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Manq

Ogni maledetta Domenica

Non sarebbe onesto, da parte mia, ignorare l’argomento calcio dopo quanto successo ieri sera e quindi non lo farò.
Il Milan ha perso 2 a 3 lo scontro con i cugini riuscendo a disputare una delle peggiori partite di quest’anno. Vista la qualità del gioco espresso fino ad ora, non era facile fare peggio, eppure ci siamo riusciti. Siamo riusciti a perdere contro un’Inter che, pur provando a giocare la partita e riuscendoci a sprazzi, non ha mai tirato in porta. Mai. Prendere 3 gol in un contesto del genere deve far riflettere, per forza. Comunque direi che il risultato premia la squadra sul campo più meritevole e quindi non c’è nemmeno troppo da recriminare, se non per lo spettacolo obrobrioso cui ho dovuto assistere per 90 minuti. Nota folkloristica l’arbitraggio di Messina che ha rivisitato in chiave astratta il regolamento del calcio, commettendo scempiaggini da entrambe le parti.
Chiudo così, con l’immagine di Adriano che esulta*, immagine che a me fa parecchio riflettere.
Esultanza forse eccessiva...
* Passi tutto, ma esultare così dopo aver vinto un derby che ti lascia comunque a -10 dalla vetta è abbastanza esplicativo della condizione mentale dell’Inter. Credo che il loro sito oggi titoli: “Derby vinto, stagione salva!”

“Al temp da guera…”

Sabato sera tipo: birretta in compagnia.
Sulle ali dell’innovazione facciamo rotta verso il West House Cafè di Seregno, dove entriamo ed ordiniamo sulle note di una giovane band che si esibisce sul palchetto del locale.
La serata procede tranquilla sino all’arrivo del conto che, invece di 68 euro, recita 72. L’arcano si spiega facile: la lista riporta la scritta: “nelle serate live la prima consumazione è di 6 euro”, ma in realtà sullo scontrino vengono segnati i prezzi standard di ciascuna consumazione, maggiorati di un euro per ogni persona. In sostanza chi ha preso una consumazione da, esempio, 4,5 euro ne paga 5,5 e chi ne ha presa una da 6 per ottimizzare il prezzo fisso indicato sulla lista, ne deve invece versare 7. A conti fatti il disavanzo è di 4 euro. Il caos generato da questa situazione mi ha dato modo di riflettere su due principali questioni.
1- Alcuni locali truffano le persone apportando maggiorazioni non previste sui prezzi di listino. Per questa ragione posti come il West House Cafè non mi rivedranno più e non posso esimermi dal consigliare a chiunque legga queste righe di non andarci e di far cattivissima pubblicità in giro. Non c’è peggior cosa che rubare i soldi a chi non ne ha e, solitamente, i ragazzi della mia età sono studenti senza reddito che campano di beneficenza.
2- Disdegno profondamente la mentalità consumistica della gran parte dei ragazzi di oggi. Di fronte a quanto accaduto la mia personale idea era di fare una minima di casino e farci ridare i soldi, non tanto per la cifra in se visto che era irrisoria, ma più che altro per la classica “questione di principio”. E invece ti trovi di fronte a persone che ti guardano e ti trattano come fossi un pezzente. “Cazzo stai a litigare per un euro…” oppure “Mi avete rotto i coglioni, quant’è che manca che li metto io che non ho voglia di fare il lepecoso…” (cito testualmente) sono le frasi che saltano fuori in queste situazioni e la cosa un po’ mi sconcerta. In primo luogo perchè non sono uscito con la famiglia Agnelli, ma con ragazzi come me che certamente non nuotano nell’oro ed in secondo luogo perchè in questi atteggiamenti vedo tutta l’incapacità a farsi valere delle nuove generazioni.
E’ vero che non si tratta certo di milioni di petroldollari e che probabilmente anche a protestare non si sarebbe cavato un ragno dal buco, tuttavia credo che se ogni tavolata che subisce questa ingiustizia facesse almeno un po’ di rumore le cose cambierebbero, prima o poi. Il bello è poi sentire le stesse persone che fanno discorsi del tipo: “Certo che da quando c’è l’euro ci inculano soldi da tutte le parti…”. Sarà anche vero, ma probabilmente molto dipende anche dal fatto che nessuno ha detto nulla. Se una birra che prima costava 8000 lire adesso costa 5,5 euro è anche colpa nostra che abbiamo continuato a comprarle come nulla fosse. Io non credo di essere una persona particolarmente attaccata ai soldi, li reputo uno strumento atto a soddisfare i miei bisogni e quindi in quest’ottica ne faccio l’uso che ritengo opportuno. Per alcuni probabilmente li spreco e magari hanno anche ragione a pensarlo, tuttavia finchè vengono spesi per cose che mi interessano e in maniera da non restarne sprovvisto, non mi faccio remore. Ciò nonostante resto sempre ben conscio del valore che hanno e per questo mi pare illegittimo quando mi si chiede di buttarli via senza ragione, specie se in virtù di una truffa subita.
Mia nonna diceva sempre: “Nùm savem sa vòr dì fà la fam perchè al temp da guera l’em fada tùch. Mica me vialter…”. Il brutto è che anche noi abbiamo la nostra guerra, solo questa è priva persino della possibilità di ricavarci insegnamenti utili.
Bella fregatura.

