Ok, lo so anche io che “avere una rubrica” prevederebbe serialità, scadenze precise e alternanza con altri argomenti. Io però sono un blogger atipico e non particolarmente dotato, quindi facciamo che rilascio il secondo e con tutta probabilità ultimo appuntamento di “non proprio sul pezzo” direttamente dopo il primo. A bruciapelo. Tanto, se anche volessi fare un post simile tra qualche mese, è molto probabile che mi dimenticherei di intitolarlo così e la magia della rubrica svanirebbe nel nulla. Ad ogni modo, oggi parlo del disco di (dei?) Jonathan Inc. e per prima cosa vi do la possibilità di ascoltarlo, che poi è quello che davvero interessa.
Anche questo disco fa parte di quelli ricevuti da Arctic Rodeo e che ho ascoltato in maniera non abbastanza approfondita ai tempi. Ripreso in mano in questi giorni però ho avuto una specie di folgorazione e ho deciso di dedicargli uno spazio qui sopra.
Essendo roba non proprio consueta per i miei ascolti (oddio, neanche così distante, se vogliamo) mi son letto un po’ di definizioni a caso in giro per la rete. Si parla di dream pop, beard core, sleep folk. Dirvi che le previa citate etichette mi suggeriscano qualcosa sarebbe mentire, però la prima se vogliamo è abbastanza suggestiva e mi piace assai. Per quanto mi riguarda è un ottimo disco d’atmosfera. Mi rilassa, mi calma e mi fa davvero viaggiare leggero con la testa, soprattutto in certe occasioni. “Road noise”, per esempio, che qui ho linkato in una versione semiacustica fighissima, ma che in originale ha quelle trombe lì che, boh, mi spaccano in due. Come dicevo, non saprei fare accostamenti perchè non è che ascolti poi così tanta roba di sto tipo. A me vengono in mente alcune cose degli ultimi Mae, ma è proprio questione di suggestioni più che di suono.
Null’altro da dire, vostro onore, quindi il pezzo lo chiuderei qui.
Tra i CD arrivatimi da Arctic Rodeo non c’è veramente null’altro di cui valga la pena scrivere. Ci sarebbe giusto il disco di Kevin Devine, ma quello lo conoscono tutti e, per inciso, non vale i due che ho selezionato neanche alla lontana. Oltretutto secondo me è pure un disco di cover, quindi non capisco come possa piacere così tanto. A me, intendo. Va beh, dicevamo che i recuperi fuori tempo massimo sponsorizzati dalla Arctic Rodeo son finiti qui. Adesso ci sarebbe da colmare qulla lacuna per cui non ho mai ascoltato nemmeno una nota dei Wilco e di Bon Iver, cosa che pare sia ampiamente ingiustificabile ai tempi nostri. Magari lo farò a breve, magari no. In ogni caso, credo non ne scriverò in forma “Non proprio sul pezzo” perchè il gioco è bello quando dura poco.