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2009

“Minchia…”

Puntualmente, quando mi ritrovo a riflettere sul mio dottorato e sulla mia carriera, lavorativamente parlando attraverso i momenti peggiori.
Puntualmente questo capita in periodi in cui sono oltretutto oberato di lavoro che non sempre da le soddisfazioni che vorrei.
Puntualmente, infine, quando questo capita io scrivo qualche riga su questo blog per lagnarmene.
Oggi però non voglio farlo.
Oggi parlo di tutt’altro.
Oggi, continuando sul trend dello scorso post, prendo libero spunto dalla famiglia Doni e dedico un post all’ispettore Coliandro.
Il motivo è semplice: mi piace e, almeno quando stacco la sera, voglio dedicarmi alle cose che mi piacciono.
Ora io lo so che mi si accuserà di apprezzare questa serie perchè dipinge il poliziotto come un ignorante fascistoide invasato e convinto di essere Rambo, ma non è così.
Mi piace perchè mostra un poliziotto che, pur essendo un ignorante fascistoide invasato convinto di essere Rambo, sa smentire nei fatti quest’immagine che a parole non manca mai di dare di sè.
Se fossero così, i poliziotti, si starebbe meglio.
Il problema è che solitamente non si smentiscono, anzi.
Qui sarei molto tentato di partire con una divagazione a proposito di quello che ho appreso ultimamente sulle forze di polizia e che è stato raccontato proprio da un poliziotto, ma non lo farò perchè non voglio innervosirmi.
Sta di fatto che il prodotto messo assieme dai Manetti Bros. riesce a divertirmi e questo basta.
Oltretutto la regia e le musiche del tutto “non convenzionali” per la televisione italiana sono un’ottima boccata d’aria fresca nel palinsesto televisivo odierno.
Peccato solo per la recitazione di molte delle comparse e di alcuni dei personaggi a margine, che risultano veramente imbarazzanti.
Ora me ne vado a letto nel tentativo di finire il libro di Dexter, che sconsiglio a chiunque abbia visto la serie, e di riposare un po’.
Chiudo con una citazione proprio da Coliandro:

Ambulante: “Ti prego, aiuta me, compra fazzolettini. Io ho tre figli e mia moglie è incinta…”
Coliandro: “E che te devo dire… Scopa di meno…”

Ecco, per chiarire il personaggio: poi i fazzoletti li compra.

Something to write on blog about (plagio inconsapevole).

