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730 for dummies

Quando oggi ho aperto il blog l’intenzione era quella di riuscire a farmi querelare.
Già perchè l’argomento in principio voleva essere la festa di compleanno di Noemi “Avantiavantic’èposto” Letizia, con tanto di citazioni multiple alla spumeggiante intervista da lei rilasciata nell’occasione. Poi ho pensato che per quanto sarei potuto essere offensivo (e lo sarei stato, cazzo se lo sarei stato), non sarei mai riuscito nell’intento di farmi querelare e così ho deciso di desistere.
Non solo, ho deciso di scrivere un post “di servizio”, qualcosa che possa essere di interesse per il prossimo vista l’imminente dead line che il popolo italiano si appresta ad affrontare: la dichiarazione dei redditi. Potrebbe succedere che un web-surfer qualsiasi si trovasse a passare di qui nel pieno di un conflitto interiore combattuto tra 8×1000, 5×1000, confessioni religiose di ogni sorta ed associazioni di varia natura e tipo. Questa persona, magari, potrebbe trarre del beneficio dal leggere quanto segue.
Partiamo dall’8×1000.
Pur essendo una tassa (non saprei come altro definirla) pagata da tutti, mi sono reso conto che pochi siano realmente informati riguardo le sue dinamiche. Il concetto che passa è che si sceglie a chi devolvere otto millesimi del proprio versamento IRPEF. Nulla di più sbagliato. Ai fini del finanziamento, la preferenza della persona più ricca d’Italia e della più povera pesano uguali. L’8×1000 totale dell’IRPEF versata da tutti viene suddiviso in percentuale rispetto alla scelta dei soli che hanno firmato per devolverlo. Speigo meglio, utilizzando in maniera semplificata i dati del 2000 diffusi dal Ministero e pubblicati su questo sito.
Alla chiesa cattolica vanno il 35% delle preferenze, allo Stato il 4% e a tutte le altre confessioni rispettivamente meno dell’1%.
Il 65% degli Italiani non firma.
Il totale dell’introito viene quindi suddiviso in base alle preferenze espresse e così la chiesa cattolica prende l’87% del totale, lo stato il 10% e le altre confessioni si spartiscono il resto.
Quasi il 90% del totale, che è vicino al miliardo di euro, viene devoluto ad una chiesa che raccoglie il 35% delle firme. Con questo non voglio dire che il meccanismo sia sbagliato, lo trovo di per se molto democratico visto che chi non sceglie non può lamentarsi, tuttavia non so quanto sia noto.
Il mio commento personale a tutto questo è che quindi, per una volta, scegliere sia realmente importante e sprono chiunque sia arrivato a leggere fino a qui perchè si informi e faccia una scelta sua. In tal senso può essere utile sapere che lo Stato non si prende la briga di informare su come la sua parte del bottino venga spesa e che sovente anche questi soldi vengono devoluti in favore della chiesa cattolica perchè utilizzati per la restrutturazione/ricostruzione di luoghi di culto.
Questo, personalmente, lo trovo già meno democratico.
E’ anche buona cosa sapere che, da che leggo in giro, risulta che la chiesa cattolica versi solo l’8% del ricavato alle missioni nel mondo, solitamente il primo motivo che spinge la gente a finanziarla.
Ad ogni modo, dopo attenta analisi e documentazione, da agnostico convinto ho scelto di dare la mia preferenza alla Chiesa Valdese e se mi si chiedesse il perchè risponderei mostrando la pagina che il loro website dedica alla faccenda (sì perchè loro le pubblicità in TV non credo possano permettersele). Investimenti variegati, solidarietà e sociale prioritari, trasparenza e finanziamenti ad associazioni umanitarie e scientifiche laiche. Se proprio devo scegliere a chi devono essere dati i soldi di tutti (ribadisco, non si sceglie per i propri soldi, ma per quelli di tutti) loro mi paiono i migliori pretendenti.
Veniamo ora alla seconda parte della questione: il 5×1000.
Anche in quest’ambito informandosi si scoprono un bel po’ di cose raccapriccianti divertenti riassunte per benino in questo video.

