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Marzo 2024

Buoni propositi 2024: Marzo

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Terzo mese, le cose da dire iniziano a diventare pochine.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Alcuni giorni mi sembra di essere sensibilmente migliorato, altri mi sembra non sia cambiato nulla. Fino a che continuerò a far caso a quanto uso il telefono credo che quantomeno io possa tenere il problema sotto controllo e forse è il massimo a cui posso puntare. Continuo comunque ad impegnarmici.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Un altro mese chiuso tenendo botta, un altro mese chiuso alzando l’asticella. 4,1 km in 30 minuti è il ritmo cui sono arrivato nella versione potenziata (*) del programma 4 per il mio tapis roulant. Devo dire che se non sono arrivato al mio limite, non credo di esserci troppo distante perchè finisco gli allenamenti in evidente carenza di ossigeno. Le gambe, perlomeno, sembrano reggere. Probabilmente passare al programma 5 sarà un mezzo passo indietro in termini di ritmo, almeno nella sua versione iniziale, vedremo come va. Devo dire che per la prima volta questo mese  mi è capitato di sentir suonare la sveglia e non avere mezzo cazzo di alzarmi per andare ad allenarmi. Pensavo che la regolarità mi avrebbe aiutato in questo, ma evidentemente non è così. Per ora non ho comunque ceduto.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Obbiettivo centrato.
Il difficile ovviamente è mantenersi, ma non sarà un mio problema oggi perchè ho in realtà deciso di continuare a scendere. Ho arbitrariamente fissato la mia zona di forma tra i 77 e gli 81kg e proverò ad arrivarci continuando a gestirmi come in questi mesi: controllato, ma non a dieta ferrea. Pasqua primo vero banco di prova.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Due mesi che non salgo su una tavola. Vaffanculo. La verità vera è che non ho i coglioni di mettermi nel corsello box con lo skate senza l’alibi di mio figlio, ma ho anche paura di farmi male e compromettere la cosa della corsa che invece sta funzionando. Non dico di essermi arreso, ma sarei il primo sorpreso di portarla a casa.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sono andato a vedere “La zona di interesse” e ne ho parlato qui sopra qualche giorno fa. Siamo a 2, ne mancano 4.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Sto mese zero di zero, ma ero a credito di un concerto e quindi niente allarmismi. In realtà avrei avuto mezza intenzione di andare a sentire gli Svalbard qualche sera fa, ma sarebbero stati ancora una volta 30 euro per sentire solo un gruppo spalla in un contesto di musica irritante, come era successo coi Deafheaven. Sto giro ho ceduto al lato oscuro e passato la mano. Si resta fermi a quota 3.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Sempre chiuso, sempre da definire più avanti. Forse potrei crederci ad Agosto.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Nulla da segnalare. Però da quando corro in diversi mi hanno chiesto di fare Strava e non sto cedendo, conta qualcosa?

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La zona di interesse

Sul finire dell’anno scorso ero andato a vedere il film di Paola Cortellesi “C’è ancora domani”, spinto dalla Polly. Alla fine, come capita spesso, avevo scritto nella chat che ho con alcuni amici per parlare di cinema e serie TV cercando un confronto perchè, pur avendolo trovato un bel film, non ero nelle condizioni di dire che mi fosse propriamente piaciuto.
Così usai una metafora:

Ecco, ieri ho visto “La zona di interesse” e posso confermare che la sensazione era davvero quella.