La mia nuova avventura di giornalista musicale al momento mi sta dando alcune soddisfazioni.
In settimana è infatti uscito su Groovebox il mio report sul live dei Get Up Kids @ Estragon.
Scrivere per una webzine tuttavia sta un po’ togliendo spazio a questo blog, perchè stendere due volte un pezzo che parla dello stesso evento è decisamente poco motivante. In un report scritto perchè qualcuno lo legga e non allo scopo di immortalare dei ricordi personali non trovo però giusto lasciare troppo spazio alle mie percezioni e quindi tento di attenermi al dovere di cronaca.
Il dilemma di conseguenza è che se scrivessi qui sopra del concerto, con tutta probabilità non ne uscirebbe una pagina come quella linkata in alto. Su questa pagina ci sarebbe ampio spazio per la bella sensazione provata nell’andare a Bologna finalmente in compagnia. Ci sarebbero delle menzioni d’onore a Marco e Carlo che si sono sparati insieme a me la trasferta, ma anche al BU e a Dietnam incontrati sul posto. Ci sarebbe un ampia cronaca della cena argentina fatta prima del live approfittando dei vari stand multietnici della Festa dell’Unità bolognese (che, per inciso, è veramente figa). Parlerei a lungo di come non ci abbiano serviti per quaranta minuti abbondanti, per poi mettersi una mano sul cuore una volta saputo che saremmo dovuti andare ad un concerto che iniziava circa 20 minuti dopo facendoci ingurgitare paella e grigliata mista di carne praticamente con l’imbuto.
Menzionerei la delusione nel non aver trovato una maglietta decente al banchetto, cosa a cui tenevo parecchio perchè i Get Up Kids live sono un evento che merita un cimelio.
Parlerei più o meno nello stesso modo dei The Briggs, ma sicuramente aggiungerei molto della diatriba animata avuta col bell’uomo sul loro essere simili o dissimili ai Dropkick Murphys.
E poi scriverei della performance dei ragazzi del Kansas, ma senza dedicare troppe righe alle scalette o alla risposta del pubblico. Parlerei soprattutto della mia risposta, la risposta di uno che la speranza di vederli dal vivo l’aveva abbandonata tanto tempo fa.
La risposta di uno che li adora per “Something to write home about” e che del resto si è sempre curato poco.
Uno che su “Action & Action” ha perso probabilmente la voce.
Uno che si è commosso su “Valentine” e “Out of Reach”.
Insomma, uno come me.
Avrei scritto della voce incredibile di Matt Pryor e dello stile ipnotizzante di Ryan Pope alla batteria, ma quello forse l’ho scritto anche nel report.
Una cosa che però anche in un pezzo di cronaca sicuramente non mi sono sentito di omettere è stato il fantastico e al contempo tremendo salto negli anni novanta cui questo concerto mi ha sottoposto. E’ stato bello, per una volta, vedere gente della mia età sotto il palco e gente più vecchia di me sul palco. E’ stato bello essere contenti e fieri, a nostro modo, dell’essere parte di un’altra generazione. Perchè i Get Up Kids, a differenza di tutti i gruppi che continuo a seguire dai gloriosi anni novanta, sono rimasti fermi a dieci anni fa. Basta dischi (the guilt show non l’ho credo mai sentito), basta concerti, nessun tentativo di continuare a restare attuali. Ogni due anni vedo i Nofx su un palco e sembra che il tempo non sia trascorso. Loro sono si convincono e ci convincono di essere gli stessi e va bene così, perchè anche noi trentenni con gli shorts un po’ vogliamo credere di essere rimasti al liceo. E’ una sorta di tacito accordo che sta bene ad entrambe le parti.
Con i Get Up Kids però quest’illusione scompare di fronte ad una band visibilmente invecchiata, ad un audience visibilmente invecchiata e per nulla reinfoltita dalle nuove leve e ad una scaletta che, che tu lo voglia o meno, è lì per ricordarti che una decina d’anni fa eri giovane.
Forse anche per questo non mi sono sbattuto più di tanto nel tentativo di andare a vedere gli Offspring Mercoledì scorso.
Sarebbe stato troppo presto, troppo traumatico.
Alla fine è bello saper trovare la voglia ed il tempo per scrivere qualcosa di più di una semplice cronaca di un live.
Oltretutto pagine più intime mi permettono di sfogare il mio innato talento per i titoli osceni.

[NdM: ho realizzato solo ora che il BU ha intitolato un post sul suo blog praticamente nello stesso modo. In quel post oltretutto linka un terzo post in cui si gioca con lo stesso tema. Questo lascia spazio ad una considerazione: noi ex giovani abbiamo poca fantasia e tanto cattivo gusto. Ad ogni modo la correzione al titolo è dovuta a questo. Se penso che all’inizio avevo intitolato il post “I’m a journalist, Dottie. A reporter”…]

Google Hit List [Agosto 2009]

Questo giro la classifica mi ha dato veramente un monte di soddisfazioni e, purtoppo, sono stato perfino costretto a scartare alcune richieste per limite di spazio.
Peccato.
Dopo il derby di Sabato e la prestazione di Ronaldinho e Seedorf è impossibile non dare il gradino più alto del podio a chi ha cercato l’ultimo vero numero 10 rossonero.
Ieri sera concerto Get up kids a Bologna. Non è questa la sede per discuterne, spero di parlarne come si deve nei prossimi giorni, ma almeno una cosa devo dirla: che figata.

1 – il musageta
2 – come non stare al computer
3 – sono a berlino fine agosto voglio scopare
4 – non c’è cattivo più cattivo di un buono video
5 – nobel per migliore montatura di occhiali 2005 theo
6 – posso trasformare casa mia in mini trattoria
7 – ho iniziato a mangiarmi le unghie a 30 anni
8 – farmville ma cagato u cazz
9 – nait a lugano
10 – distogliere la mente dai cattivi pensieri

Nota: aggiornata la sezione “musica”

Due paroline, ma prorpio due, su questi giorni.

