Ed eccoci qui a rimetterci i panni del rimastone giapponese in trincea vent’anni dopo la fine della guerra per parlare della musica che ho ascoltato quest’anno, come era grossomodo obbligatorio fare una decina di anni fa e sembra invece molesto fare oggi, che tanto ci sono le statistiche colorate delle app a farlo per noi. Considerato non freghi davvero niente a nessuno della musica che abbiamo ascoltato, non perderci dietro del tempo e lasciar fare agli aggregatori di numeri sarebbe una scelta intelligente, in effetti, ma cosa diciamo noi al Wrapped di Spotify? “Not today!“, esatto.
A questo punto allora tanto vale far saltare tutti i paletti ed iniziare a raccontare la cosa per quel che è, ovvero che di massima i dischi che mi trovo a consumare sono raramente uscite contemporanee, ma si tratti invece di roba datata che, per qualche ragione, io scopro molto dopo la pubblicazione.
In questo 2022 per esempio, la roba che ho ascoltato di più sono due dischi degli Spanish Love Songs, uno del 2017 e uno del 2020.
Ho iniziato dal secondo, che si chiama Brave faces everyone, etichettandolo come un dischetto niente di che da cui però non riuscivo a venire fuori. A quel punto ho provato ad approfondire sentendo il disco prima, Schmaltz, convincendomi quasi subito fosse uno dei miei dischi preferiti di sempre. Oggi, dopo circa dodici mesi di riflessioni, ad una domanda secca forse risponderei che Brave faces everyone è il più bello tra i due dischi, ma che in Schmaltz ci sono le canzoni più belle. Raccontati i due parole, gli SLS sono la trasposizione perfetta del mio mood in questo 2022, ovvero il racconto di una persona che non è sempre è stata presa benissimo. Lungi da me voler vendere una visione romantica dell’essere presi male, narrazione che fa abbastanza danni soprattutto a chi ha un reale problema di depressione e si trova a viverlo senza capire come mai per il mondo sia una roba cool, ma è vero che il mio umore è molto legato a quello che ascolto e non sempre quel che chiedo alla musica è di tirarmi su il morale. Spesso invece mi serve per chiudermi dentro il malessere, in apnea, fino a che diventi necessario, imprescindibile, tirar fuori la testa.
Ad ogni modo il punto è che qui abbiamo due dischi monumentali che fareste bene ad ascoltare se non siete in una fase della vita in cui vi sembri appetibile sdraiarsi sui binari del treno e aspettare. In quel caso, fossi in voi, opterei per qualcosa di diverso.
Il fatto che a Giugno avessi organizzato una trasferta a Londra in giornata solo per vederli suonare e questa sia saltata 3 giorni prima insieme al loro intero tour europeo direi che, a posteriori, è perfettamente in linea con quanto detto sin qui riguardo la loro musica.
Pur essendo verissimo che la maggior parte di quel che ho ascoltato in quest’anno non sono dischi usciti quest’anno, ci sono un pugno di cose targate 2022 a cui ho dedicato abbastanza tempo ed ascolti da citarle in un resoconto di fine anno. Sono queste:
Nei sogni nessuno è monogamo (Dargen D’Amico): certamente non il miglior disco del novello idolo delle masse DD, manco nei primi tre volendo. Al suo interno riesce però ci piazza Patatine, la più alta espressione ad oggi del cantautorato millennials senza se e senza ma, e Dove si balla, che se non è il pezzo più grosso della musica italiana di quest’anno solare allora ditemi voi. Anzi non ditemelo, che avete torto. Ce n’è quindi abbastanza per mettere il disco tra le cose positive della stagione senza necessariamente passare per fanboy.
Asphalt meadows (Death cab for Cutie): non il mio gruppo preferito, mai stato sul loro carro neanche ai tempi di Transatlanticism, ovvero quando non averli come riferimento era illegale in diversi blog e siti che ero solito frequentare, eppure questo dischetto qui è veramente bello. Non bello tipo lo ascolto 10 volte in due settimane e poi mai più, bello che dopo tre mesi ancora ieri mi è venuta voglia di rimettermelo in cuffia. Che poi è il motivo per cui sta in questa lista mentre 11:11 dei Pinegrove non c’è.
Tekkno (Electric Callboy): passate oltre, che davvero non è cosa. Qui dovrei linkare un pezzo sul concetto di guilty pleasure che ho provato a buttare giù mille volte negli ultimi mesi, ma che alla fine non ho mai scritto. Amen. Il succo è che ho smesso da tempo di sentirmi in colpa per la musica che mi piace e questa roba qui, a me, piace. Ignorante, volgare, caciarona e intollerabile a chi cerchi la qualità? Sì, ma mi piace comunque. Tekkno è il disco degli EC uscito quest’anno e forse è anche troppo marcatamente incentrato sul passare il concetto del “non prendeteci sul serio”. Io gli preferisco l’esordio, Bury me in Vegas, che ho scoperto comunque quest’anno e che ho ascoltato molto di più perchè non ho il minimo problema col fatto che ‘sti ragazzi credessero nella loro roba. Siccome però ho detto che avrei fatto una lista di dischi del 2022 ci metto Tekkno che è cmq una bella pera di ignoranza e buon umore.
