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2010

Il simbolo perduto

[…]
Dalle crociate all’inquisizione, fino alla politica americana, il nome di Gesù era stato strumentalizzato per lotte di potere di ogni tipo. Fin dall’inizio dei tempi, gli ignoranti avevano sempre fatto la voce grossa, trascinando le masse ingenue e piegandole alla propria volontà. Difendevano i desideri terreni citando Scritture che non capivano, andavano fieri della loro intolleranza. A poco a poco, l’umanità era riuscita a erodere completamente tutta la bellezza che avvolgeva la figura di Gesù.
[…]

NdM: sia chiaro, sto libro è una cagata.

Der Anfang – l’inizio

Il primo approccio con la vita da emigrante non è stato più di tanto traumatico. Inutile nascondersi dietro ad un dito, l’essere in due ha sicuramente aiutato moltissimo il primo processo di adattamento e non è certo mia intenzione negarlo. La cosa che però vorrei sottolineare è che ormai il mondo sia veramente piccolissimo. A meno di quarantotto ore dal mio arrivo qui a Colonia gran parte delle mie abitudini è già ripresa, non solo grazie al lavoro, ma anche grazie al fatto che ho già la possibilità di connettermi ad internet nella mia piccola, ma funzionale casina*. Questo mi ha permesso non solo di contattare più o meno tutti coloro che ho lasciato in Italia, ma anche di dedicarmi ai miei interessi esattamente come non mi fossi mai spostato di 900 km verso nord.
In questo clima di “quotidianità illesa” mi sono quindi semplicemente dovuto inoltrare nei meandri della burocrazia locale, scoprendo che in realtà “tutto il mondo è paese”. Oggi infatti mi sono recato all’ufficio immigrazione per richiedere il famigerato Anmeldung, ovvero l’iscrizione ai registri di Colonia come domiciliato in loco. Inutile dire che all’ufficio immigrazione parlassero tutti solo ed esclusivamente tedesco. E’ stato divertente. Uscito di lì vittorioso ho deciso di provare a sfidare anche l’ufficio trasporti, dove ho comprato un abbonamento mensile alla modica cifra di 72 euri. In questo ha giocato un ruolo determinante la presenza della Polly, visto che qui in Germania i controllori non esistono e che l’Italiano, si sa, tende a non pagare. Anche ai trasporti trovare uno sportellista che parlasse inglese non è stata roba da poco, ma alla fine lì una signora che almeno lo capiva e lo parlucchiava c’era e quindi tutto si è risolto con estrema facilità. Ora resta da aprire un conto in banca, cosa per cui ho preso appuntamento Venerdì mattina. Anche in banca però nessuno (!) parla inglese e ci dovrò andare con Casi, uno dei ragazzi tedeschi che conosco, da usare come traduttore. Non so come la prenderà il garante della privacy tedesco, se ne hanno uno. A questo punto mi chiedo perchè quando mi è capitato di chiedere informazioni in giro da queste parti tutti sapessero sempre almeno capire l’inglese, mentre dietro ad uno sportello non ci sia mai nessuno in grado di fare altrettanto. Forse non sapere l’inglese da punti in più per l’assunzione in posti a contatto con il prossimo. Mi documenterò.
Forte di questa mia prima esperienza e dei miei innumerevoli e, credo, inevitabili parallelismi “Italia-Germania” ho deciso di creare due nuove categorie per questo Blog. Trattasi de “L’Italia è una merda.”, che si spiega da sola, e de “L’Italia è una merda, ma…” che in fin dei conti fa altrettanto.
In questi due giorni ho già fatto alcune scoperte sugli usi e costumi locali. So, ad esempio, che in qualunque panino imbottito i tedeschi mettono burro spalmato e maionese a meno che tu li convinca che le tue coronarie ne farebbero volentieri a meno, operazione per altro non facile. Ho scoperto che lo stipendio viene pagato in anticipo ad inizio mese e non alla fine, come logico se si pensa che il lavoratore l’affitto, il mutuo o anche semplicemente il pranzo non se lo può pagare il 27. Ho imparato che anche in Germania l’ufficio tecnico di un istituto di ricerca pubblico tende, se lasciato agire indisturbato, a fare le cose un po’ a cazzo di cane, ma va riconosciuto che qui almeno c’è chi prova a non lasciarlo agire indisturbato. Insomma, in soli due giorni ho già colto diversi aspetti di quella che sarà la mia vita futura e questo è un bene visto che, fino a prova contraria, mi toccherà integrarmi.
L’ultima cosa di cui voglio scrivere è la mia prontissima capacità di costruire progetti e situazioni anche disinserito dal mio abituale territorio d’azione.
Essere a Köln potrebbe risultare ottimo alla luce di quanto segue:

