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Avevo deciso di lasciar passare la questione Marco Crepaldi senza metterci becco perché online “litigo” già abbastanza di mio sul tema della parità di genere, ma poi ho scoperto che lui è uno dei ragazzi di Dunkest e quindi ho deciso di approfondire.
Per iniziare quindi sono andato a vedermi il suo video:

A questo video sono seguiti, come forse ipotizzabile, una catena di eventi: critiche da un lato e campagne di supporto dall’altro che presto, se non subito, sono diventate insulti e benzina nello scenario della guerra tra sessi di cui ancora tantissima gente sente il bisogno.
Ora quindi mi prendo uno spazio per dire la mia.

Non credo sia un segreto la mia visione non sia tanto distante da quella di Marco. Un dilagante senso di avversione generalizzato verso il genere maschile esiste e sui social è abbastanza palpabile. Viene fuori ogni volta che si vira sull’argomento “parità di genere”, ma ormai è facile imbattercisi anche fuori contesto, se ammettiamo ci sia un contesto dove è lecito aspettarselo.
Uno degli ultimi tweet di questo tipo con cui ho interagito personalmente è questo:

Una generalizzazione a cazzo di cane che con bersaglio l’altro sesso (o un’etnia) farebbe quantomeno storcere il naso, ma che in questo caso dovremmo farci andar bene sulla base del fatto che “il sessismo nei confronti degli uomini non esiste“. Quando leggo cose di questo tipo, generalmente, mi incazzo, ma non per il motivo che si potrebbe pensare.
Non mi pesa il giudizio su di me, mi pesa il fatto che provando a mettere in discussione generalizzazioni di questo tipo si finisce per doversi smarcare da accuse di servilismo verso il patriarcato o di maschilismo proattivo, trattati alla stregua di chi vorrebbe la donna unicamente come oggetto sessuale o di cura domestica. Sono più che disposto ad essere attaccato per quel che penso e dico, decisamente meno per le generalizzazioni che da quel che penso e dico possono scaturire in chi ascolta e ancora meno per il semplice fatto di essere nato maschio. La vivo talmente male che quando sono in argomento ormai mi sento costretto ogni volta a mille precisazioni e distinguo, volti unicamente a tenere il punto circoscritto all’opinione specifica e non allo spettro di possibili deduzioni sbagliate che dall’opinione potrebbero scaturire. Il risultato è che chi mi legge pensa che mi stia giustificando, che stia mettendo le mani avanti stile “non sono maschilista, MA…”.
Ecco, il primo concetto che vorrei passasse da questo post è che forse quel che c’è prima del MA non conta, ma certamente conta quel che c’è dopo quindi sarebbe meglio prestare attenzione e valutare se davvero elimini il NON o semplicemente provi a spostare il discorso su un livello meno banale o assoluto.

L’integralismo a cui faccio riferimento poi ha l’aggravante di andare a singhiozzo, almeno sui social. Non posso avere un’opinione sulla questione delle donne che combattono il patriarcato non depilandosi* perché “sono uomo e non posso capire”, ma non mi è mai ancora successo di intervenire in una discussione sulla parità di genere sostenendo le parti “femministe” e venire trattato nello stesso modo. La mia opinione non è rilevante solo quando è disallineata.
Qui arriva il secondo punto che mi preme mettere in questo post. A me le persone che pensano si debba essere parte di una minoranza afflitta per comprenderne le ragioni spaventano. Dimostrano non solo assenza di empatia, ma anche un tremendo egoismo. Io sono piuttosto felice di espormi in favore di qualcuno che ha problemi che io non ho e non credo che non avere un problema equivalga a non poterlo comprendere. Certo da fuori posso necessitare di una guida o di spunti che potrei effettivamente non considerare dal mio punto di partenza, ma in quel caso vorrei me li si spiegasse invece di dirmi che non ho voce in capitolo.
L’impressione che ho, nella mia bolla social, è che le posizioni si stiano radicalizzando. Forse è una risposta al dilagare delle destre o del fronte populista, probabilmente anche io sono più netto di qualche anno fa nel rimarcare cosa sta dalla parte del giusto e cosa no, ma mi pare che la conseguenza principale di questo fenomeno sia che una mega guerra fratricida in cui spendiamo più tempo a fare la punta al cazzo di chi non è abbastanza dalla nostra parte rispetto a quello che investiamo nel fronteggiare chi sta dall’altra. Ci chiudiamo in un recinto in cui tutto ciò che non è perfettamente sovrapponibile a noi sta fuori e va osteggiato nello stesso modo e con la stessa forza. E’ una roba che non capisco e non mi piace, forse perchè la cosa del “Molti nemici, molto onore” mi ha sempre fatto cagare.

