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Manq

Come butta?

Forse questo 2025 sarà l’anno in cui tornerò ad usare di più questo spazio qui.
Alla fine, anche sull’onda di quanto iniziato coi propositi del 2024, ho “ripulito” un po’ la mia presenza online. Dopo un anno passato a meditare l’addio a Twitter/X ho infatti finalmente deciso di fare il grande passo e togliermi di torno. Inizialmente l’idea era di sospendere le attività mantenendo il profilo online. Idealmente, avrei dovuto lasciare con una sorta di saluto/disclaimer volto a rivendicare la decisione come atto politico contrario ad un ambiente ormai refrattario al dialogo e alla condivisione, ma dopo qualche settimana ho pensato che a nessuno potesse fregare meno di un cazzo dei miei deliri e quindi ho piallato tutto. Niente più @drmanq, insomma, con migliaia di argutissimi pensierini da 180 caratteri persi come lacrime nella pioggia.
Un po’ per mal riposto ottimismo, un po’ sperando nell’effetto placebo avevo tuttavia riaperto il profilo su blusky, quel social GIUSTO che mi si diceva ci avrebbe riconsegnato il twitter che amavamo, ma col 100% di deriva neonazi in meno. Senza stare a farla troppo lunga, non ha funzionato e ho eliminato anche quello.
Oggi quindi la mia presenza “social” è limitata a Instagram, che continuo ad usare dal giorno uno come album dei ricordi semi privato (ho il profilo chiuso e ho limato via un tot di conoscenti con cui, a mente lucida, non ho voglia di continuare ad avere rapporti di qual si voglia tipo), e Facebook.
Di quest’ultimo forse è il caso di parlare. Da anni lo sento descrivere come una landa desolata e inutile in cui pascolano solo i vecchi, ma forse all’alba dei 44 anni questo lo rende il luogo più vicino alle mie esigenze. Alla fine della fiera, è l’unico social dove ancora posso interagire con le persone, dove se scrivo qualcosa i miei contatti mi rispondono, dove esiste un gruppo di rimastoni come me con cui parlare di musica. Lo avevo grossomodo abbandonato per anni, ma oggi forse è l’unico social che può darmi quello che cerco. Ok, seppellito in un mare di merda e fake news da fare spavento, ma vale la regola del migliore degli inferni possibili.

Tutto questo per dire che levando un po’ di social dal mazzo, forse da qui in avanti mi tornerà la voglia di usare questo spazio per condividere cose con più costanza. Smetterla di aprire wordpress solo se c’è un argomento da trattare in modo ampio e ritornare anche a quelle vecchie sbrodolate di testo inconcludenti tipo questa qui.
Magari mi prendo bene e do anche una rinfrescata all’ambiente, vedremo. Non vorrei essere davvero troppo ottimista in questo Make blog great again. Che poi again, vabbè.
Ovviamente continuerò ad usare la newsletter solo per spammare i post che davvero mi piacerebbe qualcuno leggesse, quelli in cui mi parlo addosso è giusto rimangano ad uso e consumo esclusivi di chi passa di qui.

Tipo: ieri ho corso i miei primi 10km di fila. Ci ho messo 55 minuti esatti.
Quando, un anno fa, ho deciso di provare ad iniziare a correre per tenermi un po’ in forma ero convinto mi ci sarebbe voluto tantissimo anche solo per correrne 5, di km. Pur continuando a detestare la disciplina e vivendola come un sacrificio, riconosco che il traguardo di ieri mi ha dato non poca soddisfazione.
Un po’ come l’aver finalmente deciso di prendere tutti i libri di G.R.R. Martin e farli sparire.
Piccole cose per sentirsi meglio.

Sanremo 2025

Ed eccoci qui, cari amici telespettatori, al consueto appuntamento con il listone dei pezzi di Sanremo, ascoltati una volta e valutati in presa diretta dal sottoscritto.
Quest’anno si esce un giorno prima perchè mi pare di capire abbiano già suonato tutti nella serata di apertura e quindi i servizi di streaming dovrebbero già avere disponibile la maxi playlist con tutti i TRENTATRE (vi odio) pezzi in gara. Che diventano 34 se consideriamo pure Emis Killa, autoeliminatosi per questioni che riescono ad interessarmi meno della sua musica.
Le “regole” sono sempre quelle: ascolto il pezzo nella sua versione radio edit, quindi senza considerare la performance artistica sul palco dell’Ariston, e scrivo come mi sembra in presa diretta, con il consueto occhio di riguardo per La Canzone di Sanremo™ (da qui CdS™). La CdS™ è un archetipo che non ha senso di esistere mai, ma che nel contesto del Festival trova la sua collocazione naturale. Potrei provare a spiegarvi in cosa consiste, ma sarebbe più noioso delle canzoni stesse e quindi mi limito a puntare il dito quando la riconosco in scaletta.
Trentaquattro canzoni, io non so perchè mi sottopongo a questa mattanza ogni anno.
Partiamo dai.

Giorgia – LA CURA PER ME
Si parte fortissimo, subito CdS™ e subito titolo in CAPSLOCK perchè, come al mare quando l’acqua è fredda, tuffarsi e provare tutto il dolore insieme è il modo migliore per togliersi il pensiero. Ai 2 minuti entra una drum machine che fa riderissimo. E’ un pezzo che tra una settimana non si ascoltano più manco i parenti stretti di Giorgia e infatti mi dicono che è nella top 5 provvisoria.

Elodie – Dimenticarsi alle 7
La Beyoncé di Quartaccio tenta per l’ennesima volta di mascherare da hit una CdS™ che senza tutte la sovrastrutture portate dai cento autori e produttori coinvolti nel progetto sarebbe un pezzo brutto di Michele Zarrillo. Non credo ci sia riuscita.

Olly – Balorda nostalgia
Anche quest’anno purtroppo Olly non è quello degli Shandon. Terza CdS™  su tre pezzi, vuoi vedere che quella del 2025 è davvero un’edizione reazionaria?

Rose Villain – fuorilegge
Tutto minuscolo, che ribelle. Non ci credo, anche lei con la CdS™. Ma che cazzo succede? Ah, però è nella versione twenties, quella che nel ritornello butta dentro una roba a caso tipo APNEA o TUTA GOLD, che però in confronto sono capisaldi della musica Italiana.

Achille Lauro – Incoscienti Giovani
Sto volando, cinque CdS™ su cinque pezzi manco con Pippo Baudo. Questa super tradizionale però e, ti dirò, MEGLIO. Se devi fare la porcata a sto punto falla tutta, dritta, senza compromessi. Un pezzo di Venditti e VAFFANCULO A TUTTI. Il sax???? Santoddio Achille ha fatto all-in.

Francesca Michielin – Fango in Paradiso
Non so più cosa scrivere. Un’altra CdS™, anche questa ultraclassica e ultratradizionale. La Franci per me gioca un altro sport rispetto alle pari ruolo, ma era ampiamente lecito aspettarsi qualcosa di meglio dai. La chiusa del pezzo però funziona.

Fedez – BATTITO
Lo possiamo detestare eh, ma a conti fatti è il primo fin qui a portare qualcosa di diverso dalla massa. Qualcosa di brutto, ok, ma non è che potessimo aspettarci Imagine.

Tony Effe – DAMME ‘NA MANO
Ma vaffanculo. Questo si presenta biascicando su un jingle da pubblicità del Pampero e ne esce un pezzo più interessante di quasi tutti i precedenti.

