La retorica dell’essere speciali ha rotto il cazzo.
Non vuol dire niente, a pensarci. Ognuno di noi è speciale a suo modo e per qualcuno, cosa che rende l’essere speciali tremendamente normale. Se poi parliamo di dischi, il discorso diventa se possibile ancor meno rilevante. Cosa dovrebbe poter rendere un disco “speciale” in senso assoluto?
Niente, appunto.
Adesso vi racconto un disco che hanno scritto dei ragazzi di Perugia che si fan chiamare Elephant Brain. L’ultima traccia, che dà il titolo a tutto il lavoro, chiude così:
Non pensare male
Se tu
Se io
Se noi
Non siamo niente di speciale
Ne parlo perchè non sarà certo un disco speciale, ma è un disco bello. Uno di quei dischi che mi mette la voglia di aprire il blog e buttarmi a sproloquiare opinioni non richieste con l’unica scusa di risentirmelo una volta in più. Come ce ne fosse bisogno.
Dovendo scegliere da dove partire per raccontare queste nove tracce, inizierei dai dettagli più o meno nascosti dentro ognuna, quelle piccole cosine che in questo lavoro sono tutte al posto giusto. Alcune le becchi al volo al primo ascolto, altre magari le noti dopo un po’. Alcune a me sono scoppiate in testa dopo tantissimi ascolti, all’improvviso, magari mentre avevo il pezzo in sottofondo e lo stavo ascoltando distrattamente, un po’ come quando becchi i typo di quel che scrivi non ad una rilettura attenta, ma a cazzo due giorni dopo mentre scrolli la pagina.
Prendi le chitarre di Weekend per esempio. Che belle sono le chitarre di Weekend?
C’è un lavoro minuzioso e certosino dentro questo disco, costruito di dettagli che messi in fila fanno la differenza, sia a livello compositivo, che di produzione e suoni che per una volta son davvero cuciti sulle canzoni con una precisione chirurgica (nota polemica, che se no non sono io: leggo che l’ha prodotto Jacopo Gigliotti, ma mettere sti suoni nell’ultimo disco dei FASK no??).
Anche la parte ritmica mi fa abbastanza volare, perchè ancora una volta non fa nulla di speciale, ma trova sempre il modo più azzeccato per rifinire ogni traccia. Prendi la batteria di Soffocare, per esempio. Che bella è la batteria di Soffocare? Anzi, che bella è Soffocare in toto, con quella sua strizzatina d’occhio ai Touché Amoré che non credo possa essere involontaria neanche se vengono qui a giurarmelo di persona.
Ecco, un’altra cosa bella di questo disco è che coi riferimenti pesca in roba meno immediatamente associabile al genere che spinge. E’ facile infatti associarlo proprio ai sopracitati Fast Animals and Slow Kids, come macroarea: alt-rock in italiano con un buon tiro e di derivazione più punk che indie, volendo ipersemplificare. A differenza dei primi però, gli EB sporcano tutti i posti giusti con tonnellate di sfumature emoeggianti, sia di stampo più mid-west come gli arpeggini di Scappare Sempre e Restiamo quando ve ne andate, sia di tradizione più nostrana come i cori grassi e caciaroni che ci sono sempre in Restiamo quando ve ne andate o in L’unica cosa che conta davvero per me.
Che bella è L’unica cosa che conta davvero per me?
Alla fine del disco, Niente di Speciale sfuma in un ticchettio di chitarra che è lo stesso con cui si apre Quando finirà, dando quel senso di ciclicità che, personalmente, mi soddisfa sempre parecchio e che poi altro non è che una scusa per ricominciare da capo e sentire tutto una volta in più. Come se ce ne fosse bisogno.
Niente di Speciale degli Elephant Brain sta su Spotify da qualche tempo e anche su bandcamp. Io l’ho comprato proprio su bandcamp, dove ci sono dei bellissimi bundle per voi nostalgici del vinile. Io che invece sono fissato coi CD la maglietta me la sono presa a parte. Ho comprato tutto esattamente il giorno prima del bandcamp friday, come un boomer qualsiasi.
Lo metto in streaming qui sotto, così almeno vi fate un’idea visto che di quel che ho scritto io probabilmente non si capisce nulla.