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2009

Addio al celibato vol.1

Eccomi di rientro dal primo addio al celibato effettuato dalla mia compagnia.
Il futuro sposo è Robi, detto Scipp.
La location è Monaco di Baviera. Ancora.
Il gruppo era composto da me, Robi, Simo, Peich, Bazzu, Uazza, Aui anche detto “Wiener Schnitzel“, Missa anche detto “pene di Sauropoden” e Dani.
E’ stata una due giorni piuttosto intensa, di cui porto ancora i segni in questo Lunedì mattina di solitaria in laboratorio (la Vero è alle cellule, la Polly alle urne, il capo credo in volo). Mi piacerebbe mettere la testa sul bancone e dormire, ma non posso farlo. Però posso prendermi qualche minuto per scrivere un breve resoconto del week-end monegasco.
Innanzi tutto spero che Robi si sia divertito.
Io credo di sì.
Peccato che non abbia mai voluto approfittare dell’offerta “indicane una e noi te la portiamo, consenziente o no”. Io, al posto suo, in alcuni casi avrei indicato.
Per il resto il viaggetto è stato il classico tour a Monaco, con giro forsennato delle birrerie a partire dalle 10.00 del primo giorno, nessun tipo di visita della città (che alla mia settima volta in loco persiste ad essermi semi sconosciuta), pernottamento alla “Penzion Beck mit Kolazione”, visita dello stadio con annessa foto e goliardia in strada utilizzando le varie statue a disposizione: il cavallo detto “caua”, la signorina da palpeggiare e l’om ca l’và a pè.
Aver scelto l’aereo alla fine si è rivelata una mossa assai saggia. Non tanto all’andata, che essendo stata fissata per le 6.55 ha previsto comunque una nottata in bianco ed una certa stanchezza in loco, ma per il ritorno che alleviato del problema della guida ha concesso al gruppo di uscire dall’ultima birreria alle 19.00 per imbarcarsi alle 21.00 sul volo di rientro.
Unica nota negativa della due giorni è stata la scelta poco elegante, poco simpatica, ma forse lungimirante dei camerieri dell’HB che, poco prima del mezzogiorno di Sabato, ci hanno gentilmente detto: “No more beer for you.”
O forse: “No more fucking beer for you, drunk italian motherfuckers!”.
Non ricordo bene com’è andata la cosa.
Ricordo però che alle 12.30 eravamo a bere all’Augustiner con buona pace dei sopracitati camerieri.
Insomma, risate e divertimento come non se ne facevano da un po’, visto che ormai muoversi per un viaggio tutti in compagnia è diventato molto complicato se non impossibile.
Ovviamente una cosa del genere può essere fatta solo con mete esterne al territorio nazionale o comunque caratterizzate da una lingua diversa dall’italiano, se non si vuole incappare in problemi penali.
Chiudo con l’immagine più significativa della trasferta.

* Dani @ Augustiner, ore 14.00. Risparmio la foto di Dani @ Cesso della Pensione delle ore 15.00 per non sconvolgere gli stomaci deboli.