Quanto (Gazebo Penguins): nella mia testa la relazione tra Gazebo Penguins e Fine before you came è la stessa che c’è tra Better Call Saul e Breaking Bad. Non so dire perchè, vedo i primi un po’ come i figliocci dei secondi, ma che se poi vai bene a guardarci dentro gli riconosci quel qualcosa in più. Questo è il loro quarto disco ed essendo uscito da una manciata di giorni sono ancora in quella fase per cui: “è la roba migliore che abbiano mai scritto omioddioooohh”. Che lo sia o meno è abbastanza irrilevante, importa invece che sia un bel disco e lo dico da persona a cui Legna e Nebbia, rispettivamente il primo ed il terzo dei loro lavori, non sono mai piaciuti.
Never before seen, never again found (Arm’s length): questo è un bel disco di emo fuori tempo massimo. Ne esistono millemila uguali e probabilmente pure più belli usciti quando ancora a qualcuno importava di questa roba, quindi se non vi piace lo capisco e non ho nulla da ridire. La traccia numero due però si chiama Object Permanence e credo di aver fatto io metà abbondante degli stream che ha su Tidal e Youtube. E’ una canzone meravigliosa di cui ne esistono millemila uguali etc etc. Il disco è uscito solo su vinile, il che mi toglie dall’imbarazzo di doverlo comprare essenzialmente per un pezzo, ma forse non è neanche così male come ve lo sto raccontando. E’ solo che non tiene il passo con quella canzone.
New Preoccupations (Caracara): tempo fa ho iniziato a mandare articoletti di musica ad un sito/blog di amici che mi è sempre piaciuto. Dopo qualche mese da che ho iniziato a mandargli roba, il sito ha chiuso. Non sono uno che crede alle coincidenze. L’ultima roba che gli avevo mandato parlava di questo dischetto qui, che è un lavoro anonimo di una band di cui non sentirete probabilmente mai parlare, ma che per un mese abbondante mi ha fatto da colonna sonora in questo 2022. Volendolo definire, è un disco con canzoni a mio avviso molto belle e che potrei ascoltare dieci volte al giorno senza che mi venga mai in mente di inserirle in una playlist. Derivative in culo eh, ma sta a vedere che da me vi aspettate ancora qualcosa che non lo sia. Eddai.
Canzoni da odiare (Elephant brain): solo cose belle per gli Elephant Brain, ho cagato loro il cazzo mesi per sapere quando avrebbero suonato a Milano e poi quando è successo ho preso il COVID, ma va beh. Il disco nuovo, rispetto al precedente (qui), è un po’ meno centrato su certe sonorità che quelli che ne sanno definirebbero “midwest” e prova ad aprire ad influenze meno compatte. Parlando con chi nel disco ci ha suonato ho citato i Biffy Clyro e gli stessi Death Cab for Cutie di cui sopra. Mi è stato risposto di averci preso. Magari mi si dava solo la tara come si fa coi matti, ma a sto punto ve la riporto come una roba certificata.
Ho vissuto confusione (Requiem for Paola P.): altro disco italiano, ma a differenza dei precedenti questo non lo aspettavo per niente e non l’ho visto arrivare. I Requiem for Paola P. sono uno di quei casi in cui la mia testa fonde due gruppi insieme e li associa come fossero lo stesso, nello specifico con i The Death of Anna Karina, probabilmente per via dell’essere italiani e boh, forse del nome riferito a donne morte. Anche loro sarei dovuto andare a sentirli, ma anche con loro la situazione sanitaria si è messa di traverso. Il disco è davvero molto bello però, a partire dal singolo Porto rancore.
Otto dischi usciti nel 2022 che a me sono piaciuti abbastanza da parlarne.
Pochi? Boh, probabilmente sì, ma a me direi che bastano.
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Nel trip degli Spanish Love Song mi ci ha fatto cadere tu! E sui Caracara niente da aggiungere, Ohio è uno dei pezzo che ho ascoltato di più nel 2022.
Arm’s length condivido tutto, disco come mille altri che abbiamo ascoltato mille volte, ma ci cascheremo sempre e comunque. Bastano 2 o 3 canzoni ben fatte, e ci gasiamo come fosse la roba più figa mai sentita.
Electric Callboy avevo provato a sentirli vedendoli condivisi da te su qualche social ma.. non ce la faccio! :D
Gazebo Penguins sono a metà tra “Ah ok, sempre loro, niente di nuovo” e “cazzo però son sempre fighi”.
Degli Elephant Brain mi ha acchiappato subito il primo pezzo, ma poi andando avanti non mi ha tenuto li il disco.
Tra i dischi usciti quest’anno che secondo me potrebbe piacerti c’è “Pastlife” di Daywave. Molto estivo come sonorità, ma ci sono dentro dei bei pezzi.
Adesso me lo sparo il disco di Daywave, non conosco.
Grazie!
Ecco il link del pezzo sul concetto di guilty pleasure: https://extended-play.it/ha-ancora-senso-il-concetto-di-guilty-pleasure/
(c’è un refuso nel paragrafo dei Caracara; il sito Ha chiuso)
Ecco vedi, ho fatto bene a non scriverlo io alla fine, lasciamo fare a chi è capace. ;)
(Thx, correggo!)