Non sono una persona molto sicura di se. Mi piace far credere non sia cosi (che poi boh, non son neanche certo di riuscirci), ma sappiate che mento. Questa cosa fa sì che io abbia poche ore per mettere per iscritto quello che penso di Fast&Furious 6, ovvero il tempo che ci separa dalla recensione de i 400 Calci al film. Una volta letta la loro opinione, infatti, in caso di valutazione comune avrei remore a scriverci sopra un post pensando di passare per quello che copia, mentre in caso di dissenso passerei ore a interrogarmi sul perchè io la pensi diversamente, con esito comune per quanto riguarda le sorti di questo post.
La monumentalità di F&F6 la si poteva intuire ben prima di andare al cinema, ma non dal trailer (che comunque è tantissima roba). Lo si poteva intuire dal fatto che fosse il film con le locandine più fighe della storia. Basta guardare qui a sinistra. E’ semplicemente stupenda.
Ora, io potrei scrivere pagine e pagine parlandovi delle scene del trailer. Camion che partoriscono carri armati, aerei che partoriscono macchine elaborate, uomini che saltano da oggetti lanciati a velocità folle, esplosioni, pizze in faccia e via dicendo, ma non lo farò. Son tutte scene grosse e mantengono ogni aspettativa pure che a volte son buie e un po’ confuse. Il bello però non è solo quello. E’ chiaro che un film che si apre con The Rock che infila un tizio dentro al contro soffitto della centrale di polizia allo scopo di interrogarlo mette in chiaro subito quali siano i presupposti, però c’è molto di più.
Una roba che ho notato, ad esempio, è che son tornati gli one-liner e che Dwayne Johnson li padroneggia come non vedevo fare da anni. Perchè è vero che la comicità nel film è relegata ad altri personaggi (e fa ridere, tra l’altro, per una volta), ma è la roccia che ha il compito di mettere lì sentenze granitiche col tono, la sicumera e l’inespressività tipiche del miglior Arnie e, con sommo stupore, porta a casa il risultato tra applausi sentiti.
Altra cosa figa è che in questo film torna il culto dell’automobile. Non è più un film di corse e va bene che sia così, ma l’auto non è solo il mezzo per fare azione. Trapela la cultura e la storia dei personaggi, sotto la trama alla James Bond, e questo, secondo me, da una profondità tremenda al film in chiave soprattutto del brand. Se l’ultimo Die Hard non è un Die Hard, questo è un Fast&Furious al 100% e non tanto per il suo ricongiungere tutti i capitoli della saga in maniera tutto sommato discreta, ma proprio perchè trasuda lo spirito del primo film, pur completamente fuori contesto.
Ed è fighissimo.
Per carità, ci sono anche i difetti eh. Come dicevo sopra, alcune scene action sono buie e confuse, su tutte quella finale all’aeroporto dove non si capisce bene chi picchia chi, da che auto e a quale scopo. Pure le scene con le botte ogni tanto son caricaturali, con gente che viene scagliata tipo gravità zero, ma nel computo totale delle pizze in faccia son più quelle che funzionano di quelle che fanno storcere il naso. E poi ci sono Vin e Dwayne che omaggiano la Legion of Doom quindi lamentarsi dovrebbe essere illegale. C’è pure qualche voragine nel plot giustificata a cazzo di cane, ma davvero, nulla a livello degli ultimi action che ho visto, dal previa citato Die Hard al secondo Expendables. E poi c’è LA SCENA, il MACCOSA più assurdo e out of contest mai visto. Non dico che scena è, perchè a vederlo lo si capisce al volo. Cito solo il commento del tipo al cinema dietro di me: “L’ha anche messa incinta” e chi l’ha visto sa di cosa sto parlando.
Insomma, Fast 6 è un film che da tanta soddisfazione ai fan dell’action, ma soprattutto ai fan della saga. Riesce a dare un senso a Tokyo Drift, per dire, cosa che a chiunque sembrava impossibile. E per farlo non è che si inventa voli pindarici o digressioni, ma 10″ di Statham.
Per il sottoscritto, basta e avanza a farne il film dell’anno.