Ascolti

Come al solito, quando è un po’ che non scrivo, per riprendere non trovo argomento migliore della musica.
In questi giorni sto ascoltando un po’ di CD “nuovi”, alcuni appena usciti e altri nuovi solo alle mie orecchie.
Iniziamo subito con quello che ho ascoltato per ultimo, così, per stravolgere gli schemi.
Enter Shikari, “Common Dreads”.Enter Shikari - Common Dreads
Non lo nego, mi aspettavo di più. Anzi, me lo aspettavo diverso. Il primo disco secondo me aveva due difetti: troppo poco spazio alla trance “dura e pura” e aggregazione un po’ confusa delle idee che portava a pezzi poco omogenei nel tentativo di far stare in 17 canzoni tutti i riff e le situazioni che la band aveva a disposizione. La mia speranza era che mettessero a posto le cose con il secondo album, ma così non è stato. Si è presa proprio un’altra strada, a mio avviso, nel tentativo di dare al mix di HC e elettronica un aspetto più compatto, cercando forse di creare un suono etichettabile non solo come commistione di generi diversi. La trance c’è ed è tamarra come nel precedente lavoro, ma è meno a sè stante e più integrata nei pezzi che tuttavia sono meno danzerecci e più “rock”, con le dovute virgolette. Detta così sembrerebbe non avere alcun senso, ed invece secondo me è proprio così che suona questo disco. Con le dovute eccezioni, sia chiaro. “Solidarity” è un pezzo che potrebbe benissimo essere inserito nel disco scorso (forse e soprattutto per le autocitazioni in esso presenti [un gruppo che al secondo disco già si autocita va solo amato]), “The Jester” ha un riff che potrebbe essere benissimo stato scritto dagli Stunned Guys e “Gap in the Fence” è forse una delle canzoni più vergognosamente tamarre della storia, ma anche in questo caso si parte da una sorta di ballata acustica per poi sfociare in cori da Duplè dei bei(?) tempi, cori che si rivedono anche in “Halcyon”. Dovrò ascoltarlo ancora un po per poterlo valutare al meglio, però senza dubbio rispetto al precedente disco non ci sono tracce accattivanti da subito e questo, che potrebbe sembrare un difetto, magari donerà a “Common Dreads” maggiore longevità nella mia autoradio. Una cosa è sicura, gli Enter Shikari sono una band da ascoltare soprattutto dal vivo, contesto in cui trovano difficilmente eguali.
Cambio.
Fightstar, “Being Human”.Fightstar - Being Human
Secondo me “Grand Unification” è un disco della madonna. Quello uscito dopo non l’ho mai sentito per intero, a causa credo del periodo di stanca che avevo allora per quel tipo di suono. O forse perchè mi era parso indegno senza bisogno di ascoltarlo tutto. In ogni caso mi sono avvicinato a questo nuovo CD con una certa curiosità e devo dire che lo sto ascoltando ormai da qualche giorno. Al primo impatto ho pensato fosse un disco arrogante. Credo sia stato per via dell’orchestra inserita in gran parte dei brani. O forse dei cori gregoriani. Sta di fatto che l’impatto epic/symphonic metal che mi ha dato il primo ascolto non è stato proprio un bel biglietto da visita. Non sono uno che gradisce i Nightwish, per far chiarezza. Andando avanti con gli ascolti però devo riconoscere che questo “Being human” non è poi così male. Sempre tentando di mettermi nella testa dell’autore, credo l’intenzione fosse cercare di sviluppare un po’ un certo genere di suono che ha detto più o meno tutto quel che aveva da dire. Se l’intento era effettivamente questo, credo che l’obbiettivo sia stato raggiunto visto che non ho cestinato il disco al grido di: “la solita roba”, ma ho continuato ad ascoltarlo. Continuo a ritenere il tutto un po’ troppo pomposo (l’inizio di “Chemical Blood” è agghiacciante), ma inizio a farci l’orecchio. Il grosso problema del disco, invece, è che in molti pezzi il tentativo di rinnovare il sound sfocia in scelte troppo discordanti, rendendo alcune tracce, come ad esempio “Colours Bleed to Red”, un’accozzaglia di parti sconnesse forzatamente legate assieme. Non tutti, fortunatamente, e così si trovano pezzi come “Give me the Sky” capaci realmente di emozionare il sottoscritto, anche grazie ad un suono che spesso, anche nella voce, sembra “rubato” ai Mae dei bei tempi. Il risultato finale nel complesso è accettabile e fa dei Fightstar una delle poche band capaci di continuare a battere la strada del nu-emocore senza ridursi ridicole.
Un’esempio di chi non ce la fa?
Silverstein, “A Shipwreck in the Sand”.Silverstein - A Shipwreck in the Sand
I Silverstein sono l’unica band che seguo ad aver fatto 4 dischi identici in tutto e per tutto. L’artwork, ad esempio, secondo me è sempre splendido e questo quarto full-lenght non mi smentisce. Stiamo però parlando di musica e, nella fattispecie, credo dell’unica band capace di fare un brutto disco anche facendosi produrre dal genio di Mark Trombino. Insomma, a modo loro, sicuramente unici. Il disco in questione non parte nemmeno troppo male, poichè la open track pur essendo l’emblema del clichè ha un buon tiro e riesce anche a farsi apprezzare. Andando avanti però la situazione non decolla, anzi, all’incipit di “American Dream” uno avrebbe già ampiamente voglia di smetterla. Io non l’ho fatto, ho insistito, e alla fine ho portato a casa un paio di ascolti completi del CD, ma giusto per dovere. Questo disco è noioso, non c’è molto da farci o da dire. La nota divertente è che proprio in settimana Uazza mi ha regalato “18 candeles: the early years”, una raccolta dei primi demo proprio dei Silverstein. La cosa bizzarra è che sentendo i primi cinque pezzi di questa raccolta pare di sentire un’altra band. All’inizio i nostri eroi suonavano come una copia dei Mineral, senza la volontà di distaccarsi troppo dall’originale, ma senza nemmeno apparire troppo scontati. Forse, se avessero continuato su quella strada ora oltre a delle belle copertine i loro dischi avrebbero anche delle belle canzoni.
Ok, volevo parlare di un altro disco che ultimamente sto ascoltando molto, ma non ho più tempo.
Il disco è “Blood Coloured Skies” dei Daylight Seven Times.
Dico solo che secondo me è un gran bel disco e che “Revelation” è un capolavoro.
Ora vado.
Mi piacerebbe chiudere dicendo che ultimamente non sto aggiornando perchè impegnato nella costruzione di una nuova parte di questo sito, ma non è così. O meglio, è in costruzione una nuova parte del sito, ma non sto facendo nemmeno quello.
Viva l’onestà.

