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Manq

I dischi dell’anno

Da Gennaio ho raccolto in una bozza wordpress le mie impressioni sui dischi usciti nel 2024 che mi è andato di ascoltare. Non c’era nessuna velleità di stare sul pezzo, non mi sono sforzato di sentire più musica mirando ad un qual si voglia completismo, l’ho fatto perchè di solito arrivati al momento di classificare i miei dischi dell’anno faccio sempre una fatica boia a trovarne almeno cinque da citare. Ho sempre imputato la cosa al non aver ascoltato abbastanza roba, quindi quest’anno ho pensato di contarla e segnarmi tutto.

  • Irma (Del nostro scontento): un disco HC che suona come dovrebbe suonare un disco HC secondo me è già una grande notizia, nel 2024.
  • Club Dogo (S/T): questo disco è Messi che a 40 anni si mette a fare una decina di palleggi di fila col sinistro per il lancio di un nuovo brand di, boh, biscotti e la stampa che, vedendolo, urla: “MINCHIA MESSI E’ ANCORA IL NUMERO UNO, PALLONE D’ORO SUBITO. GOAT!”.
  • Casey (How to disappear): è un bel disco di emo post-rock che si piazza un po’ a cavallo tra i Gates e i Mae (soprattutto per la voce). Ha il problema di farsi dimenticare immediatamente dopo l’ascolto, ma mentre è in cuffia per me godibilissimo.
  • Alkaline trio (Blood, hair, and eyeballs): di loro si dice che non sbaglino mai un disco e credo che sia molto vero se a dirlo è qualcuno che ha ancora voglia di un nuovo disco degli Alkaline Trio. Io posso dire che il disco scorso lo avevo comprato, per poi non sentirlo praticamente mai dal mese successivo all’uscita, mentre questo mi sa che neanche lo compro.
  • Dargen D’Amico (Ciao America): credo che io e Dargen si abbia smesso di essere amici, purtroppo. ‘Sto disco al netto di qualche tentativo divertente di buttarla in caciara è piuttosto palloso, oltre che brutto.
  • J Mascis (What do we do now): boh, non so come facciate.
  • Be safe (Unwell): una bella prova di emo duro e puro, suonato e registrato come si deve e con una voce abbastanza peculiare per il genere. Tutto giusto, tutto bello, ma non mi ha messo particolare voglia di riascoltarlo.
  • TIGER! SHIT! TIGER! TIGER! (Bloom): non riesco a trovare un razionale al fatto che mi sia piaciuto questo disco.
  • Cabrera (Restare intatti): una valanga di cuori, disco clamoroso. Bentornati, raga.
  • Darkest Hour (Perpetual terminal): li avevo persi per strada, li ritrovo esattamente dove stavano quando li ho mollati. Non mi è tornata voglia di loro, ecco.
  • that’s what she said (slowly, but surely): lo strumentale su questo genere mi risulta sempre abbastanza indigesto, ma è un bell’EP.
  • LA SAD (ODIO LA SAD): è ovvio per me sia musicalmente oltre l’orrendo, ma mi sono convinto che la opener sia una sorta di Occhi Puntati 2024 e secondo me non è male qualcuno dia a questa generazione i suoi Punkreas. Se avessero portato questa a Sanremo probabilmente avrei ancora il dubbio possano non essere solo dei poser della minchia.
  • Frail body (Artificial Bouquet): me lo ha consigliato Disappunto in uno dei suoi Q&A su Instagram alla richiesta: “dammi un disco 2024 bello per i miei gusti”. Evidentemente vengo percepito come amante del Coachellacore (termine che spero di aver inventato) o forse mi stava solo trollando, ma non è neanche tremendo come disco.
  • Whores (War.): la noia vera.
  • Nofx (Half album): l’ho sentito sulla base del fatto che a Maggio faranno il loro ultimo live prima di sciogliersi definitivamente, altrimenti avrei saltato. Devo dire che chiarisce abbastanza bene perchè sciogliersi sia una buona idea.
  • Riviera (Sempre): se tutti i dischi italiani di un certo genere escono con questi suoni qui e l’unico a lamentarsene sono io è evidente che il problema sta nella mia testa. E va bene. Purtroppo i pezzi non sono abbastanza buoni da farmici soprassedere.
  • Articolo 31 (PROTOMARANZA): non è solo brutto, è proprio irricevibile. L’esempio più cristallino del famoso meme. Ad una certa c’è un pezzo di discorso di Elly Schlein ad aprire una traccia e credo davvero sia il punto più basso mai toccato dalla sinistra del nostro Paese.
  • Finley (POGO MIXTAPE VOL.1): a me i Finley sono sempre stati sinceramente simpatici, ma un conto è scimmiottare i Blink a 18 anni, un altro è provare a risalire sul carro a 35 facendosi tirare la corsa da gente tipo Naska (brrr…) che di anni ne ha la metà. Poi va beh, sono 14 pezzi con 14 riff rubati paro paro altrove, ma è davvero la cosa meno problematica dell’operazione.
  • The Used (MEDZ): mi piace pensare questo disco mi avrebbe fatto cagare anche nel 2005, ma la realtà è che probabilmente nel 2005 ho ascoltato e comprato dischi anche più brutti di questo qui. Che, ribadisco, fa cagare.
  • Shellac (To All Trains): gli Shellac non sono mai stati la mia cosa e continuano a non esserlo, ma questo è il loro disco che mi è piaciuto di più. Forse l’ultima cosa incredibile di Steve Albini è stata tirarmi dentro la sua musica, perché si può tranquillamente non capire un cazzo come me, ma ascoltando queste dieci tracce poco dopo la sua morte è impossibile uscirne indifferenti.
  • Eminem (The death of Slim Shady): non sono mai stato sul treno di Eminem, ma da profanissimo mi sembra abbia fatto il disco che i Dogo non sono riusciti a fare.
  • Charli xcx (brat): nella mia bolla questo è uno dei dischi imperdibili per il 2024 e quindi eccoci qui. Non posso dire sia brutto, ma neanche mi sento di ringraziare chi me lo ha messo davanti. Onestamente a me questo tentativo di rendere arty ed elegante la cassa dritta fa un po’ l’effetto pizza gourmet. Ecco, una pizza gourmet gusto Ke$ha.
  • Fontaines D.C. (Romance): non me li ero mai cagati fino al disco prima di questo, che mi era piaciuto al punto da considerare per un paio di giorni di andare a vederli suonare. Questo qui mi sembra più noioso, ma posso dire che 1) nel contesto in cui Tony Effe esiste e fa musica non me la sento di avere un problema coi Fontaines D.C. e 2) me lo sono messo in cuffia in una notte di insonnia e sono crollato come un bambino dopo 3 tracce, quindi è cmq un disco a cui si può trovare uni scopo.
  • blink-182 (ONE MORE TIME… PART-2): sono abbastanza sconvolto dal fatto che su Spotify il nome della band sia scritto blink-182. Credo di non averlo mai scritto così in, boh, 28 anni. Andando al sodo: una manciata di pezzi addizionali ad un disco che ne aveva già fin troppi in partenza. Tutto ovviamente trascurabilissimo, ma “If you never left” poteva stare tranquillamente nella prima parte, al posto di tanta altra roba e forse ne sarebbe uscito qualcosa di meglio. Pure “No fun” è carina, ma l’intro plagiatissimo agli All-American Rejects è oggettivamente troppo, persino per questo contesto.