– In poco più di tre ore e con circa 29 euro posso recarmi a Parigi in treno. Con 19 euro e meno di 2 ore a Bruxelles. In un’ora soltanto a Bruges. Opportunità queste, che intendo sfruttare al 100% fin da Marzo quando credo/spero farò un paio di giorni nella capitale francese.
– Da Giovedì prossimo per 6 giorni interi tutta la città sarà in preda al carnevale più chiassoso, etilico e promisquo della terra. Sì, della terra, che se ne facciano una ragione i brasiliani.
– Il 18 Febbraio, appena finito il carnevale, potrò avere il mio primo contatto con la musica live locale andando a sentire il set acustico di Joey Cape e Tony Sly.
– L’11 Marzo potrei coronare il sogno di una vita andando a sentire Scooter. Harder, Faster, Scooter. Delirio.
Il 17 Aprile, se troverò i biglietti (cosa che mi dicono non facile), alle 15.30 potrò assistere alla sfida tra F.C. Köln e la mia squadra del cuore tedesca, ovvero il VFL Bochum. Ideale sarebbe farlo nel settore ospiti, tra i ragazzi, ma sarà dura.

A conti fatti ce la sto mettendo tutta per trarre il meglio da questa esperienza.
Certo i momenti duri devono ancora venire.
Venerdì ad esempio non sarà facile accettare di non poter sorseggiare un’ottima Bulldog al Tirna.

*Si prega di non tenere ricevimenti o feste da ballo.

Google Hit List [Gennaio 2010]

Quasi mi spiace postare la consueta classifica di fine mese, perchè avrei lasciato il post precedente in visione ancora per un po’.
Purtroppo non sempre si può fare quel che si vuole.
Affronto quindi il mio dovere mensile nei confronti dei visitatori casuali più geniali, sottolineando come il mio sito accolga sempre più spesso persone con la tastiera rotta, con le dita ciccione o con una scarsa connessione neuronale tra cervello e mani.
Io però so distinguere tra errori di battitura ed ignoranza e premio volentieri l’ultima.
Il secondo gradino del podio è lì a dimostrare questa cosa e avrebbe vinto, giuro, se non fosse esistito un concorso “Welcome to Napoli” che premia il miglior tassista.
I casi della vita.

1 – concorso welcome to napoli classsifica miglio tassista
2 – videi porno
3 – apparire retorico
4 – ho amato un deficiente
5 – cosa si può fare di bello in 7 minuti
6 – la sveglia è suonata…
7 – murinio è uno stronzo completto
8 – ponfi
9 – “fegatini con patate”
10 – billie joe mezzo nudo

Nota: aggiornata la sezione “musica”.

Forza Panino!!!

Ieri sera c’erano un mare di persone.
Incredibile.
Ianlu le ha fatte ballare tutte. Tutte.
Incredibile.
Io ho fatto una foto con tutti, anche con quelli arrivati quando ormai ero onestamente ubriaco.
Incredibile.
Nonostante tutto quel che ho bevuto e che non ho mangiato non sono stato male.
INCREDIBILE.

Questo post serve a ringraziare tutti i presenti per la fantastica serata. Grazie di cuore davvero, mi mancherete tutti, ognuno a suo modo.
Chiudo con l’album delle foto, visibile QUI. Sono il re degli autoscatti. E dell’ascella pezzata!

Ultimi preparativi

Tra quattro giorni sarò ufficialmente domiciliato a Colonia.
Che questo blog non pulluli di post ultimamente è quindi comprensibile.
In questi giorni mi sono barcamentato tra un impegno ed un altro, cercando di vedere e salutare un po’ tutti. La cosa mi ha fatto sentire come fossi un malato terminale.
Oggi ho finito di impacchettare il laboratorio e sono uscito per l’ultima volta dal Besta in qualità di lavoratore. Dopo cinque anni.
Arrivato a casa ho ripulito tutto il mio appartamento da cima a fondo. Per essere chiari: ho pulito anche il box doccia. Dentro e fuori. Insomma, ho fatto le cose per bene prima di chiudere tutto, svuotare il frigor ed iniziare ad impilare tutta la roba che devo mettere in scatoloni e valigia.
Ho addirittura provato a lavare la macchina, senza riuscirci causa intempestiva calata del buio.
Insomma, mille cose da fare.
Tutto questo però non è per dire che qui di post non ce ne sono perchè non ho avuto tempo di scriverli.
Il problema è che scrivere mi costringerebbe a prendermi male. Ancora di più, intendo.