Direi che di un film come “La zona di interesse” si può tranquillamente parlare senza necessità di SPOILER alert, ma siccome non posso mai essere sicuro del livello di disagio di chi legge premetto che sì, potrei inserire commenti relativi a quello che succede nel film e che, incidentalmente, è quello che è successo ad Auschwitz negli anni ’40 del secolo scorso.
Ad essere del tutto onesti però io sono uscito dalla sala piuttosto convinto che i nazisti in questo film siano semplicemente un pretesto, l’estremizzazione necessaria a far passare un concetto più trasversale e attuale, che ha a che fare con l’etica, il lavoro e la ricchezza. Andiamo però con ordine.
Il film ci racconta la vita della famiglia di Rudolf Höß, comandante SS a capo del campo di concentramento di Auschwitz, vita che si svolge in una casa costruita appena oltre la recinzione del campo, in quella che fu definita appunto “zona di interesse”. Il tema è semplicissimo: illustrare come per quelle persone fosse possibile condurre un’esistenza normalissima nonostante si trovassero a pochi metri da un luogo infernale di morte e disumanità che non smetteva mai, nemmeno per un secondo, di palesarsi tale. Il film trasmette questo messaggio in maniera potentissima con il suono e con le immagini, ma riesce a far percepire chiaramente come anche altri sensi che non possono essere coinvolti dal mezzo cinematografico fossero costantemente esposti all’evidenza, su tutti l’olfatto. Eppure anche noi spettatori, pur costantemente investiti dal “rumore di fondo”, tendiamo ad abituarci durante la visione e filtrare quelle frequenze, dopo un po’, realizzandolo solo quando il rumore per qualche motivo cessa. Sotto questo punto di vista davvero un lavoro egregio, che effettivamente merita di essere goduto in una sala cinematografica.
Come dicevo prima però la cosa che più mi ha colpito di questo film, il suo lascito nella mia testa, è che di massima ci presenta una persona brava nel suo lavoro, che fa carriera e grazie a questo eleva il suo stato sociale. Con lui, una moglie che gode di questa ricchezza e che non ci vuole rinunciare. Nessuno dei due è ignaro di cosa ci sia alla base di quel lavoro e di quella ricchezza, ma come ci si abitua alla vista del fumo delle ciminiere, all’odore dei corpi bruciati e al suono degli spari, ci si abitua anche all’idea di essere ricchi sulla pelle degli altri.
L’idea del film però non è normalizzare dei mostri, attenzione.
L’idea è (credo) sottolineare come la soglia della nostra disattenzione selettiva sia labile e possa essere alzata fino ai livelli estremi di chi viveva nella Zona di Interesse. Saremo sempre disposti a fare qualcosa di brutto agli altri per ottenere qualcosa di bello per noi, quanto brutto e quanto bello dipende ovviamente da noi, ma non ci sarà mai un limite alla nostra capacità di non vedere quello che stiamo facendo. In questo senso ho trovato davvero “bellissime” tutte le scene in cui Rudolf è mostrato al lavoro, perchè sono costruite appositamente per non risultare diverse dalle riunioni aziendali di nessuno di noi: processi, ottimizzazioni, progetti, scadenze e obbiettivi. Tutte cose normalissime se non ci si sofferma a riflettere sul fatto che siano destinate allo scopo di sterminare un popolo. Ovviamente l’esempio è estremo, ma quanti di noi lavorano tutti i giorni per alimentare una macchina socioeconomica che, di fatto, si fonda sul mantenere un certo numero di esseri umani in condizioni di povertà? Ve lo dico io: tutti.
Adesso vi racconto il finale del film, paro paro.
Rudolf, felice di poter tornare a fare quello che sa fare meglio (ottimizzare processi di sterminio) e di tornare a vivere con la propria famiglia nella Zona di Interesse, scende una rampa di scale. Ad un certo punto si ferma e ha dei conati di vomito. Il film ci spiega, con una scelta di immagini e montaggio molto bella ed efficace, che per un secondo la consapevolezza lo investe. Un uomo che “non ha alcun problema a dormire la notte”, nonostante il lavoro che fa, per un breve momento è sopraffatto dal peso delle proprie azioni e delle proprie scelte, di cui non è mai stato inconsapevole nè genuinamente ignaro.
Poi gli passa e continua a scendere le scale verso l’oscurità.
Come nulla fosse.

Boh, forse sono io che ultimamente ho un po’ il tarlo per questo argomento e probabilmente questa lettura arriva dal fatto di avere in testa il tema già di mio, ma sono seriamente convinto che guardare questo film e fermarsi al fatto che parli di nazismo è perdere l’occasione di riflettere su quanto siamo capaci noi tutti, ogni giorno, di non sentire i rumori che arrivano da oltre il muro che abbiamo creato a protezione del nostro privilegio.

Madonna che pistolotto che ho sparato sto giro.


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