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Manq

Diario dall’isolamento: day 41

Vorrei solo dormire una notte come si deve. Ieri intorno alla una ho messo su Beverly Hills Cop in lingua sperando che il mix di film visto mille volte e linguaggio che comunque senza sottotitoli richiede un minimo di concentrazione per seguire mi segasse le gambe.
Invece l’ho visto tutto. Ridendo, oltretutto.
Voi lo sapevate che il braccio destro del cattivone di Beverly Hills Cop è Mike di Breaking Bad? Pazzesco.
Ero talmente lucido che ad un certo punto ho voluto anche verificare se la location in cui Axel tira Mike nel buffet fosse la stessa dell’inizio del primo xXx. Ho concluso che non lo fosse, c’era solo un porticato simile.
Prima di BHC mi sono rivisto Quella Casa nel Bosco con i califfi della #400tv. Altro capolavorone.
Una serata cinema di grande livello.
Stasera invece ho accettato la millesima proposta della Polly di vedere A Marriage Story. Dio buono se non mi stende manco quello è forse il momento di iniziare a valutare la chimica.

Diario dall’isolamento: day 40

QUARANTENA
/qua·ran·tè·na/
sostantivo femminile
1. Periodo di quaranta giorni; in antico, digiuno di quaranta giorni.
2. In origine, segregazione di quaranta giorni prescritta per malati affetti da malattie contagiose; in seguito, isolamento, segregazione di persone o animali per motivi sanitari, indipendentemente dal numero dei giorni.
“una q. di quindici”
FIG.
Condizione di isolamento, di esclusione da un gruppo.
Attesa, sospensione per cautela: mettere una notizia in q., attenderne conferma.
Origine
Forma veneta per quarantina • sec. XIV.


QUARESIMA

/qua·ré·ṣi·ma/
sostantivo femminile
Nella liturgia cattolica, periodo di penitenza di quaranta giorni in preparazione della Pasqua, dal mercoledì delle Ceneri al Sabato Santo.
Fare la quaresima, osservare il precetto dell’astinenza e del digiuno.
Rompere la quaresima, trasgredire al precetto.
Predicare la quaresima, tenere un ciclo di prediche durante il periodo quaresimale.
FIG.
Espressioni del linguaggio familiare per sottolineare noiose lungaggini (una cosa lunga come la q.), indisponente lentezza nel far qualcosa (tira via! sei più lungo di una q.), altezza associata a vistosa magrezza (pare una q.), desolante penuria di mezzi (in casa mia è sempre q.).
Origine
Lat. cristiano quadr(ag)esĭma nel sign. di ‘quarantesimo giorno (prima di Pasqua)’, femm. sost. di quadragesĭmus ‘quarantesimo’ • sec. XIII.

Diario dall’isolamento: day 38

Sono giorni in cui è abbastanza complicato non cedere all’odio nei confronti di parte delle istituzioni.
Vivo in una delle regioni che funziona meglio e che forse anche per quello si è potuta permettere anni di malagestione clientelare schiava di CL, dell’incompetenza Leghista e delle infiltrazioni malavitose. Ora che questa impronosticabile sfiga ci ha messo alle corde, spingendo sul meccanismo fin oltre il punto di rottura e facendo così emergere tutti i problemi prima invisibili (o forse ben mascherati), sentirsi montare dentro la necessità di poter odiare i responsabili è qualcosa di difficilmente gestibile.
Se possibile però c’è una categoria che mi disgusta ancora più dei vari Fontana, Gallera e Formigoni: i vigili urbani ubriachi di potere.
Quella sottopopolazione di vigili che invece di sentir crescere il senso del dovere, in questa momento di merda hanno il bisogno di ostentare il loro ruolo, mettendosi a sindacare sulle autocertificazioni, sulle reali necessità, sui contenuti della spesa.
Vigili che multano i propri vicini di appartamento perché scendono a buttare il pattume nei box senza mascherina.
Mi piacerebbe pensare siate unicamente il prodotto della recente disumanizzazione, come gli stronzi appollaiati sui balconi a far vedetta anti-runner, ma la realtà è che molto probabilmente siete sempre stati esseri spregevoli a cui mancava solo l’occasione per darlo a vedere.

Oggi ho postato il giochino social dei 10 concerti (9 a cui sei stato davvero e uno a cui invece non sei andato).
Per renderlo un po’ più complesso ho fatto una lista di roba improbabile: Queen, Spice Girls, Van De Sfroos, Gazzé, GDV, Subsonica, Muse, Scooter, Joe Strummer che però mi sono visto davvero (in alcuni casi con soddisfazione). E poi c’era l’intrusa, con grande, grandissimo rammarico.

Diario dall’isolamento: day 37

Pasquetta da me è tradizione farla con gli amici. Prenotiamo uno di quei posti scrondi da settecento portate per 20 euro a testa e ci ritroviamo tutti insieme per una mega mangiata. Da quando ci sono i bambini facciamo tavolate da quaranta coperti come ridere, per mangiare male e stare tutti insieme.
Oggi ci siamo ritrovati su Zoom per provare a tener fede alla tradizione.
Ho spadellato tutta mattina perché Paola ci ha svegliati con dei croissant home made da pasticceria e quindi sentivo la competizione. Mi sono giocato uno spaghetto con ragù di triglie seguito da un’orata al bbq e devo dire che non ho sfigurato.
Insieme, anche se a distanza, abbiamo riso, bevuto e ci siamo tenuti compagnia. Alla fine siamo tutti sulla stessa barca, più o meno.