Arriviamo adesso a quello che forse mi separa da Marco. Ha senso farsi promotori di una campagna come quella che ha provato a portare avanti lui, nell’ambiente in cui ha provato a portarla avanti lui? Non lo so.
Come detto, io per primo non perdo occasione di infilarmi in quelle discussioni ogni volta che posso e provare a veicolare il messaggio, ma continuo a pensare che le proporzioni del fenomeno non siano tali da renderlo pericoloso quanto lui suggerisce. Per me si tratta più che altro di dare la sveglia a chi passa il limite, lui ne fa argomento di studio e da quel che dice siamo già andati oltre i “pochi casi isolati” e siamo saltati a piedi pari nel “Fenomeno in espansione”. Non ho strumenti per contraddirlo, però anche fosse: è davvero lecito parlare del problema oggi, in Italia? Ovviamente è sempre lecito parlarne, diciamo allora “legittimo”. Diciamo che se non posso comprendere o tollerare gli insulti che gli hanno rivolto, posso comprendere il ragionamento alla base per cui lamentarsi della misandria possa risultare “irrispettoso” in un ambiente in cui la misoginia è un problema decisamente più presente, radicato ed allarmante.
Lui dice chiaramente: “Non stiamo facendo una gara al problema più grave” ed ha ragione, però credo sia anche questione di sensibilità.
Io credo che chi in Italia è in cassa integrazione da Marzo e fatica ad arrivare a fine mese abbia un problema reale e concreto, ma forse non troverei corretto da parte sua lamentarsene al centro di un villaggio africano in cui le persone mangiano due volte a settimana. Non lo so, magari la differenza tra quel che fa lui e quel che faccio io è solo nella mia testa, può essere, ma io ancora la vedo.

Concludendo, a conti fatti questo fenomeno non è altro che una manifestazione tra le tante di quella che in sociologia è nota come Legge Juvenuts:

Una larga maggioranza dei tifosi non juventini non auspica un calcio più equo, vorrebbe solo che la sua squadra, un giorno, diventasse la Juve.


* Ovviamente ho un’opinione in merito alle donne che combattono il patriarcato non depilandosi e sono ben felice di illustrarla: facciano come vogliono, ovviamente.
Tuttavia non serve un genio per comprendere che il patriarcato può aver anche influenzato i canoni di bellezza estetica alle donne verso standard tossici, MA:
1) depilarsi non credo rientri in questi standard essendo di fatto accessibile a TUTTE senza limitazioni fisiche, metaboliche, ecc.
2) tutti quotidianamente siamo sottoposti a pressione sociale per le nostre apparenze, non solo le donne. La libertà di una donna di andare in giro coi peli sotto le ascelle è la stessa che ho io di farmi i capelli fucsia come a diciannove anni. Nessuno ce lo vieta, ma se abbiamo più di diciannove anni capiamo che per quanto formalmente insindacabile sia il nostro diritto, la società non ci permette di esercitarlo e farne una battaglia forse rientra nel focalizzarsi sulle stronzate che non sono propriamente il first world problem, col rischio concreto di far perdere di significato tutta la battaglia agli occhi di chi già era scettico di suo. Tipo: se il problema della parità di genere sono i peli delle ascelle, la parità di genere non è un problema. Lo so, è un ragionamento limitato, ma stiamo parlando di chi ha problemi nel vedere le disuguaglianze di genere, ci aspettiamo qualcosa di meglio? Forse prima sarebbe il caso di prioritizzare (altro concetto che sopra i diciannove anni dovremmo tutti essere in grado di comprendere) e portare la percezione di disuguaglianza alla popolazione nel suo complesso, usando esempi ben più significativi.
3) Il problema alla fine si riduce comunque al fatto che noi uomini, in realtà, di pressione sociale non ne facciamo manco un po’ verso i canoni estetici, perchè alla fine nessuno rinuncerà mai a una sco*ata per quattro peli (per quanto disgustosi) e questo è l’unico motivo reale per cui la situazione è ancora in discussione e non è morta immediatamente. Checchè leggiate in giro “Non ho bisogno di piacere agli uomini, mi tengo i peli” la realtà è che se coi peli avessero la certezza di non piacere più a nessuno, starebbero in coda dall’estetista per la definitiva.
Col punto 3 forse vi sto trollando.

