Aprile 2020
Diario dall’isolamento: day 33
Ho questo amico con cui giocavo a D&D. Non proprio amico, diciamo amico di amici. Fuori dal tavolo da gioco non ci siamo mai frequentati, quindi a ragion veduta direi più un conoscente.
Qualche anno fa salta fuori che ha la leucemia. Io tendo ad empatizzare molto con le persone che si ammalano. Non ho idea del perché, ma se dovessi scommetterci credo sia il meccanismo mentale per cui mi sento molto fortunato per la vita che ho e di conseguenza tendo sempre a credere che prima o poi mi arrivi un conto da pagare. Se state qui sopra ancora, dopo 33 giorni, fareste meglio a levarvi dalla faccia quell’aria stupita dall’apprendere come ragiono o, peggio, come usi questo blog per buttare in mondovisione i cazzi miei.
Dicevamo: sto ragazzo si ammala di leucemia, la vede brutta, ma poi guarisce. Bella storia.
Tempo dopo però si ammala di nuovo. Non una vera recidiva, una seconda leucemia pare. Scopro che è un fenomeno non rarissimo, ma neanche tanto comune. Soprattutto, scopro che la cosa non ha prospettive tanto buone. E infatti le notizie che arrivano inizialmente sono davvero brutte. L’amico in comune, con cui ho un rapporto migliore, ad una certa ci dice che le condizioni sono molto gravi causa complicazioni, anche perché il tipo (per questioni che evito di stare a spiegare) non ha facilità nel trovare un donatore per il trapianto di midollo.
È grigissima.
La situazione però ad un certo punto inizia a migliorare. Ci sono millemila priblemi, ma iniziano anche i primi segnali positivi. Una percorso lento e lungo, in cui ogni cm conta per dirla alla Al Pacino, e certamente una cosa di cui non aveva bisogno per arrivare in fondo era lo scoppio di una pandemia.
Notizia fresca però riporta che, in barba a tutto, il quadro ora è definitivamente positivo.
Non sarà il mio amico più caro, ma sono comunque felice un bel po’.
Quando rifletto su queste situazioni posso stare ore ad arrovellarmi se sia più sfiga il fatto che queste cose capitino o più fortuna il superarle.
Ci divento matto, a pensarci.
Diario dall’isolamento: day 32
Oggi ho compiuto 39 anni.
Mia moglie è riuscita a farmi un fantastico regalo, i miei figli mi hanno coccolato, abbiamo mangiato una pizza in videoconferenza con la famiglia allargata e poi ci siamo bevuti una birretta online con gli amici di sempre.
Potrebbe non essere il peggior compleanno della mia vita nonostante le premesse, non fosse che ogni compleanno ormai è destinato ad essere il peggiore della mia vita, COVID-19 o meno.
Per il buon umore, provate a ripassare domani.
Diario dall’isolamento: day 31
Ho bisogno di staccare.
Solo quello.
All’inizio era dura perché tutto era diverso, ma quella necessità di adattarsi alla situazione riempiva la giornata di qualcosa. Era devastante, a volte, ma aveva uno scopo.
Ora siamo routine.
Ora siamo tutto sommato ok con la nostra quotidianità da reclusi. Rassegnati. Potrebbe durare ancora una settimana o un mese e non cambierebbe nulla.
Ci siamo abituati all’asocialitá, abbiamo trovato una quadra e tutto sommato le persone che ci mancano sono molte meno di quelle che eravamo costretti a incontrare nostro malgrado. A me, quello che stiamo diventando, spaventa.
Quindi, per favore, datemi una prospettiva. Non una data, voglio qualcosa a cui tendere.
Diario dall’isolamento: day 30
Ultimamente non dormo benissimo.
Da anni le situazioni di stress hanno come primo effetto su di me quello di levarmi il sonno. Non sono ai livelli di insonnia vera che ho toccato in passato (e che spero di non rivivere mai), però faccio piuttosto fatica a prendere sonno.
Ieri notte quindi, diciamo in un momento non meglio definito tra le 3:00 e le 4:00, ho finito The Big Bang Theory.
Avevo mollato tutto alla fine della decima stagione. L’avvento dei servizi streaming a pagamento mi ha tolto completamente la voglia di cercare roba pirata in giro per il web e calcolando che ormai TBBT lo guardavo unicamente per abitudine, mollare il colpo fu una delle prime conseguenze. In questo periodo di lockdown però Infinity TV offre due mesi di servizio gratuito, così mi sono abbonato e ho soddisfatto la mia piccola ricerca ossessiva di completezza guardandomi gli ultimi 48 episodi.
Non mi ero perso niente.
