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2007

Attenzione: post a sfondo politico

Nel giorno in cui blogger celebra il suo compleanno, ho installato wordpress sul mio host. L’idea di costruirmi un blog in php tutto da solo si è infatti rivelata inattuabile, indi ho optato per il tentativo di forgiarne uno utilizzando qualcosa di già esistente, ma che comunque mi permetta di avere un mio DB in cui racchiudere tutti i post. Il fatto che questo sia avvenuto nel giorno in cui blogger, che tanto mi ha dato in questi anni, compie gli anni è del tutto casuale e, come tutte le coincidenze, non manca di affascinarmi.
Non è però di questo che voglio scrivere.
Da diversi giorni medito di stendere qualche riga riguardo il paese in cui vivo. Domenica sera avevo anche scritto un interminabile post, ma poi ho deciso di eliminarlo perchè giunto in fondo risultavo in disaccordo con me stesso. Problema annoso, quello di essere del mio stesso parere.
Una parte di quello che avevo scritto però la condivido ed è da lì che voglio ripartire oggi.
Il mio paese mi fa abbastanza schifo.
E’ oggettivamente vero che sarei potuto nascere in tanti altri posti in cui le mie condizioni sarebbero potute essere molto peggiori ed è matematicamente corretto pensare che la probabilità che questo potesse avvenire era immensamente più alta che non quella di nascere in un posto migliore. In fin dei conti la mia famiglia non se l’è mai cavata male: entrambi i miei genitori lavoravano, i miei nonni non sono mai stati un peso, abbiamo una casa nostra e ,addirittura, un monolocale mio, io ho potuto studiare e scegliere di peggiorare la mia condizione economica e sociale senza che mi venisse imposto dall’alto, insomma tutto questo per l’80% (sparo, ma non credo di andarci molto lontano) della popolazione mondiale sarebbe un gran lusso ed io non manco di riconoscerlo.
Sono però stufo di autocensurare il disprezzo che covo nei confronti della mia nazione solo in virtù del fatto che sarebbe potuta andarmi peggio.
Oggi, quindi, mi lamento.
Ci sono tantissime cose che potrei dire riguardo a quanto poco il bel paese tenga fede al suo soprannome, ma tutte in fin dei conti riportano allo scenario politico e quindi credo di poter riassumere pagine e pagine di lamentele semplicemente andando al nucleo della questione.
Questo week-end, tra l’altro, mi è stato anche fornito un bel pretesto per tirare fuori l’argomento e, non fosse per l’outing iniziale, questo post potrebbe benissimo passare per una reazione a quanto accaduto: il V-day.
Ho smesso di stimare Grillo anni fa, quando sputava sulle televisioni e prendeva soldi da Striscia la Notizia. Oltre a questa incongruenza di fondo da cui è scaturito il mio disappunto e su cui ammetto di non essermi mai voluto informare realmente, ho deciso di dare al “comico” genovese più credito dopo un discorso tenuto con Lale, Ivan e Theo al ritorno dall’avventura in rafting. Il loro punto di vista sul personaggio non era quello di chi idolatra, ma anzi più simile ad un pensiero del tipo: “capisco che ciò che fa lo fa per i suoi interessi, ma almeno ogni tanto fa qualcosa di buono e quando questo accade, viste le condizioni in cui versiamo, c’è da essere contenti”.
Effettiavamente il discorso ha una sua logica.
