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Immaginate che apra una nuova banca in una nuova nazione, e che produca una valuta che chiameremo scellini. Ora immaginate che questa banca attiri dieci clienti, ognuno dei quali desidera prendere in prestito dieci scellini. La banca mette gli interessi al 10 percento, in modo che ognuno dei clienti debba restituirle undici scellini. Ma come fanno queste dieci persone a restituire undici scellini se non solo non li hanno, ma non esistono nemmeno scellini a sufficienza? I debitori saranno costretti a trovare un modo di ottenere gli scellini extra l’uno dall’altro. Pertanto si rende subito necessaria una competizione. Se uno dei debitori dovesse ritrovarsi senza più uno scellino, allora gli altri nove avrebbero tutti gli undici scellini da rendere alla banca, mentre allo sfortunato decimo debitore non resterebbe che chiedere in prestito altri soldi. Ecco allora che viene creato del nuovo denaro e l’economia cresce.
Ma non è sempre stato così. Per gran parte della nostra storia sistemi del genere sono stati categoricamente proibiti. La parola “usura” viene oggi utilizzata per descrivere tassi d’interesse eccessivi nella restituzione di un debito, ma nell’uso originario la parola si riferiva a qualunque interesse richiesto su una somma prestata. La scrittura si è sviluppata dopo il denaro, perciò non ci è dato sapere a quale epoca remota risalga il tabù, o perché i nostri antenati dell’Età del Bronzo fossero così contrari all’idea.
Ciò che sappiamo è che le leggi antiche a cui possiamo risalire proibivano esplicitamente l’usura. Nel Nuovo Testamento, quando Gesù ribaltò i tavoli al tempio, la sua rabbia derivava dal fatto che i creditori di denaro praticassero l’usura.
Gesù è conosciuto come un tipo generalmente non violento, perciò se facciamo caso al fatto che tutti gli altri peccati, la crudeltà e le ingiustizie del mondo non gli facessero mai perdere le staffe, possiamo farci un’idea di quanto l’usura fosse considerata scandalosa all’epoca. Altri che denunciarono l’usura furono Platone, Mosè, il profeta Maometto, Aristotele e Buddha. Se una schiera di personaggi del genere è tutta d’accordo sulla questione, forse sarebbe il caso di ripensare al perché noi la accettiamo in maniera tanto supina.
Perché lucrare sui prestiti era tanto inaccettabile nel mondo antico? La questione è aperta all’interpretazione, ma una possibilità è che sembrasse contrario all’ordine naturale delle cose. Il lavoro creava ricchezza, perciò la ricchezza accumulata senza lavoro era innaturale. Era vista come una forma di tirannia, o di furto. L’usura era una forma di corruzione morale, un cancro finanziario che poteva sbilanciare le economie fino a farle crollare.
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L’estratto di cui sopra è tratto da “Complotto! Caos, Magia e Musica House. Storia dei KLF, il Gruppo che Diede Fuoco a un Milione di Sterline“.
E’ un libro da leggere per la capacità che ha di raccontare in maniera lucida la follia del mondo in cui viviamo, filtrandola attraverso gli occhi di un gruppo musicale considerato completamente matto.
A volerci pensare, stimola una presa di coscienza del fatto che nella massima: “se pensi che tutti siano pazzi, il pazzo sei tu.” il concetto di pazzia andrebbe (ri)definito.
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