L’idea era di stilare una lista piuttosto lunga di robe per giustificare un post in cui mi lamento essenzialmente della merda di vita a cui ti costringe il precariato. E non per un discorso di soldi, diritti sociali, prospettive, certezze e tutte quelle altre robe di cui si sente e si legge di continuo.
Cioè, non solo per quello o quantomeno non principalmente.
La rottura di cazzo è trovarti, ciclicamente, a dover ricominciare da capo.
Anche se ti confermano, anche se ti rinnovano, è solo l’inizio di una nuova telenovela.
Che sì è stimolante, adrenalinico e potenzialmente fighissimo, non fosse che solitamente lo definisce tale chi non vive la questione se non per scelta sua. E allora grazie al cazzo. Anche io, in quelle condizioni, sarei facilmente della stessa opinione.
E parlo chiaramente al condizionale perchè non ne ho mezza idea di come ragionerei fuori dal precariato, non essendoci mai stato.
Ad ogni modo avrei voluto scrivere una lunga lista per camuffare questo sfogo all’interno di mille e più cose fastidiose, ma di getto l’unico altro punto che mi è venuto in mente oltre alla questione di cui sopra sono le donne che guidano i SUV.
Che comunque mi stanno molto meno in culo della mia attuale situazione lavorativa.
Cosa che dovrebbe dare una misura al tutto.