Nelle due stagioni recuperate si ride giusto una volta, nell’episodio con Mark Hamill, e pure tutto il finale è veramente un polpettone anonimo e buttato via. Oltretutto l’ultima stagione (ma forse la serie in generale, non ricordo e di certo non voglio verificare) è un bel po’ reazionaria quando si mette ad affrontare argomenti come la maternità o le questioni di genere. Non che la cosa mi interessi più di tanto, mi fa sorridere che ci sia tutta una letteratura in rete (ref.) che accusi Friends di non avere la sensibilità richiesta oggi ai prodotti televisivi (una serie chiusa nel 2004 e iniziata nel 1994, quindi parliamo di roba pensata e trasmessa tra i SEDICI e i VENTISEI anni fa), ma non abbia mai sentito nessuno lamentarsi di TBBT, che pure è uno degli show più visti di sempre, ma è decisamente più recente e quindi “colpevole”.
Va beh, sta polemichetta ha annoiato me che la scrivevo, figuriamoci chi legge.
Anche se ormai abbiamo preso il ritmo della convivenza forzata i Lunedì restano un giorno complicato da gestire perchè i bambini, soprattutto Olivia, non riescono bene a comprendere perchè io e Paola si debba lavorare, con tutte le lamentele e i pianti che ne conseguono.
Nel cercare un pezzo per oggi mi sono reso conto che quasi tutte le canzoni che mi vengono in mente sui Lunedì ne parlano grossomodo bene. Per una frazione di secondo ho addirittura valutato di postare Vasco (Giuro [e comunque da piccolo sono stato in fissa per Fronte del Palco, facevo le elementari. Poi sono passato ai Queen. Poi sono guarito.]), ma alla fine metto questo video dei Crummy Stuff perchè non ho idea di cosa dica il testo.
E va bene così.
(Senza parole).
Diario dall’isolamento: day 29
Oggi ho provato a fare le bbq ribbs come da tradizione americana.
Le ho condite ieri sera con le spezie (rub) e le ho lasciate tutta la notte ad insaporirsi, poi questa mattina ho impostato l’affumicatore a 110° e le ho cotte per 3 ore, prima di laccarle con la salsa bbq (fatta da me) e ripassarle in cottura diretta. Sono stato dietro alla cosa grossomodo cinque ore.
Ero davvero carico a pallettoni, ma ho cappellato la cottura perché in 3 ore senza um passaggio in cartoccio (foil) vengono cotte, ma non abbastanza da sciogliersi in bocca. C’è un metodo per capire se la costina bbq è cotta ed è il cosiddetto “bending test”: se sollevi la fila di ribbs da un lato non deve piegarsi per il peso, ma sfaldarsi.
Non l’ho superato.
Al gusto erano davvero molto soddisfacenti, però. Paola ha preparato anche l’insalata di cavolo (coleslaw) che insieme alle ribbs è il contorno perfetto e ci siamo tirati un numero di Poretti APA che non preciso per puro pudore. Ho sempre pensato tutte le cinquanta sfumature di luppolo di Poretti fossero una cagata, ma questa 9 luppoli APA devo dire che il suo lo fa.
Da quando siamo in isolamento compro solo birra italiana. Lo facevo anche prima, non per ideologia, ma perché in casa mia entra praticamente solo moretti. Adesso invece spazio tra tutto quel che trovo al Gigante: Ichnusa, Menabrea, Poretti, Moretti. Le artigianali no perché se sono al Gigante più di tanto artigianali non possono essere e pagare il doppio per un prodotto comunque industriale mi pare insensato. Questa mia posizione potrebbe essere stupida.
Tornando alle ribbs, devo assolutamente riprovarci. Oggi sono partito smargiasso e ho fallito, serve più umiltà.
Ho sentito che Salvini vuole riaprire le chiese per Pasqua, da lí la scelta del pezzo.
Diario dall’isolamento: day 28
Porca troia mi sono dimenticato il blog. Doveva capitare prima o poi.
Scrivo ora prima di andare a letto, che tutto sommato è la fine della giornata, poi retrodato la pubblicazione perché tanto il blog e mio e faccio un po’ come mi pare.
Se mi sono scordato è essenzialmente perché son tornato sotto a Baldur’s Gate e mi sono completamente menato via tra sfere planari e draghi d’ombra. Gioco clamoroso.
Oggi siamo stati sempre in giardino, spero si possa replicare domani.
Vivere al sole ci ha fatto pensare a che ne sará delle nostre vacanze (già pagate), ma non è il momento di aggiungere anche quella preoccupazione. Sarei pure disposto a smenarci i soldi se avessi la garanzia che tutto finisca bene. E son parecchi soldi eh. Va beh, meglio davvero non fasciarsi la testa con mesi di anticipo.
L’evento principale di oggi è che dopo 48 ore a imprecare verso ignoti (e verso il cielo) abbiamo scoperto che la palla non era mai uscita dal giardino, si era incastrata nel fitto della siepe.
Io quando faccio pensieri negativi sul prossimo e vengo poi smentito dai fatti mi sento sempre una merda epocale, anche quando il prossimo non è una persona definita. Scusate tutti, per quel che vale.
Ritrovata la palla, abbiamo festeggiato stile Luglio 2006.
Visto che prima ho detto vacanze, la chiudo così.
