Alla fine non mi va di scrivere il report del live di ieri sera.
O meglio, non mi va di scrivere un report vero e proprio che possa essere pubblicato su groovebox.it perchè concerti come quello di ieri per il sottoscritto vanno analizzati oltre l’oggettivo resoconto della serata.
La cronaca perfetta del concerto potrebbe farla la Polly, presente all’evento con un bagaglio culturale che non andava oltre i tre pezzi. Lei alla fine ha commentato così: “Non si capiva un cazzo. E il cantante è un cane.”.
Undici parole scolpite nella pietra che da sole bastano per fare una cronaca precisa e puntuale dell’evento. Il bello ed il brutto di certi concerti però è che il lato squisitamente tecnico della faccenda non sempre è centrale alla questione. Per me infatti il concerto di ieri è stato figo un bel po’ fermo restando l’analisi fatta da chi mi accompagnava.
Innanzi tutto perchè vedere John Nolan dal vivo è una cosa che aspettavo da dieci anni e lui ha saputo tener fede alle aspettative in maniera eccelsa. Poi perchè durante il concerto ho realizzato come i Taking Back Sunday abbiano all’attivo una quantità spaventosa di pezzi eclatanti. Di sta cosa sentendo i dischi non ci si accorge tantissimo, ma dal vivo traspare in maniera netta.
Ora parliamo di Adam. Io non so chi gli abbia consigliato quest’ultimo look da motociclista, ma l’effetto è che vederlo esibirsi rimanda immediatamente a scene tipo questa togliendo qualsivoglia credibilità al tutto. Come al solito le sue abilità canore rasentano lo zero, ma in quanto a cinema resta un passo avanti a tutti. Non avendo spazio a sufficienza per lanciare il microfono ovunque come suo solito si limita a passare gran parte del set tra la gente, cantando in faccia a ragazzine in lacrime e limonando presenti di ogni età, sesso e confessione religiosa. La cosa risulta ancora più geniale alla luce dei due fonici che si trovano cotretti a stare in mezzo al macello (c’era un pogo pesissimo nel pit ieri) per sorreggere e far scorrere l’infinito cavo del microfono in modo che il buon Adam non si sentisse limitato nelle sue scorribande.
Per ovviare ad un frontman che canta si e no due parole ogni pezzo, i volumi di tutto il resto erano estremi. La cosa a me ha dato parecchio gusto un po’ per via del fatto che in Italia volumi così non si trovano manco a piangere, un po’ perchè mi risultava impossibile non finire completamente trasportato dai pezzi in mezzo ad una piccola folla di gente che all’unisono cantava e urlava con una foga ed un trasporto che poche volte.
Sarà pure il mio essere insitamente frocio*, ma i testi dei Taking Back Sunday sono la cosa più bella da gridare al cielo. Quindi una situazione in cui i volumi sono come detto illegali e tutti ci si ritrova ad urlare frasi come “the truth is you could slit my throat and with my one last gasping breath I’d apologize for bleeding on your shirt”è impossibile non constatare come il tutto valga assolutamente la pena di essere vissuto.
Momento più alto della serata sicuramente “Ghost man on third”. Momento più basso forse quando Adam decide di cantare anche “Existensialism on prom night” invece che lasciarla a Nolan. Anzi no. Momento più basso quando decidono di suonare un pezzo richiesto da un ragazzo su twitter nel pomeriggio, io mi bagno come una ragazzina convinto stiano per sparare quella “Head Club” che gli avevo prontamente richiesto il pomeriggio su twitter ed invece piazzano “Set phasers to stun”.
Chiunque tu sia, richiedente misterioso, ti odio dal profondo del mio cuore.
Non c’è molto altro da aggiungere. Avrei voluto la maglietta blu con la scritta gialla, ma avevo solo quindici euro in tasca. Avrei voluto scattare delle foto, ma non mi han fatto passare la macchina. Avrei voluto evitare di sentirmi il gruppo di spalla ed invece me lo son beccato tutto. Sta cosa poi aprirebbe di per sè ad un analisi: si trattava di cinque maltrainséma che suonavano male pezzi fotocopia ai primi TakingBackSunday/BrandNew facendo vergognare me per loro. Erano tedeschi. Qui supportano la scena locale. Sempre. Anche quando sarebbe meglio evitare.
Un’altra piccola lezione da prendere e portare a casa.
Ok dai, il “report” direi che può finire qui. Alla fine ho scritto più del previsto.
Volendo chiudere con un messaggio, direi che sarebbe qualcosa tipo: “I Taking Back Sunday sono una delle peggiori live band esistenti, quasi esclusivamente per via del loro frontman. Però in un contesto di club o piccolo locale l’esperienza ne guadagna a pacchi”.