Diventa difficile non parlare di politica in questo fine Agosto.
Ci ho provato, davvero, forte della filosofia adottata dopo aver visitato gli States: ci si lamenta tanto del nostro paese, ma alla fine non è poi così malaccio.
Vero.
Anzi, vero in parte.
Vero sarebbe dire che il nostro paese è meglio di tanti altri, ma dire che non è malaccio proprio non me la sento.
E credo di avere per questo i miei buoni motivi.
Uno di questi è la diatriba politica di queste ore tra il vaticano ed il governo [NdM: tutte le minuscole sono esattamente dove devono essere da qui alla fine del post.]. Contro ogni più rosea previsione del sottoscritto infatti, pare che la chiesa abbia deciso di dire qualcosa a chi da anni si spaccia per “supporter” degli ideali cattolici e poi, ai fatti, non fa altro che infangarli sotto ogni prospettiva, dall’etica alla morale alla caritatevole/solidale. Preciso di essere sempre dell’idea che la chiesa debba stare al suo posto e non curarsi delle questioni politiche del paese, tuttavia non nego che vederla attaccare chi da anni la strumentalizza un po’ mi ha dato gusto.
Quello che la CEI ignora, tuttavia, è che da queste parti i politici sono assai abili nello sputare nel piatto dove si è mangiato fino ad un attimo prima. E così via libera a Feltri, uno che in un paese normale non scriverebbe nemmeno per i rotocalchi scandalistici con cui gli imbianchini proteggono il parquet dalla vernice, ma che se scoprisse di amare il riso da domani potrebbe benissimo dirigere la stampa di stato Cinese. Uno che è talmente idiota/privo di dignità da farsi dire cosa scrivere la mattina e poi guardare in TV lo stesso suggeritore che ne prende le distanze con un velo di disprezzo.
Preciso che, vista la legge vigente, Feltri è libero di venire qui e dire la sua in merito.
Questo però è solo l’ultimo atto della controffensiva. Già da giorni infatti ci sta pensando la lega a dire che la chiesa dovrebbe farsi i cazzi suoi.
Sì, la lega.
Sì, gli stessi che “cacciano gli imam a calci nel culo per difendere le tradizioni e la cultura cattolica dell’italia”.
Sì, gli stessi che sostengono che “torturare i clandestini sia legittima difesa”.
Sì, gli stessi che vorrebbero “garrottare i gay”.
Sì, insomma, quelli lì.
E anche con loro il tema è lo stesso di Feltri: rispondete voi in malo modo, che io non posso, però ditegliene quattro a quei pretacci maledetti.
Berlusconi è furbo, questo gli va riconosciuto.
Ed infatti dal canto suo si sta limitando a non avere fretta nel legiferare sul testamento biologico, tenendo il vaticano sulle spine per non dire in scacco, ma al contempo scatenando quell’altra faina di Gasparri contro il suo ex padrone Fini, reo di aver detto quello che la sinistra dovrebbe dire da anni.
La sinistra?
Errore mio, l’opposizione.
Lo so, sono un po’ acidello, ma dev’essere l’aria del meeting di Rimini che mi rende così.
Ne sento quasi l’odore… ops… no è che ho dimenticato al sole il secchiello dell’umido.
Dalla sagra nazionale di Cl infatti nessuno pare intenzionato a prendere le distanze dalla classe politica in auge e la cosa non sorprende poichè lì di sicuro la tutela dell’ideale cristiano non frega a nessuno.
Se questo è il panorama a dire che le cose nel paese vanno bene non riesco proprio.
Non posso dire bene di una nazione nella cui capitale ormai qualunque violenza sui “diversi” è diventata quotidianità.
Pensare che all’estero ci sia la possibilità di stare ancora peggio è, di conseguenza, decisamente scoraggiante.
Io, dal canto mio, mi limiterò a vedere come vanno le cose in Germania.
Se scoprissi che siamo diventati più “nazi” di loro però non la prenderei bene.
Non vorrei mai che tra dieci, venti o cinquant’anni qualcuno ambientasse a Roma “Inglorious Besterds 2”.