Tuttavia io sono un inguaribile romantico e mi piacerebbe che chi dice di muoversi nell’interesse della comunità lo faccesse realmente con quell’obbiettivo e non è certo questo il caso. Oltretutto non riesco mai ad apprezzare chi si schiera dietro a facili populismi nel tentativo di raccogliere consenso. Io, Manq, posso dire cose ovvie e scontate “sicuro” di raccogliere consensi perchè sono privo di potere mediatico o risalto sociale. Per questo posso affermare: “i politici italiani danno il voltastomaco” senza dovermi preoccupare troppo. Se invece volessi pormi alle masse e raccogliere fiducia come una sorta di leader, a quella frase dovrei far seguire un progetto in grado di cambiare le cose. Solo così a mio avviso meriterei di essere ascoltato. Grillo questo non l’ha mai fatto e perfino in quest’ultima trovata, che potrebbe indurre a pensare il contrario, mancano idee reali e concrete. Quello che penso del V-Day infatti è quanto ha scritto in merito Daniele Luttazzi sul suo blog, con una sola aggiunta: non aderirei a priori ad una manifestazione che si chiama “vaffanculo-day” perchè, sebbene non sia contrario all’utilizzo delle volgarità, a mio parere un nome del genere priva immediatamente di credibilità qualunque progetto.
Ciò che nonostante tutto colpisce di questa faccenda è l’esigenza della gente di dare retta a qualcuno che non sia parte della classe politica di oggi. Questo secondo me è un segnale da non sottovalutare.
Analiziamo la situazione. Io ho ventisei anni e credo di potermi definire “di sinistra” nella concezione più tradizionale del termine. Non vivo nell’anacronismo che caratterizza i “comunisti” del nostro paese, ma non sono nemmeno moderato al punto di poter avere qualcosa da spartire con Rutelli (o Mastella, o Follini, o… oh mio Dio!). Sono idealista e per quanto so che quello che ritengo giusto sia inattuabile, non smetto di crederci, perchè a renderlo utopico è la società in cui vivo ed in cuor mio penso ancora che la società si possa cambiare. Sono laico e convinto che anche lo Stato debba esserlo, senza tuttavia sentire la necessità di fare guerra a chi è religioso se non attacca lui per primo (d’altra parte “porgi l’altra guancia” è il loro motto, non il mio). Amo la libertà conscio del male che questa, se parziale, possa fare all’uomo che capisce di non averne pieno accesso.
Non penso che in Italia siano molti a pensarla come me, eppure credo che qualcuno ci sia. Per tanti o pochi che siamo il quesito è semplice: chi ci rappresenta?
Già faticavo ad individuare nel panorama politico del mio paese una realtà in cui potermi identificare alle ultime elezioni, ma sono sempre andato convinto che almeno far perdere Berlusconi potesse essere un’ottima ragione per votare dall’altra parte. Con la nascita del Partito Democratico però, l’altra parte diventa insostenibile. Un conto è votare DS conscio che dovranno governare alleandosi con entità di dubbio gusto quali Margherita, Udeur e sti cazzi. Un conto è votare per un conglomerato di cui Udeur, Margherita e sti cazzi fanno parte integrante. Sarebbe come votare per loro.
E’ votare per loro.
Io per loro non voterò mai.
E allora cosa faccio? Credo nell’andare a votare e non sarò mai quello che diserta dall’esercitare il suo diritto/dovere. Non accetto nemmeno l’idea che il mio voto venga dato a qualcuno “d’ufficio” e quindi non potrei mai votare scheda bianca.
Attualmente credo annullerei la scheda, ma spero di non dover prendere questa decisione.
Spero che qualcuno prenda coscienza del fatto che la gente è stufa di non contare nulla e si getti al seguito del demagogo di turno, capace di raccogliere le forze in piazza, instaurare una sana e duratura dittatura ed imporsi sulle genti.
Ci vorrebbe uno come il Duce, magari con amici migliori.
Quantomeno potei lamentarmene dalla mattina alla sera conscio di non averlo mandato io al potere e quindi senza sentirmi responsabile.
Forse no, non potrei lamentarmene dalla mattina alla sera senza subire spiacevoli conseguenze.
Effettivamente serve qualcuno diverso dal Duce.
E diverso da Grillo.
E diverso da Bossi, da Veltroni o dal Silvio.
Serve uno diverso da tutti.
Forse è meglio che inizi a cercare un modo creativo per annullare la scheda.