Innanzi tutto, in questo caso, si sceglie a chi dare i propri soldi e se non si esprime preferenza il proprio 5×1000 resta allo Stato. Niente ridistribuzione in base alle preferenze quindi e non può di conseguenza succedere che un’associazione che prende il 30% delle firme riceva il 90% del cash.
Altra cosa che è bene sapere è che lo Stato può riservarsi il diritto non solo di toglierlo, ma anche di mettervi un tetto se le uscite dalle casse nazionali si rivelassero troppo ingenti. Nel 2007 il tetto è stato messo a 400 milioni di euro. Questo significa che qualche italiano, pur avendo scelto a chi dare i propri soldi, non è stato accontentato ed è stato, se vogliamo, derubato.
Informarsi in merito al 5×1000 non è facile, però, almeno per il sottoscritto. Se si opera una ricerca in Google ci si trova di fronte a tonnellate di link di gente che richiede un versamento, ma manco mezzo in cui ne vengono spiegate le dinamiche.
Capita anche di trovarsi di fronte a pagine come quella per il “No alla vivisezione”, con tanto di foto del malcapitato cane.
Leggendo qualche riga si capisce che ancora una volta dalle parti nostre ci sia un profondo bisogno di informazione. Cito: “E’ documentato – e loro stesse lo ammettono – che le seguenti associazioni “per la ricerca”, le più note, usano parte dei fondi raccolti per finanziare esperimenti su animali, cioè vivisezione: AIRC (Associazione Italiana per la Ricerca sul Cancro), AISM – Associazione Italiana Sclerosi Multipla, ANLAIDS – Associazione Nazionale per la lotta contro l’AIDS, Telethon, Trenta Ore per la Vita.”. Innanzi tutto fare ricerca sugli animali non significa vivisezione. In secondo luogo forse è bene dire come tutti i farmaci in circolazione, di base, passino per una parte della sperimentazione condotta su cavie animali. Questa è una prassi per la sperimentazione farmaceutica. Probabilmente questa gente quando si ammala si lascia morire, perchè altrimenti non c’è spiegazione. Io capisco e condivido la condanna all’uso sconsiderato delle cavie e lavorando in quest’ambito sono, a differenza di chi lancia certe campagne, quantomeno informato. Vi sono ambiti della ricerca scientifica e sanitaria in cui lavorare sugli animali è essenziale. In questi ambiti esistono serie e restrittive regolamentazioni cui è necessario attenersi per garantire agli animali un trattamento per così dire conforme ai loro diritti. Il problema, perchè esiste un problema, è che l’animale spesso diventa un “reagente” come un altro ed il suo utilizzo tende ad essere esteso anche a campi di ricerca in cui si potrebbe procedere in modi alternativi, seppur magari impiegando più tempo.
Sto divagando.
L’ultimo concetto che mi preme sottolineare è che se si sceglie di dare il 5×1000 alla ricerca lo si dovrebbe fare in maniera intelligente. Un buon modo per farlo è finanziare associazioni private come Telethon. Un pessimo modo è devolverli alle Università Italiane. Il motivo è presto detto: in Italia non solo vengono dati pochi soldi alla ricerca universitaria da parte dello Stato, ma quelli che vengono dati sono spesi malissimo e tengono in piedi un sistema schifoso di raccomandazioni e incompetenza più simile ad un feudo che non ad un ambiente di studio. Nell’ambito medico scientifico le associazioni serie finanziano solo i laboratori seri, quelli che producono scienza e non che campano facendo un cazzo. Tra questi ci sono anche laboratori universitari? Sì, quindi comunque si starà finanziando la ricerca universitaria, solo selezionando quella che funziona.
Il discorso è complesso, ovviamente non penso che l’università italiana non vada finanziata (o, peggio, che vada “privatizzata”) perchè parte del problema deriva anche dal fatto che ci sono pochi soldi, tuttavia credo che prima che finanziata vada riformata come si deve.
Sto divagando di nuovo.
Ad ogni modo il concetto è che io, da studente di dottorato laureato in biotecnologie farmaceutiche, il mio 5×1000 lo do a Telethon.
Chiudo (era ora cazzo, post interminabile) sottolineando come questa infinita sfilza di schifezze sia roba squisitamente Italiana. In Germania se vuoi finanziare la chiesa ti dichiari credente e gli giri cinquanta eurozzi al mese. Se non lo fai però te li tieni in tasca.
Anche la ricerca qui è finanziata dallo Stato senza bisogno di campagne di sensibilizzazione al cittadino.
Questo non per dire che qui sia il paradiso, ma per sottolineare ancora una volta che pur essendo il posto dove vorrei essere adesso, l’Italia è una merda.

13 commenti su “730 for dummies”

  1. Io ho una perplessità su Telethon e associazioni simili: non sono strutture troppo grandi, e con già troppi soldi? Intendo dire troppi soldi “concentrati” in una singola struttura, con il conseguente aumento del rischio di inefficienze. Non sarebbe meglio focalizzare di più i fondi su strutture (ovviamente di eccellenza) più piccole? Oppure nell’ambito della ricerca medica le economie di scale sono talmente importanti che disperdere troppo i canali diventa controproducente?