Parole ed opere

Si, vabbè, non sono noto per mantenere gli impegni presi.
Però ci provo.
Ad esempio sto provando in tutti i modi a mantener fede al mio proposito di iniziare a scrivere di musica non solo sulle pagine del mio blog. Non trovando molto spazio in giro come “recensore” e non avento reperito nemmeno mezza persona intenzionata a dar vita ad un progetto, ho deciso di darmi alle interviste.
Su questo fronte, ho ottenuto il primo risultato.
La mia intervista ai My Own Private Alaska è uscita in questi giorni su Groovebox e devo ringraziare Tempo per lo spazio che mi ha dato e per quello che, spero, mi darà in futuro.
Sono abbastanza soddisfatto del prodotto e quindi lo linko qui per chiunque volesse dargli una letta.
Il mio tentativo di dedicarmi con impegno ad una delle mie passioni però continua e così ho provato a richiedere un’intervista ad altre band. Al momento ho puntato Underøath, Brand New e Finch. Dai primi due, ovviamente, nessuna risposta mentre i terzi mi hanno chiesto di inviar loro le domande, cosa che ho fatto Venerdì.
Vedremo cosa ne uscirà.
Devo dire che scrivere domande per una band che amo molto è stato più facile.
Mi piacerebbe anche provare a contattare i Glassjaw, ma ad oggi mi è risultato impossibile riuscire a reperire un contatto che non sia il myspace.
Odio myspace.
In un futuro, se le interviste dovessero continuare, penso che aprirò una sezione su questo blog dove poterle leggere anche in lingua originale.
In realtà credo l’aprirò per bullarmene un po’.
Lo so, non è che sia poi nulla di cui vantarsi fare domande via email a dei gruppi musicali, però ai miei occhi è una cosa figa.
La sezione interviste non è la “nuova sezione” del sito di cui parlo da un po’ e che ad oggi non è ancora comparsa.
La realizzazione di quella sezione “misteriosa” sta ancora procedendo e, purtoppo, non senza qualche intoppo.
Credo che Settembre sarà il mese decisivo per la sua pubblicazione, ma essendo un mio proposito tutto lascia intendere che non sarà così.
Credo di stare apprendendo troppo bene e mio malgrado l’arte di disattendere attese e promesse fatte da quel maestro che è George R. R. Martin.
Potrei chiudere qui, ma non sarebbe giusto farlo senza citare l’inizio del campionato italiano di calcio.
Quest’anno non crdevo avrei fatto l’abbonamento a Mediaset Premium, fondamentalmente per due motivi:
1- Posso ufficializzare che dall’inverno mi trasferirò in Germania, precisamente a Colonia. Di conseguenza da Gennaio seguirò con tutta la passione di cui sono capace le sorti del Bochum ed il suo cammino in Bundesliga.
2- Continuo a serbare profondo risentimento verso la società A.C. Milan per la cessione di Kaka e per il mercato estivo a dir poco offensivo.
Eppure ieri sera ero ai blocchi di partenza con tesseria e decoder nuovo di zecca, pronto per le partite in HD.
Ora, sorvolando sul fatto che il canale HD da me non si prenda e di conseguenza sorvoliando sull’ammontare delle Madonne che ho cacciato ieri sera, restano due cose da dire.
La prima è che Leonardo è l’allenatore più bello ed elegante della serie A ed è un piacere vederlo e sentirlo parlare.
La seconda è che ancora una volta ho dimostrato di non essere abile nel portare a termine i miei propositi.

Domani aggiorno.

Promesso.
Volevo aggiornare questa sera, ma ero troppo impegnato a fare questo e a guardare questo.
Mica roba da poco, insomma.
Ho un sacco di argomenti in caldo però, quindi domani urge scrivere una paginetta.
Urge, oddio, diciamo che mi piacerebbe.
Sì, sto mettendo le mani avanti.
Mi conosco, io.

Ferragosto è frivolo

Porco zioFerragosto è sinonimo di estate e spiaggia.
Estate e le spiaggia sono entrambi sinonimi di frivolezza e gossip.
Questo blog non vuole sentirsi estromesso da questo clima e così, prima che il suo autore parta per Varazze, offre ai suoi ipotetici lettori uno spunto di riflessione che ha appassionato Manq ed i suoi colleghi in questa lunga giornata preferiale.
Quella immortalata qui affianco è Bar Rafaeli.
Bar Rafaeli, per chi come il sottoscritto non lo sapesse, è una modella israeliana, ma soprattutto è la ex morosa di Leonardo di Caprio.
Leonardo di Caprio, prima di stare con lei, stava con Giselle.
Secondo me, Bar Rafaeli batte Giselle 10 a zero, ma sembra sia uno dei pochi a pensarla così.
In lab la disputa ha premiato la brasiliana con un semi plebiscito.
Ho così deciso che la diatriba tra le due super model diventasse il tormentone di Ferragosto di questo blog.
Ovviamente ogni parere in merito è ben accetto.
Ovviamente la cosa su cui non si discute è che Di Caprio andrebbe venerato in templi appositi, essendo diventato ai miei occhi una specie di divinità.
Spero che Dietnam, il blogger che mi tiene costantemente informato sull’universo della patata di qualità, si esprima in merito e, soprattutto, non me ne abbia per aver scritto un post palesemente di sua competenza.
Buon ferragosto!

Artwork in presa diretta.