L’Esame delle Uri… ehm… Urne

Spenderò due righe riguardo i risultati elettorali.
Lo faccio perchè per una volta, non mi sento partecipe di quanto sta succedendo.
In europa si respira aria di xenofobia e avanguardie neonazi? In italia la Lega fa il 10%? La sinistra radicale è sotto lo sbarramento? Sempre nel nostro paese attualmente il 30% della popolazione votante (votante, elemento da non sottovalutare) risulterebbe non rappresentata dal tanto propagandato bipolarismo?
Io, a sto giro, non c’entro.
Anzi, io a sto giro me ne sbatto proprio.
Sono andato, ho votato per quello che vorrei fosse il mio sindaco, e ho invalidato in maniera poco elegante sia la scheda per le Europee che quella per le provinciali.
Per il sindaco ho votato perchè nel comune posso farmi davvero sentire e so con chi posso relazionarmi se le cose non vanno come “promesso”.
Per il resto, dal cuore, che si fottano.
Lo so, fino a non molto tempo fa avrei attaccato un ragionamento come questo. Ho capito che sbagliavo, però, quando MTV si è messa a propagandare la mia filosofia su come fosse importante “far sentire la propria voce”.
Ok, scherzo.
Però per una volta ho pensato che fosse importante far sentire la mia voce in modo dissonante.
Volevo non ritirare le due schede incriminate, in realtà, invece di annullarle, ma il presidente del mio seggio mi ha detto che non era possibile, credo sbagliando o forse tentando di fottermi.
Nella seconda ipotesi, l’invito a recarsi affanculo espresso dal mio voto è anche dedicato a lui.
Volevo per una volta inserire il mio nome tra coloro che non si sentono rappresentati e quello che ho fatto è credo l’unico modo che un cittadino ha per fare una cosa del genere.
Non andare a votare non sarebbe stata la stessa cosa, perchè sarei invece entrato nel gruppo dei menefreghisti, cosa che ovviamente non è.
Sono soddisfatto.
Vedendo come si mettono le cose, tra l’altro, credo che questa resterà la mia strategia per molto tempo.
Oggi, da uomo pulito e fiero di sè come mai accaduto dopo nessuno dei miei N “voti contro”, mi sono guardato commenti e interviste ai risultati elettorali ed è stato emblematico.
Ovviamente non ha perso nessuno.
Berlusconi puntava a salire con le preferenze, è sceso. Però ha vinto perchè è il primo partito d’Italia.
Il PD perde diversi punti. Però ha vinto perchè Berlusconi ha perso e perchè probabilmente pensava di perdere molto di più.
Casini ha preso il 6,6% in un paese dove il cattolicesimo e l’idea di centro sono capisaldi. Però ha vinto perchè può vendere l’ago della bilancia.
Le sinistre radicali son tutte sotto lo sbarramento. Però han vinto perchè oh, se fossero state unite, avrebbero preso un monte di voti.
Resta da parlare di chi ha vinto sul serio, ovvero la Lega e L’Italia dei Valori. Dei primi non dico nulla, perchè inizio quasi a stimarli. In questo periodo di “crisi” vanno avanti con quelli che sono i loro principi di sempre ed i risultati arrivano perchè, quando si ha fame, quel tipo di ideologia vince sempre.
Non sono saliti sul carro del vincitore, erano già lì quando il vincitore è arrivato.
Il vero e proprio boom dell’Italia dei Valori è invece identificabile come “voto di protesta”. Nessuno dei votanti del partito di Di Pietro infatti credo vorrebbe Di Pietro stesso come leader del primo partito del paese. Però l’Italia dei Valori, col suo mix di destra e sinistra, è oggi come oggi il simbolo politico dell’antipolitica. Ovvero è perfetto per quelli che vorrebbero dare un segno come ho fatto io, ma lo fanno nel modo “sbagliato”, ovvero puntando sull’ennesimo partito politico.
De La Destra e le Autonomie neanche parlo, perchè solo i babbi pensano che possa servire un partito del genere con una Lega forte del 10%.
Questo è il quadro del mio paese ed è meglio fermarsi qui, che poi si degenera.
Parlando di cose serie, Kakà è del Real.
Ripensandoci, la Polly dopo aver fatto il turno ai seggi ed effettuato lo spoglio delle schede, mi ha rivelato che uno ha votato meglio addirittura di me.
Lui, sulle schede, ha scritto: “NON SI VENDE KAKA'”.