La citazione

“Choose life. Choose a job. Choose a career. Choose a family, Choose a fucking big television. Choose washing machines, cars, compact disc players, and electrical tin openers. Choose good health, low cholesterol and dental insurance. Choose fixed-interest mortgage repayments. Choose a starter home. Choose your friends. Choose a three piece suit on hire purchased in a range of fucking fabrics. Choose DIY and wondering who the fuck you are on a Sunday morning. Choose sitting on that couch watching mind-numbing, spirit-crushing game shows, stuffing fucking junk food into your mouth. Choose rotting away at the end of it all, pishing your last in a miserable home, nothing more than an embarassment to the selfish, fucked-up brats you have spawned to replace yourself. Choose a future. Choose life…But why would I want to do a thing like that? I chose not to choose life. I chose somethin’ else. And the reasons? There are no reasons. Who needs reasons when you’ve got heroin?”

“So why did I do it? I could offer a million answers, all false.
The truth is that I’m a bad person, but that’s going to change, I’m going to change. This is the last of this sort of thing. I’m cleaning up and I’m moving on, going straight and choosing life. I’m looking forward to it already. I’m going to be just like you: the job, the family, the fucking big television, the washing machine, the car, the compact disc and electrical tin opener, good health, low cholesterol, dental insurance, mortgage, starter home, leisurewear, luggage, three-piece suite, DIY, game shows, junk food, children, walks in the park, nine to five, good at golf, washing the car, choice of sweaters, family Christmas, indexed pension, tax exemption, clearing the gutters, getting by, looking ahead, to the day you die.”

Trainspotting, 1996.

Jappa is the reason!

Oggi, arrivato in lab, ho trovato su banq (il banco di Manq) il mio badge ed una busta.
Ho subito capito essere una missiva di Naotada, alias Jappa, il ragazzo giapponese che ha lavorato con me per due settimane. In virtù degli orari particolari che faceva, entrando all’alba e uscendo di notte tutti i giorni anche nel fine settimana, avevo deciso da lasciargli il mio badge per facilitargli la vita. Ebbene il ragazzo se l’è portato con se tornando nel paese del sol levante e me l’ha rispedito via FedEX da li, insieme ad una letterina molto carina*. Dopo aver sorriso per la spesa inumana che deve aver affrontato di tasca sua per rendermi il cartellino nel minor tempo possibile, mi sono soffermato a pensare che un giorno mi farebbe piacere fargli visita e magari lavorare con lui in Giappone.
Chissà, magari in futuro…
A postcard from rising sun
* see you soon, Jappa!

