Io non sono stato uno dei primissimi utenti del fu Twitter, ma ci bazzico da una generosa porzione di tempo. Diversi anni fa era molto comune avere nella propria bio la dicitura “Retweet is not endorsement” ad indicare che i contenuti altrui eventualmente ricondivisi non fossero necessariamente specchio del punto di vista di chi li stava ricondividendo.
Una roba che mi è sempre sembrata di un’idiozia pazzesca.
L’usanza, col tempo, è andata sparendo o quantomeno è scomparsa dalla mia bolla, ma credo sia sempre rimasta in qualche modo sepolta nell’angolo della mia testa in cui perculo le iniziative che trovo stupide.
Un mesetto fa avevo in cuffia il disco di uno dei gruppi cardine della mia teenage e mentre lo ascoltavo mi sono trovato a pensare che probabilmente oggi cantare quei pezzi potrebbe risultare inappropriato o offensivo. La definizione di “invecchiati male”. Eppure oh, a me di cantarli non è mica passata la voglia. E non perchè io voglia resistere ad una fantomatica dittatura del politicamente corretto, ma perchè vivo molto serenamente cantare una roba che non rispecchia il mio reale punto di vista sulle possibilità di rapire una tizia e torturarla fino a che ammetta di essere innamorata di me (NdM: non sono favorevole).
Sono anche piuttosto sicuro del fatto che nessuno degli amici che seguivano il gruppo in questione avesse un’idea diversa dalla mia così come potrei addirittura a spingermi a dire che perfino i quattro che hanno scritto il pezzo non è che credessero fermamente in quella visione dei rapporti uomo/donna.
Ma poi figuriamoci se mi frega qualcosa di cosa possa pensare il prossimo in merito alla musica che ascolto. Voglio dire, se davvero qualcuno vuole farsi un’opinione di me sulla base della roba che mi sparo in cuffia spero bene questa opinione sia negativa, è gente che non mi dispiace si autoelimini dalla mia vita.
E allora mi è riaffiorato il ricordo di quella vecchia minchiata di twitter e ho pensato che avrei potuto farci una maglietta allo scopo di ridere di tutta questa questione.
Ora, è evidente che tutto questo abbia una logica piuttosto contorta. Voglio dire: mi vedi con una maglia del genere e la prima cosa che sei legittimamente portato a pensare è che io ritenga davvero di dover fare una precisazione del genere.
Però ecco, non è che mi interessi più di tanto l’idea che si possano fare di me sulla base delle magliette che metto.
A me continua a far molto ridere.
La sfiga al massimo è di chi legge le robe che scrivo e che si deve ciucciare gli spiegoni di come mi funziona il cervello.
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