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First Contact

Questo week-end sono stato a Colonia per l’ormai consueto appuntamento con il Mito-retreat. A differenza dello scorso anno, però, in questa circostanza ho avuto anche la possibilità di tenere un seminario, il mio primo seminario fuori dai confini nazionali.
Figo, a pensarci.
Per mettere un po’ di pepe in più alla cosa, Venerdì mattina ho perso l’aereo che avrebbe dovuto portarmi a in loco.
Questo ha comportato il dover riprenotare un volo per la sera, pagandolo una fortuna, ma non mi ha impedito di fare quello che a mio avviso è stato un buon talk la mattina seguente.
Molte domande, molti feedback ed alcuni complimenti.
Per la precisione anche qualche commento “poco fiducioso” sulla possibile buona riuscita del mio progetto, ma credo faccia parte del gioco.
Ad ogni modo, la tre giorni tedesca mi ha fornito il primo reale assaggio di quello che sarà la mia vita nel prossimo futuro, dandomi modo di riflettere sulla decisione che ho preso e di valutarla un po’ meno in astratto ed un po’ più nell’imminenza.
La Germania ha diversi punti a suo favore.
– In Germania i mezzi pubblici funzionano a meraviglia. Per fare un esempio, Venerdì sera sono dovuto andare da Colonia a Schleiden, un paesino in mezzo al nulla, ed avevo a disposizione l’ultima corsa dei mezzi. Persa quella, sarei dovuto andare a piedi, o in taxi. La distanza da coprire era di 100 km più o meno. Atterato alle 21.30 avrei dovuto prendere un pulman alle 21.39 che mi avrebbe portato alla stazione dei pulman di Bonn alle 22.11. Da lì avrei dovuto raggiungere la stazione dei treni e prendere quello per Euskirchen delle 22.17, arrivandoci alle 22.56. Da lì, il treno per Kall sarebbe poi partito alle 22.59 per portarmi alla stazione della stessa Kall alle 23.19, dove avrei poi dovuto cercare la fermata del pulman per Schleiden e prendere la corsa delle 23.25 in modo da arrivare a destinazione alle 23.40. Ce l’ho fatta. Questo dice tutto.
– Il posto dove andrò a lavorare è decisamente una sorta di “paese di Bengodi”, lavorativamente parlando.
– Alcune delle persone con cui andrò a lavorare e che ho avuto modo di conoscere in questi giorni, sono simpatiche e molto in gamba.
– Al momento del trasferimento in Germania viene chiesto di dichiarare la propria fede religiosa, se se ne possiede una, ed a coloro che si dichiarano fedeli lo stato preleva dalla busta una tassa di 50 euro al mese che viene girata nelle casse della Chiesa selezionata. Per coloro i quali sono atei/agnostici/selfreligious lo stato non prevede trattenute. Mi pare equo lasciare possibilità di scelta a chi non ha intenzione di sovvenzionare la chiesa, perchè in quel caso, essendo soldi che altrimenti ti puoi tenere, diventa realmente una scelta. All’apprendere quella notizia ovviamente, da perfido anticristo quale mi dicono essere, ho subito sancito un ultimatum alla Polly: “O paghi, e a quel punto io mi sento legittimato a fare Sky, o non paghi e a quel punto mi sento legittimato a non reputare più così imprescindibile il tuo attaccamento alla maglia (cosa che avrebbe ragionevoli ripercussioni sul mio linguaggio quotidiano).”. E’ stato un bel momento.
– I voli che utilizzerei per i miei spero frequenti rientri in patria sono assolutamente comodi. Il Venerdì sera sarei in casa per le 20.30 ed il Lunedì mattina ripartirei alle 7.00, godendomi appieno tutto il week-end.
– La vita lì sembra costare un po’ meno.
– Convivere porterebbe notevoli vantaggi alla mia vita domestica.
La presa di coscenza del futuro/prossimo trasferimento ha anche però portato a galla alcune paure che fino ad ora ho preferito ignorare:
– I miei hanno solo me. Ok, non sono anziani bisognosi di assistenza, ma è brutto per me entrare nell’ottica di lasciarli soli. Questo è il motivo per cui salvo incredibili ed assolutamente imprevedibili sviluppi, alla fine di questa esperienza tornerò in questo paese orribile e ci tornerò per restare. Che si inculi la carriera, ho sempre pensato di dover lavorare per vivere e non vivere per lavorare.
– Sembra che a Colonia trovare una casa sia tutto fuorchè facile. Trovarla arredata poi, si dice essere impossibile. Questo rompe il cazzo perchè non era certo preventivato che io dovessi comprare altri fottuti mobili.
– Per quanto io sia una persona socievole, in Germania io e la Polly saremo soli. Soli.
– Stare via un anno incasina non poco i progetti di vita che una persona di quasi trent’anni dovrebbe e nel mio caso vorrebbe iniziare a preventvare.
Ad ogni modo ormai il conto alla rovescia è partito.
Si parla di Gennaio 2010.
Praticamente domani.