Gaia – CHIAMO IO CHIAMI TU
Doveva succedere, doveva arrivare un pezzo orrendo che mi portasse, per un secondo, a rimpiangere le CdS™. Chiamo io chiami tu ma chi ti si incula.

Irama – Lentamente
Me lo merito, è colpa mia. Ho vacillato un secondo per colpa di Gaia e adesso mi becco una CdS™ nei denti. Per il resto continuo a pensare che Irama ambisca ad essere il Massimo Ranieri di una generazione che non ha mai manifestato l’esigenza di avere il proprio Massimo Ranieri. Però forse, forse, tra i pezzi che ho sentito in vita mia di Irama questo è il migliore.

Clara – FEBBRE
“Io nemmeno mi piaccio”. Ma vai a cagare.

Bresh – la tana del granchio
Se c’è una sottocategoria particolarmente odiosa delle CdS™ è quella con le pose da CANTAUTORATO. Cioè questo ambisce ad essere Ultimo, l’iperuranio della sfiga.

Brunori Sas – L’albero delle noci
ChatGPT scrivimi un pezzo di De Gregori.

Shablo – La Mia Parola (feat. Guè, Joshua & Tormento)
2025 l’anno in cui mi tocca apprezzare Gué. Per me grande sì, schiena drittissima e testa alta.

Joan Thiele – Eco
Non ho la minima idea di chi sia, quindi la cerco su Google. Niente, non è roba che mi piace e suona ultra già sentita, ma non è qualcosa che mi faccia particolarmente incazzare.

Rkomi – il ritmo delle cose
Lo sforzo maggiore che posso fare è non scrivere un insulto invertendo le sillabe, non chiedetemi altro.

Coma_Cose – CUORICINI
Io ho un rapporto altalenante coi Coma_Cose perchè alcune cose loro mi sono piaciute, ma non potrò mai perdonargli “Se la piogga fosse transitiva, io ti temporalo”. Questa CUORICINI (in capslock ad uso irritarmi) è un omaggio ai Ricchi e Poveri e, voglio dire, chi sono io per non apprezzare un omaggio ai Ricchi e Poveri?

Lucio Corsi – Volevo essere un duro
Ma sì dai, premio Tananai 2025.

The Kolors – TU CON CHI FAI L’AMORE
Io lo capisco che con Italodisco avete pescato il jolly della vita, ma non è che adesso dovete diventare una tassa da pagare ogni anno. E poi, ve lo ripeto, il cowbell per entrare nel ritornello era la chiave, sostituirlo con altri suoni NON PAGA.

Noemi – Se t’innamori muori
Ritorniamo in pista dai, una CdS™ Noemiana interscambiabile con le altre portate a Sanremo negli anni precedenti e che, se Dio vuole, nessuno si ricorda.

Francesco Gabbani – Viva la vita
Tu quoque Gabbani? Ma che è sta lagna ciellina da Pinguini Tattici Nucleari?

Rocco Hunt – MILLE VOLTE ANCORA
Tolto Speranza non credo di aver mai apprezzato un pezzo in napoletano nella mia vita. Rocco Hunt non ha invertito questo trend.

Simone Cristicchi – Quando sarai piccola
Eh va beh, allora strappami il cuore e buttalo nell’umido già che ci sei. Che botta questa CdS™.

Sarah Toscano – Amarcord
Ho questa teoria. Trattandosi di uno spettacolo televisivo che finisce alle 2 di notte e visto soprattutto da anziani, ogni tot devono infilare un pezzo che svegli i vecchi sul divano. Sperando nessuno infarti per lo spavento.

Willie Peyote – Grazie ma no grazie
Questo immagino faccia il suo, dignitosamente. Io non lo seguo e non sono arrivato in fondo al pezzo con la voglia di cambiare idea.

Serena Brancale – ANEMA E CORE
Pareva strano che Angelina Mango non avesse creato anche lei i suoi mostri. E infatti.

Modà – Non ti dimentico
Se fino a qui non fosse ancora chiaro cosa sia la CdS™, è esattamente questa cosa qui. In tutta la sua disgrazia.

Massimo Ranieri – Tra le mani un cuore
Un po’ troppo controllato e trattenuto per il suo ruolo di baluardo dello screamo Sanremese.

Marcella Bella – Pelle diamante
In effetti ancora la quota “Anziani con la cassa dritta” non l’avevamo coperta. Da un lato ho sempre la sensazione di assistere ad una circonvenzione di incapace, dall’altra fa sicuramente bene Marcella Bella a sbattersene di diventare un meme e godersi una vampata di pseudo rilevanza mediatica.

SETTEMBRE – VERTEBRE
Ho già 30 canzoni sul groppone, troppe per capire chi sia sto tizio che ha sentito la necessità di mettere un +1 alla lista delle CdS™ superflue.

Vale LP e Lil Jolie – Dimmi tu quando sei pronto per fare l’amore
Sta diventando un calvario arrivare alla fine della lista.

Alex Wyse – Rockstar
“AHHHH CHE MALE FAAAAAAA” Non lo dire a me che devo sentirmi il tuo pezzo, zio.

Maria Tomba – Goodbye (voglio good vibes)
E alla fine, anche quest’anno, abbiamo toccato il fondo.

Prima di chiudere però tocca dare spazio anche alla bonus track, di cui mi ero annotato il commento dieci giorni fa, all’uscita:

Emis Killa – Demoni
Questa la sto sentendo all’uscita, diversi giorni prima dell’uscita degli altri pezzi, quindi non saprei metterla in relazione al resto. E niente, EK aveva deciso di andare a Sanremo con un pezzo di Lazza. Non essendoci andato, non sapremo mai come verrebbe recepita la musica di Lazza portata da uno che non è il genio musicista generazionale che mi dite essere Lazza.


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20 anni

Me lo ricordo, ero tipo in ufficio. Facevo ancora l’università, ma avevo questo lavoretto pagato pochissimo ed era una mattinata in cui cercavo disperatamente un modo per arrivare a fine turno. Così ho pensato di aprire un blog.
Non avevo idea di cosa fossero, i blog, ma avrei scoperto da lì a poco che erano una cosa figa. Non il mio, magari, ma in generale sì.
Piano piano ho riversato su queste pagine una tonnellata di roba, in uno spettro che va dall’autoanalisi alla critica, passando per la cronaca di una vita come miliardi di altre. Le statistiche mi dicono che ci ho scritto sopra 1262 post (presente incluso), anche se in realtà sono 1263 considerando quello scritto per salutare blogger.com al passaggio al mio dominio personale e a wordpress. L’unico post che non avevo trasferito, volendolo lasciare solo su quella piattaforma in forma di rispetto e riconoscenza. E’ ancora online, non ne avevo idea.
Di tutti i blog che leggevo quando ho iniziato ne sono rimasti in attività pochissimi. Qualcuno si è trasformato in qualcosa di diverso, uno o due sono rimasti in trincea come il sottoscritto, ma la maggior parte è scomparsa. Forse sono stati i social media, forse le vite degli autori diventate troppo piene per un impegno così, non lo so.
A costo di interpretare la parte del vecchio nostalgico, era bello accendere il PC e avere qualche pagina da leggere che raccontasse qualcosa di bello. Magari non interessante, magari non rilevante, ma bello. Ah, signora mia.