  • Foxing (s/t): anche in questo caso, tante persone che ne capiscono certamente più di me ne hanno detto benissimo. A me un disco così fa solo ricordare quanto mi manchino i Brand New.
  • My Own Private Alaska (All The Lights On): nel lontano 2009 mi ero preso una bella sbandata per questo progetto pianoforte/batteria/urla, ma ovviamente si è rivelato essere una passione solo mia. Dopo quindici anni i MOPA sono tornati alla carica con un nuovo lavoro, più corto e accessibile e per me persino più bello di quello precedente. Continueranno a piacere solo a me, ma che ci posso fare?
  • Touché Amoré (Spiral In A Straight Line): da una quindicina d’anni mi mandano certi dischi in pre-release, premio per quella manciata di recensioni scritte a beneficio di nessuno. Ne avrò sentiti forse tre, in tutto. Uno è questo, ma solo perché son finito a parlarne con amici e volevo flexare il privilegio. Che dire. Loro sono forse la roba più rilevante uscita dall’HC dell’ondata corrente, con buona pace dei Turnstile, ma al disco prima pensavo che avessero finito le robe da dirmi. Non era vero.
  • Balance & Composure (with you in spirit): presente quando da ragazzino c’era una tipina carina e ogni volta che la incontravi la salutavi speranzoso e lei ti guardava con la faccia di: “Scusa, ma tu di preciso chi cazzo sei?” anche se magari la stessa identica cosa era successa 24 ore prima alla stessa fermata dello stesso bus, verso la stessa scuola? Ecco, i Balance & Composure sono il protagonista maschile di questa storia.
  • Offspring (SUPERCHARGED): so che nessuno sarà disposto a prendere questa info sul serio, ma per me è un buon disco nella misura in cui può essere buono, nel 2024, un disco che esce senza nessuna idea e senza un pubblico reale. Cosa cambia da tutto il pattume che hanno fatto uscire dal 2000 in poi? Semplicemente, invece di continuare a clonare loro stessi per 10 pezzi, hanno deciso di plagiare altri. Quindi dentro ‘sto disco ci sono i Pennywise, i Bad Religion, i Blink 182 e persino i Metallica (giuro), oltre a comunque una buona dose di autocitazioni. Basta questo a farlo scorrere via piacevolmente e, trattandosi degli Offspring, non credo qualcuno potesse scommettere di riuscire ad ascoltarlo tutto da inizio a fine.
  • Envy (Eunoia): se non è il loro migliore, sta nei primi due.
  • Karate (Make it fit): altra band per cui ogni volta provo a far scoppiare l’amore senza riuscirci. Non è un brutto disco, non sono loro sono io, etc. etc.
  • Fast Animals Slow Kids (Hotel Esistenza): mai stato sul carro, ma questo è proprio orrendo. Poi che titolo è Hotel Esistenza? Tutto sbagliato.
  • VV/AA (American Football (Covers)): il 2024 è l’anno in cui mi sono messo d’impegno per risolvere il mio personale e non condiviso problema con gli American Football. Sono pure andato a sentirli suonare, perché per dire di averle provate tutte bisogna provarle davvero tutte. Dopo il concerto, rassegnato, ma anche un po’ sollevato, ho sancito definitivamente che gli American Football mi rompono il cazzo. Fine. Andiamo oltre, una buona volta. E invece 4 mesi dopo mi dicono che devo assolutamente ascoltare il disco tributo, che è meraviglioso. Indovinate un po’?
  • VV/AA (The shape of punk to come obliterated): tre domande. Perché mi sono messo ad ascoltare i tribute album? Quanto deve essere difficile prendere un disco bello, farlo suonare ad una manciata di gruppi validi e venir comunque fuori con una roba del tutto inutile? Soprattutto, a chi cazzo può essere mai passato per la testa che mettere New Noise in mano agli Idles potesse essere una buona idea?
  • Bad Astronaut (Untethered): meraviglioso nella sua capacità di prendermi le budella e tirarle in strada.
  • The Cure (Songs Of A Lost World): un disco davvero molto bello che con ogni probabilità non riascolterò mai più.
  • Linkin Park (From Zero): io questi li ho mollati praticamente subito, ma a differenza di tanti quando capita riascolto Hybrid Theory ancora con discreto gusto. Ho seguito marginalmente tutta la querelle legata alla nuova cantante, ma non posso negare che sia l’unico motivo per cui mi sono interessato al disco. Quindi, stando nel merito: non saprei proprio dire quanto questo nuovo corso sia in linea col vecchio, il mio ascolto ignorante mi porterebbe a dire che il disco sarebbe potuto uscire identico con Chester e nessuno avrebbe avuto niente da dire. Una mezz’oretta di Virgin Rock che non dà fastidio, ma va detto che io piuttosto che ascoltare Virgin Radio metterei in cuffia anche il sound dei lavori in corso sull’A4.
  • Common Sage (Closer to;): io lo so che sto sempre a lamentarmi delle stesse cose e che sono un vecchio trombone, ma questo disco qui come faccio a farmelo andare bene? Non c’è un’idea loro (e va beh) ma non si son manco disturbati a dissimulare. Anzi, pare un atto rivendicato con orgoglio tipo il remake hollywoodiano di Old Boy. A me l’arroganza con cui hanno scritto messo insieme questi pezzi fa incazzare tantissimo.
  • English Teacher (This could be Texas): questo finisce in lista all’ultimo momento, grazie alle classifiche di fine anno del previa citato Disappunto. Non credo sia mai successo che un disco consigliato da lui finisse per piacere anche a me, quindi anche solo statisticamente prima o dopo era scritto accadesse. Il famoso orologio fermo che ci azzecca due volte al giorno (il candidato scelga serenamente chi dei due è l’orologio della metafora).
  • Alcest (Les Chants de l’Aurore): recuperato sulla base delle classifiche di fine anno altrui. Niente da dire eh, bel dischetto. Probabilmente l’avrei ascoltato di più se non avessi ascoltato così tanto quello degli Envy che fa la stessa cosa, ma meglio e in giapponese.
  • Marracash (E’ FINITA LA PACE): questo è uscito che avevo già chiuso il post, mannaggia a lui. Fortunatamente c’è poco da commentare: per me sotto gli ultimi due suoi, ma come scrittura onestamente anni avanti a tutti gli altri come sempre.
    “In realtà non sento niente tranne perdita. Non dirmi smettila, con quella faccetta scettica di una che interpreta, cazzo prendimi alla lettera!”. E va beh, tutti a scuola.

