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Manq

Si riaprono i contatti con l’esterno

Back on the net.
Dopo una settimana esatta, l’Infostrada ha riallacciato la mia linea telefonica e con lei è tornato il tanto atteso accesso ad internet. Senza poter accedere al blog mi sentivo a disagio. Non ho mai così tanta voglia di scrivere come quando non ne sono in possibilità.
In questa settimana sono successe molte cose, ognuna delle quali forse avrebbe ottenuto una paginetta propria su questo sito se ne avessi avuto le possibilità. Così non è stato ed ora sono nelle condizioni di dedicare a questi argomenti solo poche parole.
Ora il problema è scegliere quali e credo che per certe questioni sarà tutt’altro che facile. Come spiegare tutto ciò che mi è passato per la testa riguardo l’immediato dopo cena di Venerdì scorso?
Pensieri contrastanti, riflessioni, paure.
Speriamo vada tutto a finire per il meglio.
Per non parlare del fatto che ha chiuso uno dei locali chiave della mia vita: le Grotte di Realdino. E’ strano ricordare come ai tempi del liceo andarci fosse l’evento, mentre ultimamente passarci la serata era più assimilabile ad una tortura. Eppure il locale è sempre rimasto uguale a se stesso.
Noi no, evidentemente.
Sebbene uno dei sogni ricorrenti fosse vincere abbastanza soldi per comprare quel pub e raderlo al suolo, ora che ha chiuso sono dispiaciuto.
Sono schiavo della malinconia.
Più faccio mente locale più mi vengono alla mente cose accadute in questi giorni di cui vorrei parlare, come il live dei BoySetsFire di Lunedì, senza dubbio il concerto più HC che io abbia mai visto. Mai stato al cospetto di cotanta attitudine, mai visto un gruppo dare così tanto per un pubblico di sì e no cinquanta persone. Stima a profusione per loro.
Fa caldo.
Stare al computer ancora mi diventerebbe un peso.
Per questo dovrò esimermi dal parlare di Pessotto, se non facendogli un “in bocca al lupo” carico di stima, della nazionale che senza sapere bene come si ritrova ai quarti di finale, del “NO” che vince, ma non convince al referendum pur guadagnandosi il mio voto e del lavoro che assieme ai primi risultati porta un carico ancor più gravoso di impegno.
Non è detto che non torni magari nei prossimi giorni su questi temi, ma anche così non fosse non mi spiacerebbe più di tanto.
Non amo scrivere a freddo.

Foto del giorno n°10 – Last but not least
Maledetta Sterla
*In un’immagine, il meglio ed il peggio di Londra.

Frutti della sofferenza

Sono morto.
Dopo l’esame sono passato in lab per piastrare le cellule. Domani trasfetto in triplicato per i miei esperimenti. Se non fossi andato oggi sarebbe slittato tutto a sabato e, oggettivamente, non me la sono sentita di fare il sabato in laboratorio.
Non ho pranzato.
Intorno alle sette di questa sera avevo i crampi dalla fame, ora credo di essere in preda alle allucinazioni. Col regime alimentare che mi sono autoimposto saltare un pasto può essermi letale. Intanto però ho perso 3 chiluzzi, stando a quanto sostiene la bilancia. E’ anche vero che questa mattina mi sono pesato dopo aver epulso dal mio corpo ogni genere di rifiuto organico, quindi pesare meno era plausibile, tuttavia penso di stare lavorando bene.
Questa sera c’è la prima partita di cartello di questi mondiali: Argentina-Olanda. Me la guarderò volentieri sperando di vedere del bel calcio. Ieri sera Inghilterra-Svezia ha deluso molto, non fosse per il supergol di Joe Cole.
Bando alle ciance, dunque, e via al bel calcio.
Almeno spero.

Foto del giorno n°9 – I saw panic in her eyes
Che teneri...
*Hooligans?

