomeno, sembrano reggere. Probabilmente passare al programma 5 sarà un mezzo passo indietro in termini di ritmo, almeno nella sua versione iniziale, vedremo come va. Devo dire che per la prima volta questo mese  mi è capitato di sentir suonare la sveglia e non avere mezzo cazzo di alzarmi per andare ad allenarmi. Pensavo che la regolarità mi avrebbe aiutato in questo, ma evidentemente non è così. Per ora non ho comunque ceduto.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Obbiettivo centrato.
Il difficile ovviamente è mantenersi, ma non sarà un mio problema oggi perchè ho in realtà deciso di continuare a scendere. Ho arbitrariamente fissato la mia zona di forma tra i 77 e gli 81kg e proverò ad arrivarci continuando a gestirmi come in questi mesi: controllato, ma non a dieta ferrea. Pasqua primo vero banco di prova.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Due mesi che non salgo su una tavola. Vaffanculo. La verità vera è che non ho i coglioni di mettermi nel corsello box con lo skate senza l’alibi di mio figlio, ma ho anche paura di farmi male e compromettere la cosa della corsa che invece sta funzionando. Non dico di essermi arreso, ma sarei il primo sorpreso di portarla a casa.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sono andato a vedere “La zona di interesse” e ne ho parlato qui sopra qualche giorno fa. Siamo a 2, ne mancano 4.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Sto mese zero di zero, ma ero a credito di un concerto e quindi niente allarmismi. In realtà avrei avuto mezza intenzione di andare a sentire gli Svalbard qualche sera fa, ma sarebbero stati ancora una volta 30 euro per sentire solo un gruppo spalla in un contesto di musica irritante, come era successo coi Deafheaven. Sto giro ho ceduto al lato oscuro e passato la mano. Si resta fermi a quota 3.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Sempre chiuso, sempre da definire più avanti. Forse potrei crederci ad Agosto.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Nulla da segnalare. Però da quando corro in diversi mi hanno chiesto di fare Strava e non sto cedendo, conta qualcosa?

Questo articolo non verrà inviato tramite newsletter perchè sono sicuro non interessi a nessuno fuorchè il sottoscritto.

La zona di interesse

Sul finire dell’anno scorso ero andato a vedere il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, spinto dalla Polly. Alla fine, come capita spesso, avevo scritto nella chat che ho con alcuni amici per parlare di cinema e serie TV cercando un confronto perchè, pur avendolo trovato un bel film, non ero nelle condizioni di dire che mi fosse propriamente piaciuto.
Così usai una metafora:

Ecco, ieri ho visto “La zona di interesse” e posso confermare che la sensazione era davvero quella.

Direi che di un film come “La zona di interesse” si può tranquillamente parlare senza necessità di SPOILER alert, ma siccome non posso mai essere sicuro del livello di disagio di chi legge premetto che sì, potrei inserire commenti relativi a quello che succede nel film e che, incidentalmente, è quello che è successo ad Auschwitz negli anni ’40 del secolo scorso.
Ad essere del tutto onesti però io sono uscito dalla sala piuttosto convinto che i nazisti in questo film siano semplicemente un pretesto, l’estremizzazione necessaria a far passare un concetto più trasversale e attuale, che ha a che fare con l’etica, il lavoro e la ricchezza. Andiamo però con ordine.
Il film ci racconta la vita della famiglia di Rudolf Höß, comandante SS a capo del campo di concentramento di Auschwitz, vita che si svolge in una casa costruita appena oltre la recinzione del campo, in quella che fu definita appunto “zona di interesse”. Il tema è semplicissimo: illustrare come per quelle persone fosse possibile condurre un’esistenza normalissima nonostante si trovassero a pochi metri da un luogo infernale di morte e disumanità che non smetteva mai, nemmeno per un secondo, di palesarsi tale. Il film trasmette questo messaggio in maniera potentissima con il suono e con le immagini, ma riesce a far percepire chiaramente come anche altri sensi che non possono essere coinvolti dal mezzo cinematografico fossero costantemente esposti all’evidenza, su tutti l’olfatto. Eppure anche noi spettatori, pur costantemente investiti dal “rumore di fondo”, tendiamo ad abituarci durante la visione e filtrare quelle frequenze, dopo un po’, realizzandolo solo quando il rumore per qualche motivo cessa. Sotto questo punto di vista davvero un lavoro egregio, che effettivamente merita di essere goduto in una sala cinematografica.
Come dicevo prima però la cosa che più mi ha colpito di questo film, il suo lascito nella mia testa, è che di massima ci presenta una persona brava nel suo lavoro, che fa carriera e grazie a questo eleva il suo stato sociale. Con lui, una moglie che gode di questa ricchezza e che non ci vuole rinunciare. Nessuno dei due è ignaro di cosa ci sia alla base di quel lavoro e di quella ricchezza, ma come ci si abitua alla vista del fumo delle ciminiere, all’odore dei corpi bruciati e al suono degli spari, ci si abitua anche all’idea di essere ricchi sulla pelle degli altri.
L’idea del film però non è normalizzare dei mostri, attenzione.
L’idea è (credo) sottolineare come la soglia della nostra disattenzione selettiva sia labile e possa essere alzata fino ai livelli estremi di chi viveva nella Zona di Interesse. Saremo sempre disposti a fare qualcosa di brutto agli altri per ottenere qualcosa di bello per noi, quanto brutto e quanto bello dipende ovviamente da noi, ma non ci sarà mai un limite alla nostra capacità di non vedere quello che stiamo facendo. In questo senso ho trovato davvero “bellissime” tutte le scene in cui Rudolf è mostrato al lavoro, perchè sono costruite appositamente per non risultare diverse dalle riunioni aziendali di nessuno di noi: processi, ottimizzazioni, progetti, scadenze e obbiettivi. Tutte cose normalissime se non ci si sofferma a riflettere sul fatto che siano destinate allo scopo di sterminare un popolo. Ovviamente l’esempio è estremo, ma quanti di noi lavorano tutti i giorni per alimentare una macchina socioeconomica che, di fatto, si fonda sul mantenere un certo numero di esseri umani in condizioni di povertà? Ve lo dico io: tutti.
Adesso vi racconto il finale del film, paro paro.
Rudolf, felice di poter tornare a fare quello che sa fare meglio (ottimizzare processi di sterminio) e di tornare a vivere con la propria famiglia nella Zona di Interesse, scende una rampa di scale. Ad un certo punto si ferma e ha dei conati di vomito. Il film ci spiega, con una scelta di immagini e montaggio molto bella ed efficace, che per un secondo la consapevolezza lo investe. Un uomo che “non ha alcun problema a dormire la notte”, nonostante il lavoro che fa, per un breve momento è sopraffatto dal peso delle proprie azioni e delle proprie scelte, di cui non è mai stato inconsapevole nè genuinamente ignaro.
Poi gli passa e continua a scendere le scale verso l’oscurità.
Come nulla fosse.

Boh, forse sono io che ultimamente ho un po’ il tarlo per questo argomento e probabilmente questa lettura arriva dal fatto di avere in testa il tema già di mio, ma sono seriamente convinto che guardare questo film e fermarsi al fatto che parli di nazismo è perdere l’occasione di riflettere su quanto siamo capaci noi tutti, ogni giorno, di non sentire i rumori che arrivano da oltre il muro che abbiamo creato a protezione del nostro privilegio.

Madonna che pistolotto che ho sparato sto giro.


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