6 commenti su “First Contact”

  1. Vorrei giusto dire un paio di cose in merito al mio “attaccamento alla maglia”. In primo luogo, nel caso in cui io decida di pagare, non capisco perché tu ti senta legittimato a fare Sky. Se dovessimo decidere di avere due conti separati, le tasse che decido di pagare sono affar mio e tu puoi decidere di pagare completamente di tasca tua Sky. Nel caso di un conto in banca unico, allora possiamo discutere su come gestire i soldi, anche se, per dovere di cronaca, il mio stipendio pare essere più alto del tuo. Il secondo punto da discutere è che io non darei i soldi alla Chiesa Cattolica, ma alla Chiesa Cattolica Tedesca. E la cosa è un po’ diversa, a mio parere. Non sto pagando Dio, ma una “istituzione tedesca”, che a dir la verità non so fino a che punto farà parte della mia vita visto che io di tedesco non capisco nulla e andare in Chiesa per dire sono andata a Messa è ridicolo. Sedersi e fare presenza non vuol dire andare a Messa.
    Detto questo ho ancora qualche mese per capire cosa voglio fare. Ti prometto di tenerti informato ;)

  2. AZZZZZZ…io dico che sono scelte difficili da fare, l’attacamento alla maglia è una figata, non poter vedere QSVS è un dispiacere che nessuno ci puo’ togliere.
    Strana questa chiesa cattolica tedesca

  3. Andare a vivere fuori è fico.
    Andare a vivere fuori con un obiettivo è molto fico.
    Andare a vivere fuori con un lavoro stimolante è molto fichissimo.
    Andare a vivere fuori è molto mega fichissimo.
    Per un po’.
    Prima o poi, non chiedermi perché, la pianura mefitica d’europa ti verrà a mancare.
    Non c’e scampo alcuno.
    Ah, se potessi scegliere, direi Germania. Al volo.
    Maledetta lingua germanica a parte.

  4. Buoni preparativi! Un anno fuori scombussola sicuramente ma sarà un bell’anno! E mi piacerebbe organizzare per venire a trovarvi mentre siete la (tra l’altro io e letizia abbiamo bellissimi ricordi di Colonia) :)

    Curiosa la legge per il sostentamento alle chiese (in italia non funzionerebbe mai…).
    Polly, sinceramente non saprei cosa consigliarti sul da farsi, però sulla tua conclusione ti dico una cosa. Negli ultimi anni ho partecipato a messe in diverse lingue (francese, spagnolo, portoghese, croato, tedesco) a seconda di dove mi trovavo e ritengo che non sia una cosa così assurda. In fin dei conti le “formule” sono le stesse (ti perderesti le differenze legate ai diversi momenti dell’anno ma non è fondamentale) e per le letture puoi rimediare portandoti una bibbia in italiano. E, cosa più importante, il sacramento è lo stesso. Per esperienza, per non perdere tutto un anno forse proverei a fare così.
    Certo che il tedesco, come lingua, non aiuta! ;)

  5. Bella robi.
    Quando vorrete venire sarete ovviamente i benvenuti!
    Una domanda da totale profano: in un caso come questo, la messa su Rai Uno è buona?

  6. Grazie!
    Sulla domanda boh… ti dico cosa ne penso io. La messa in tv è veramente triste perchè “a distanza”, una messa ha senso se ci si partecipa sul posto. Guarderei una messa in tv se per qualche motivo sono interessato a quello che dirà il celebrante o al modo in cui viene celebrata (penso per esempio alla prima messa di un nuovo papa, a qualche occasione speciale, a una gmg…) ma non al posto di una messa “vera”. Insomma non la considererei un sacramento anche perchè il centro, la comunione, mi sarebbe inaccessibile. Poi ci possono essere i casi particolari: per i malati e i vecchi che non possono uscire di casa ci sono dei volontari che portano la comunione a domicilio e trovo sensato che queste persone seguano la messa via radio o in tv se vogliono.
    In un caso come il vostro io forse farei come ho scritto nell’altro commento però ripeto, è quello che farei io! Non sto dicendo cosa è giusto e cosa no! resta sempre vero che la “validità” di una messa dipende prima di tutto dall’ intenzione di chi ci partecipa quindi qualunque soluzione sensata può essere buona!

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