Manq goes to Florida

Ecco l’itinerario completo di quel che sarà il mio viaggio.

LEGENDA:
A – Miami
B – Key West
C – Key Largo
D – Neaples & Everglades
E – Orlando & Disney World
F – St. Augustine
G – Daytona
H – Cocoa Beach
I – Cape Canaveral
J – Vero Beach
K – Hobe Sound
L – Palm Beach
M – Dania Beach
N – Miami Beach

Google Hit List [Maggio 2009]

Come al solito la classifica di fine mese è l’occasione per ricordare che al mondo c’è veramente un sacco di gente malata, ma malata sul serio.
Le loro ricerche sono facilmente identificabili in classifica.
Altra cosa che val la pena precisare è che non sto facendo passare in sordina l’uscita di quello che sarà il mio “disco del mese” per questo Giugno.
Il fatto è che lo sto ascoltando e valutando.
Al momento potrei giusto dire che i Taking Back Sunday dell’indiscutibile “Tell all your friends” e del controverso, ma a mio avviso altrettanto indiscutibile “Where you want to be” sono morti e defunti e sebbene la cosa per me sia una semi tragedia, non vuol necessariamente dire che il nuovo album sia brutto.
E’ semplicemente un’altra cosa.
Il nuovo singolo, “Sink into me” sì che è osceno, ma ad esempio “Summer, man” e “Swing” sono due pezzi fighi.
Devo metabolizzarlo meglio, questo “New again”.
A questo punto tuttavia non credo mi metterò mai a commentarlo ulteriormente qua sopra.
Pazienza.
Chiudo con la consueta classifica.

1 – i giovani di oggi mi fanno cagare
2 – video di approccio al pompino
3 – mi dai consigli per dormire
4 – panico nell’ascensore racconti dei bambini
5 – eliminare la birra
6 – non irretirmi
7 – sono ciellina ma non voglio
8 – racconti auto-torture
9 – il suono e il gusto
10 – cannibal corpse eluana

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Elfi domestici

[…]
«Ci sono elfi domestici qui?» esclamò, guardando con orrore Nick-Quasi-Senza-Testa. «Qui ad Hogwarts
«Certamente» rispose Nick-Quasi-Senza-Testa, sorpreso dalla sua reazione. «Il più alto numero che in qualunque altro luogo della Gran Bretagna, credo. Sono più di cento».
«Non ne ho mai visto uno» disse Hermione.
«Be’, non escono quasi mai dalla cucina, no?» disse Nick-Quasi-Senza-Testa. «Vengono fuori di notte per fare le pulizie… controllare i camini e così via… voglio dire, non dovresti vederli, no? E’ questa la caratteristica di un buon elfo domestico, no? Che non sai che c’è».
Hermione lo fissò.
«Ma vengono pagati?» chiese. «Hanno le vacanze, vero? E… i permessi per malattia, la pensione e il resto?»
Nick-Quasi-Senza-Testa ridacchiò così forte che la gorgiera scivolò via e la testa ricadde, penzolando dai tre centimetri scarsi di pelle e muscolo spettrale che la tenevano unita al collo.
«Permessi per malattia e pensione?» disse, risistemandosi la testa fra le spalle e bloccandola di nuovo con la gorgiera.
«Gli elfi domestici non vogliono permessi per malattia e pensione!»
«Oh, andiamo, ‘Er-mio-ne» disse Ron, spruzzando pezzetti di pasticcio di Yorkshire addosso ad Harry. «Oops… scusa, ‘arry». Deglutì. «Non sarà digiunando che gli farai dare i permessi per malattia!»
«Lavoro da schiavi» disse Hermione respirando affannosamente. «Ecco cosa ha prodotto questa cena. Lavoro da schiavi».
E si rifiutò di inghiottire un altro boccone.
[…]

Déjà vu

Ecco la divisa delle ronde volute da Maroni.
Mi dice qualcosa, ma non riesco a capire cosa mi ricordi.
Piacciono molto la faccia sveglia e lo sguardo intelligente dell’indossatore.
Su Panorama si può trovare anche una scoppiettante intervista all’ispiratore della GNI, la “Guardia Nazionale Italiana”.