Multiple choice

Sono parecchio stanco, fisicamente e mentalmente.
Credo di aver battuto il mio record personale di studio in questi giorni e la cosa triste è che non so quanto possa servire. Il tempo era troppo poco. Avrei potuto non mettermici nemmeno e invece ho deciso per tentare comunque.
Vedremo cosa ne esce domani.
Il prossimo week-end si vota per il referendum senza quorum sulla riforma costituzionale. Dopo l’anno passato il mio rapporto con la massima espressione democratica è un po’ freddino. La delusione, non lo nego, era stata molto grande. Forse anche per questo non mi sono interessato alla questione fino a pochi giorni fa, tuttavia il tempo stringe e mi ritrovo con le idee confuse, poco tempo per chiarirle e l’impossibilità di farlo usando i media a meno che Vittorio Emanuele si pronunci sulla questione.
Da quel poco che ho capito l’abile mossa di unificare tutte le riforme in un unico quesito mi obbligherà ad optare per il male minore a meno che opti per la scheda nulla/bianca. Entrambe le opzioni hanno infatti qualche pro e qualche contro. La devolution sarebbe il caso di farla, ma non certo in questo modo. Sarei quindi per il “No”, ma il rischio è che una vittoria di questo schieramento porti a lasciare le cose come stanno e, così come stanno, non vanno certo bene. “No” senza remore invece alla mutilazione della figura del Presidente della Repubblica, perchè un garante costituzionale in questo paese è assolutamente necessario. Assolutamente “Sì” alla riforma anti ribaltone perchè disprezzo Mastella e quelli come lui, che aspettano il minimo appiglio per formare il tanto da me temuto Grande Centro. Se prendi i voti presentandoti con uno schieramento non dovresti poterti alleare con quelli che alle votazioni erano i tuoi avversari senza reinterpellare chi ti ha dato la preferenza. Questi sono i punti che penso di avere chiari, tuttavia non so nè se ho ben inteso questi, nè su cosa vertano tutti gli altri. Votare al momento non mi sarebbe possibile.
Devo trovare qualcosa per documentarmi.
Odio i quiz a scelta multipla almeno quanto i problemi di Chimica Analitica.

Foto del giorno n°8 – Stanford Bridge
Stanford Bridge
*Niente da dire, flauto magico Sheva si è scelto una bella casa.

