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Diario dall’isolamento: day 13

Oggi Paola canticchiava una canzone in cucina, mi pare fosse “Nostalgia canaglia” (no questions, please). Giorgio l’ha ascoltata un po’ e poi le ha detto: “Mamma, ma questa è una canzone triste” ed è scoppiato a piangere facendo l’elenco delle persone che gli mancano. Ha avuto il suo crollo, poverino.
Gli è passato, abbiamo giocato a pallone e fatto una torta. Questa sera ha detto che è bello essere una famiglia e credo che abbia ragione.

Intorno a me vedo le persone perdere lucidità e radicalizzarsi. Ognuno ha il suo nemico, dai runners alle aziende che non chiudono, e un po’ sono felice qui non si vendano armi facilmente perché la tenuta mentale a metà percorso (restando allineati alla deadline super ottimista del 3 Aprile) spaventa ormai più dell’epidemia.
Servono notizie positive, ma serve anche rendersi conto che dobbiamo restare uniti e uscire dalla mentalità di merda di chi cerca un colpevole invece che una soluzione.

Stiamo al punto in cui rileggo al volo i capitoli prima per paura di scrivere le stesse cose.
È tipo il giorno della marmotta.

2 commenti su “Diario dall’isolamento: day 13”

  1. Secondo me a fine quarantena ti metti a cantare pure tu “Capire settembre” dei FBYC.

    A parte gli scherzi come hai affrontato la questione “educazione musicale” per i figli? Sono molto incuriosito.

  2. Non ci ho ancora investito del tempo. Vorrei che i miei figli amassero la musica, quale che sia.
    Quando Giorgio aveva 2 anni c’erano una manciata di canzoni per cui impazziva: Gabbani, Beach Boys, Jovanotti.
    Gli avevo infilato a tradimento “Do you wanna dance?” dei Ramones e apprezzava, ma non sono andato oltre.

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