*revival?

Sotto il dito

Ho un problema.
In internet non trovo una webzine decente che recensisca dischi e mi sproni ad ascoltare musica, a documentarmi su una certa band o a confrontarmi col giudizio altrui riguardo un disco.
Una volta leggevo “Munnezza”, da tempo nota come “Dedication“.
Ad essere sincero la leggo ancora, ma non mi piace più.
Il motivo è abbastanza semplice: trovo le recensioni arroganti. Non ho mai avuto nulla contro l’arroganza, per carità, io sono il primo a ritenerla una virtù, però quando voglio documentarmi riguardo ad un disco vorrei che mi si dicesse solo se è bello o meno, non sentirmi giudicato dall’autore per il fatto che io possa o meno ascoltare il disco in questione.
Oltretutto il taglio dato alla webzine da ormai qualche anno è decisamente diverso da quello che era un tempo, probabilmente a causa del cambiamento dei gusti dell’ormai credo unico redattore. Questo fa si che vengano recensiti un sacco di dischi di cui al momento non mi interessa e non vengano quasi mai segnalati quelli su cui vorrei un parere. Questo non è chiaramente un “difetto” della webzine, ma la rende inutile o poco più ad una persona come me.
Tempo fa bazzicavo anche le pagine di “Emotional Breakdown“. Non la trovavo malaccio e avevo anche provato a collaborarci (senza grande successo in realtà) prima che chiudesse. Ora ha riaperto sotto forma di blog e non la leggo da molto. Faccio fatica a trovare quello che cerco, così evito a priori.
Recentemente infine ho provato a dare un’occhiata a “Groovebox“, più che altro perchè ho visto che Uazza ci scriveva sopra e volevo vedere come fosse.
Senza offesa, ma non mi piace proprio.
A costo di fare l’errore imputato poc’anzi a Dedication, mi pare che la recensione dei dischi che conosco non sia decisamente fatta come si deve. Posso sbagliarmi, ma mi pare che l’approccio sia leggere al volo in internet cosa si dice della band in questione e copiaincollare qualche news insieme, più che ascoltare il disco e dire come lo si è trovato. Ripeto, io ho valutato solo le poche recensioni fatte a dischi che posso conoscere anche io, e le ho trovate decisamente poco funzionanti. Magari sulle robe più “metal/nu-metal” vanno forte. Però paragonare gli Used agli Evanescence, per fare un esempio, è proprio indice di non avere un minimo di bagaglio culturale in merito alla questone.
Indipendentemente dai gusti.
Io, per esempio, non mi metterei mai a recensire dischi di un genere che non ascolto. Non ne sarei capace e ne uscirebbero prodotti poco utili a chi cerca una recensione.
Perchè dico cosa farei io? Perchè mi è scivolata in testa l’idea di provare a farmela da me, la webzine che cerco.
Per farlo però, ho evidente bisogno di aiuto e da qui arriva il titolo del post.
Forse per la prima volta da che ho un diario on-line mi rivolgo ai possibili lettori dicendo semplicemente: “chi ci sta, metta sotto il dito”.
Serve una redazione. Possibilmente una redazione variegata, non troppo ampia, capace di dare spazio a diversi tipi di musica senza la pretesa di volerli valutare tutti. Tra le persone che so leggere questo blog e quelle che potrebbero leggerlo senza che io le conosca c’è sicuramente gente che di musica ne ascolta tanta. Si tratterebbe solo di dire quel che si pensa in merito, nè più nè meno di quel che si fa quando ci si vede di fronte ad una birra.
Se qualcuno decidesse di appoggiare l’idea, io sono qui.
Anche solo per parlarne, per stabilire assieme come si potrebbe fare una cosa del genere.
Poi oh, se non dovesse dirsi disponibile nessuno, questo resterà uno dei miei tanti progetti incompiuti ed io continuerò a scrivere dei dischi che ascolto sul mio diario.
E a cercare una webzine decente in rete.