Oggi, 21 gennaio 2025, il blog di Manq compie 20 anni.
Una vita.
Un percorso in cui ci sono stati tantissimi cambiamenti: nel mio modo di vivere, di scrivere, di pensare e di relazionarmi al mondo. Tantissime evoluzioni di cui queste pagine hanno tenuto il conto, puntualmente, al netto dei tantissimi momenti di stanca. Ci ho pensato diverse volte, a chiudere, ma mi sono sempre detto: “Perchè?”. Il vantaggio del non avere un seguito è che non ci sono aspettative da disattendere. Chiudere mi toglierebbe solo la possibilità di tornare qui, quando ne avessi necessità, e scrivere. Fosse anche una volta sola, perchè privarsene?
Ho scritto quasi sempre e solo per me, per l’esigenza di mettere in fila i pensieri, ma quasi ogni volta ho sperato a qualcuno potesse interessare ciò che ne usciva.
Forse è anche successo di tanto in tanto (mi piace pensarlo), ma non credo di essere disposto a sopportare l’indifferenza verso la fine di una cosa che per me ha significato così tanto.

E allora, buon compleanno blog.


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La serie su Mussolini

Ci sono un po’ di riflessioni che mi stanno girando per la testa riguardo la serie “M. il figlio del secolo”, di cui si parla così tanto in giro che è diventato impossibile non farcisi un’opinione.
La mia era anche piuttosto semplice: non mi interessa.
Il fascismo è un argomento che ho studiato a scuola e di cui so tutto quello che credo di aver bisogno di sapere. Se mi interessasse approfondirlo, penso che partirei dai libri di storia. Non è un argomento di cui apprezzo particolarmente la spettacolarizzazione, quale che sia il tiro con cui viene fatta, ma penso si tratti semplicemente di gusto personale. La storia è costellata di tantissime tragedie che non ho minimamente problemi vengano romanzate sullo schermo. Di alcune ho conoscenza storica e riesco a vedere il confine della fiction, per altre meno e mi serve approfondire in un secondo momento, di altre ancora mi frega talmente poco che prendo tutto per finto e ‘sti cazzi.
Col fascismo, con la figura storica di Mussolini in particolare, non ce la faccio. Per quanto venga riproposta come grottesca o caricaturale, faccio tantissima fatica a sopportarla e digerisco malissimo qualsiasi prodotto la contempli. Problema mio eh, che si risolve facilmente non guardando roba come Sono Tornato o, appunto, M. Il figlio del secolo.
Quello che invece penso sia un po’ meno un problema mio è che negli ultimi cento anni i confini ben marcati di una storia infame si siano via via sbiaditi, che con l’alibi del “Eh, ma la storia la scrivono i vincitori” si siano aperte le porte del vale tutto e che oggi, di fatto, sia possibile avere del fascismo un’opinione diversa dal disgusto, partendo dal cherry picking del “anche cose buone” fino alle più sfrontate rivendicazioni di appartenenza. Spesso, ironicamente, presentate come qualcosa di impopolare e coraggioso anche se sbraitate da cariche istituzionali che guidano il Paese forti di un largo consenso popolare.
Ora, io non penso che la serie su Mussolini abbia minimamente a che fare con questo problema, nè che possa in alcun modo spostare qual si voglia pedina in questo scacchiere. Però mi sembra di venir preso un po’ per scemo quando mi si vuol far credere che mettere in piedi un’opera del genere possa avere qual si voglia attinenza con l’antifascismo. E’ una serie TV, uno spettacolo, intrattenimento. Dargli qualsiasi ruolo o peso pedagogico è sempre e comunque sbagliato.
Qui, quindi, parto con mie personalissime dietrologie che, a pelle, mi fanno percepire una certa disonestà intellettuale attorno al prodotto. Io non ho (a grandissime linee) niente contro il fatto che una serie sul duce oggi giochi a cavalcare/monetizzare un fenomeno allarmante, mi dà più fastidio se chi lo fa finge di non saperlo. E non mi riferisco alle interviste di Marinelli, che meritano un discorso a parte, ma proprio a tutto il dibattito che gira attorno alla promozione della serie da parte degli addetti ai lavori.
Una serie che, oltretutto, da quanto leggo presenta un Mussolini che nel suo essere grottesco presta tantissimo il fianco alla libera interpretazione di dove finisca la storia ed inizi la finzione. Non so, mi ricorda un po’ quel fenomeno di anni fa su twitter (rip) in cui gente che si credeva particolarmente acuta metteva in giro fake news agghindate a meme allo scopo di ridere di quelli che abboccavano. Boh, non mi è mai sembrata la giusta strategia comunicativa, ci vedo più un tentativo di autoproclamarsi intelligenti.
Ecco, secondo me una domanda in testa uno dovrebbe porsela prima di dare anche solo uno spiraglio alla misinterpretazione di Benito Mussolini.

Dicevo di Marinelli e delle sue interviste. Non metto link, ce ne sono mille perchè la promozione della serie è davvero una roba molto grossa e le domande che gli vengono fatte sono più o meno sempre quelle (e poi non credo esista un singolo lettore di questo blog  che abbia mai, anche per sbaglio, cliccato su uno dei link.).
Tra i temi ricorrenti c’è il suo rimarcare con ossessione l’essere antifascista e quindi la difficoltà di interpretare un personaggio per cui lui ha un giudizio netto e negativo, ma che si è trovato costretto a sospendere per tutto il tempo della recitazione come richiede il mestiere dell’attore. Non metto le virgolette perchè sto parafrasando a memoria, ma credo di essere stato piuttosto accurato nella riproposizione.
Acting is not endorsement.
Non lo so, ma io ammattisco attorno a sto concetto e credo di averlo già dimostrato.
Sei un attore, interpreti personaggi che possono essere negativi. Ci sta. Sei bravo perchè riesci a farli senza essere come loro. Rimarcarlo nello specifico per questa interpretazione fa parte del discorso di cui sopra, ovvero il cavalcare un fenomeno, alimentare un dibattito “divisivo” (cristoddio) ed è evidentemente solo ed esclusivamente marketing. Per quanto per me una serie così non dovrebbe esistere, non ho nulla nei confronti di chi la guarda, di chi l’ha fatta e di chi ci recita. Sono anche abbastanza sicuro, leggendo i nomi che l’hanno tirata in piedi, che sia un ottimo prodotto. Per favore però risparmiatemi le minchiate che buttano solo benzina sul fuoco e che danno adito, quelle sì, ai peggio starnazzamenti di quelli che non vedono l’ora di potersi sentire/raccontare accerchiati mentre tengono in mano le redini del Paese.