Questi sono i dischi usciti nel 2024 che mi sono ascoltato, anche solo una volta. Sono 41, direi che non è un numero basso come avrei immaginato.
Non sono in grado di fare una classifica reale, neanche ha senso farla, ma sicuramente quelli che ho ascoltato di più sono Envy, My Own Private Alaska, Cabrera e Bad Astronaut. Quello inesorabilmente più brutto è quello degli Articolo 31 per sommo distacco.
Poi, come ogni anno, ci sono altre cose che ho ascoltato per la prima volta nell’anno solare e che non possono finire in questa lista. Ne cito due che secondo me ha senso condividere:

    • Between Bodies (Electric Sleep): è essenzialemente un disco degli Alkaline Trio, ma di quelli che gli Alkaline Trio ultimamente fanno fatica a fare. Niente di rivoluzionario, ovviamente, ma l’ho ascoltato un numero insensato di volte e secondo me ha dentro dei pezzi veramente belli. Non sta in lista perchè è uscito nel 2022, ma io l’ho scoperto quest’anno.
    • Thursday (White bikes): i Thursday sono tornati con due pezzi, che non sono un disco e quindi non possono essere in lista, ma che rispondono alla domanda: “Questa roba non ha più niente da dire oppure è solo che nessuno la suona più come si deve?” con un sonoro “Vaffanculo”.

E direi che con questo ci siamo detti tutto.


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Buoni propositi 2024: Novembre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Siamo ad un passo dal traguardo e la situazione è tragicomica, ma resto umile.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Trump ha vinto le elezioni, un sacco di gente si è data da Twitter e io sono finito per starci molto meno di prima. Ha aiutato. Poi mi sono preso la Legendary Edition di Mass Effect (mai giocato prima) e nel tempo libero sto alla playstation invece che a scrollare su qualche video idiota brucia attenzione. Non lo so se sia un progresso, ma mi va bene così.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Novembre, mese della svolta. Un paio di domeniche fa ho partecipato alla corsa del paese, la Gess in Run, sulla distanza dei 7km. Ho pensato di andarci con mio figlio e farla tutta correndo al suo passo, sperando di non morire. Abbiamo chiuso in 46 minuti, correndo senza fermarci e arrivando tutto sommato in buone condizioni. Così ho deciso di smettere con le ripetute e testarmi sui 5km in 30′ secchi. Niente, ho visto che ce la faccio e sono piuttosto soddisfatto di me. Forse potrei anche fare qualcosina in più.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Sono tornato tra gli 82 e gli 83, rimediando ai danni di Ottobre. Che dire, se questo rimanesse il mio peso standard non sarei dispiaciuto, ma continuo a covare la segreta speranza di scendere di altri 2 o 3 chiletti. Come non lo so, visto che non mi sto più dando restrizioni alimentari di sorta.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Ogni mese commentare questo fallimento è un contrappasso doveroso.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5. Avrei voluto vedere Jocker, ma tra le varie trasferte e i vari impegni non ce l’ho fatta. Adesso dovrei portare mia figlia a vedere Oceania 2, salvando la questione in extremis, ma mi sembra un po’ di barare.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Ce l’avrei fatta e invece fallirò. Nulla più di questo. Nonostante un autunno infernale, avrei potuto andare a Trezzo per gli Hardcore Superstar lo scorso venerdì, a vedere gli Uppo al Bloom questa sera e con lo sforzo fattibilissimo di beccare i Quercia a Modena il 30 Dicembre sarebbero stati esattamente 12 concerti. E invece venerdì scorso Max ha festeggiato gli anni, questa sera gli Uppo sono saltati e quindi vaffanculo.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Anche cose buone.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Mesi a ponderare di mollare X, poi arriva il primo Berlusconi wannabe a governare il mondo, la gente decide che mollare X è diventato d’un botto un dovere morale per contrastare i fascisti (non commenterò) e così mi tocca restare anche solo per non finire nel conto di quelli che la pensano così.

