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Dicembre 2023

Buoni propositi: una lista per il 2024

Una roba che non ho mai fatto è darmi dei propositi per l’anno nuovo.
Mi capita, come a tutti, di auto-assegnarmi degli obbiettivi a corto, medio o anche lungo termine, ma questa cosa è sempre dipesa da raptus e/o prese di coscienza che nulla hanno a che fare con il cambio di anno. Sto giro invece provo a gestirla diversamente e ad entrare nel 2024 con una serie di obbiettivi scritti nero su bianco, con cui fare i conti tra dodici mesi. Essendo una di quelle persone che sentono il peso di non dover deludere il prossimo, ma non sè stessi, forse questo post mi aiuterà a rendere più concreto questo mio impegno o, quantomeno, meno semplice fingere di non averlo mai avuto.
Mettiamo qui la lista e vediamo come va a finire.
– Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
– Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
– Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
– Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
– Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
– Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
– Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
– Voglio chiudere/congelare qualche account social.

Otto propositi listati dal più difficile al più semplice, ma calcolando che a metà lista c’è la possibilità che io chiuda dei trick in skate si tratta di un elenco decisamente ambizioso. E’ evidente i primi 4 punti siano i più complessi da finalizzare, ma proprio per questo dovrei potermi ritenere soddisfatto solo con un risultato finale di 6 su 8, perchè implicherebbe ragionevolmente aver portato a casa metà dei traguardi davvero ostici oltre alla totalità di quelli abbordabili. Che, in ogni caso, sono tutt’altro che scontati.
In questo momento non scommetterei su di me, la vedo davvero tanto in salita.
Sebbene questo 2023 sia stato per molti versi migliore del 2022, temo che il percorso di dis-imbruttimento che mi auguravo di compiere alla fine dello scorso anno sia ben lontano dall’aver ingranato e forse è anche perchè ho tenuto il progetto su un piano troppo teorico e svincolato da azioni effettive e concrete sulla mia vita quotidiana.
Adesso queste azioni le ho definite, almeno sulla carta. Ora non resta che verificare se e cosa riuscirò davvero a fare.

Questo post non finisce nella newsletter perchè non riguarda nessuno oltre a chi scrive.

I dischi del 2023

Giorni fa leggevo che il wrapped di Spotify, il riepiloghino scopo condivisione con cui la nota app di streaming notifica ai suoi utenti le rispettive statistiche di ascolto per gli 11 mesi precedenti, stia creando nelle persone un certo disagio. Sarebbe facile mettersi qui a fare il Crepet della situazione e lagnarsi di questi giovani d’oggi che non fanno che lagnarsi, ma purtroppo io il meccanismo alla base di questo stress lo capisco benissimo.
La musica è soprattutto posa.
Chi si considera appassionato vive una relazione tossica, in cui si sente per qualche ragione costretto a dimostrarsi all’altezza della propria passione. Con gli altri, ma anche un po’ con se stesso. E’ il meccanismo per cui abbiamo dovuto inventare la definizione di “guilty pleasure” per definire quei dischi/artisti che ci piacciono, ma che non possiamo semplicemente ammettere ci piacciano, oppure il motivo per cui quando su twitter inizia a girare la moda di fare una classifica dei migliori 10 pezzi dei Beatles nessuno ci mette Yesterday, Let it Be o Hey Jude. Ogni appassionato ha la propria barra da tenere dritta, i propri confini da non valicare relativi sì alla bolla di appartenenza a cui tende, ma soprattutto all’idea che ha di se stesso. Per questo motivo nessuno dovrebbe essere costretto a fare i conti con il dato reale, freddo e inappellabile. Per molti è davvero un brusco tuffo nella realtà dei fatti.
Pagherei per vedere il wrapped di Scanzi, per esempio. Probabilmente però è uno di quelli che per sentire quello che gli piace veramente usa l’account della compagna. Che non si sa mai.

Io non uso più Spotify e non ho un wrapped da condividere, quindi non so dire se i dischi che mi sono piaciuti di più in questo 2023 siano anche quelli che ho ascoltato di più. Non ho neanche sentito così tanta roba da poter fare una vera e propria classifica, a voler guardare, quindi forse la cosa migliore è mettervi qui qualche disco con annesse considerazioni. Magari a qualcuno viene voglia di recuperarseli e dirmi cosa ne pensa. Per mero folklore, mi invento delle categorie a caso.

Disco “Grazie al cazzo, è piaciuto a tutti” 2023: The Record – Boygenius
E’ uscito a fine Marzo ed è probabilmente uno degli eventi musicali di questo 2023. Lo hanno presentato con 3 pezzi in anteprima, che poi sono diventati 4, e siamo capitolati grossomodo tutti perchè sono 4 capolavori. True Blue su tutti, anche se al fotofinish. Il resto del disco secondo me non ha tenuto il passo delle aspettative, nonostante Cool About It sia anche lei clamorosa, e adesso che sono passati diversi mesi posso dire che probabilmente avrei apprezzato di più un EP di sei/sette canzoni. Resta comunque un gran bel disco, che merita l’hype che lo circonda. Forse dovrei solo ascoltarlo in shuffle, per evitare di rimetterlo dall’inizio dopo Not Strong Enough.