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Buoni propositi 2024: Dicembre a.k.a. nodi al pettine

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

La resa dei conti. Vediamo un po’ com’è andata.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Probabilmente un po’ ce l’ho fatta, ma sicuramente non quanto sperassi. Direi mancato. 0/1

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Decisamente sì, ed è una delle cose che mi rende più orgoglioso perchè mai ci avrei creduto. Corro fisso 3 volte a settimana, tra i 5 e i 7 km, nell’intorno dei 5’30” al km. Continua a farmi schifo, ma fa parte della mia routine. 1/2

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Ho iniziato questo percorso dopo le feste dello scorso anno e pesavo 93kg. Oggi, con Natale alle spalle, ne peso meno di 83. Mi sarebbe piaciuto scendere anche di più e forse ci proverò l’anno prossimo, ma questo obbiettivo è centrato in pieno. 2/3

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Io ci credevo, giuro. Ero convinto di potermici applicare, a differenza della corsa su cui non mi davo il minimo credito. E invece 2/4.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Ce l’ho fatta, in extremis, portando Olivia a vedere Oceania 2 (bruttino). Me lo ha chiesto lei, quindi non lo considero barare, ma senza questa spintarella mi sarei fermato a 5. Ad ogni modo, siamo a 3/5.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Pensavo sarebbe stato il più abbordabile, invece l’ho mancato e neanche di poco (9/12). Ho avuto parecchie possibilità di centrare il bersaglio, ma per diverse ragioni me le sono lasciate scappare. Su tutte direi che la più impattante è stata la pesantezza del culo, che a 43 anni si fa sentire quando ai concerti devi andare sempre e comunque da solo. 3/6

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Fatto. 4/7.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Ho disinstallato Twitter/X dal telefono e mentre scrivo sto cercando un modo elegante per chiudere. Non voglio eliminare l’account, perchè è stato parte della mia vita per tanto tempo, ma scopro che non posso eliminare tutti i tweet in blocco, cosa che avrei fatto volentieri. Penso scriverò un minithread di commiato.
E’ vero, ho riaperto Bluesky, ma di massima credo sia il cerotto alla nicotina che si usa per smettere di fumare. E’ un passo doloroso e potrei rimangiarmelo domani, ma per oggi sono convinto di poter dire 5/8.

A conti fatti quindi ho centrato più della metà degli obbiettivi che mi ero prefissato e sono contento di me, anche se vivo nell’era dove contano solo i risultati che vanno da 100% a salire.
Buon anno a tutti.

Questo articolo non verrà inviato tramite newsletter perchè sono sicuro non interessi a nessuno fuorchè il sottoscritto.

I dischi dell’anno

Da Gennaio ho raccolto in una bozza wordpress le mie impressioni sui dischi usciti nel 2024 che mi è andato di ascoltare. Non c’era nessuna velleità di stare sul pezzo, non mi sono sforzato di sentire più musica mirando ad un qual si voglia completismo, l’ho fatto perchè di solito arrivati al momento di classificare i miei dischi dell’anno faccio sempre una fatica boia a trovarne almeno cinque da citare. Ho sempre imputato la cosa al non aver ascoltato abbastanza roba, quindi quest’anno ho pensato di contarla e segnarmi tutto.