La sfiga esiste

Ore 16:53, squilla il telefono.
E’ Roby.
Dice che viene a vedere il derby.
Quello è stato l’esatto istante in cui il Milan ha perso la partita.
Alle 16:53 di oggi pomeriggio.
Perchè è vero che l’Inter è più forte, che noi facciamo ridere e che chiunque segua il Milan non può credere in una possibilità di corsa allo scudetto per una squadra che fa la sua miglior prestazione battendo 3 a 0 una Juve in tracollo (per di più limitandosi a battere tre calci d’angolo, mica entusiasmando), però il calcio è strano e sarebbe anche potuto succedere che per qualche strana circostanza questa sera il Milan facesse risultato.
E’ bastata una chiamata di qualche secondo per cancellare ogni possibilità.
La sfiga esiste.
Roby, uno di loro.

P.S.
Se perdi 1 a 0 con l’Inter e metti Seedorf li legittimi ad umiliarti.

P.P.S.
Ma Materazzi con la maschera di Berlusconi a fine gara? Idolo.

Time to celebrate

Alle 12.45 di cinque anni fa nasceva questo blog.
Da allora mi sono successe un sacco di cose e, nel suo piccolo, queste pagine le hanno raccontate tutte.
Mai avrei pensato che la mia avventura nel mondo dei blogger sarebbe durata così a lungo, eppure per la prima volta nella mia vita non mi sono disappassionato alla cosa dopo il fisiologico tramontare dell’euforia iniziale.
Oggi scrivo meno di un tempo e dedico in generale a questa mia passione molto meno spazio all’interno della mia vita, eppure il blog resta una parte importante di me ed è quindi giusto celebrarne il compleanno.
In suo onore oggi ho scelto i miei 10 post preferiti e li riporto qui in forma di classifica.
Non so quanti dei lettori di questo diario vogliano dire la loro in merito, tuttavia se qualcuno sentisse di voler dire qual’è stata la sua pagina preferita in questi anni, lo spazio commenti sarà lieto di ascoltarvi.
Ed io lo sarò ancora di più.
In tutto questo, auguri blog!

Manq

La classifica:
Occhi aperti (4 Maggio 2007)
Avere trent’anni (11 Novembre 2009)
Chiedo scusa in anticipo (6 Novembre 2007)
Ciao, blogger.com (21 Gennaio 2008)
Dubbio (13 Settembre 2005)
A Dio (15 Febbraio 2007)
Istantanea (4 Maggio 2008)
Lista delle cose da fare (22 Dicembre 2006)
Sabet sira (10 Ottobre 2006)
10° E.R. (21 Settembre 2005)

Avatar 3D

Chi mi conosce sa che non sono certo indifferente ai fenomeni di massa, anzi, ne subisco da sempre l’influsso malefico. In virtù di tutto questo si spiega facilmente la scelta di recarmi ieri sera all’Arcadia di Melzo per visionare il nuovo colossal di Cameron: “Avatar”, ovviamente in versione 3D.
Personalmente non avevo mai assistito ad un film 3D di ultima generazione. Le mie esperienze in merito si fermavano al cinema dinamico di Gardaland, almeno 10 anni fa, e non è che lo ritenessi una cosa particolarmente esaltante. Anzi.
Ieri però mi pareva sensato visionare il film che a detta di molti ha rivoluzionato il modo di fare cinema al pieno delle sue potenzialità: 11 euro, occhiali da 100 kg sul naso e via con la visione.
I primi commenti vanno, di conseguenza, all’impatto visivo. Da questo punto di vista Avatar vale tutti i soldi spesi perchè mi ha regalato veramente qualcosa di mai visto ed inaspettato. Sebbene il 3D all’inizio mi abbia un po’ infastidito, appena abituato l’occhio non resta che spalancare la bocca in un’espressione inebetita. Cameron ha generato un’ambientazione sensazionale, fatta di paesaggi e colori che rapiscono chi guarda senza possibilità di scampo. In tutto questo la tridimensionalità gioca, a mio avviso, un ruolo marginale poichè il tutto potrebbe apparire magico anche nel classico piattume cinematografico.
Alla domanda che quindi mi circolava in testa prima di andare, ovvero se potesse valere la pena di vederlo solo per gli effetti speciali, la risposta è sicuramente sì.
Il film però è costituito anche di una trama che, come mi aspettavo, non è certamente travolgente. Intendiamoci, la pellicola dura 166 minuti che non pesano per niente a dimostrazione quindi che anche in fase di sceneggiatura non si sono fatte le cose poi malissimo, il tutto però procede sui binari arcinoti di miliardi di film del genere “arrivano gli alieni convinti di fare brutto e vengono rispediti a casa a calci da chi lotta per la sua dimora e non per la sete di conquista.”.
La cosa che mi è molto piaciuta invece è il messaggio che il film vuole lanciare. Non tanto quello più eclatante del tipo “save the planet / beware of the nature”, ma quella sorta di documentario sulla razza umana dipinta esattamente com’è, ovvero governata dalla legge di profitto. Non so se altri film hanno dipinto l’uomo come alieno invasore e non come vittima di un invasione aliena (ok, “Planet 51” a parte). Effettivamente per come la nostra società è oggi, “Avatar” assume risvolti attualissimi e per nulla etichettabili come fantascienza.
Ad ogni modo per il sottoscritto la scena più bella è quella del soldato che, di fronte alla barbarie compiuta dall’esercito di cui fa parte, rifiuta di eseguire un ordine e non spara. Veramente un gran messaggio, quello.
Alla fine quindi “Avatar” secondo il sottoscritto è un bel film, reso strepitoso da effetti visivi che tolgono il fiato. Tanto bello da meritarsi un post che pensavo avrei dedicato alla sfida Bargnani-Gallinari che ho seguito in diretta Venerdì notte.
Non poco, insomma.