Disco “Ma questo non è uscito nel” 2023: You’ll be fine – Hot Mulligan
Ad una certa ho scoperto che i vincitori della categoria “Ma questo disco non è uscito nel” 2022 sarebbero venuti a suonare in Europa insieme a tali Hot Mulligan e così ho pensato di recuperare qualcosa. SBAM! Innamorato alla follia. Autocitandomi: arpeggini che rimandano diretti al midwest emo, intrecci vocali serrati e ruvidi e un generale senso di urgenza, simile a quello di chi vuole comprimere un concetto elaborato dentro ad un tweet. A volte non è chiaro da subito, va riletto più volte e non è immediato capire dove voglia andare a parare, ma facendo uno sforzo nella direzione della comprensione si arriva col dar loro ragione. Nel 2023 sono usciti con un disco nuovo, ma questo è meglio. Dal vivo sono i capi del mondo.

Disco “Non invidio la vita di quelli a cui non è piaciuto” 2023: Suicide and Sunshine – Trophy Eyes
Questo è probabilmente il mio disco dell’anno. L’ho comprato e le spese di spedizione dall’Australia mi sono costate circa tre volte il prezzo del CD, fortuna che poi nella confezione il disco non c’era neanche e così ho pagato 30 dollari di UPS per un booklet. Va beh. Volendo stare sul piano musicale, è un disco derivativissimo che pesca a piene mani da tantissime robe anni zero, quindi la cosa interessante sarebbe capire come mai sia riuscito ad entrarmi così tanto sotto pelle a differenza di molti altri, ugualmente derivativi, che invece cestino senza remore finendo al massimo per rimettermi in cuffia le cose cui si ispirano. La risposta che mi sono dato è che questo è un bel disco, gli altri no, e che la discriminante tra un disco bello ed uno brutto non è nel suo essere o meno derivativo.

Disco “Inutile, ma bellissimo” 2023: Suburban Legend – Durry
Gli Imagine Dragons con una spruzzatina di emo. Non saprei come altro definirlo, però mi è piaciuto un sacco.

Disco “Ma non eri morto?” 2023: Glorious Sunset – Hundred Reasons
Ogni anno esce qualche disco di gente che eravamo convinti si fosse data ad altro. In molti casi sarebbe stato largamente meglio se la nostra percezione fosse coincisa con la realtà dei fatti, ma ci sono anche qui alcune eccezioni. Il ritorno degli Hundred Reasons per me è stata una bellissima sorpresa, perchè se ne sono usciti con un disco onestissimo di alt-rock anni zero. Genuino e orgoglioso del suo essere fuori tempo massimo. L’ho ascoltato parecchio.

Disco “Perchè mi fai questo????” 2023: Dove si muore davvero – Quercia
Sono usciti diversi dischi che hanno frustrato parecchio le mie aspettative, quest’anno, ma la botta peggiore probabilmente me l’ha data il disco dei Quercia. Non saprei neanche dire se i pezzi siano brutti perchè il mio problema è proprio che l’hanno registrato tutto sbagliato, con dei suoni tanto orrendi da rendermelo indigeribile. A pensar male si fa peccato etc. etc., ma la brutta sensazione è che si siano ritrovati con una manciata di pezzi troppo simili a quelli del disco precedente e abbiano provato a fare la differenza in fase di mix. Cattiveria gratuita? Mi sa di sì e loro non se la meritano, quindi spero di essere io il problema e che piaccia a tantissime persone.

Disco “Non esco in CD per farti un dispetto” 2023: Higher Lonely Power – Fireworks.
EDIT: Dopo aver passato tutto l’anno a citare questo disco tra i miei preferiti del 2023, al momento di scrivere questo pezzo mi sono autoconvinto non so in base a cosa che fosse un disco dell’anno scorso e quindi non l’ho messo in elenco nella prima stesura di questo pezzo. Va detto che un po’ se lo meritava perchè, appunto, non è uscito in CD.