  • Irma (Del nostro scontento): un disco HC che suona come dovrebbe suonare un disco HC secondo me è già una grande notizia, nel 2024.
  • Club Dogo (S/T): questo disco è Messi che a 40 anni si mette a fare una decina di palleggi di fila col sinistro per il lancio di un nuovo brand di, boh, biscotti e la stampa che, vedendolo, urla: “MINCHIA MESSI E’ ANCORA IL NUMERO UNO, PALLONE D’ORO SUBITO. GOAT!”.
  • Casey (How to disappear): è un bel disco di emo post-rock che si piazza un po’ a cavallo tra i Gates e i Mae (soprattutto per la voce). Ha il problema di farsi dimenticare immediatamente dopo l’ascolto, ma mentre è in cuffia per me godibilissimo.
  • Alkaline trio (Blood, hair, and eyeballs): di loro si dice che non sbaglino mai un disco e credo che sia molto vero se a dirlo è qualcuno che ha ancora voglia di un nuovo disco degli Alkaline Trio. Io posso dire che il disco scorso lo avevo comprato, per poi non sentirlo praticamente mai dal mese successivo all’uscita, mentre questo mi sa che neanche lo compro.
  • Dargen D’Amico (Ciao America): credo che io e Dargen si abbia smesso di essere amici, purtroppo. ‘Sto disco al netto di qualche tentativo divertente di buttarla in caciara è piuttosto palloso, oltre che brutto.
  • J Mascis (What do we do now): boh, non so come facciate.
  • Be safe (Unwell): una bella prova di emo duro e puro, suonato e registrato come si deve e con una voce abbastanza peculiare per il genere. Tutto giusto, tutto bello, ma non mi ha messo particolare voglia di riascoltarlo.
  • TIGER! SHIT! TIGER! TIGER! (Bloom): non riesco a trovare un razionale al fatto che mi sia piaciuto questo disco.
  • Cabrera (Restare intatti): una valanga di cuori, disco clamoroso. Bentornati, raga.
  • Darkest Hour (Perpetual terminal): li avevo persi per strada, li ritrovo esattamente dove stavano quando li ho mollati. Non mi è tornata voglia di loro, ecco.
  • that’s what she said (slowly, but surely): lo strumentale su questo genere mi risulta sempre abbastanza indigesto, ma è un bell’EP.
  • LA SAD (ODIO LA SAD): è ovvio per me sia musicalmente oltre l’orrendo, ma mi sono convinto che la opener sia una sorta di Occhi Puntati 2024 e secondo me non è male qualcuno dia a questa generazione i suoi Punkreas. Se avessero portato questa a Sanremo probabilmente avrei ancora il dubbio possano non essere solo dei poser della minchia.
  • Frail body (Artificial Bouquet): me lo ha consigliato Disappunto in uno dei suoi Q&A su Instagram alla richiesta: “dammi un disco 2024 bello per i miei gusti”. Evidentemente vengo percepito come amante del Coachellacore (termine che spero di aver inventato) o forse mi stava solo trollando, ma non è neanche tremendo come disco.
  • Whores (War.): la noia vera.
  • Nofx (Half album): l’ho sentito sulla base del fatto che a Maggio faranno il loro ultimo live prima di sciogliersi definitivamente, altrimenti avrei saltato. Devo dire che chiarisce abbastanza bene perchè sciogliersi sia una buona idea.
  • Riviera (Sempre): se tutti i dischi italiani di un certo genere escono con questi suoni qui e l’unico a lamentarsene sono io è evidente che il problema sta nella mia testa. E va bene. Purtroppo i pezzi non sono abbastanza buoni da farmici soprassedere.
  • Articolo 31 (PROTOMARANZA): non è solo brutto, è proprio irricevibile. L’esempio più cristallino del famoso meme. Ad una certa c’è un pezzo di discorso di Elly Schlein ad aprire una traccia e credo davvero sia il punto più basso mai toccato dalla sinistra del nostro Paese.
  • Finley (POGO MIXTAPE VOL.1): a me i Finley sono sempre stati sinceramente simpatici, ma un conto è scimmiottare i Blink a 18 anni, un altro è provare a risalire sul carro a 35 facendosi tirare la corsa da gente tipo Naska (brrr…) che di anni ne ha la metà. Poi va beh, sono 14 pezzi con 14 riff rubati paro paro altrove, ma è davvero la cosa meno problematica dell’operazione.
  • The Used (MEDZ): mi piace pensare questo disco mi avrebbe fatto cagare anche nel 2005, ma la realtà è che probabilmente nel 2005 ho ascoltato e comprato dischi anche più brutti di questo qui. Che, ribadisco, fa cagare.
  • Shellac (To All Trains): gli Shellac non sono mai stati la mia cosa e continuano a non esserlo, ma questo è il loro disco che mi è piaciuto di più. Forse l’ultima cosa incredibile di Steve Albini è stata tirarmi dentro la sua musica, perché si può tranquillamente non capire un cazzo come me, ma ascoltando queste dieci tracce poco dopo la sua morte è impossibile uscirne indifferenti.
  • Eminem (The death of Slim Shady): non sono mai stato sul treno di Eminem, ma da profanissimo mi sembra abbia fatto il disco che i Dogo non sono riusciti a fare.
  • Charli xcx (brat): nella mia bolla questo è uno dei dischi imperdibili per il 2024 e quindi eccoci qui. Non posso dire sia brutto, ma neanche mi sento di ringraziare chi me lo ha messo davanti. Onestamente a me questo tentativo di rendere arty ed elegante la cassa dritta fa un po’ l’effetto pizza gourmet. Ecco, una pizza gourmet gusto Ke$ha.
  • Fontaines D.C. (Romance): non me li ero mai cagati fino al disco prima di questo, che mi era piaciuto al punto da considerare per un paio di giorni di andare a vederli suonare. Questo qui mi sembra più noioso, ma posso dire che 1) nel contesto in cui Tony Effe esiste e fa musica non me la sento di avere un problema coi Fontaines D.C. e 2) me lo sono messo in cuffia in una notte di insonnia e sono crollato come un bambino dopo 3 tracce, quindi è cmq un disco a cui si può trovare uni scopo.
  • blink-182 (ONE MORE TIME… PART-2): sono abbastanza sconvolto dal fatto che su Spotify il nome della band sia scritto blink-182. Credo di non averlo mai scritto così in, boh, 28 anni. Andando al sodo: una manciata di pezzi addizionali ad un disco che ne aveva già fin troppi in partenza. Tutto ovviamente trascurabilissimo, ma “If you never left” poteva stare tranquillamente nella prima parte, al posto di tanta altra roba e forse ne sarebbe uscito qualcosa di meglio. Pure “No fun” è carina, ma l’intro plagiatissimo agli All-American Rejects è oggettivamente troppo, persino per questo contesto.
  • Foxing (s/t): anche in questo caso, tante persone che ne capiscono certamente più di me ne hanno detto benissimo. A me un disco così fa solo ricordare quanto mi manchino i Brand New.
  • My Own Private Alaska (All The Lights On): nel lontano 2009 mi ero preso una bella sbandata per questo progetto pianoforte/batteria/urla, ma ovviamente si è rivelato essere una passione solo mia. Dopo quindici anni i MOPA sono tornati alla carica con un nuovo lavoro, più corto e accessibile e per me persino più bello di quello precedente. Continueranno a piacere solo a me, ma che ci posso fare?
  • Touché Amoré (Spiral In A Straight Line): da una quindicina d’anni mi mandano certi dischi in pre-release, premio per quella manciata di recensioni scritte a beneficio di nessuno. Ne avrò sentiti forse tre, in tutto. Uno è questo, ma solo perché son finito a parlarne con amici e volevo flexare il privilegio. Che dire. Loro sono forse la roba più rilevante uscita dall’HC dell’ondata corrente, con buona pace dei Turnstile, ma al disco prima pensavo che avessero finito le robe da dirmi. Non era vero.
  • Balance & Composure (with you in spirit): presente quando da ragazzino c’era una tipina carina e ogni volta che la incontravi la salutavi speranzoso e lei ti guardava con la faccia di: “Scusa, ma tu di preciso chi cazzo sei?” anche se magari la stessa identica cosa era successa 24 ore prima alla stessa fermata dello stesso bus, verso la stessa scuola? Ecco, i Balance & Composure sono il protagonista maschile di questa storia.
  • Offspring (SUPERCHARGED): so che nessuno sarà disposto a prendere questa info sul serio, ma per me è un buon disco nella misura in cui può essere buono, nel 2024, un disco che esce senza nessuna idea e senza un pubblico reale. Cosa cambia da tutto il pattume che hanno fatto uscire dal 2000 in poi? Semplicemente, invece di continuare a clonare loro stessi per 10 pezzi, hanno deciso di plagiare altri. Quindi dentro ‘sto disco ci sono i Pennywise, i Bad Religion, i Blink 182 e persino i Metallica (giuro), oltre a comunque una buona dose di autocitazioni. Basta questo a farlo scorrere via piacevolmente e, trattandosi degli Offspring, non credo qualcuno potesse scommettere di riuscire ad ascoltarlo tutto da inizio a fine.
  • Envy (Eunoia): se non è il loro migliore, sta nei primi due.
  • Karate (Make it fit): altra band per cui ogni volta provo a far scoppiare l’amore senza riuscirci. Non è un brutto disco, non sono loro sono io, etc. etc.
  • Fast Animals Slow Kids (Hotel Esistenza): mai stato sul carro, ma questo è proprio orrendo. Poi che titolo è Hotel Esistenza? Tutto sbagliato.
  • VV/AA (American Football (Covers)): il 2024 è l’anno in cui mi sono messo d’impegno per risolvere il mio personale e non condiviso problema con gli American Football. Sono pure andato a sentirli suonare, perché per dire di averle provate tutte bisogna provarle davvero tutte. Dopo il concerto, rassegnato, ma anche un po’ sollevato, ho sancito definitivamente che gli American Football mi rompono il cazzo. Fine. Andiamo oltre, una buona volta. E invece 4 mesi dopo mi dicono che devo assolutamente ascoltare il disco tributo, che è meraviglioso. Indovinate un po’?
  • VV/AA (The shape of punk to come obliterated): tre domande. Perché mi sono messo ad ascoltare i tribute album? Quanto deve essere difficile prendere un disco bello, farlo suonare ad una manciata di gruppi validi e venir comunque fuori con una roba del tutto inutile? Soprattutto, a chi cazzo può essere mai passato per la testa che mettere New Noise in mano agli Idles potesse essere una buona idea?
  • Bad Astronaut (Untethered): meraviglioso nella sua capacità di prendermi le budella e tirarle in strada.
  • The Cure (Songs Of A Lost World): un disco davvero molto bello che con ogni probabilità non riascolterò mai più.
  • Linkin Park (From Zero): io questi li ho mollati praticamente subito, ma a differenza di tanti quando capita riascolto Hybrid Theory ancora con discreto gusto. Ho seguito marginalmente tutta la querelle legata alla nuova cantante, ma non posso negare che sia l’unico motivo per cui mi sono interessato al disco. Quindi, stando nel merito: non saprei proprio dire quanto questo nuovo corso sia in linea col vecchio, il mio ascolto ignorante mi porterebbe a dire che il disco sarebbe potuto uscire identico con Chester e nessuno avrebbe avuto niente da dire. Una mezz’oretta di Virgin Rock che non dà fastidio, ma va detto che io piuttosto che ascoltare Virgin Radio metterei in cuffia anche il sound dei lavori in corso sull’A4.
  • Common Sage (Closer to;): io lo so che sto sempre a lamentarmi delle stesse cose e che sono un vecchio trombone, ma questo disco qui come faccio a farmelo andare bene? Non c’è un’idea loro (e va beh) ma non si son manco disturbati a dissimulare. Anzi, pare un atto rivendicato con orgoglio tipo il remake hollywoodiano di Old Boy. A me l’arroganza con cui hanno scritto messo insieme questi pezzi fa incazzare tantissimo.
  • English Teacher (This could be Texas): questo finisce in lista all’ultimo momento, grazie alle classifiche di fine anno del previa citato Disappunto. Non credo sia mai successo che un disco consigliato da lui finisse per piacere anche a me, quindi anche solo statisticamente prima o dopo era scritto accadesse. Il famoso orologio fermo che ci azzecca due volte al giorno (il candidato scelga serenamente chi dei due è l’orologio della metafora).
  • Alcest (Les Chants de l’Aurore): recuperato sulla base delle classifiche di fine anno altrui. Niente da dire eh, bel dischetto. Probabilmente l’avrei ascoltato di più se non avessi ascoltato così tanto quello degli Envy che fa la stessa cosa, ma meglio e in giapponese.
  • Marracash (E’ FINITA LA PACE): questo è uscito che avevo già chiuso il post, mannaggia a lui. Fortunatamente c’è poco da commentare: per me sotto gli ultimi due suoi, ma come scrittura onestamente anni avanti a tutti gli altri come sempre.
    “In realtà non sento niente tranne perdita. Non dirmi smettila, con quella faccetta scettica di una che interpreta, cazzo prendimi alla lettera!”. E va beh, tutti a scuola.

