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Diario dall’isolamento 2: day 18

Hanno iniziato a circolare foto e video sessualmente espliciti di una starlette della televisione nostrana, non metto il nome così in qualche modo non mi faccio promotore di ricerche correlate, e come spesso accade in questi casi mi sono arrivate in una delle chat whatsapp che ho con gli amici.
Non uso Telegram, non sono iscritto a quei gruppi rivoltanti di cui si legge in giro, ho le classiche chat con gli amici di infanzia in cui ogni tanto fa capolino qualche pornazzo, solitamente quando si tratta di leak di materiale che riguarda appunto personalità famose o pubbliche.
Cambia qualcosa tra i video privati della maestra di Torino e i video privati di Jennifer Lawrence o di una soubrette italiana? No.
Se si tratta di materiale privato che viene in qualche modo rubato o circolato contro la volontà della diretta proprietaria è uno schifo sempre e non andrebbe alimentato mai, tuttavia devo dire che se mai nella vita mi verrebbe in mente di vedere cosa combina una perfetta sconosciuta nel suo intimo e, anzi, mi darebbe fastidio ricevere quella roba sul telefono, nel caso una una personalità pubblica c’è quell’aspetto di curiosità morbosa che fa la differenza.
Ne avevo parlato nel caso di Diletta Leotta.
Ora invece provo a fare un discorso diverso che non ha a che fare con i casi citati, a quanto ne so. Fino a qui si è parlato di materiale privato divulgato contro la volontà della vittima, immaginiamo però che quel materiale non sia “privato”, ma commerciale.
Immaginiamo il furto di materiale che ragazz* destinano a portali dove la gente paga per ricevere foto o video espliciti. Immaginiamolo come un servizio che magari completa la proposta di un* escort o anche più semplicemente come attività on demand destinata a clienti esclusivamente virtuali, ma che pur sempre clienti restano.
Ecco, in questo caso parliamo di persone che vendono contenuti di questo tipo in un contesto in cui il porno è gratis ed accessibile, quindi che circuiscono persone evidentemente limitate nelle capacità di intendere e di volere. Bene, in questo caso pur restando a tutti gli effetti un furto, io mi sento di non condannare il gesto e di innalzare questi hacker a moderni Robin Hood che puntano a redistribuire una ricchezza che ingiustamente viene accumulata da vecchi uomini bianchi di mezza età che solo per il fatto di essere ricchi si possono permettere di assistere a spettacoli che dovrebbero essere invece di dominio pubblico. Discriminare l’accesso a quel materiale su base economica è classista e vergognoso ed è qualcosa che va combattuto.

Questo post potrebbe non essere del tutto serio e non rispecchiare il punto di vista di chi scrive.
Potrebbe.

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