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Una volta qui erano tutti pezzi d’opinione

A Ladispoli hanno deciso non sia più il caso di far esibire Emis Killa a Capodanno (ref.).
Onestamente dopo questa frase fatico anche ad andare avanti a scrivere perchè basta rileggerla due volte per rendersi conto di quanto si stia effettivamente discutendo del niente più assoluto. Siccome però è molto probabile io adesso parta con un pistolotto infinito tra il filosofico e lo psichedelico, mi sa che ogni tanto la riprenderò per riportare l’implausibile lettore al fatto che stiamo comunque discutendo di Ladispoli che non fa esibire Emis Killa.
Ad ogni modo.
E’ successo che dopo l’omicidio di Giulia Cecchettin il dibattito relativo al femminicidio e alla violenza sulle donne è tornato, come capita ogni volta, d’attualità. Come capita ogni volta, abbiamo assistito ad ogni genere di volteggio attorno all’argomento nel tentativo di “fare qualcosa in contesto” ed entrare nel dibattito nazionale. Su questa cosa non voglio scrivere altro perchè mi fa troppo disgusto e sono ancora troppo incazzato, perdonatemi.
Torniamo quindi a Ladispoli che “non vuole essere da meno, anche lei il suo vagone da attaccare in fondo al treno” (cit.) e così il sindaco decide che il concerto di Emis Killa previsto per capodanno non si farà. Il rapper, ci spiegano, rischia di veicolare un messaggio sbagliato. Qualcuno in sostanza potrebbe non capire che quella di EK sia una rappresentazione cruda della realtà e non un invito alla violenza di genere. Cliccate sul link che ho messo, vi prego. Anzi, ve lo rimetto qui. Il comunicato dice davvero così.
Un tentativo incredibile di equilibrismo tra il fare qualcosa (a caso) intorno al tema della violenza di genere, tenersi comunque buono l’artista (perchè non è colpa sua eh, è il pubblico che non capisce) e giustificare il fatto che i testi di Emis Killa fossero lì esattamente uguali anche quando l’avevano fatto suonare l’anno precedente. 
Io qui mi devo fermare a respirare, che se no attacco a bestemmiare.

Parliamo di Emis Killa.
Ho appena cancellato un paragrafo infinito in cui riprendevo “esternazioni discutibili” del tipo, perchè di fatto non ha senso stare qui a discutere il personaggio. La cosa su cui però dovremmo ragionare, tutti, è che questo episodio di Ladispoli gli permetterà di continuare la sua crociata verso il “politically correct che non ti fa più dire niente”. Un argomento particolarmente caro all’artista e a tanti suoi colleghi nel genere, stando ai quali esisterebbe una sorta di PC Army che non permette loro di esprimersi liberamente. Un esercito che, immagino, abbia il giorno di riposo ogni volta che Emis Killa dice: “Quelli del politicamente corretto devono succhiarmi il cazzo” su un palco e di fronte a centinaia o migliaia di persone. Perchè è quello il punto. Una fetta nutritissima di rapper sostiene che esista un limite a quello che si può dire nelle canzoni, ma simultaneamente bercia orgoglioso di battersene il cazzo.
E allora che limite è?
Soprattutto: come siamo arrivati a farci convincere che non aderire a quelli che dovrebbero essere diktat del politically correct sia qualcosa di speciale e/o anticonformista? La maggior parte dei rapper si vanta di farlo e stando alle classifiche i loro dischi sono l’unica musica ascoltata nel Paese. Potete dirmi che siano gli artisti ad influenzare le masse, ma io ho sempre pensato che siano le masse ad influenzare gli artisti, soprattutto quelli che hanno la spasmodica necessità di flexare i propri numeri. Non ho il minimo dubbio che Emis Killa creda davvero in quel che dice, ma sono anche sicuro che se le sue idee politiche e sociali togliessero incassi più di quanti ne portano, inizierebbe a tenersele per sè.

“Se il politically correct non esiste, perchè non lo fanno suonare a Ladispoli? EH?”
Il politically correct esiste, ma non ha niente a che fare con una scelta opportunistica ed evidentemente sporadica fatta dal sindaco di Ladispoli.
Il politically correct, se proprio vogliamo chiamarlo così, è un insieme di valori che si sta facendo strada nella nostra società e sta rivoluzionando alcuni aspetti del nostro vivere. Non mi interessa neanche star qui a dire se in modo positivo o negativo, quella è opinione soggettiva, ma di sicuro non è oggi un pensiero dominante o tantomeno una legge inderogabile.

Un’ultima cosa.
Qualche settimana fa Marky Ramone avrebbe dovuto suonare al CSA Baraonda, ma non è salito sul palco perchè era esposta la bandiera palestinese. I ragazzi del CSA si sono rifiutati di toglierla e gli hanno detto che poteva benissimo non suonare.
In questo articolo è inserito un video in cui spiegano al pubblico quello che è successo e, secondo me, hanno fatto molto bene a dirgli di tornarsene a casa.
Io, però, la schiena dritta di Marky Ramone la rispetto. Combatte per delle idee di merda, ma si fa carico delle conseguenze che questa linea gli porta.
La cosa che fa ridere, di tutta la questione Emis Killa, sono le stories in cui fa la vittima. Se davvero sei convinto di lottare contro un pensiero unico e di ribellarti ad un sistema, devi tenere la testa alta.
Altrimenti sei solo uno che grida slogan di comodo per fare il bulletto davanti ai fan.


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