Questi sono i dischi usciti nel 2024 che mi sono ascoltato, anche solo una volta. Sono 41, direi che non è un numero basso come avrei immaginato.
Non sono in grado di fare una classifica reale, neanche ha senso farla, ma sicuramente quelli che ho ascoltato di più sono Envy, My Own Private Alaska, Cabrera e Bad Astronaut. Quello inesorabilmente più brutto è quello degli Articolo 31 per sommo distacco.
Poi, come ogni anno, ci sono altre cose che ho ascoltato per la prima volta nell’anno solare e che non possono finire in questa lista. Ne cito due che secondo me ha senso condividere:

    • Between Bodies (Electric Sleep): è essenzialemente un disco degli Alkaline Trio, ma di quelli che gli Alkaline Trio ultimamente fanno fatica a fare. Niente di rivoluzionario, ovviamente, ma l’ho ascoltato un numero insensato di volte e secondo me ha dentro dei pezzi veramente belli. Non sta in lista perchè è uscito nel 2022, ma io l’ho scoperto quest’anno.
    • Thursday (White bikes): i Thursday sono tornati con due pezzi, che non sono un disco e quindi non possono essere in lista, ma che rispondono alla domanda: “Questa roba non ha più niente da dire oppure è solo che nessuno la suona più come si deve?” con un sonoro “Vaffanculo”.

E direi che con questo ci siamo detti tutto.


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Buoni propositi 2024: Novembre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Siamo ad un passo dal traguardo e la situazione è tragicomica, ma resto umile.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Trump ha vinto le elezioni, un sacco di gente si è data da Twitter e io sono finito per starci molto meno di prima. Ha aiutato. Poi mi sono preso la Legendary Edition di Mass Effect (mai giocato prima) e nel tempo libero sto alla playstation invece che a scrollare su qualche video idiota brucia attenzione. Non lo so se sia un progresso, ma mi va bene così.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Novembre, mese della svolta. Un paio di domeniche fa ho partecipato alla corsa del paese, la Gess in Run, sulla distanza dei 7km. Ho pensato di andarci con mio figlio e farla tutta correndo al suo passo, sperando di non morire. Abbiamo chiuso in 46 minuti, correndo senza fermarci e arrivando tutto sommato in buone condizioni. Così ho deciso di smettere con le ripetute e testarmi sui 5km in 30′ secchi. Niente, ho visto che ce la faccio e sono piuttosto soddisfatto di me. Forse potrei anche fare qualcosina in più.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Sono tornato tra gli 82 e gli 83, rimediando ai danni di Ottobre. Che dire, se questo rimanesse il mio peso standard non sarei dispiaciuto, ma continuo a covare la segreta speranza di scendere di altri 2 o 3 chiletti. Come non lo so, visto che non mi sto più dando restrizioni alimentari di sorta.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Ogni mese commentare questo fallimento è un contrappasso doveroso.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5. Avrei voluto vedere Jocker, ma tra le varie trasferte e i vari impegni non ce l’ho fatta. Adesso dovrei portare mia figlia a vedere Oceania 2, salvando la questione in extremis, ma mi sembra un po’ di barare.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Ce l’avrei fatta e invece fallirò. Nulla più di questo. Nonostante un autunno infernale, avrei potuto andare a Trezzo per gli Hardcore Superstar lo scorso venerdì, a vedere gli Uppo al Bloom questa sera e con lo sforzo fattibilissimo di beccare i Quercia a Modena il 30 Dicembre sarebbero stati esattamente 12 concerti. E invece venerdì scorso Max ha festeggiato gli anni, questa sera gli Uppo sono saltati e quindi vaffanculo.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Anche cose buone.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Mesi a ponderare di mollare X, poi arriva il primo Berlusconi wannabe a governare il mondo, la gente decide che mollare X è diventato d’un botto un dovere morale per contrastare i fascisti (non commenterò) e così mi tocca restare anche solo per non finire nel conto di quelli che la pensano così.

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La situa: il rewatch di True Blood

Se ci conosciamo e abbiamo mai parlato di serie TV, è probabile io ti abbia menzionato True Blood come una tra le mie preferite. Ne parlo spesso, ultimamente, perchè quando è uscita The Boys ho visto tantissime persone impazzirci senza realizzare che, di fatto, si trattasse di una trasposizione piuttosto pedissequa di quanto già visto con, appunto, True Blood.
In pratica parliamo di prodotti che prendono il trend del momento (allora i vampiri, oggi i supereroi), ribaltano in qualche modo la prospettiva con cui questo viene presentato e ne tirano fuori un prodotto forzatamente sopra le righe in tutto, a partire dal modo in cui urla la propria satira.
Per quanto possa sembrare incredibile, ci sono modi eleganti per fare un’operazione del genere, ma è piuttosto complesso. Decisamente più facile scadere nel trash fine a se stesso.
Ecco, Alan Ball con True Blood secondo me è riuscito a camminare per larghissima parte sul ciglio di quel baratro, scivolando il meno possibile e usando il mezzo per criticare i clichè di una certa serialità televisiva dell’epoca, oltre che le storture della società americana.
Rivisto oggi, TB è nel complesso ancora attualissimo sia per forma che per sostanza. Certo, ha mille difetti, ma glieli perdono perchè sono sempre derivati dalla volontà di provare a fare qualcosa di matto.
L’ho finita ieri sera e mi manca già.

Quando faccio questi rewatch, di solito li commento via via su twitter. L’ho fatto anche questa volta, pur essendo ormai evidente l’inutilità di condividere questo tipo di contenuti su quella piattaforma.
Riporto qui sotto i miei commenti. Mi sono preso il mio tempo per riguardare tutte le sette stagioni perchè volevo poterle gustare senza finire schiavo del binge watching. Per ogni stagione ho usato un hashtag diverso, perchè mi andava. Ovviamente, se non avete mai visto la serie, qui sotto è ricolmo di SPOILER.
E’ stato, come sempre, un bel viaggio.