La compianta monarchia

Girando per la rete non ho potuto fare a meno di notare come moltissimi blogger si siano dedicati a commentare gli episodi riguardanti Vittorio Emanuele di Savoia ed il suo strascico di misfatti.
Fino a quel momento io davo alla vicenda un’importanza pari a quella che per me può avere il campionato di pallamano polacco, tuttavia ho pensato che se in giro era riscontrabile tutto questo interesse per la faccenda, forse sbagliavo a non curarmene.
All’inizio ho faticato a capire da cosa nascesse tutto questo clamore. In fin dei conti di ricchi delinquenti l’Italia è piena, basti vedere Ricucci, Craniotti, Tanzi, Silvio Berlusconi, per non parlare di tutto il marasma che è venuto fuori dal mondo del calcio. Non siamo certo nuovi a queste situazioni. Eppure tutti ne parlano.
Il motivo non risiede neanche nel fatto che l’indagato in questione sia la persona più stupida che la storia mondiale ricordi, eccezion fatta forse per Flavia Vento. Avrei infatti capito se tutti fossero attratti dalle gesta di un demente di cotal spessore perchè pronti a cogliere in tempo reale (ihih) le stupidaggini che racconta in modo da riderne insieme al bar.
E invece no.
Il motivo che tiene tutto il nostro paese attento allo svolgersi di questa inchiesta è che l’accusato è l’erede al trono Italico. Sarebbe già buona cosa chiedersi di quale trono si parli, essendo noi una democrazia, e a quale titolo nobiliare si faccia riferimento essendo la Monarchia Italiana ed i suoi esponenti caduti ed esiliati dal Bel Paese nel dopoguerra.
Eppure, per l’opinione pubblica, il candidato alla 20° nomina consecutiva di “World Greatest Asshole” resta una figura aristocratica e nobile, distaccata, come fosse un gradino sopra noi plebaglia.
Svelato l’arcano di cotanto interessamento mediatico e fermamente convinto che, nella mia graduatoria personale, ora il campionato polacco di pallamano sia di molte lunghezze più in alto, ho avuto modo di fare un’altra riflessione.
Come sarebbe avere ancora la Monarchia?
Intendo una monarchia seria, non sul modello inglese dove i Reali non contano più nulla e sono solo fenomeni per incentivare il turismo.
Un Regno Italico governato dal Re.
Tra i lati positivi, anche qualora fosse l’idiota di cui sopra a portare la corona, vedrei sicuramente quello di non avere responsabilità in merito. Con la Democrazia chi governa è votato dalla gente. In realtà chi governa sul serio è chi ha in mano le redini economiche del paese e questi non vengono certo eletti a suffragio popolare, tuttavia noi eleggiamo gente che poi rappresenta l’Italia e le sue posizioni nel mondo. Se questi sono totalmente idioti, come spesso è accaduto e tutt’ora accade, la responsabilità si riversa su di noi cittadini. Io sento molto questa cosa e ne traggo parecchio disagio. E’ come se mi sentissi responsabile per un problema che in realtà non ho causato.
Con la Monarchia sarei alleviato da questo peso.
E non sarebbe nemmeno più necessario farmi credere che posso essere artefice del mio futuro e delle sorti del mio paese andando a votare. Meglio non avere la libertà ed esserne coscenti, che pensare di averla quando in realtà non la si ha per niente.
Tutte queste riflessioni mi riportano al solito punto d’analisi: se fossi nato pesantemente ignorante vivrei meglio.
In una dittatura poi sarebbe l’ideale.
Farei solo quello che mi dicono di fare, senza pormi problemi nè domande sul perchè farlo. Obbedirei solo perchè non avrei l’intelligenza e la capacità per poter capire che c’è anche la possibilità di non farlo. Vivrei felice con un decimo di quello che ho adesso solo perchè non potrei mai ambire o immaginare di avere nulla in più o di stare meglio.
Un po’ come in Matrix: vive meglio chi è ignaro di tutto o chi si è posto il problema di cercare la verità ed ha scoperto che la verità fa schifo?

Foto del giorno n°7 – Out of Heaven
Virgin Megastore
*All’uscita del Virgin Megastore di Piccadilly Circus…

Più per dovere…

Non ho molto da dire, nè ho voglia di pensare a qualcosa da scrivere.
Sono piuttosto stanco e decisamente nervoso in questi ultimi giorni.
Il motivo è sempre lo stesso quindi anche in questo senso è inutile cercare parole.
Al momento sto avendo una piacevole discussione con la Bri in ICQ.
L’argomento è la vicendevole conoscenza delle nostre vite.
Solo a volte realizzo quanto mi sia utile averla vicino in questo periodo non proprio estasiante.
Quando mi capita mi chiedo se l’ho mai ringraziata per questo e se è conscia dell’aiuto che spesso riesce a fornirmi.
Sono patetico.

Foto del giorno n°6 – Camden Town
Esempi di T-Shirt
* Secondo me, le tre migliori magliette in vendita.

Forza Italia

Seconda partita degli azzurri.
Discreta delusione.
Non parlo di totale fallimento solo perchè gli americani hanno impedito che si potesse giocare a calcio sin dal primo minuto, quindi la valutazione non può essere del tutto oggettiva.
Brutto il gesto di De Rossi.
Incredibile la gaffe di Zaccardo.
Discreto l’apporto di Del Piero.
Positive le scelte di Lippi esclusa quella di Iaquinta che non dovrebbe nemmeno sedere sulla stessa panchina di Inzaghi ed invece gli ruba la scena.
Sta di fatto che l’Italia non consente mai di arrivare rilassati alla terza gara del girone.
Ora vado a nanna, domani si studia.
Non va bene.

Foto del giorno n°5 – I Fought the Law
Scotland Yard
*Scotland Yard esiste davvero e non è a Topolinia. Stupore.