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La situa: il rewatch di True Blood

Se ci conosciamo e abbiamo mai parlato di serie TV, è probabile io ti abbia menzionato True Blood come una tra le mie preferite. Ne parlo spesso, ultimamente, perchè quando è uscita The Boys ho visto tantissime persone impazzirci senza realizzare che, di fatto, si trattasse di una trasposizione piuttosto pedissequa di quanto già visto con, appunto, True Blood.
In pratica parliamo di prodotti che prendono il trend del momento (allora i vampiri, oggi i supereroi), ribaltano in qualche modo la prospettiva con cui questo viene presentato e ne tirano fuori un prodotto forzatamente sopra le righe in tutto, a partire dal modo in cui urla la propria satira.
Per quanto possa sembrare incredibile, ci sono modi eleganti per fare un’operazione del genere, ma è piuttosto complesso. Decisamente più facile scadere nel trash fine a se stesso.
Ecco, Alan Ball con True Blood secondo me è riuscito a camminare per larghissima parte sul ciglio di quel baratro, scivolando il meno possibile e usando il mezzo per criticare i clichè di una certa serialità televisiva dell’epoca, oltre che le storture della società americana.
Rivisto oggi, TB è nel complesso ancora attualissimo sia per forma che per sostanza. Certo, ha mille difetti, ma glieli perdono perchè sono sempre derivati dalla volontà di provare a fare qualcosa di matto.
L’ho finita ieri sera e mi manca già.

Quando faccio questi rewatch, di solito li commento via via su twitter. L’ho fatto anche questa volta, pur essendo ormai evidente l’inutilità di condividere questo tipo di contenuti su quella piattaforma.
Riporto qui sotto i miei commenti. Mi sono preso il mio tempo per riguardare tutte le sette stagioni perchè volevo poterle gustare senza finire schiavo del binge watching. Per ogni stagione ho usato un hashtag diverso, perchè mi andava. Ovviamente, se non avete mai visto la serie, qui sotto è ricolmo di SPOILER.
E’ stato, come sempre, un bel viaggio.

Aprile 24
– Rewatch #TrueBlood? È tempo, sì. #LifeSucks
– Parte più lento di quanto ricordassi, ma ci sta visto che i migliori personaggi (a parte Jason) ancora non sono entrati. Però l’inizio della S1E03 notevole. #LifeSucks
– S1E04 compaiono Pam e Eric (versione Claudiano), ci sono i darkest hour nella colonna sonora e Jason deve farsi drenare il cazzo (2 volte) per risolvere un problema di erezione. Direi che stiamo ingranando. #LifeSucks
– S1E08 la prima stagione è meno brillante di come la ricordassi, vive di momenti di genio fin troppo annacquati. Teniamo cmq botta. #LifeSucks
Maggio 24
– S1E11 la situa procede ancora molto a rilento, ma la creazione di Jessicah è, fino ad ora, il miglior teaser a quello che la serie sarà (almeno per come me la ricordo). Il dramma vero è sapere che non ci libereremo di Tara e sua madre. #LifeSucks
– S1E12 season finale. La forzatissima riproposizione di tutti i cliché delle serie tv dell’epoca (a partire dal cliffanger sistematico), così come l’eccessivo prendersi sul serio di dialoghi e personaggi ad uso ridere ha trovato finalmente equilibrio. Hype per la S2. #LifeSucks
Giugno 24
– È passato il giusto lasso di tempo, si può riprendere il rewatch con la S2. É la stagione della Fellowship of the Sun, il che vuol dire… Sarah Newlin. ❤️ #LoveBites
– S2E04.
“Dio prima o poi punisce sempre il male.”
“Ah sí? E allora perché l’Europa esiste ancora?”
Con questa seconda stagione Alan Ball ha bilanciato l’elemento parodia soap opera e spinto sulla satira si costume. Questo é True Blood, il The Boyz prima di The Boyz. #LoveBites
– S2E08 e S2E09: definisci CAPOLAVORO. #LoveBites
– S2E10. Nella top 3 delle migliori scene di questa meraviglia di serie.

Luglio 24
– Stagione tre. Il cold opening più clamoroso di sempre. Il rewatch non poteva ripartire meglio. #FangBangers
– S3E03. La stagione di Franklin e Russell. Il ritmo, al netto dell’apertura, torna forse un po’ verso la prima stagione però ho talmente tanto hype per quei due personaggi che potrei vedermela tutta d’un fiato. #FangBangers
– S3E07. IL FUCKING MONDO DELLE FATE. Che roba pazzesca una serie che ad ogni passo sposta più in alto l’asticella del delirio. #FangBangers
– S3E09. Miglior. Serie. Di. Sempre. #FangBangers #TheBoyzScansatiProprio

– S3E12: finale perfetto per la stagione perfetta. L’elemento soap rappresentato da Sookie è bilanciato da un turbinio di azione e nonsense tutto intorno. Personaggi tutti in palla, perfino Sam (incredibile), e la promessa di far sparire Tara all’orizzonte. 10/10. #FangBangers
Agosto 24
– Ripartiamo con la S4E01 e i primi 10′ di “cosa cazzo sto guardando???”. #MicrowaveFingers
– (E al minuto 24 infranto il sogno di non rivedere mai più Tara.) #MicrowaveFingers
– S4E03. Mi ricordo questa stagione come piuttosto noiosetta, ma Dumb Eric mi fa decollare. #MicrowaveFingers
– S4E07. Ad una certa Vampire Bill ricapitola quello che sta succedendo e Jessicuh lo guarda con la faccia di qualsiasi spettatore: “Maccosa cazzo?”. Stacco e Sookie e Eric, che stavano scopando nel mezzo del bosco, arrivano a casa SCOPANDO. #MicrowaveFingers
– La quarta stagione è effettivamente in calo rispetto alle due precedenti, ma in S4E11 c’è LA SCENA. #MicrowaveFingers