Aprile 24
– Rewatch #TrueBlood? È tempo, sì. #LifeSucks
– Parte più lento di quanto ricordassi, ma ci sta visto che i migliori personaggi (a parte Jason) ancora non sono entrati. Però l’inizio della S1E03 notevole. #LifeSucks
– S1E04 compaiono Pam e Eric (versione Claudiano), ci sono i darkest hour nella colonna sonora e Jason deve farsi drenare il cazzo (2 volte) per risolvere un problema di erezione. Direi che stiamo ingranando. #LifeSucks
– S1E08 la prima stagione è meno brillante di come la ricordassi, vive di momenti di genio fin troppo annacquati. Teniamo cmq botta. #LifeSucks
Maggio 24
– S1E11 la situa procede ancora molto a rilento, ma la creazione di Jessicah è, fino ad ora, il miglior teaser a quello che la serie sarà (almeno per come me la ricordo). Il dramma vero è sapere che non ci libereremo di Tara e sua madre. #LifeSucks
– S1E12 season finale. La forzatissima riproposizione di tutti i cliché delle serie tv dell’epoca (a partire dal cliffanger sistematico), così come l’eccessivo prendersi sul serio di dialoghi e personaggi ad uso ridere ha trovato finalmente equilibrio. Hype per la S2. #LifeSucks
Giugno 24
– È passato il giusto lasso di tempo, si può riprendere il rewatch con la S2. É la stagione della Fellowship of the Sun, il che vuol dire… Sarah Newlin. ❤️ #LoveBites
– S2E04.
“Dio prima o poi punisce sempre il male.”
“Ah sí? E allora perché l’Europa esiste ancora?”
Con questa seconda stagione Alan Ball ha bilanciato l’elemento parodia soap opera e spinto sulla satira si costume. Questo é True Blood, il The Boyz prima di The Boyz. #LoveBites
– S2E08 e S2E09: definisci CAPOLAVORO. #LoveBites
– S2E10. Nella top 3 delle migliori scene di questa meraviglia di serie.

Luglio 24
– Stagione tre. Il cold opening più clamoroso di sempre. Il rewatch non poteva ripartire meglio. #FangBangers
– S3E03. La stagione di Franklin e Russell. Il ritmo, al netto dell’apertura, torna forse un po’ verso la prima stagione però ho talmente tanto hype per quei due personaggi che potrei vedermela tutta d’un fiato. #FangBangers
– S3E07. IL FUCKING MONDO DELLE FATE. Che roba pazzesca una serie che ad ogni passo sposta più in alto l’asticella del delirio. #FangBangers
– S3E09. Miglior. Serie. Di. Sempre. #FangBangers #TheBoyzScansatiProprio

– S3E12: finale perfetto per la stagione perfetta. L’elemento soap rappresentato da Sookie è bilanciato da un turbinio di azione e nonsense tutto intorno. Personaggi tutti in palla, perfino Sam (incredibile), e la promessa di far sparire Tara all’orizzonte. 10/10. #FangBangers
Agosto 24
– Ripartiamo con la S4E01 e i primi 10′ di “cosa cazzo sto guardando???”. #MicrowaveFingers
– (E al minuto 24 infranto il sogno di non rivedere mai più Tara.) #MicrowaveFingers
– S4E03. Mi ricordo questa stagione come piuttosto noiosetta, ma Dumb Eric mi fa decollare. #MicrowaveFingers
– S4E07. Ad una certa Vampire Bill ricapitola quello che sta succedendo e Jessicuh lo guarda con la faccia di qualsiasi spettatore: “Maccosa cazzo?”. Stacco e Sookie e Eric, che stavano scopando nel mezzo del bosco, arrivano a casa SCOPANDO. #MicrowaveFingers
– La quarta stagione è effettivamente in calo rispetto alle due precedenti, ma in S4E11 c’è LA SCENA. #MicrowaveFingers

– Finita anche la 4°, che chiude con l’ennesima (falsa) promessa di toglierci Tara dal cazzo. Tanto fumo, poco arrosto e storyline di contorno tutte grossomodo superflue, dai lupi a Tommy per non parlare del fantasma del bambolotto. Peccato solo per Jesus. #MicrowavesFingers
Settembre 24
– “Trasformala”
“Sono l’unica ad aver notato che le manca mezza testa?”
“Deve vivere”
“Anche lo facessi, non posso garantirvi domani non si risvegli da sotto terra completamente ritardata…”
S5E01. Si ricomincia. ❤️ #GodHatesFangs
– S5E03. Se Tara era la piaga di questa serie, Tara Vampira è l’infezione che ne amplifica il dolore.
Fortuna che c’è Pam. #GodHatesFangs
– “Non c’è nessuna Lilith! Siete fottutamente peggio degli umani! Tanto varrebbe pregare leprecauni, unicorni o quelle cazzo di Kardashan”. S5E06 e bentornato Russell Edgington. ❤️ #GodHatesFangs
– In aereo ho chiuso il rewatch della stagione 5, l’ultima di Alan Ball e (imho) la migliore di tutte.
Perfetta in tutto: bilanciata, mattissima, con tutti i personaggi in palla (pure Tara, grazie a Pam) e livelli di satira sublimi. Capolavoro. #GodHatesFangs
– Tweet dedicato alla questione Russell. Miglior villain della serie riesumato e cresciuto episodio dopo episodio per poi risolverlo nel cold opening del season finale in una maniera che più anticlimatica non si poteva. Una cosa geniale. #GodHatesFangs
Ottobre 24
– In viaggio ho ripreso il rewatch iniziando la S6, che a memoria soffriva il calo dovuto all’addio di Alan Ball. Primi tre episodi effettivamente un po’ smorzati in termini di efficacia della satira. Restano ovviamente i nonsense. Quelli sempre top. #Billith
– S6E05 la godibilitá non è male, ricordavo peggio, anche se la qualità di scrittura effettivamente è scesa. Detto questo, la sequenza sulle origini di Warlow che sembra girata da René Ferretti, fotografata da Duccio Patané e interpretata da Stanis la Rochelle è magica. #Billith
– S6E06. Epatite V. E con questa sanciamo definitivamente che The Boyz non ha un’idea che non fosse già passata da qui. #Billith #TheBoyzPrimaDiTheBoyz
– S6E08 per la prima volta la seconda metà di stagione è più floscia della prima metà. La chiusura di Terry, ottima come idea, completamente buttata via; Sam & Alcide nulla cosmico; pure coi vampiri ci si annoia. C’è praticamente solo Sookie che si lagna. #Billith
– (No scusate, c’è anche Sarah Newlin. Evviva Sarah Newlin.) #Billith
– S6E09: una roba continua a funzionare ed è l’uso meta dei vari PG. Epica la nonna che commenta il funerale di Terry come farebbe lo spettatore o il WTF che ogni personaggio esterna quando viene messo in pari su quel che è successo ad altri. #Billith
– E con la S6E10 chiudiamo anche questa penultima stagione, devo dire anche in maniera accettabile.
Ai tempi sulla scena di Eric avevo bestemmiato. Pausetta e poi vai di (gran) finale. #Billith
Novembre 24
– Ultima trasferta dell’anno, direi che possiamo chiudere il rewatch. S7E01 e nel cold opening muore, finalmente, DEFINITIVAMENTE, Tara? Non ricordo, ma se è così stagione già promossa. #TrueEnd
– S7E02. Vedere True Blood nel giorno di queste presidenziali apocalittiche mi sta portando a ridimensionare molto la questione.
“Ho visto Sam trasformarsi IN UN ORSO prima che fosse sindaco!”
“E hai votato comunque per lui?”
“CERTO.”
“Ma… perché?”
“E che ne so.”
#TrueEnd
– Vedere quest’ultima stagione è come vedere Ronaldinho nelle partite del cuore. Non è più LUI, ma i colpi ci sono ancora e quando ne piazza uno l’esultanza è d’obbligo. #TrueEnd
– S7E5 midseason finale. Volendo riassumere: un po’ di somme tirate troppo in fretta (Alcide), la tortura del ritorno della madre di Tara (unico personaggio peggio di Tara), troppa Sookie che si lagna e troppo poco Eric Team. Però manco sta tragedia che ricordavo. #TrueEnd
– S7E08: siamo in dirittura d’arrivo. Bello il ritorno di Hoyt a chiudere il cerchio teen drama con Jessica, meno bella ma volesse iddio definitiva la chiusura del filone Tara&LettyMay. Ora datemi 2 episodi di Eric vs. la Yakuza e ci congediamo in bellezza. #TrueEnd
– Ed eccoci arrivati alla fine di questo rewatch. È stata una bella corsa, goduta forse anche più della prima volta, finale compreso.
True Blood, per me, è la miglior serie di sempre. Questa scena, per me, il suo apice. #TrueEnd