Discorso complesso

E’ difficile spiegare il problema che mi attanaglia sul lavoro.
Oggi ho ripetuto l’esperimento di Mercoledì scorso, per confermare il risultato. Ciò che ne è venuto fuori è un dato che al contempo avvalora e smentisce quanto prodotto in settimana, lasciandomi con in testa un discreto caos.
Vediamo se scrivere il tutto con calma, pazienza e a mente fredda mi aiuterà a trovare il bandolo della matassa.
I frutti dell’esperimento in questione sono delle attività luciferasiche X. Queste dipendono dai livelli di “Firefly” luciferasi prodotti da HeLa Cells trasfettate con costrutti plasmidici presentanti al loro interno la sequenza promotoriale in analisi. Questa è deputata a regolare la produzione della proteina, alias appunto Firefly.
Tanto più grande è il valore di X misurato, quanta più proteina è stata prodotta dalle cellule.
Perchè il valore ottenuto sia significativo, occorre tuttavia un controllo dell’efficienza di trasfezione. Su più misurazioni potrebbe infatti verificarsi una variazione di X non dovuta alla diversa attività della sequenza promotoriale studiata, ma al fatto che le cellule che hanno internalizzato il costrutto e che quindi siano in grado di produrre la proteina (quelle che si definiscono trasfettate) siano in quantità differente. Per questo motivo nelle stesse cellule si trasfetta un secondo costrutto contenente “Renilla” luciferasi controllata da una sequenza promotoriale molto forte e di sicuro e costante funzionamento, quella virale di CMV . Sarà possibile quindi misurare un’ulteriore attività N dovuta alla seconda proteina trasfettata (Renilla) e indicativa dell’efficienza di trasfezione. Il rapporto X/N consente di equiparare esperimenti dalle diverse efficienze, eliminando quindi dai dati elementi dovuti alla variabilità sperimentale.
Nelle prove fatte fino ad ora il rapporto X/N si è riconfermato, evidenziando una certa validità nel dato. Questo è molto positivo e, di conseguenza, non è qui che sta il problema.
Lo studio è volto a misurare l’attività della sequenza promotoriale quindi serve anche un termine di paragone e controllo negativo, rispetto al quale io possa esprimere quanto funziona la sequenza che sto studiando. Per fare questo dovrò trasfettare le cellule anche con un costrutto in cui prima del gene per la Firefly non si trova alcuna sequenza promotoriale. Andando a misurare Y, ovvero l’attività luciferasica di Firefly in queste cellule, potrò quantificare il background che non è altro che l’attività non dovuta all’azione della mia sequenza in analisi, bensì intrinseca. Anche l’efficienza di questa seconda trasfezione va tuttavia testata perchè sia attendibile, quindi anche in questo caso è necessario calcolare un rapporto Y/N’ come fatto in precedenza, rendendo anche questi controlli paragonabili tra loro.
Ottenuto questo valore, basterà calcolare (X/N)/Y/N’) per vedere di quante volte la mia sequenza innalza la produzione della proteina rispetto al controlo in cui questa non viene prodotta.
Facendo un esempio numerico:
X= 100000
N= 2000000
X/N= 0,05
Y= 1000
N’= 3000000
Y/N’= 0,00033
(X/N)/Y/N’)= 151,52
Questo sta a significare che la mia sequenza promotoriale innalza la sintesi della luciferasi di 152 volte circa.
Il problema consiste nel fatto che, come detto, le trasfezioni non vengono sempre nello stesso modo e una valutazione sensibile come la luminescenza amplifica le piccole differenze tra i diversi assay dovute alla manualità dell’operatore.
Perchè tutti gli scrupoli volti a normalizzare che ho scritto fino ad ora non sono d’aiuto?
La risposta è semplice. Come spiegato, l’efficienza di trasfezione è data da N e N’, numeri che di volta in volta possono variare anche di parecchio. Essendo però la variazione dovuta all’efficienza, dovrebbe variare proporzionalmente anche X poichè se più cellule hanno acquisito i costrutti esprimeranno una quantità maggiore di entrambe le luciferasi, mentre se ne avranno acquisito un minore quantitativo saranno entrambe le attività a calare. Per quanto riguarda il rapporto X/N non ci sono quindi problemi poichè, come ha senso che sia per quanto detto fino ad ora, questo si mantiene stabile. I problemi nascono invece rapportando Y ad N’ perchè se anche aumenta l’efficacia della trasfezione e più cellule accoglieranno i costrutti al loro interno, sarà solo N’ a crescere, poichè Y non dipende dall’efficienza essendo il valore dell’attività di un costrutto privo di attività. Per questo motivo andando a calcolare (X/N)/Y/N’) avrò ogni volta valori diversi, come se la mia sequenza funzionasse in maniera differente.
Questo è il nocciolo della questione.
Più ci penso e più penso che la soluzione del quesito sia banale, solo non mi viene in mente.
Devo riflettere.