– Finita anche la 4°, che chiude con l’ennesima (falsa) promessa di toglierci Tara dal cazzo. Tanto fumo, poco arrosto e storyline di contorno tutte grossomodo superflue, dai lupi a Tommy per non parlare del fantasma del bambolotto. Peccato solo per Jesus. #MicrowavesFingers
Settembre 24
– “Trasformala”
“Sono l’unica ad aver notato che le manca mezza testa?”
“Deve vivere”
“Anche lo facessi, non posso garantirvi domani non si risvegli da sotto terra completamente ritardata…”
S5E01. Si ricomincia. ❤️ #GodHatesFangs
– S5E03. Se Tara era la piaga di questa serie, Tara Vampira è l’infezione che ne amplifica il dolore.
Fortuna che c’è Pam. #GodHatesFangs
– “Non c’è nessuna Lilith! Siete fottutamente peggio degli umani! Tanto varrebbe pregare leprecauni, unicorni o quelle cazzo di Kardashan”. S5E06 e bentornato Russell Edgington. ❤️ #GodHatesFangs
– In aereo ho chiuso il rewatch della stagione 5, l’ultima di Alan Ball e (imho) la migliore di tutte.
Perfetta in tutto: bilanciata, mattissima, con tutti i personaggi in palla (pure Tara, grazie a Pam) e livelli di satira sublimi. Capolavoro. #GodHatesFangs
– Tweet dedicato alla questione Russell. Miglior villain della serie riesumato e cresciuto episodio dopo episodio per poi risolverlo nel cold opening del season finale in una maniera che più anticlimatica non si poteva. Una cosa geniale. #GodHatesFangs
Ottobre 24
– In viaggio ho ripreso il rewatch iniziando la S6, che a memoria soffriva il calo dovuto all’addio di Alan Ball. Primi tre episodi effettivamente un po’ smorzati in termini di efficacia della satira. Restano ovviamente i nonsense. Quelli sempre top. #Billith
– S6E05 la godibilitá non è male, ricordavo peggio, anche se la qualità di scrittura effettivamente è scesa. Detto questo, la sequenza sulle origini di Warlow che sembra girata da René Ferretti, fotografata da Duccio Patané e interpretata da Stanis la Rochelle è magica. #Billith
– S6E06. Epatite V. E con questa sanciamo definitivamente che The Boyz non ha un’idea che non fosse già passata da qui. #Billith #TheBoyzPrimaDiTheBoyz
– S6E08 per la prima volta la seconda metà di stagione è più floscia della prima metà. La chiusura di Terry, ottima come idea, completamente buttata via; Sam & Alcide nulla cosmico; pure coi vampiri ci si annoia. C’è praticamente solo Sookie che si lagna. #Billith
– (No scusate, c’è anche Sarah Newlin. Evviva Sarah Newlin.) #Billith
– S6E09: una roba continua a funzionare ed è l’uso meta dei vari PG. Epica la nonna che commenta il funerale di Terry come farebbe lo spettatore o il WTF che ogni personaggio esterna quando viene messo in pari su quel che è successo ad altri. #Billith
– E con la S6E10 chiudiamo anche questa penultima stagione, devo dire anche in maniera accettabile.
Ai tempi sulla scena di Eric avevo bestemmiato. Pausetta e poi vai di (gran) finale. #Billith
Novembre 24
– Ultima trasferta dell’anno, direi che possiamo chiudere il rewatch. S7E01 e nel cold opening muore, finalmente, DEFINITIVAMENTE, Tara? Non ricordo, ma se è così stagione già promossa. #TrueEnd
– S7E02. Vedere True Blood nel giorno di queste presidenziali apocalittiche mi sta portando a ridimensionare molto la questione.
“Ho visto Sam trasformarsi IN UN ORSO prima che fosse sindaco!”
“E hai votato comunque per lui?”
“CERTO.”
“Ma… perché?”
“E che ne so.”
#TrueEnd
– Vedere quest’ultima stagione è come vedere Ronaldinho nelle partite del cuore. Non è più LUI, ma i colpi ci sono ancora e quando ne piazza uno l’esultanza è d’obbligo. #TrueEnd
– S7E5 midseason finale. Volendo riassumere: un po’ di somme tirate troppo in fretta (Alcide), la tortura del ritorno della madre di Tara (unico personaggio peggio di Tara), troppa Sookie che si lagna e troppo poco Eric Team. Però manco sta tragedia che ricordavo. #TrueEnd
– S7E08: siamo in dirittura d’arrivo. Bello il ritorno di Hoyt a chiudere il cerchio teen drama con Jessica, meno bella ma volesse iddio definitiva la chiusura del filone Tara&LettyMay. Ora datemi 2 episodi di Eric vs. la Yakuza e ci congediamo in bellezza. #TrueEnd
– Ed eccoci arrivati alla fine di questo rewatch. È stata una bella corsa, goduta forse anche più della prima volta, finale compreso.
True Blood, per me, è la miglior serie di sempre. Questa scena, per me, il suo apice. #TrueEnd


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Buoni propositi 2024: Ottobre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

E’ stato un mese difficile.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Boh, direi nessuna nuova. A due mesi dal traguardo forse ho bloccato una deriva, ma non sono tendenzialmente migliorato in senso assoluto. Adesso penso di aver imparato a togliere le notifiche whatsapp da sistema di connessione dell’auto e quello spero davvero mi dia un’ulteriore spintarella.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Sono stato tanto, troppo, in trasferta in quest’ultimo periodo eppure ho tenuto botta abbastanza bene. E’ però anche il mese in cui, per la prima volta, ho saltato una sessione per mancanza di cazzi senza poi recuperarla in qualche modo. Una volta in 10 mesi non è un dramma, ma spero non sia la rondine che fa effettivamente primavera.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
*Resto sotto la soglia di allarme, ma ho preso un chiletto abbondante. Andando in giro e mangiando fuori spessissimo credo sia fisiologico, ma Novembre deve essere un mese spartano se non voglio soccombere al Natale. C’è da dire che è bastata una settimanella scarsa a regime per sgonfiarmi subito. Vedremo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Cazzaro.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5. Pensavo di avere il traguardo in tasca, ora temo di fallire.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Ed eccoci al primo mese sopra il par. La ciliegina? Avevo preso in prevendita il biglietto del trentennale di Something to write home about e ho dovuto venderlo causa comunione di Giorgio. Mi servono 3 concerti in 2 mesi, ne ho nel mirino zero. Molto, molto complesso.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Still done.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Ormai su twitter parlo da solo. So che lo dico da parecchio, ma inizio a pensare che lo farò sul serio.