Sdoganamento una sega

Questo post era in canteire nella mia testa da un bel po’ di tempo, ma credo non ci fosse momento migliore per dargli una forma ed un corpo. Tra breve spiegherò il perchè oggi sia IL giorno giusto, ma prima vorrei introdurre a grandi linee il tema.
Today on manq.it is nerd pride.
Attenzione però, si tratta di vera attitudine nerd ed altrettanto vero orgoglio, roba molto, ma molto distante dallo sdoganamento che attualmente si cerca di dare al termine. Chiariamolo subito: Rivers Cuomo, uno “vero” che ciò nonostante ce l’ha fatta, ha creato un precedente sgradevole e da quel momento passa il concetto che essere nerd sia figo. Che sia come essere alla moda.
Beh signori, non è vero un cazzo.
Di essere nerd, anche solo un po’, in gioventù ci si vergogna. E’ avere qualcosa in comune con una fetta della società che a nessuno, ripeto nessuno, fa piacere avere intorno (anche solo per l’odore di sudore che ne scatursice).
Chi oggi si bulla dell’essere nerd, se non lo sta facendo vestito da goblin in qualche castello della bassa bresciana in compagnia di suoi simili ormai irrecuperabili, con tutta probabilità non conosce il fenomeno e pensa che sia un modo giovane e cool di definire chi ascolta indie, mette i pantaloni stretti e ha quel fare da sfigato per limonare di più. Nulla di più lontano dalla realtà.
C’è solo una strada che porta alla possibile riabilitazione della cultura nerd (ribadisco, della cultura, non dell’esserlo) ed è quella di viverci ai margini durante l’adolescenza. Abbastanza inserito da essere guardato male dalla gente normale, ma non abbastanza da non essere guardato male anche dai nerd full HD.
Il limbo degli sfigati con la fissa dei fumetti/gdr/fantascienza (spesso non propriamente self confident) che non hanno problemi con la loro passione, ma ne hanno diversi con chi nell’immaginario collettivo iconizza quel tipo di hobby.
Sto parlando di quelli a cui è riuscito di mettere in atto il comandamento supremo: “Get a life!”.
Noi.
Noi che ce l’abbiamo fatta e ne siamo consci. Sapevamo qual’era il pericolo, l’abbiamo visto e toccato da molto vicino, ma non ci siamo caduti ed oggi, razionalizzando sull’argomento, ostentiamo con orgoglio come la nostra passione per quel determinato ambito nerd non ci abbia trasformato in esseri doccia repellenti dal capello costantemente unto e la maglietta degli Stratovarius costantemente pezzata.
Solo per questo posso scrivere senza problemi che oggi è il giorno giusto per parlare della cultura nerd perchè Lunedì sera ho concluso dopo diversi anni la campagna di D&D in cui facevo da master.
E solo per questo posso rivelare con altrettanta tranquillità di essere passato in libreria questa sera ed aver acquistato un romanzo tratto dalla stessa ambientazione in cui eravamo soliti giocare per leggerne le origini.
Posso farlo perchè sto riflettendo a mente fredda nella solitudine di casa mia di fronte allo schermo del mio portatile.
Oggi in libreria però, a caldo, quando la commessa mi ha chiesto “E’ tuo “La trilogia degli Avatar”?” ho di getto risposto: “Sì, ma è per un mio amico.”
Chi ha visto il lato oscuro se lo porta dentro per sempre e vive nell’ansia.
Mi dispiace per i Deaf Pedestrian, ma di “good” non c’è proprio un cazzo in tutto questo.