4 commenti su “Marco Crepaldi”

  1. Scopro da qui tutto l’affaire Crepaldi. Ho fatto un giro, interessante, ma è difficile addentrarcisi. Invece due cose che mi suscitano le altre cose che hai scritto: una, quando si dice che “gli uomini sono lì perché uomini” penso sia giusto — non è giustificato invece quando lo applichi a ciascuna persona individualmente. Un po’ quello che dicevi rispondendole. Ma quindi, in virtù della prima parte, è giusto anche dire che il sessismo nei confronti degli uomini non esiste.
    Poi, riguardo i peli: c’è una bella differenza tra la pressione sociale a *dover fare* una cosa e a *non fare* una cosa; non mi sembra un punto banale.

  2. Ciao e grazie del commento!
    Beh ma se parli degli uomini, con quel tono e in un posto pubblico in cui l’audience è anche composta da tanti uomini, la generalizzazione ha esattamente il peso che gli do io, credo. Anche perchè nello stesso tweet TUTTI gli uomini sono al loro posto perchè uomini, mentre ALCUNI sono uomini mediocri. Quindi vuol dire che se vuoi fare dei distinguo e non ti interessa generalizzare sei in grado di farlo, da lì desumo che la prima generalizzazione sia esattamente quello che sembra.
    Il sessismo verso gli uomini non esiste come fenomeno da analizzare, credo di essere d’accordo (lo scrivo nel pezzo, anche se Crepaldi cita studi che non ho letto e quindi non me la sento di dire abbia torto di sicuro), ma quella è un’argomentazione sessista e lo sarebbe se al posto degli uomini ci fosse qualsiasi altra categoria. Non so come dirti: posso essere l’unico sulla faccia della terra ad odiare gli svedesi per il puro fatto che siano svedesi ok? Bene, questo farebbe di me un razzista e non sarebbe un’argomentazione dire “eh, zio, il razzismo verso gli svedesi non esiste”. La differenza è che quel tipo di argomentazioni nei social che vivo io iniziano ad essere rumorose e dentro certi circoli si auto-alimentano senza contraddittorio fino a radicarsi. Non credo sia una bella cosa.
    Ultimo punto: capisco ed è vero. Credo l’uomo abbia dovuto farsi la barba per più anni di quanti la donna sia stata portata a radersi. ;)
    Scherzi a parte, possiamo concordare che entrambe le costrizioni fossero dettate dall’uomo e che quindi chi è causa del suo mal non ha gli stessi diritti a lamentarsene di chi subisce e basta. Verissimo. Ma se trasponiamo la questione ad oggi credo che sia miope pensare il gusto femminile non abbia un peso sociale che grava sul modo in cui io debba presentarmi. Poi davvero, se non vuoi farti i peli non farteli, ma se è sulla base di quello che devo valutare il tuo impegno per la causa, io, resto scettico. Come resto scettico sull’uscire con te, al massimo mi prenderò del maschilista una volta in più. ;)

  3. a me sembra un post (come al solito) da pseudo troll democristiano.
    ovvero non ti prendi mai la responsabilità di criticare apertamente l’argomento che tratti e ti lasci aperta la porticina di sicurezza (che hai visto mai).
    in merito alla questione lo dico abbastanza chiaramente e da maschio “su certe questioni il silenzio è la migliore, anzi migliorissima delle opzioni”.
    perché TU parli senza sapere di quanto una donna possa essere svantaggiata in un posto di lavoro, girando per strada, facendo la spesa addirittura. TU ne hai coscienza pari a zero. Come me. E pertanto dovremmo stare zitti.
    Altrimenti rischi di fare la figura che fai (rischi, è un eufemismo) di quelli che negli stati uniti dicono “eh ma i negri cosa vogliono prendono gli autobus come tutti. E POI LEBRON JAMES E’ NEGRO”.
    Quindi per cortesia, meno vittimismo, meno piagnistei e una volta tanto pensa a quello che dici e se quello che dici aggiunge qualcosa al dibattito (e in questo come parecchi altri casi la risposta è facile. è no)

  4. Ciao Mago, apprezzo ti sia preso la briga di venire qui a dirmi quanto poco rilevante io sia. Adesso però ti spiego qualcosa sul prendersi la responsabilità: scrivere qui sopra le mie opinioni non necessarie (cosa su cui hai ragionissima), con la mia faccia, è prendersi la responsabilità non tanto di sostenere chissà quale linea di pensiero controversa, ma di espormi anche a gente come te che non ha di meglio da fare che leggere insistentemente blog che non aggiungono nulla al dibattito. Quindi in primo luogo è possibile io sia uno pseudo troll democristiano, ma ho molto più presente il concetto di responsabilità di te che vai in giro a bacchettare la gente spacciandoti per Mago Merlino.
    Per il resto, grazie del commento e alla prossima.

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