Soddisfazione

Il week-end appena trascorso si è rivelato molto buono sotto quasi tutti i punti di vista.
Parlando subito dell’unica nota negativa, va sottolineato il gol di Tiribocchi al minuto 89 della sfida di sabato pomeriggio a Chievo. Senza entrare troppo nello specifico della cosa mi trovo ancora una volta costretto a sottolineare che l’avvento di Bobolone Vieri sicuramente non ha portato bene.
Esaminata la nota dolente, spazio a quanto è andato bene. Sabato mattina ho ritirato gli appunti di Chimica Bioinorganica che mi servivano e così ho potuto iniziare a studiare. Devo ammettere che è una materia interessante, merce rara ultimamente e forse questo può darmi la spinta necessaria per studiare. Speriamo perchè ho estremo bisogno di dare almeno un esame prima dell’anno nuovo se voglio giostrarmi gli ultimi con la giusta calma. Andando dalla Simo a prendere gli appunti (svegliandola, tra l’altro. Chiedo venia.) mi sono fermato alla Ricordi ed ho acquistato il biglietto per il concerto dei Thrice con i Coheed and Cambria. 18 euro con prevendita, prezzo onesto direi. Il CD nuovo dei Thrice è veramente bello ed anche il precedente, “The Artist in the Ambulance”, merita più di un ascolto. Per quanto riguarda i Coheed and Cambria, il nuovo lavoro è perfetto mix di trash e autocelebrazione, degno come attitudine solo del miglior Ligabue. Come suono invece è un mix di Queen e Iron Maiden, cantati da Milva. Non smaniavo per vederli live un’altra volta, tuttavia vista la rarità di buoni concerti nelle vicinanze avevo deciso di andarci anche prima di sapere della combo coi Thrice. In fin dei conti “In Keeping Secrets of Silent Earth III” era un bel CD.
Tornando al mio fine settimana, sabato sera c’è stata la maxi cena al Mivida*, ristorante messicano nei dintorni di Sesto. Ottima serata, ottimo cibo e ottima sangria. Da annotare sicuramente i test stradali svolti col fondo ghiacciato, esperimenti che non andrebbero fatti mai.
Uscire a mangiare, ogni tanto, è molto piacevole. Spezza un po’ la monotonia della birretta al solito Pub.
Nella giornata di Domenica c’è stato anche spazio per qualche soddisfazione sportiva legata all’NBA (Grandi i GS Warriors della coppia Richardson/Davies e bravi anche i miei NOK Hornets che si tengono sul 50% in una division tosta e senza mezzo talento in squadra) e per una bella e tranquilla serata passata a casa di Ambra.
Tutto sommato, nonostante i tre pali presi dalla Fiorentina e lesivi persino in chiave fantacalcio visto lo score immacolato di Toni, è stato veramente un buon week-end.
Luis Enrique
* come non citare Luis Enrique, cameriere del Mivida e grande showman, nonchè sosia ufficiale del fantasista iberico?

Nella musica

Tutto muore? Vero ed incontestabile.
Qualcosa nasce? Di sicuro, anche se non sempre si tratta di prodotti significativi.
Tuttavia, a volte, c’e’ una terza possibilita’, una terza via: la resurrezione!
E’ uscito, a tre anni dallo scioglimento, “Purple reign in blood” live set della reunion dei Fenix TX.
Gia’ fremo.

PS: il testo e’ scritto da un mac, quindi ecco spiegati accent e apostrofi sbagliati.

Ozio

Inaspettati come la neve a novembre, ecco che tra le mani mi si materializzano ben due giorni di vacanza. Gli esperimenti di clonaggio in laboratorio sono andati alla grande e questo ha permesso che io potessi passare qualche giorno a casa in attesa che arrivi il kit per il luminometro e che il mio progetto possa proseguire per la sua strada. Una sorta di vacanza premio, se vogliamo, e come tale la sto vivendo: totalmente e incondizionatamente nell’ozio.
Che bella parola, musicale quasi.
Sveglia a metà mattinata, calmo e riflessivo tour della rete volto a leggere la Repubblica, i blog degli amici, i due o tre forum su cui bazzico e la Gazzetta e studio leggero di Chimica Bioinorganica. Ritmi blandi, insomma, nel tentativo di liberarmi dallo stress dell’ultimo mese.
Adesso penso che andrò a gustarmi un episodio della quarta serie di Dawson’s Creek spaparanzato sul mio letto, in attesa del pranzo cui seguiranno i Simpson, ancora un po’ di studio ed un aperitivo con The O, Lale e chissà chi altri.
Ulima cosa: non avendo voglia di scrivere l’ennesima pagina malinconica ed intrisa di tristezza, mi limito solo ad annotare la morte di un’altro gruppo che ha segnato la mia adolescenza in maniera irreversibile. Addio agli Ataris che, seppur continuando a fare musica sotto quel nome (blasfemi) si sono trasformati in una band indie/pop/alterna/sarcazzo da cui hanno preso le distanze sia Mike Davenport, ex bassista, sia Chris Knap, ex batterista e mio eroe assoluto. Se l’alternativa era produrre un altro disco come “So Long, Astoria” ben venga questa dissoluzione tuttavia anche in questo caso una piccola parte di me muore con loro.
Ascoltando ad un volume improbabile “I won’t spend another night alone” mi chiedo se questo 2005 la finirà di seppellire ad uno ad uno i mattoni che hanno costituito gli anni più belli della mia vita.