Foto del giorno n°4 – Tower Bridge
Tower Bridge
* Dedicata a Peich, Orifizio, Fex e Pio. Una settimana a Londra e non l’hanno visto. Babbi.

Teoria vs Pratica

Ho dei dati.
Sembra incredibile, ma finalmente ho ottenuto dei dati decenti ed interessanti dal mio lavoro. Il primo dei tre esperimenti cui facevo riferimento qualche tempo addietro, quello di analisi luminometrica di cellule trasfettate con sette diversi costrutti promotoriali, ha finalmente prodotto dei risultati validi e sensati. Sono serviti mesi per liberarmi di problemi legati al lumenometro, al kit utilizzato per l’assay, all’efficienza di trasfezione, al micoplasma e ai clonaggi, ma alla fine sembrerebbe che io ne sia venuto a capo.
L’uso del condizionale è ancora d’obbligo poiché l’esperimento andrà ripetuto almeno altre due volte perché il dato si confermi ed abbia valenza statistica, tuttavia voglio permettermi un po’ di ottimismo e di soddisfazione per quanto fino ad ora svolto.
Sono contento.
A guastare questo mio stato d’animo comunque ci ha pensato la cara e vecchia Università che ha fissato l’appello di Chimica Analitica per Martedì prossimo. Ho quindi addirittura quasi sei giorni di anticipo per preparare adeguatamente il secondo tentativo di approccio alla questione, dopo quello fallimentare di Febbraio.
Per dirla alla Taking Back Sunday, “I’ve got a bad feeling about this”.
Se non bastasse, ultimamente ha fatto la sua comparsa in quel della Bicocca un simpaticissimo figlio di puttana che si diverte a sputarmi sul finestrino anteriore sinistro della macchia. Non ho idea di chi sia, ma la sistematicità con cui opera mi porta a pensare non centri proprio la mia macchina tra tutte per sbaglio. Secondo me l’infame mi conosce, anche se non ne ho la certezza e non mi viene in mente nessuno di tanto vile da prestarsi ad atteggiamenti del genere. Il mondo però è vario e di idioti senza palle ce n’è ogni minuto qualcuno di più, quindi tutto può essere. Il giorno che per fermarsi a sputare verrà falciato da qualche pirata della strada è vicino, quindi sono sereno.
Ieri sera la partita del Brasile è stata orribile. Ronaldinho era l’ombra di se stesso, Adriano ha confermato il suo momento di poca attinenza col calcio, Ronaldo sembrava un manichino di marzapane e tutti gli altri non sono certo calciatori che possono creare così tante aspettative di bel gioco. L’unico a salvarsi è stato Kakà che, pur non giocando una partita sufficiente, almeno si è ricordato che per vincere bisogna tirare verso la porta avversaria. Molta delusione, insomma. Giusto quello che serviva per far calare ulteriormente la mia voglia di mondiali, già seriamente gambizzata da Sky.
Da qui a smettere di seguirli, ovviamente, ce ne passa.

