L’articolo apparso su Science in questi giorni e di cui riporto l’immagine qui sopra ha fatto molto parlare di se. Vivendo all’estero ed essendo parte della comunità scientifica non riesco a giudicare l’impatto che la notizia può aver avuto sulla popolazione, quindi mi prendo qualche riga per parlarne. Il succo della scoperta qui riportata è che alcuni batteri possono utilizzare l’arsenico al posto del fosforo come elemento con cui costruire ciò di cui gli esseri viventi si compongono, dal DNA alle proteine.
L’arsenico esiste in natura con stato di ossidazione 3 e 5: in stato 3 è altamente tossico, in stato 5 altamente instabile in presenza d’acqua. Da quanto ho capito (non ho ancora avuto modo di leggere il paper, mi è stato presentato in un talk da un collega) questi batteri riescono a vivere proprio perchè non utilizzano l’acqua. La conseguenza è quindi che ci può essere vita senz’acqua.
La questione merita sicuramente un approfondimento ed è certamente molto interessante, tuttavia la prima cosa che ho pensato nel sentire di tutto questo è che tutti coloro che hanno insultato M. Night Shyamalan dopo aver visto il finale di Signs dovranno al regista un bel po’ di scuse.
Sui giornali ovviamente la notizia è passata come la scoperta della vita extraterrestre… In effetti però l’importanza è notevole visto che fino ad ora la possibilità che esistano forme di vita in assenza di acqua era solo un ipotesi ardita. Questo porterà a rivedere i vari progetti di missioni astrobiologiche perchè fin’ora l’idea di fondo era “trovare tracce di acqua per poter parlare di possibilità di vita”
da wittgenstein.it:
Su internet si sta cominciando a discutere del fatto che anche l’informazione scientifica, ultimo baluardo di prudenza e affidabilità, stia soccombendo alle leggi dell’arrivare prima e fare poche verifiche: per molti sarebbe il caso della scoperta annunciata dalla NASA una settimana fa sulla possibilità di forme di vita extraterrestri basate sull’arsenico, che sarebbe stata molto esagerata da un lavoro di comunicazione preventivo all’annuncio e dall’ansia dei giornali di soddisfare le aspettative create da quel lavoro di comunicazione preventivo.