Delusioni

Il torneo si è concluso e, per la prima volta, ne sono realmente contento.
Stress, insoddisfazione, rabbia, gioia, tristeza e delusioni hanno sconvolto il mio animo per tre interminabili settimane ed ora, finalmente, tutto è finito. Potrei parlare di tante delle cose che sono accadute, ma la cosa che più mi sta a cuore analizzare è l’aspetto delle delusioni. Troppe ne sono scaturite da questo torneo e questo mi porta a pensare che è probabilmente buona cosa smettere. Parlo di delusioni con rammarico, ma non mi riferisco solo a quelle ricevute. Molte sono anche a quelle causate. Partirò tuttavia ad analizzare le prime.
Delusione è stato credere di poter contare su molte persone che in realtà questo appoggio non l’hanno mai dimostrato.
Delusione è stato scoprire di aver messo cuore e anima in una cosa pensando di essere parte di un gruppo, per poi capire di essere soli o quasi.
Delusione è stare male per un qualcosa che dovrebbe essere fonte unicamente di divertimento.
Delusione è aver troppe volte represso l’istintivo impulso di mandare tutti affanculo e partire per il Messico.
Delusione per le promesse infrante.
Delusione per le mancanze di rispetto.
Delusione per l’incapacità di lasciar scivolare le preoccupazioni e i problemi e per lo stupido orgoglio che sistematicamente mi porta a farmi carico di responsabilità che non mi appartengono o quantomeno che potrei anche permettermi di scansare.
Delusione per le bugie.
Delusione per le cattiverie.
Delusione per aver tenuto dentro sentimenti di dolore e tristezza e non essermene liberato sfogandomi, in qualunque modo, se non facendo buon viso a cattivo gioco.
Delusione perchè se avessi agito per come nei momenti più duri ho pensato, ora sarei probabilmente un bastardo, ma avrei sicuramente meno macigni nello stomaco.
Delusione infine, per aver a mia volta deluso.
Deluso chi da me si aspettava cose cui non ho potuto tener fede.
Deluso me stesso per aver mancato molti degli obbiettivi che mi ero prefisso e che, sebbene conscio di non averli mancati solo per colpa mia, restano emblema del fatto che forse avrei potuto fare di più.
Deluso chi mi è stato vicino (you know who you are) mostrandogli la mia incapacità di reagire se non con sterili ed inutili parole, che raramente hanno lasciato spazio ai fatti.
A tutte queste delusioni oggi rispondono le parole dei molti che, sinceri o ipocriti personalmente non mi importa, mi si sono avvicinati dicendomi la semplice frase: “Grazie, ci siamo divertiti.”. Questo personalmente basta a lavare via qualunque delusione e mi permette di andare a letto più sereno di ieri.
Grazie a tutti coloro che, in un modo o nell’altro, hanno provato a valorizzare l’immenso sbattimento che mi sono fatto.
In quest’ambiente si conoscono molte persone, alcune delle quali valgono ogni singolo secondo buttato in quest’avventura ed ogni singola goccia di sudore o lacrima versata.
Per tutti gli altri, c’è il disco del momento.