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Due

[…]
Ne consegue che egli sa perfettamente come andranno le cose fra Aidi e il sottoscritto. Potrebbe, cortesemente, farlo presente anche a me?
Sorride alla domanda, poi mette su una strana aria fra l’esausto e l’innocente. “Quando un uomo ha passato la linea d’ombra, di tanto in tanto si trova di fronte al se stesso ragazzo” mi fa correre un brivido lungo il filo della schiena. “In occasione di quegli incontri, il giovane prende la parola per primo e rivolge all’altro sempre la stessa domanda.”
“Quale?” balbetto, indifferente alle trombette, agli stravizi e ai propositi di spostarsi in piazza per dar fuoco a quel porco dell’anno vecchio.
Il Manuel lascia andare un sospiro, poi mi guarda dritto in volto e svela: “Valgono ancora le regole che ti eri dato da ragazzo, quando nessuno poteva ricattarti? Sei rimasto fedele a quello che ti faceva sentire libero come l’aria?“.
Il mistero delle sue parole mi ha lasciato addosso un’inquietudine nuova, capace di sopravvivere al rogo in piazza e alla festicciola destroy a casa della Megghi.
[…]

Quando Brizzi ha comunicato di essere prossimo alla pubblicazione di un sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo io, come spesso in queste circostanze, l’ho vissuta bene il giusto. Non curante di quel che questa cosa potrebbe lasciare intendere di me, sono qui a ribadire che il primo capitolo della storia tra il vecchio Alex e Aidi è stato il libro più importante della mia vita, per una serie di fattori che hanno a che fare con l’autodeterminazione. Il goffo, ma tenace tentativo che tra i quindici e i vent’anni si fa per tracciare il perimetro della persona che si vorrebbe almeno provare ad essere. Non sto esagerando. Ero così convinto di dovere tantissimo a quel romanzo, da non averlo voluto rileggere per anni. Ho dovuto aspettare di percepire le mie spalle sufficientemente grandi da tollerare l’eventualità di aver usato come bussola un libro del cazzo. Nel 2015, preso il coraggio a due mani e con ormai piuttosto chiaro in testa la persona che ero effettivamente diventato, me lo sono riletto. Fortunatamente non sono rimasto deluso, ma se vi dicessi che ero sereno nel farlo, mentirei.
Eh, l’ho detto che non esageravo.

Tornare sopra a quella faccenda lì non deve essere stata una roba facile neanche per Brizzi, però, perchè per scrivere il sequel di anni ce ne ha messi addirittura trenta. Un  po’ lo capisco: cosa c’era ancora da raccontare, di quella storia? Come intercetti l’interesse di un pubblico per cui quei trent’anni sono passati? Io per primo ho approcciato la lettura con il forte dubbio che non avesse nulla da darmi/dirmi.
Mi sbagliavo, ovviamente.
Perchè a Brizzi non è solo riuscito il trick di catapultarmi in una vita che ricordo ancora in toni vividi, ma a cui penso per forza di cose troppo raramente, ma anche di farmela vedere con gli occhi di adesso. Se la storia continua formalmente dal punto in cui si era interrotta, la lente con cui ci viene mostrata tiene molto conto del tempo che è passato. E allora non ci vuole un secondo a capire che l’anno raccontato nel libro sia di fatto la rappresentazione dei trenta che abbiamo vissuto noi, tra cambi di prospettive, amicizie, relazioni e obbiettivi. Trent’anni semplificati e velocizzati perchè tutto, a diciotto anni, è più semplice e veloce. Di conseguenza il tema non è la relazione tra due adolescenti dopo un anno di vita a distanza, il tema diventa fare i conti col percorso che si è fatto, tra le scelte prese e quelle che ci sono state imposte, e capire se sia ancora il caso di voler bene a noi stessi.

A scrivere questo post ci ho messo parecchio, rivoltandolo più volte.
Il paragrafo che ho riportato ad inizio post, quella domanda in grassetto, è uno schiaffo che mi ha colpito dove già avevo male. L’idea iniziale era di provare a rispondere, ma ne sarebbe venuto fuori un testo simile a quello che ho scritto qualche mese fa per spento, probabilmente anche più brutto (l’ho appena riletto e, per una volta, non mi sono vergognato). Il punto quindi non è tanto rispondere, ma continuare a farsi la domanda. Perchè è vero che oggi la vita può ricattarci e portarci ad infrangere le regole che ci eravamo dati, ma quelle regole non cessano di esistere. Possiamo averle cambiate, riviste, aggiornate, ma sulla base del non ritenerle più giuste, non del non riuscire più a rispettarle.
Altrimenti è barare.


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Buoni propositi 2024: Settembre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Ed è finito anche Settembre, con annessa riapertura delle scuole e tutto ciò che gli gira intorno. Ormai tocca tenere il punto fino a fine anno, ma di cose da dire me ne rimangono il giusto.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Temo di essere un po’ regredito, nella prima parte del mese, ma ora che siamo in chiusura sto di nuovo migliorando. Non so granchè dire da cosa dipenda, ogni tanto perdo il senso dell’operazione e probabilmente mi ci impegno meno, perchè non ci sono motivi oggettivi che mi tengano più o meno incollato al telefono.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Qui direi molto bene, ritrovata la costanza che avevo prima dei mesi estivi e delle ferie. Forse dovrei iniziare a pensare a di cambiare qualcosina nell’allenamento per evitare subentri la noia a remare contro. Magari da Ottobre mi invento qualcosa.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Ormai sono piuttosto stabile nell’intorno degli 82kg. Vorrei scendere ancora qualcosina, ma di fatto non sto facendo nulla per riuscirci (a parte continuare con la corsa). Poi va beh, ultima pesata di Settembre fata al rientro da gli USA non aiuta molto, ma non credo faccia troppo testo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Evidentemente non lo volevo davvero/abbastanza.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Nove concerti in nove mesi, ma zero sul radar per questa ultima parte del 2025. Inizio a pensare che non ce la farò.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Done.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Non ho chiuso nulla.