Domani si torna al lavoro e non ho davvero un cazzo di voglia.

Diario dall’isolamento: day 36

Questa mattina Paola mi ha chiesto di mettere della musica in casa.
Abbiamo ascoltato l’ultimo disco dei Biffy Clyro e ci è sembrato meglio di quanto ce lo ricordassimo, poi abbiamo ascoltato i Minnies e i FASK, che lei non aveva mai sentito. Le sono piaciuti.
Abbiamo rimesso nello stereo anche Warning dei Green Day che ho scoperto compie giusto giusto vent’anni. È invecchiato benissimo, credo molto meglio di Nimrod per dire, e mi è toccato fare i conti col fatto che ai tempi lo odiai più per limiti miei che non per demeriti suoi.
Credo onestamente sia un gran bel disco.
Mentre sentivamo la musica abbiamo giocato, ballato e passato tanto tempo in giardino. Cose che avevamo già fatto in questi 36 giorni, ma che non mi ero goduto così tanto.
Oggi abbiamo sentito della musica ed è stata la miglior giornata da che è iniziata la quarantena. Coincidenze? Io non credo.

Pasqua 2020 credo resterà legata per sempre a questa canzone.

Diario dall’isolamento: day 35

Ho sanificato il frigo.
Quando ho i miei momenti brutti mi rendo conto che sfogarmi pulendo/sistemando qualcosa è un bell’aiuto. Nelle puntate precedenti era già venuto fuori quando ho raccontato di aver pulito il box.
Stessa cosa, grossomodo.
Poi ho tagliato il prato.
Poi ho litigato/dibattuto in internet. La prima discussione è finita come capita spesso, ovvero a raccogliere sdegno da gente che non si è presa neanche la briga di capire quel che ho detto, la seconda invece è stata decisamente più costruttiva.
Ho anche parlato con alcuni amici con cui ieri mi ero un po’ sfogato su whatsapp.
Sarà paradossale, ma questo è l’unico contesto pubblico in cui mi apro e racconto le mie debolezze. Fuori di qui sento il dovere di mettere su una sorta di posa da super positivo perché vedo e sento le forze di coloro a cui voglio bene venire meno e ho questa idea egocentrica di non potermi permettere di mostrare cedimenti anche io, la certezza che in quel caso crollerebbe tutto.
So che scrivere tutto questo su un blog online può sembrare un controsenso, ma qui è diverso, qui le persone che davvero mi stanno vicine non ci vengono e quindi posso depressurizzare.
Ad ogni modo oggi è stata una bella giornata di rottura.
In questo momento sono sul letto, stanco morto, e spero di addormentarmi nel breve visto che arrivo da un totale di 6 ore dormite nelle ultime due notti. Il programma prevede di guardare il terzo capitolo dei Pirati dei Caraibi.
Vediamo se reggo.

Son tornato mezzo in fissa con questo pezzo, che oggi al ventesimo ascolto ha fatto traballare la mia certezza che la base più bella mai realizzata sia quella di BOCCIOFILI.
Parla di mettere le cose in prospettiva, credo.

Diario dall’isolamento: day 33

Ho questo amico con cui giocavo a D&D. Non proprio amico, diciamo amico di amici. Fuori dal tavolo da gioco non ci siamo mai frequentati, quindi a ragion veduta direi più un conoscente.
Qualche anno fa salta fuori che ha la leucemia. Io tendo ad empatizzare molto con le persone che si ammalano. Non ho idea del perché, ma se dovessi scommetterci credo sia il meccanismo mentale per cui mi sento molto fortunato per la vita che ho e di conseguenza tendo sempre a credere che prima o poi mi arrivi un conto da pagare. Se state qui sopra ancora, dopo 33 giorni, fareste meglio a levarvi dalla faccia quell’aria stupita dall’apprendere come ragiono o, peggio, come usi questo blog per buttare in mondovisione i cazzi miei.
Dicevamo: sto ragazzo si ammala di leucemia, la vede brutta, ma poi guarisce. Bella storia.
Tempo dopo però si ammala di nuovo. Non una vera recidiva, una seconda leucemia pare. Scopro che è un fenomeno non rarissimo, ma neanche tanto comune. Soprattutto, scopro che la cosa non ha prospettive tanto buone. E infatti le notizie che arrivano inizialmente sono davvero brutte. L’amico in comune, con cui ho un rapporto migliore, ad una certa ci dice che le condizioni sono molto gravi causa complicazioni, anche perché il tipo (per questioni che evito di stare a spiegare) non ha facilità nel trovare un donatore per il trapianto di midollo.
È grigissima.
La situazione però ad un certo punto inizia a migliorare. Ci sono millemila priblemi, ma iniziano anche i primi segnali positivi. Una percorso lento e lungo, in cui ogni cm conta per dirla alla Al Pacino, e certamente una cosa di cui non aveva bisogno per arrivare in fondo era lo scoppio di una pandemia.
Notizia fresca però riporta che, in barba a tutto, il quadro ora è definitivamente positivo.
Non sarà il mio amico più caro, ma sono comunque felice un bel po’.

Quando rifletto su queste situazioni posso stare ore ad arrovellarmi se sia più sfiga il fatto che queste cose capitino o più fortuna il superarle.
Ci divento matto, a pensarci.