  2. Aggiungo una precisazione sull’8 per mille. Mi sembra che le tanto diffuse – e da te “contestate” – campagne pubblicitarie della Chiesa Cattolica siano abbastanza esplicite nel dire che i fondi servono essenzialmente per il sotentamento del clero. Ora, essendo che i fondi finiscono alla Chiesa cattolica ITALIANA, mi sembra altrettanto naturale che la grande maggioranza dei fondi sia destinata al sostentamento del clero che alla Chiesa italiana appartiene. E’ altrettanto ovvio che solo una piccola parte dei sacerdoti italiani lavorano come missionari nei paesi poveri. Mi sembra quindi ampiamente esagerato far passare il concetto che la Chiesa cattolica italiana “imbrogli” i contribuenti perchè destina solo l’8 per cento dell’8 per mille alle missioni.

  3. Ciao Landi!
    Sulla parte economica veramente non riesco a risponderti, perchè di economia capisco realmente poco. Tuttavia non riesco a capire il concetto dei “troppi soldi”. Più ne ricevono, più ne possono distribuire ed essendo che conosco i metodi con cui distribuiscono e mi piacciono non vedo il problema. Se provi a spiegarmi in maniera semplice quali sono i tuoi dubbi forse posso provare a risponderti (anche se non so molto della gestione economica, sono più informato sui meccanismi di finanziamento, come ovvio).
    Riguardo l’8×1000 mi sento un filino strumentalizzato. ;)
    Io non ho detto che la chiesa imbroglia nè ho contestato che decida di investire i soldi in questa maniera. Ho solo riportato un dato (quello per cui l’8% è dato alle missioni) e l’impressione che questo dato non sia noto a molti, visto che quando parlo di 8×1000 di solito la gente tende a rispondermi che la chiesa nel mondo fa tante cose buone per i poveri. Tutto qui.
    Che gli spot siano espliciti, beh, quello permettimi ma non è vero. L’ultimo che ricordo elencava tutti i modi possibili in cui i soldi vengono spesi, ma nulla accennava alle reali proporzioni.
    Ripeto, io non contesto nulla del meccanismo in questo post. Credo di essere stato estremamente polite nel parlare del tutto e non nego che il mio reale parere su certe cose sia decisamente più severo, ma non l’ho riportato qui. non era quello lo scopo.
    Il mio tentativo era divulgare dei dati e il reale funzionamento di un sistema cui tutti siamo sottoposti e che realmente in pochi conoscono.

  4. Non era affatto mia intenzione strumentalizzarti, e a prescindere dal giudizio personale che ciascuno di noi può dare a un’istituzione piuttosto che a un’altra, condivido al 100% il tuo “appello alla trasparenza per scelte più informate”.
    Contestavo solo quella che è forse l’unica frase non “oggettiva”, cioè quando dici che le missioni sono “il primo motivo” per cui la gente finanzia la Chiesa. Lo slogan che personalmente più mi è rimasto in testa delle campagne 8 per mille è “I sacerdoti aiutano tutti. Aiuta tutti i sacerdoti”, da cui mi aspetterei che l’8 per mille venga usato in primis per il sostentamento del clero. A guardare il resoconto http://www.8xmille.it/ sembra che in realtà avanzino un bel po’ di soldi per altro, principalmente attività pastorale in italia – il che, ribadisco, mi sembra logico, visto che sono fondi dati alla CEI, e non al Vaticano.

    Su Telethon, sono lieto di sapere che usa criteri apprezzabili per la spartizione dei fondi. La mia impressione dall’esterno è molto semplice e non deriva da sofisticate logiche economiche. Semplicemente, più un ente o una struttura sono “grandi”, più aumentano i costi di gestione – quindi i fondi che la struttura usa per se e per le proprie spese amministrative, invece che usarli per comprare macchinari o pagare ricercatori. Se anche la struttura fosse super-snella ed efficiente, maggiore l’ammontare di denaro che gestisce maggiore il suo potere nei confronti delle unità di base che effettivamente fanno ricerca, e quindi maggiore il rischio che i fondi siano usati in maniera eccessivamente discrezionale, o che l’ente sia sottoposto a pressioni “improprie”. Se conoscessi una fondazione, un dipartimento universitario o un reparto di ospedale, un laboratorio scientifico o chissà cos’altro, e sapessi che sono centri di eccellenza, che lavorano bene, che premiano il merito, sarebbe meglio dare i soldi direttamente a loro piuttosto che farli “transitare” per Telethon. Per lo stesso motivo per cui forse sarebbe meglio dare l’8 per mille direttamente a qualche parrocchia o qualche missionario invece che farlo “transitare” per la macchina burocratica della CEI.