Diario dall’isolamento: day 27
Una cosa bella di questo periodo disastroso sono gli artisti che fanno live sui social e suonano un po’di pezzi, spesso in acustico.
Andare ai concerti è una delle poche attività sociali a cui pur invecchiando non ho rinunciato e devo dire che è una cosa che mi manca tanto. Sono stato ben più di un mese senza andarci, ovviamente, il problema non è l’astinenza forzata, ma se devo pensare a un modo per buttarmi alle spalle tutto sto casino e sfogare tutto quello che mi si è accumulato tra le viscere, non ce n’è uno migliore che accalcarsi sotto ad un palco e cantare tutti insieme urlando come matti.
Oggi Simon dei Biffy Clyro ha fatto un po’ di live su FB in acustico. Ha suonato l’ultimo singolo, che chitarra e voce viene fuori benissimo e si dimostra ampiamente meglio di grossomodo tutto Ellipsis e pure Christopher’s River che aspetto di sentire dal vivo da più o meno sempre.
Ci siamo visti il concertino tutti e quattro, coi bimbi un po’ rapiti e un po’ intenti a ballare musica che avevano in testa e che non aveva tanto a che fare con quel che usciva dallo stereo.
È stato bello, quindi oggi chiudo il post coi Biffy Clyro e mi gioco un pezzo che dice circa così:
I am hopin’
Through the dark clouds
Light shall break and
Bring a bright sky
Ecco, magari.
Diario dall’isolamento: day 26
Oggi Giorgio ha buttato la palla fuori dal giardino, in strada. Di solito la butta nel giardino di un appartamento invenduto in cui riesco ad intrufolarmi per il recupero piuttosto facilmente.
Oggi invece è finita nella via pedonale in cui affaccia il nostro giardinetto e ci è rimasta una ventina di minuti prima che potessi uscire a prenderla. Ero in call.
Forse è vero che in giro non c’è nessuno, ma la palla è sparita ed è molto probabile il motivo sia che qualcuno se l’è portata a casa. Da qualche tempo ho deciso di non augurare più male al prossimo, neanche per scherzo. Non ne faccio una questione di karma, è più un tentativo di essere una persona meno rancorosa. Quindi non mi lascerò andare a facili inviti al Coronavirus di andare e colpire duro, davvero. Però che è una persona di merda mi sento di dirglielo.
Non per la palla in sé, in un altro momento mi sarebbe fregato zero. Fortunatamente ricomprare una palla non impatta sul mio bilancio familiare. Però comprare una palla in questo momento è semi impossibile e la palla ogni giorno ci regalava una mezz’ora di tregua vera, che in casa nostra è semplicemente oro.
Il pezzo di oggi doveva essere dei Funtains of Wayne per ovvi motivi (RIP), ma da quando è sparito il pallone ho in testa un motivetto dei Green Day.
Diario dall’isolamento: day 25
Mi rendo conto di avere sbalzi di umore.
Un giorno va tutto malissimo, quello dopo scorre senza problemi. Un giorno i bambini che giocano mentre cerco di lavorare sono insopportabili, il seguente non mi danno problemi e, anzi, mi strappano più di un sorriso.
Sono sempre io, il contesto è sempre quello, ma il mio umore è più altalenante che mai.
Oggi mi sono arrivati due pacchetti.
Il primo da una collega inglese che ha mandato piccoli passatempi e qualche cioccolatino ai miei figli. Un gesto semplice, ma inaspettato, una pera di buon umore da un ambito, il lavoro, che ultimamente non contribuisce a farmi stare sereno. Ed è assurdo, onestamente. Una cosa però è il lavoro, un’altra sono le persone e nella mia azienda ci sono tante belle persone.
Il secondo me lo ha mandato callmewine che è il mio pusher ufficiale per il vino quando non riesco ad acquistare in cantina. Il vino mi piace, ma di solito a casa non ne bevo. Un po’ perché mangiamo spesso di corsa e un po’ perché aprire una buona bottiglia in due è spesso fastidioso. Il vino che compro lo bevo nei weekend se vado a cena o invito qualche amico. Questo isolamento forzato però da un lato ci ha dato molto più tempo per cucinare e dall’altro ci ha praticamente eliminato ogni remora sul bere e così ero rimasto senza vini bianchi in cantina.
Ho rimediato.
Nell’ordine ci dovrebbe essere anche il mio regalo di compleanno, che Paola per evidenti limiti logistici ha pensato di fare su quello stesso portale accorpando le spedizioni. Ho una mezza idea di cosa abbia preso, ma non dico nulla.
Giornata positiva, zero idee per la canzone. Anche quello di scegliere un pezzo al giorno sta diventando un lavoro stressante. Mi gioco una carta che avrei probabilmente usato la prossima volta in cui l’umore sarebbe finito sotto i piedi. Mi sparo la cartuccia a monito, per pensare positivo: a Luglio suonano a Bologna e bisogna crederci fortissimo.
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