Voglio tentare un esperimento.
Commenterò il nuovo disco degli Used mentre lo ascolto per la prima volta.
Canzone per canzone.
E pubblicherò il post via via ogni traccia che passa.
Vediamo cosa ne esce.
Ok, inziamo.
01 – Blood on my hands
Ok, è il singolo del video che ho già commentato. Il pezzo non è certo il massimo, ma si stampa abbastanza in testa. andiamo oltre.
02 – Empty with you
Pezzo bruttino, questo. Anzi brutto forte. Il feeling sul disco, a questo punto, peggiora. Mah, vedremo…
03 – Born to quit
Si continua maluccio. Sulla strofa cadono un bel po’ le palle e il ritornello suona vecchissimo già al primo ascolto.
04 – Kissing you goodbye
Dio mio. Non c’è limite al peggio. Ballatona piano e voce così, dopo tre pezzi molli che più molli non si può, è oggettivamente troppo. Vado avanti giusto per dovere di cronaca. C’è pure un’assolo che ricorda i peggiori G’n’R e qui parte la nomination a peggior disco dell’anno. Ma che fine hanno fatto gli Used di “Pieces Mended” e “Poetic Tragedy”?
05 – Sold my soul
Intro degno dei peggiori AVA. E’ il pezzo del promo che ho pubblicato nei giorni scorsi. Niente di trascendentale, per carità, però almeno sveglia fuori un po’. Il ritornello è l’emblema della mouriniana “prostituction intelectuale”, ma ribadisco che al momento è forse il miglior pezzo del disco. Carina la chiusa di piano.
06 – Watered down
Oh cazzo. Ma è il nuovo disco Used o il nuovo Jonas Brothers? Dio santissimo che merda… Quasi quasi do forfait e mi ascolto il nuovo “Death before dishonor”. Ma non finisce più sto pezzo?
07 – On the cross
L’inizio mi lascia un po’ interdetto. Il ritornello spazza via i dubbi. Spazzatura. La speranza di aver scaricato un fake cade sulla voce inconfondibile di Berth, temo non ci siano scusanti. In confronto “Lies for the liars” è un capolavoro della musica.
08 – Come undone
Mezze grida fintissime, ma quasi le apprezzo sul piattume precedente. Credo questo debba essere il pezzo “cattivo” del disco, ma a me pare solo noioso oltre ogni previsione.
09 – Meant to die
Questo, quantomeno, sembra un pezzo degli Used. Un pezzo brutto, ma almeno un pezzo loro. A questo punto, con sole due tracce ancora da sentire, direi che la debacle è totale. Cos’è st’intermezzo pseudoelettronico con le grida in sottofondo? Dio, pare una seconda versione, decisamente più brutta, di “Hospital”. E io che volevo comprare il disco al buio. Fortuna che la copertina mi faceva cagare ed ho desistito…
10 – Best of me
L’intro è d’ambiente, il pezzo attacca forte, ma all’ingresso della voce tutto si ammoscia di nuovo. Buone premesse però, crediamoci ad un pezzo decente. Ok, siamo alla caricatura del genere, però è quel trash che a me piace anche. Sta traccia quasi quasi la salvo. Roba da “In love and death” comunque, nulla più.

Ok, mancherebbe una traccia, ma è arrivato Aui. Continuo dopo.
Stay tuned!
[…]

Bene, dopo una sana partita a PES eccomi pronto a continuare.
Sono le 0.55 e mi manca un’unica traccia.
Andiamo di play e finiamo fuori sto lavoro.
11 – Men are all the same
Nu Metal? Ma di quello pacco forte, però. Tipo i peggiori Linkin Park. Lento, moscio, con anche le mani che battono che tanto vanno di moda oggigiorno. Sì, questo è un disco che potrebbe essere stato scritto dai Linkin Park. Che peccato però, a me piacevano gli Used. E nell’incrocio di voci finale si sente ancora qualcosa di quel che mi piaceva. Di quelle melodie struggenti che nel primo disco mi avevano tanto emozionato.

Vabbè, l’ascolto è finito e, come forse sarà trapelato, non mi ha per nulla soddisfatto.
Di dischi quest’anno ne sono venuti fuori un bel po’ e devo ammettere di aver provato a star dietro alle uscite. Mi manca ancora qualche recupero, ma in generale non sono molto soddisfatto di come butta l’annata.
Mi sa che per qualcosa di buono bisogna aspettare il 22 Settembre.

La mia nuova droga


*FARMVILLE
E’ un gioco stupidissimo.
Immediatissimo.
Una sorta di O-Game, ma dove non rischi nemmeno di perdere ciò che hai a causa degli altri.
L’unico scopo è accumulare.
Eppure ci sono dentro fino al collo.
Ormai non faccio più nulla che non abbia tempistiche compatibili con le mie coltivazioni.
Devo andare.
Ho le magiostre da piantare.