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Buoni propositi 2024: Agosto

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Agosto mese particolare, dove di massima succede poco. E infatti è così, ma è anche il mese in cui ho chiuso il primo dei 10 obbiettivi. <3

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
In viaggio l’ho fatto quasi senza accorgermene, a dimostrazione del fatto che il problema non sia tanto del mio bisogno di stare al telefono, ma più del bisogno di evadere la quotidianità. L’impegno comunque continua ad esserci.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Riprendere dopo il Perù e col caldo che c’è qui è stato un infermo. In qualche modo però ce l’ho fatta, quindi adesso devo assolutamente consolidare il ritmo. Nota: ad Agosto ho fatto il mio miglior tempo nei 5km (30′ 49″), non sarebbe male abbattere il muro dei 30′ per fine mese.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Ultimi due mesi davvero complessi da gestire in questo senso, tra vacanze e festa degli alpini gessatese. Da settembre mi piacerebbe lavorare per limare gli ultimi 2/3 kg che mi tengono sopra la soglia degli 80kg e vedere di stabilizzarmi lì, ma è ovviamente ultra complesso, soprattutto nell’idea di farlo diventare il mio peso standard senza un regime di costanti privazioni. Vediamo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Fa ridere che io avessi considerato addirittura la possibilità di chiuderli entrambi. Che vergogna.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Niente di nuovo, resto fermo a 4. Ho però recuperato Adagio di Sollima, che avrei voluto vedere in sala Gennaio, ma che non ero riuscito ad intercettare. Personalmente il peggiore tra i suoi che ho visto.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Doveva succedere, è successo: ho bucato un mese. Ad agosto non ho visto neanche un concerto, cosa che mi porta perfettamente in media a 8 concerti visti in 8 mesi. Ciò nonostante, ho regalato i biglietti di Max Pezzali a mia moglie per il compleanno e sto bestemmiando su ticketmaster da 8 ore nel tentativo di prendere i blietti per gli Oasis a Manchester. Non conta, ma è comunque qualcosa. Se tutto va bene, settembre parte benissimo coi Gazebo Penguins domani sera a Muggiò.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
E questa l’abbiamo portata a casa. Sono salito in giornata il 16 Agosto, insieme a Bazzu. Il sentiero alla fine non è così complesso, ma è molto duro perchè tutto in pietraia. E’ segnalato per escursionisti esperti, con un tempo di salita di 3 ore, ma noi ce ne abbiamo messe solo 2 usando il passo di chi va in montagna tre volte all’anno.
Una volta in cima, il paesaggio è pazzesco.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Anche questo mese chiudere X mi ha molto tentato, ma ancora una volta non ce l’ho fatta. Sono però convinto che, presto o tardi, succederà.

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Can I scream?

Due paroline sulla terza stagione di The Bear, ma se vogliamo anche la risposta alla secolare domanda:

“E’ forse l’attesa del piacere essa stessa il piacere?”

No, non lo è.
Andiamo però con calma: partiamo dalle basi, diamo un contesto e diciamo anche che proverò a fare un discorso spoiler-free¹.
The Bear è una serie che parla di cucina e di persone che lavorano nella ristorazione, a tutti i livelli. E’ uno show iniziato nel 2022, che quindi ha appena visto mandare in onda la sua terza stagione, e che fino a qui si è distinto per un livello qualitativo semplicemente fuori scala rispetto al panorama attuale.
A livello visivo gode di una regia, una fotografia ed un montaggio che lo rendono semplicemente stupendo, proprio bello da guardare, con tantissimo tempo dedicato alla componente artistica e design del cibo messa in contrasto con il “caos” più o meno razionale e la frenesia di quel che ci sta intorno. Musicalmente poi sta proprio su un altro pianeta, non solo per la selezione degli artisti e dei brani (qui la lista della sola terza stagione, per dare un’idea del livello.), ma per l’uso che fa della musica e l’attenzione che riserva al suo utilizzo. Quando c’è un pezzo te ne accorgi perchè vengono usate solo canzoni monumentali, ma quando non c’è il silenzio ha esattamente il medesimo ruolo che avrebbe la musica e si fa notare con la stessa immediatezza. C’è tutto un episodio meraviglioso nella seconda stagione che con un minuto di Taylor Swift non solo ti fa scoppiare il cuore, ma restituisce al personaggio protagonista uno spessore ed una caratterizzazione che in altre serie non raggiungono neanche con ore di screen time e spiegoni annessi. Quando poi lo stesso personaggio, la stagione successiva, si trova ad un ulteriore passo cardine del suo arco narrativo è naturale ci sia sempre Taylor Swift ad accompagnarlo, ma con un pezzo diverso, perchè un conto è avere classe e un altro è diventare didascalici.
E’ tutto confezionato in maniera sublime, insomma, intorno ad un cast che in ogni singolo secondo spacca lo schermo in due. Non c’è un attore fuori parte, non c’è una scena recitata senza intensità, eppure non si sfocia mai nell’overacting se non nei rari casi in cui serva ad uno scopo preciso.

Insomma, The Bear è una serie che dovreste guardare per farvi un favore e dedicare qualche ora a qualcosa di bello.

Ma.
Questa terza stagione mi ha fatto bestemmiare tantissimo e la causa è una scelta precisa e programmatica degli autori, che hanno portato all’estremo la magistrale creazione del climax narrativo per poi, però, non risolverlo. Una sorta di edging, con la sostanziale differenza che si tratta di ritardare ad oltranza non il proprio piacere, ma quello di altre persone. E magari, tra queste persone, c’è anche chi non apprezza.
E’ un numero che hanno, quelli di The Bear, fin dal principio. Nella prima stagione lo avevano messo in atto in modo molto più sottile, però, solamente con la musica. Per la precisione con New Noise dei Refused. Metto il video, così diventa più semplice argomentare anche coi senzadio che non conoscono il capolavoro in questione.