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Buoni propositi 2024: Ottobre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

E’ stato un mese difficile.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Boh, direi nessuna nuova. A due mesi dal traguardo forse ho bloccato una deriva, ma non sono tendenzialmente migliorato in senso assoluto. Adesso penso di aver imparato a togliere le notifiche whatsapp da sistema di connessione dell’auto e quello spero davvero mi dia un’ulteriore spintarella.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Sono stato tanto, troppo, in trasferta in quest’ultimo periodo eppure ho tenuto botta abbastanza bene. E’ però anche il mese in cui, per la prima volta, ho saltato una sessione per mancanza di cazzi senza poi recuperarla in qualche modo. Una volta in 10 mesi non è un dramma, ma spero non sia la rondine che fa effettivamente primavera.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
*Resto sotto la soglia di allarme, ma ho preso un chiletto abbondante. Andando in giro e mangiando fuori spessissimo credo sia fisiologico, ma Novembre deve essere un mese spartano se non voglio soccombere al Natale. C’è da dire che è bastata una settimanella scarsa a regime per sgonfiarmi subito. Vedremo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Cazzaro.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5. Pensavo di avere il traguardo in tasca, ora temo di fallire.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Ed eccoci al primo mese sopra il par. La ciliegina? Avevo preso in prevendita il biglietto del trentennale di Something to write home about e ho dovuto venderlo causa comunione di Giorgio. Mi servono 3 concerti in 2 mesi, ne ho nel mirino zero. Molto, molto complesso.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Still done.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Ormai su twitter parlo da solo. So che lo dico da parecchio, ma inizio a pensare che lo farò sul serio.

Questo articolo non verrà inviato tramite newsletter perchè sono sicuro non interessi a nessuno fuorchè il sottoscritto.

Due

[…]
Ne consegue che egli sa perfettamente come andranno le cose fra Aidi e il sottoscritto. Potrebbe, cortesemente, farlo presente anche a me?
Sorride alla domanda, poi mette su una strana aria fra l’esausto e l’innocente. “Quando un uomo ha passato la linea d’ombra, di tanto in tanto si trova di fronte al se stesso ragazzo” mi fa correre un brivido lungo il filo della schiena. “In occasione di quegli incontri, il giovane prende la parola per primo e rivolge all’altro sempre la stessa domanda.”
“Quale?” balbetto, indifferente alle trombette, agli stravizi e ai propositi di spostarsi in piazza per dar fuoco a quel porco dell’anno vecchio.
Il Manuel lascia andare un sospiro, poi mi guarda dritto in volto e svela: “Valgono ancora le regole che ti eri dato da ragazzo, quando nessuno poteva ricattarti? Sei rimasto fedele a quello che ti faceva sentire libero come l’aria?“.
Il mistero delle sue parole mi ha lasciato addosso un’inquietudine nuova, capace di sopravvivere al rogo in piazza e alla festicciola destroy a casa della Megghi.
[…]

Quando Brizzi ha comunicato di essere prossimo alla pubblicazione di un sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo io, come spesso in queste circostanze, l’ho vissuta bene il giusto. Non curante di quel che questa cosa potrebbe lasciare intendere di me, sono qui a ribadire che il primo capitolo della storia tra il vecchio Alex e Aidi è stato il libro più importante della mia vita, per una serie di fattori che hanno a che fare con l’autodeterminazione. Il goffo, ma tenace tentativo che tra i quindici e i vent’anni si fa per tracciare il perimetro della persona che si vorrebbe almeno provare ad essere. Non sto esagerando. Ero così convinto di dovere tantissimo a quel romanzo, da non averlo voluto rileggere per anni. Ho dovuto aspettare di percepire le mie spalle sufficientemente grandi da tollerare l’eventualità di aver usato come bussola un libro del cazzo. Nel 2015, preso il coraggio a due mani e con ormai piuttosto chiaro in testa la persona che ero effettivamente diventato, me lo sono riletto. Fortunatamente non sono rimasto deluso, ma se vi dicessi che ero sereno nel farlo, mentirei.
Eh, l’ho detto che non esageravo.

Tornare sopra a quella faccenda lì non deve essere stata una roba facile neanche per Brizzi, però, perchè per scrivere il sequel di anni ce ne ha messi addirittura trenta. Un  po’ lo capisco: cosa c’era ancora da raccontare, di quella storia? Come intercetti l’interesse di un pubblico per cui quei trent’anni sono passati? Io per primo ho approcciato la lettura con il forte dubbio che non avesse nulla da darmi/dirmi.
Mi sbagliavo, ovviamente.
Perchè a Brizzi non è solo riuscito il trick di catapultarmi in una vita che ricordo ancora in toni vividi, ma a cui penso per forza di cose troppo raramente, ma anche di farmela vedere con gli occhi di adesso. Se la storia continua formalmente dal punto in cui si era interrotta, la lente con cui ci viene mostrata tiene molto conto del tempo che è passato. E allora non ci vuole un secondo a capire che l’anno raccontato nel libro sia di fatto la rappresentazione dei trenta che abbiamo vissuto noi, tra cambi di prospettive, amicizie, relazioni e obbiettivi. Trent’anni semplificati e velocizzati perchè tutto, a diciotto anni, è più semplice e veloce. Di conseguenza il tema non è la relazione tra due adolescenti dopo un anno di vita a distanza, il tema diventa fare i conti col percorso che si è fatto, tra le scelte prese e quelle che ci sono state imposte, e capire se sia ancora il caso di voler bene a noi stessi.

A scrivere questo post ci ho messo parecchio, rivoltandolo più volte.
Il paragrafo che ho riportato ad inizio post, quella domanda in grassetto, è uno schiaffo che mi ha colpito dove già avevo male. L’idea iniziale era di provare a rispondere, ma ne sarebbe venuto fuori un testo simile a quello che ho scritto qualche mese fa per spento, probabilmente anche più brutto (l’ho appena riletto e, per una volta, non mi sono vergognato). Il punto quindi non è tanto rispondere, ma continuare a farsi la domanda. Perchè è vero che oggi la vita può ricattarci e portarci ad infrangere le regole che ci eravamo dati, ma quelle regole non cessano di esistere. Possiamo averle cambiate, riviste, aggiornate, ma sulla base del non ritenerle più giuste, non del non riuscire più a rispettarle.
Altrimenti è barare.


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