Foto del giorno n°3 – Big City Night
La notte a Londra
*Questa è proprio bella…

The fairy tale of London

Eccomi qui.
Decisamente riposato e mediamente soddisfatto dalla prestazione degli Azzurri sono pronto a raccontare il tour che mi ha portato oltre manica nei giorni scorsi.
Inizierò parlando proprio della metropoli di per se stessa. Credo che sia la città più bella che io abbia mai visto. La cosa che mi ha più colpito è stata la grandissima varietà di paesaggi differenti che racchiude al suo interno. Parchi, palazzi ultramoderni, monumenti, zone caotiche, zone tranquille, quartieri di lusso ed enormi mercatini il tutto mischiato assieme senza lasciare in chi guarda la sensazione di disagio che differenze così grandi mal accostate saprebbero suscitare.
Sconvolgente.
Muovendosi in metropolitana poi, il tutto acquisisce ancora più valore perché ogni volta che si riemerge dal sottosuolo in un diverso quartiere si ha l’impressione di aver cambiato non solo città, ma forse persino paese e cultura. Soprattutto Domenica, passando da Camden Town a Soho e poi a Notthing Hill, a Temple e, per finire, al cuore della City, siamo stati sbalzati ripetutamente attraverso paesaggi che da noi potremmo trovare solo viaggiando con un ipotetico treno che in pochi minuti ci porti a Napoli, Firenze, Roma e Milano. Non credo che avrei potuto immaginare quello che realmente è Londra se qualcuno me l’avesse descritta in questo modo prima che ci andassi di persona, ma è assolutamente difficile rendere l’idea di quello che questa città offre a chi la visita. Devo ammettere, tra l’altro, che avere affianco una persona che mastica di Architettura mi ha aiutato moltissimo a cogliere il fascino anche di cose che magari, non lo so con certezza perché non mi ci sono mai trovato a cospetto, avrei difficilmente apprezzato. Un esempio è costituito dagli edifici ipermoderni come il Loyd’s, di cui mi sono letteralmente innamorato. Oltretutto, pur essendo la città in se ed i suoi abitanti di una sporcizia inenarrabile, tutti i monumenti e gli edifici sono al massimo del loro splendore, senza nulla che possa deturparne l’aspetto. Prima di partire mi immaginavo di trovare tutta un’altra città e forse anche per questo l’ho apprezzata così tanto.
Ha saputo stupirmi.
Ora è il momento di parlare dei Londinesi. Anche loro da un certo punto di vista hanno saputo stupirmi. Mai vista così tanta disponibilità verso i turisti. Chiunque ci capitasse attorno era pronto ad aiutarci anche senza che noi chiedessimo nulla. Sabato pomeriggio, ad esempio, stavamo consultando la cartina fuori da un Casinò per decidere dove andare e la ragazza alla reception è uscita apposta per chiedere se avessimo bisogno di aiuto. Stessa cosa per un addetto dell’underground che ci ha spiegato passo passo come fare i biglietti all’automatico per risparmiarci la coda allo sportello. Chissà perché me li immaginavo molto più chiusi verso gli stranieri. Altra cosa che mi ha impressionato moltissimo è la multirazzialità (vocabolo che credo di essermi testé inventato). Lo spettro di etnie perfettamente amalgamate che ho visto in questi due giorni non l’avevo mai visto da nessun altra parte. Per quel poco che ho potuto constatare, chi predica l’incompatibilità tra culture diverse dovrebbe farsi un viaggetto nella capitale del Regno Unito prima di sostenere nuovamente questa tesi. La cosa che invece non mi ha per nulla stupito è quanto questa gente senta il calcio ed i fiumi di birra che lo accompagnano. Sabato alle 15:00 l’Inghilterra ha battuto il Paraguay (e non ho detto l’Olanda del calcio totale o l’Argentina di Maradona) uno a zero, grazie ad un’autorete.