  5. Quando parlo di primo motivo riporto una “statistica” personale sulle risposte che ricevo dalle persone a cui chiedo. Questo non è un dato, ovviamente, è una percezione. Per quel che dici riguardo il dare l’8×1000 direttamente alle parrocchie senza passare per la CEI, beh, molti lo fanno la domenica in Chiesa e molti devolvono anche più dell’8×1000 (rapido calcolo: un euro a settimana per 54 settimane sono 54 euro. Una persona con un reddito di 23.000 euro lordi annui ed un’aliquota IRPEF del 23% ne donerebbe nemmeno 43.), quindi sono assolutamente favorevole alla tua mozione. Rimuoviamo l’8×1000 e lasciamo la buona e cara offerta domenicale. Magari si sgramma via un po’ del marcio che c’è dalle parti della CEI. :P
    Per quel che riguarda il Telethon in linea di massima capisco il tuo ragionamento ed hai teoricamente ragione. Valuta però anche questo:
    1- l’uomo comune non sempre è nella possibilità di conoscere un laboratorio che “lavora bene”, anzi diciamo che se non si è addetti ai lavori è proprio impossibile.
    2- Non esiste l’entità laboratorio come soggetto finanziabile. I laboratori afferiscono tutti a macrostrutture: siano questi ospedali, centri di ricerca o università. Se devolvi i soldi in questo modo li dai ad un direttore scientifico che poi valuterà come spartirli, il che in italia significa nella stra grande maggioranza dei casi inserirli in un circuito di magna magna che neanche immagini.
    Se finanzi Telethon, invece, indirettamente finanzi singoli progetti di singoli laboratori. Questo significa che per avere i soldi il tuo gruppo deve scrivere un progetto che Telethon farà valutare a nomi di spicco dell’ambito in forma anonima (realmente, non come fa il ministero) e concederà il finanziamento solo se l’esito della valutazione sarà positivo.
    Questo vuol dire che viene finanziato chi, almeno sulla carta, può produrre. Poi è chiaro che i progetti possono andare meglio o peggio, ma se lavori qualcosa tiri fuori anche da progetti “sfigati”.
    Questo meccanismo funziona bene proprio perchè la fondazione è grande ed ha un nome e può chiedere a gente “importante” di perdere del tempo gratis per valutare progetti.
    Sicuramente ci sono altre fondazioni valide per altri campi di ricerca, io conosco questa e spingo per questa.
    Spero sia più chiaro, messo giù così.
    Comunque grazie perchè da spunti come il tuo nascono discussioni interessanti che possono essere utili a chi avesse voglia di informarsi sulla questione e trovasse questo blog.
    Ok, in pratica a nessuno. :D

  6. Ottima spiegazione, grazie mille. Sono contento di scoprire che Telethon non è uno dei tanti “carrozzoni”, come un po’ superficialmente avevo etichettato.

  7. ggrazie per i chiarimenti molto utili e credo effettivamente poco reperibili. Vorrei parlare sul mio sito dell’argomento e credo farò man bassa delle informazioni che divulghi! grazie!

  8. Ho letto. Precisa e puntuale direi, ma anche io non sono il massimo esperto in materia. Ho solo provato ad informarmi e ad informare a mia volta.
    Come hai fatto tu. ;)

  9. Grazie Manq, ho visto il tuo post sul blog di Gilioli e sono venuta a leggerti… da valdese, ti rigrazio per la tua scelta sull’OPM e voglio assicurare – dall’interno – ancora una volta a te e ai tuoi lettori/lettrici che è una scelta davvero laica, in cui nemmeno un euro va ai pastori/e e alla ns. chiese, ma tutto viene speso per opere sociali, culturali e assistenziali, in Italia e all’estero… le cose di culto, desideriamo pagarcele da soli e ci autotassiamo per questo (anche per rimanere veramente “liberi”, sono certa che mi capisci..;-))

    inoltre, voglio informarti/vi anche che la chiesa valdese e metodista, dopo aver destinato per anni la sua quota OPM delle firme non espresse allo Stato, e avendo visto quanto male (e..ehm, poco laicamente, visto che un tot va ancora alla chiesa cattolica…) venivano utilizzate, ha deciso di “richiederla indietro” allo Stato, in futuro, e di destinarla ancora di più a progetti sociali e umanitari all’estero, per oltre il 30%.

    Questa quota però pare non perverrà prima del 2013 – ma volevo già dirlo, perchè si sappia che è stata una decisione tardiva e anche un po’ sofferta (in teoria, si preferiva avere solo le quote dei “firmatari consapevoli”), ma dovuta appunto alla poca trasparenza e coerenza (rispetto alle vere finalità di legge dell’OPM statale, come calamità naturali e fame nel mnodo) dello Stato nell’uso di questi soldi pubblici…

    beh complimenti ancora per la disamina, e a presto, ciao!

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