ATTENZIONE. Per quanto immagino che ormai chiunque fosse interessato abbia già visto il film, non essendo io come al solito particolarmente sul pezzo, mi preme chiarire che nel post a seguire potrebbero esserci SPOILER di ogni tipo e modo sul terzo capitolo del Batman di Nolan. Non avendo io ancora scritto il pezzo, non so dire quanti e quanto grossi, ma preferisco tutelarmi a priori.
Nel parlare di questo film, mi piace partire dal titolo.
In lingua originale questo film si chiama “The dark knight rises” e, dopo averlo visto, non posso che sottolineare l’adeguatezza del titolo scelto. Per quasi tre ore infatti si parla del cavaliere oscuro che si rialza, dopo essere stato abbattuto fisicamente o psicologicamente da amici e nemici vari. Il cavaliere oscuro, per chi non lo sapesse, è quel personaggio che di volta in volta interpreta ruoli che vanno dal miliardario egocentrico, al ninja, al super eroe, all’eremita, al filantropo. Bruce Wayne è una delle sue interpretazioni, Batman un’altra, ma contrariamente a quanto si possa pensare, la somma di questi due elementi non ci restituisce il 100% del protagonista. Qui, secondo me, sta uno dei due punti di forza di quest’opera, intesa come trilogia. C’è un percorso umano, tutt’altro che rettilineo, che vuole il nostro cavaliere impegnato nel dare un senso alla sua vita ogni qualvolta le circostanze lo mettano di fronte al fatto che, effettivamente, non tutto gira benissimo. Da qui i continui scivoloni da cui, puntualmente, il nostro eroe si rialza. Intendiamoci, a volte il processo di “rising” è strettamente legato al rimettersi in piedi dopo aver preso talmente tante botte da aver compromesso il fisico, ma le cadute emotive e quelle fisiche si intrecciano così tanto che, nell’allegoria generale, diventano di fatto la stessa cosa. E quindi chissenefotte se il ginocchio marcio non guarisce in otto lunghi anni di nulla in cui ci sarebbero tutto il tempo e i mezzi per farselo fare nuovo, mentre le stesse articolazioni e le vertebre rimescolategli da Bane vanno a posto senza cure in una fossa chissà dove nel mondo in soli tre mesi e con una catastrofe nucleare incombente che mette quella certa pressa. Il film parla di rialzarsi dopo le scoppole e delle motivazioni che portano a farlo. Con la leva giusta ci si può sollevare il mondo. Piaccia o meno, come messaggio, una volta che lo si spalma alla base dell’opera non c’è davvero nulla che fatichi ad incastrarcisi.
Analizzato ciò di cui parla il film, il punto due e vedere come ne parle e secondo il sottoscritto, ne parla bene. La parola parla, in questo caso, andrebbe sottolineata più volte. Il film infatti è un megagigantesco spiegone del concetto di cui sopra, ripetuto in talmente tante salse e circostanze che, davvero, non può non arrivare. Per i più veloci il film può arrivare al ridondante, per i più lenti è comunque chiaro. Dietro al DVD scriveranno “Film per tutti” e vuol dire questo. Infatti ce l’ha in mano uno che non è propriamente noto per lasciar spazio alle interpretazioni, uno che tra un chiarimento in più ed uno in meno sceglie sempre il chiarimento in più.
Prima parlavo dei due grossi meriti di questa trilogia. Uno l’ho spiegato, quindi andiamo al secondo. Non sono uno di quelli che parlerebbe di “realismo” dovendo descrivere questa trilogia. Secondo me c’è solo maggiore spessore nel definire il male. Spessore che viene fuori bene nel primo film, superbamente nel secondo e che segna, secondo me, il vero passo falso di questo terzo round. “Gotham merita un criminale di maggior classe”, direbbe il Joker.
Stringi stringi infatti, qui siamo a livelli infimi di caratterizzazione del villain. La sceneggiatura, parafrasata, sta a livelli di “La figlia di un precedente cattivo vuole vendicarsi di Batman e si fa aiutare da un ex galeotto affetto da pedofilia platonica”. Che. Merda. Insomma, mi infili tutto quel gigantesco sottotesto sul caos, l’indole umana, l’anarchia, il bene attraverso il male, Gotham come unica artefice della salvezza di Gotham e poi brutalizzi tutto con la tipella e il fidanzatino che vogliono vendetta? Ok, io ho capito caro Nolan che qui non volevi togliere spazio e neuroni alla comprensione del cavaliere oscuro che si rialza. La comprendo la necessità di non infilare ulteriori livelli di comprensione che poi, conoscendoti, avresti dovuto passare ore a spiegare. Però dai, esistono le vie di mezzo.
Grande spreco, insomma, delle potenzialità che la Gotham anarchica avrebbe potuto esprimere sullo schermo. Io che settimana scorsa mi son visto il secondo film e che ho ben presenti scene tipo quella dei due traghetti, con sto terzo episodio mi ritrovo in mano pochino.
Ok, queste a grandi linee le mie personalissime letture dell’opera. Ora chiudo con i dettagli.
– Sorpresona Anne Hathaway. Il personaggio viene fuori gran bene, lei mi pare brava brava e per qualche secondo ci si dimentica abbia il sex appeal di un termosifone. Era una delle cose su cui nutrivo più dubbi, direi che se ne esce bene.
– Il discussissimo finale della Firenze smarmellata sponsorizzato Fernet Branca a me non è piaciuto. E non è perchè Batman sopravvive, cosa che stando alla mia lettura sul rialzarsi è unica conclusione possibile, ma per come è messo sullo schermo. Qui secondo me Nolan toppa alla grande. Non passa il messaggio della leggenda che sopravvive all’uomo, dell’importanza del simbolo e della continuità. Questo capitolo doveva essere conclusivo e conclusivo non è, nel momento in cui metà della sala si alza dicendo “mo’ faranno Batman e Robin”. Servivano più palle, serviva una parola FINE scritta grossa così. Quindi ok il bat-segnale ricostruito, ok la statua, ok Robin che scopre la bat-caverna, ok Wayne che sopravvive (ecco, magari omettendo tutta quella parte sul pilota automatico perchè è imbarazzo vero). Tutto giusto. Solo, andava fatto vedere in maniera diversa. Non m’è piaciuto, insomma.
– Ho letto in giro che per molti il film è noioso. Sono due ore e quaranta e a me è passato via facilissimo. Io però non faccio testo, quindi uso il mio solito riferimento: alla Polly non solo è passato di bestia, ma le è pure piaciuto un bel po’. La Polly s’è addormentata durante The Avengers. Quindi no, non credo si possa definire noioso. Poi certo, dura come il secondo e succedono un terzo delle cose, ma questa è un’altra faccenda. Io alla fine mi son chiesto come fossero passate due ore e quaranta visto che succedeva poco e un cazzo, ma durante il film non ho mai pensato, neanche per un minuto, “che palle”.
– Io non so nulla di cinema a livello tecnico, sono semplice fruitore, quindi magari dico ovvietà. Però una delle cose più fighe di questo film è l’uso dei silenzi unito all’assenza di musiche in molte scene in cui, di solito, la musica troneggia. A me l’effetto che ne esce è piaciuto notevolmente.
Ok, questo direi che è quanto ho da dire riguardo a “Il ritorno del cavaliere oscuro”. Altre recensioni belle, che dicono a volte cose diverse ed altre le stesse, ma dette meglio, sono questa, questa e questa. Ah, c’è anche questa.
Per il sottoscritto non il film dell’anno, ma sicuramente una cosa che non fa male vedere.