La sera alle 22:00 c’erano ancora in giro ragazzi e ragazze totalmente ubriachi, mezzi nudi, vestiti solo di patriottiche bandiere ed intenti a fare caroselli come neanche avessero vinto sei a zero la finale.
Fantastici.
Non che io trascuri il fattore calcio. Domenica c’è stata la rituale visita allo stadio che non manco di fare in nessuna delle città che visito. Tra i molteplici che si possono trovare a Londra ho scelto lo Stanford Bridge, per ovvi motivi nostalgici. Con un certo disagio sono entrato anche nello store ufficiale per vedere se fosse già reperibile la nuova maglia numero 7. Non c’era.
Meglio.
Altra cosa che non posso astenermi dal descrivere è il lato economico del viaggio. Che la “sterla” fosse moneta infame lo si sapeva dal principio e lo si era detto in tempi non sospetti. Ero tuttavia riuscito a non cadere nel suo diabolico tranello per quasi tutto Sabato, concedendomi unicamente acquisti che mi sarebbero stati rimborsati dai miei come la borsa porta pranzo di Harrods che mia madre voleva per atteggiarsi in ufficio o il nuovo paio di All Star che avrei comunque dovuto acquistare al rientro, viste le condizioni in cui versavano le precedenti.
Tutto procedeva bene fino appunto a Sabato sera, quando ho messo piede nel Virgin Megastore di Piccadilly Circus.
Lì si è consumato un dramma.
Quel posto vende tutti i CD dei miei sogni, anche quelli introvabili, quelli che non sono nemmeno riuscito ad ordinare via internet, persino quelli che nemmeno Uncle Bazzu a Los Angeles (e non ho detto Quartoggiaro) è riuscito a trovarmi.
Tutti.
Nel giro di pochi minuti, in preda agli spasmi e ad uno stato eccitatorio fuori dal comune, avevo per le mani una quantità di dischi tale da dover ipotecare la casa che non ho per poterli pagare. Riacquistata coscienza di me sono riuscito a limitare i danni comprando solo, si fa per dire, tre dischi: “Under the Radar” dei Grade, “The Everglow” dei MAE e la limited edition di “Tell All Your Friends” dei Taking Back Sunday che presenta al suo interno, oltre al disco, un DVD con video, interviste ed altre cose inutili da cui io però sono fisicamente dipendente. Il dramma in tutto questo non è stata nemmeno la spesa folle in se, ma l’essere uscito di lì col chiodo fisso di tutti i CD che avevo dovuto rimettere sugli scaffali e che forse non sarei mai più riuscito a trovare altrove.
Anche in un viaggio perfetto tuttavia, ci sono degli inconvenienti. In questo caso l’unico che sia degno di nota è il non aver visto nessuno dei due luoghi descritti nel “Codice Da Vinci”: Temple Church domenica era chiusa (?), mentre per l’abbazia di Westminster le 10 sterline richieste all’ingresso apparivano eccessive.
Bene, questo è quanto.
Probabilmente, a pensarci meglio, mi verrebbero in mente milioni di altre cose da dire riguardo al mio week-end, tuttavia credo che sia giusto chiudere qui, almeno per il momento.
Come credo sia intuibile, non aver praticamente dormito per due giorni interi e aver camminato tanto da avere dolori sparsi in tutto il corpo ancora oggi, non mi è pesato per nulla.

Foto del giorno n°2 – Il nostro arrivo a Buckingham Palace
Fuckingham Palace
*Manq: “Guarda te sti cani inglesi che pagliacciata stanno mettendo su davanti a Fuckingham Palace…”
Bri: “Amo, questo lo capiscono.”

Heaven is a place on Earth

Londra è semplicemente fantastica.
Non servirebbero altre parole.
Io ho però molta voglia di raccontare questo bellissimo week end e quindi userò molte altre righe di questo blog che tuttavia saranno unicamente in grado di rendere ridondante il concetto espresso qui sopra.
Annoterò tutto.
Domani.
Ora ho bisogno di riposare, sono letteralmente a pezzi.

Foto del giorno n°1 – Hyde Park
Bri
* nel raccontare questi bellissimi due giorni, non avrei potuto scegliere un punto di partenza diverso.