All good phones, have endings…

Tutto ebbe inizio alla prima di xXx, il filmone di Vin Diesel uscito nel 2002. Fu allo spettacolo dell’una di notte all’Arcadia di Melzo che la mia relazione felice e duratura con il precedente Nokia 3210 finì e lo fece nel peggiore dei modi. Mi lasciò, scappando dalla mia tasca e rifugiandosi tra le mani di qualche altro fan di Xander Cage, il mestiere della cui madre è noto a tutti.
Ritrovandomi solo e con il bisogno di un nuovo compagno Dual Band, andai ad aggirarmi tra gli scaffali del Bennet ed incontrai 8310.
Mi piacque subito.
Piccolo, privo di accessori inutili ad un telefono e discretamente elegante. Lo comprai. Il nostro rapporto è così durato più di 3 anni ed è stata una felice unione fino al sopraggiungere della malattia. Il mio telefono infatti, meno di 12 mesi or sono, ha avvertito i primi sintomi di Distrutio Coveris, patologia cui le popolazioni Nokia paiono essere molto predisposte e che porta ad un lento, ma inesorabile sgretolamento della robustissima cover in plasticaccia che li riveste.
In una società dove le coppie formate da uomini e telefonini si sfaldano alla prima difficoltà, decisi di dare un esempio morale ed invece di instaurare una nuova relazione optai per restare con il mio compagno ora che ne aveva più bisogno.
Furono momenti difficili.
Dapprima perse il totale controllo della chiusura posteriore, ritrovandosi spesso a perdere la batteria, anche in pubblico. La cosa era per lui fonte di grande imbarazzo, ma con adeguate medicazioni riuscii ad ovviare al suo problema e a fargli tornare il sorriso. La sua felicità però durò poco, poiché come un macigno calò su di lui l’effetto più grave della malattia, quello che poi ne ha causato la morte: la perdita del bottone dell’accensione.
Questa sventura rendeva necessarie pratiche dolorosissime ogni volta che dovevo accenderlo, ero costretto ad entrare nell’incavo rimasto aperto dopo la scomparsa del bottone con oggetti acuminati, in modo da poter premere l’interruttore situato al di sotto del pulsante che fu.
Ripensare alla violenza di quelle operazioni mi da i brividi.
Sta di fatto che nessun telefono potrebbe resistere a lungo sottoposto a tali torture e così oggi, alle 15.43, 8310 si è spento. Letteralmente ed irreversibilmente, visto che anche l’interruttore di cui sopra ha ceduto.
Panico.
Non potevo lasciarlo morire così, dentro di lui c’erano milioni di ricordi che, in un modo o nell’altro, avrei dovuto farmi dire prima di poterlo lasciare al suo destino. Per questo, allestita una sala operatoria alla bene e meglio, l’ho aperto*.
Sebbene conscio il mio intervento non potesse sortire effetto alcuno, non potevo fermarmi e continuavo ad operare. Quando ormai tutto appariva perduto, d’improvviso ecco una luce. Non quella del fondo di un tunnel, quella del display.
Si era riacceso.
Ora le cose da fare erano solo due: salvare tutti i dati dal telefono alla SIM e lasciarlo tornare a quel sonno dei giusti cui si era abbandonato. Così ho fatto.

Ora, sebbene ancora scosso dal dolore, mi sto vedendo con un Siemens C-45. Nulla di serio, è solo una soluzione che mi distrae da quanto ho perso.
Forse è già ora che inizi a guardarmi intorno per trovare un nuovo compagno.



* Foto crude e non adatte ad un pubblico impressionabile.

Hic fuerunt leones!

Dal sito della Fossa dei Leoni:

“COMUNICATO:
Non abbiamo voluto scrivere un comunicato in merito alla vicenda di Milan-Juve perchè in queste occasioni non siamo soliti rispondere con questi mezzi ed anche questa volta non faremo alcuna comunicazione sui fatti, ci limitiamo solo a dire che un’esposizione di parte e di comodo puo’ arrivare a far presupporre anche la piu’ ignobile delle infamie, pur di accreditarsi una posizione di vantaggio, ma un’accusa ha bisogno di riscontri oggettivi e pertinenti, non puo’ essere ambigua od evasiva perchè altrimenti è delazione.
Questa storia ha posto in evidenza punti di vista ormai inconciliabili all’interno della nostra curva e dopo avere discusso e riscontrato divergenze incolmabili ed insanabili, siamo giunti all’amara, ma orgogliosa decisione di scioglierci e chiudere così la meravigliosa avventura della Fossa dei Leoni.
Non è nostra intenzione utilizzare questo comunicato per difenderci dalle accuse mosseci, perchè siamo certi che chi ha avuto l’onore di conoscere o di scontrarsi con la Fossa dei Leoni non puo’ nemmeno immaginare che qualcuno possa essersi reso responsabile di cio che ci viene addebitato.
Per 37 anni tutti i ragazzi che hanno fatto parte della Fossa dei Leoni hanno condiviso con essa i valori e lo spirito dei fondatori, li hanno portati avanti con passione, con dedizione ed una convinzione ineguagliabile, per tutte le generazioni succedutesi e mantenendo tra esse un filo conduttore senza interruzioni di sorta.
Queste sono state le nostre fortune, le nostre forze e le nostre conquiste e tutti noi anche oggi, in un giorno che mai avremmo immaginato, dobbiamo essere felici, orgogliosi e fieri d’ avervi fatto parte, perchè oggi finisce la storia della Fossa dei Leoni, ma rimangono vivi e saldi dentro ciascuno di noi quei valori e quello spirito che sempre ci hanno contraddistinto.
Grazie a tutti.
Fossa dei Leoni”

La notizia è vecchia di una settimana, tuttavia io l’ho scoperta solo ora e quindi solo ora la riporto.
La truppa al completo
* Sangue, violenza, Fossa dei Leoni!