New Noise, nei primi 67 secondi, ha uno dei più potenti e coinvolgenti climax della storia della musica. Anche al primo ascolto è impossibile non sentire il crescere della tensione, questo riff ricorsivo che pian piano aumenta la sua portata come un’onda che l’ascoltatore sa lo investirà, prima o dopo. E anche i Refused erano bravi in questa cosa del ritardare il piacere, perchè a 46 secondi sembra che di colpo tutto si debba risolvere in niente quando invece

CAN I SCREAM?

Santissimo iddio che roba, ma torniamo al punto.
Nella stagione 1, per ben due volte in episodi diversi, quei figli di buona donna usano i primi 67 secondi per far montare la tensione nello spettatore che assiste al precipitare di alcune situazioni, ma senza dare sfogo al pezzo. E, ve lo garantisco, tagliare quella canzone prima del 68° secondo è peggio che darmi una coltellata. Non riesco proprio ad elaborare la cosa, bestemmio come un fabbro.
Ecco, con la 3° stagione fanno proprio all-in su questa modalità di racconto, costruendo un tot di linee narrative che crescono, crescono, crescono… e non si risolvono in un cazzo di niente².
Dieci episodi alla fine dei quali stai esattamente al punto di partenza, così quando esce la scritta To be continued non puoi fare altro che bestemmiare. Dieci episodi bellissimi, che ti fanno entrare dentro a tutti i personaggi in maniera profondissima e che però alla lunga finiscono per stancare. Non tutti magari, ma me sì. Io ho bisogno di andare a parare da qualche parte.
Gli autori questo lo sanno, sanno che c’è gente come me, e godono nello sbatterci in faccia la loro vittoria.
Mancano 10′ minuti alla fine della stagione e una serie di personaggi sta fissando il cartello “EVERY SECOND COUNTS” che c’è sulla parete della cucina di un ristorante.
E poi lo staccano dal muro.

Maledetti.

1) anche perchè fare spoiler di una stagione in cui non succede niente è davvero complesso.
2) SPOILER, giusto per dare il quadro della situazione elenco le questioni aperte e lasciate pending: carmy/claire, la recensione, Syd e la sua offerta, il bilancio, il matrimonio. Non c’è una questione aperta in questa stagione a cui abbiano dato minima progressione. Devi essere stronzo, dai.


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#LeFollieDeiManq

Quest’anno le vacanze le abbiamo fatte in Perù ed è stato uno dei viaggi più belli e suggestivi di sempre.
Non starò troppo a dilungarmi perchè ho come sempre scritto un corposissimo report che magari a qualcuno interessa leggere.
Come sempre, questo post porta il titolo dell’hashtag ufficiale del viaggio, che quest’anno omaggia quel capolavoro assoluto di Emperor’s new groove.


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Buoni propositi 2024: Luglio

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Se tutto va come deve andare, questo post uscirà mentre io sarò in Perù e quindi riporterà un resoconto che considera unicamente i primi 20 giorni del mese. Sono sicuro ve ne farete tutti una ragione.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
La nuova auto aziendale ha Android Auto, che mi permette di scegliere i dischi da Tidal e impostare Maps senza prendere in mano il cellulare. Questa cosa mi pare stia riducendo drasticamente la mia tendenza ad usare il telefono in macchina, perchè prima la scusa era sempre cercare una canzone o guardare la strada e da lì a controllare whatsapp era un attimo. Non so se avere tutto a schermo sia effettivamente più sicuro, ma almeno sullo schermo whatsapp non lo controllo e quindi per me un miglioramento c’è.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Con Luglio mi sono abbastanza rimesso in pista con la canonica frequenza di 3 volte a settimana, regolari. Ho anche regolarizzato il tipo di allenamento, dopo un Giugno fatto di test e prove che non hanno portato molti risultati. Ho alternato anche questo mese sessioni al tapis a sessioni all’aperto, che però mi danno un po’ più di gusto perchè con il caldo che c’è in queste settimane, correndo fuori almeno ti arriva un po’ di aria in faccia. Il setup che faccio ora sono 5 ripetute da 500m di camminata veloce e 500m di corsa e sto sui 6:45 al Km, in media sui 5 Km. Con l’andare del tempo l’idea è abbassare ovviamente il tempo, magari levando 100m al cammino e aggiungendoli alla corsa.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Le grosse oscillazioni di Giugno si sono stabilizzate intorno a quello che direi è il peso che vorrei mantenere, tra gli 81 e gli 83 kg. Sto sempre abbastanza attento alla misura con cui mangio, ma sto provando a sgarrare un po’ più frequentemente con gli extra, per valutare quanto impattino e quanto sia complesso rimanere in quel delta senza dover sistematicamente rinunciare agli sgarri. Incredibilmente, è piuttosto complesso. L’importante però è saperlo e farci pace, magari imparando a compensare nel corso dei giorni. Il grosso del problema è che quando il peso resta nei margini, la voglia di correre crolla a picco quindi forse sarebbe meglio puntare a perdere qualcosa ancora al rientro dalle ferie.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Questa devo leggerla ogni mese per ricordarmi il fallimento peggiore, che è non averci manco provato davvero.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
A Luglio niente cinema, non c’è stata nè l’occasione nè la volontà di vedere qualcosa che fosse in sala. Siamo comunque messi benone, quindi stiamo sereni.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
L’ottavo concerto in sette mesi è stata la data Punkreas+Derozer+Vallanzaska di cui mi sono già più che abbondantemente lamentato. Ora me ne mancano 4, ma non ho davvero niente all’orizzonte e gli ultimi tour che mi sembravano interessanti pare schivino tutti l’Italia senza troppe remore. Ci inventeremo qualcosa.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Torno dal Perù e inizio a lavorarci, che ormai è tempo.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Nulla di nuovo da segnalare, ma va bene così.

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