Sarebbe anche ora di smettere di bere il Giovedì sera

Non capita spesso, ma a volte riesco ad aprirmi e a lasciar uscire i miei pensieri.
Ciò che ne scaturisce è un’esplosione di schegge impazzite e multidirezionali.
Nessuno può prevedere cosa porterà ogni singola scheggia, tuttavia col senno del Poi risulta sempre un bene l’averle lasciate andare.
Dopo averle liberate, infatti, assaporo la felicità.

Wasabi

Vorrei scrivere un post sui cambiamenti ed il primo che mi preme segnalare riguarda il livello qualitativo della televisione. Lungi da me gridare al miracolo, tuttavia in seconda serata ieri sera su rai due c’era “Traning Day”, mentre sta sera c’è “Fuori in 60 secondi”. Due film discreti, due giorni consecutivi, stesso canale, stessa fascia oraria. Caso? Non lo so, sta di fatto che di solito non si gode di tanta grazia. Ora il quesito è: cosa c’è in programma per domani in seconda serata su rai due? Io non voglio controllare, amo le sorprese, ma siccome tre indizi fanno una prova potrei pensare che qualcosa si stia muovendo.
I cambiamenti di cui volevo parlare sono altri però.
Mi sono iscritto al concorso di dottorato.
Questo si traduce in 50 euri già versati, ma soprattutto nell’ottica di stare in laboratorio per altri tre anni, con più lavoro e meno soldi.
Non volendo stare ora a spiegare le motivazioni della mia scelta, mi limiterò ad analizzare le conseguenze.
Innanzi tutto, sto meditando di smettere di andare al lavoro in macchina per iniziare ad utilizzare i mezzi. Questo vorrebbe dire uscire di casa un’ora prima e rientrare un’ora dopo, risparmiando un discreto gruzzolo in benzina.
Riflettendo su cosa sia peggio tra uscire prima e tornare dopo, credo abbia ragione mio cugino Valerio: il peggio è tornare dopo quando si è anche andati via prima.
Intanto il mio appartamento si prepara alla rivoluzione. Domenica ho smantellato i mobili che c’erano al suo interno, rifiuti che provvederò a recapitare alla discarica grazie all’aiuto di Bazzu e di Aiace questo Sabato. Al loro posto dovrebbero arrivarmi nuovi e fiammanti oggetti d’arredo. Alcuni sono già pronti da ritirare, per altri attendo trepidante notizie entro domani.
Cambiamenti e ancora cambiamenti.
L’articolo ricavato dal mio lavoro è stato respinto da NAR. La motivazione è che quanto da noi proposto non rientra nelle loro linee editoriali. Questo è un male, perchè non ci pubblicheranno, ma un bene perchè il rifiuto non è dovuto al fatto che il lavoro non sia valido, ma solo che non sia adatto alla loro rivista.
Da quando ho aperto questo blog ogni volta che ho scritto riguardo il mio lavoro, sono sorti problemi. Sto iniziando a diventare scaramantico.
Introdurre etichette nei post del blog non è stato un buon cambiamento. Da quando l’ho fatto pubblicare richiede troppo tempo. Da questo momento non ci saranno più etichette e la decisione avrà presto effetti retroattivi. Le lascerò solo nelle Google Hit List, così da poterle visualizzare tutte insieme.
Dopo la cena giapponese ho il palato soddisfatto.
Merito del wasabi.

I heard they suck live!

E’ capitato che oggi alle 14.00 Ale-BU mi mandasse un messaggio recitante le seguenti parole: “Noi si va giù. Si paga. Siamo vecchi. 16.30 al Libra…”.
L’invito era per Idroscalo Rock 2007, concerto dalla line-up discutibile, dal prezzo esorbitante, ma che vede come headliners i Nofx.
I Nofx sono una delle migliori liveband che io abbia visto nella mia vita. A farmeli apprezzare non è tanto l’abilità tecnica, quanto l’indiscussa attitudine e la capacità di divertirmi. Sempre. Analizzando tutti i concerti loro che ho visto (ed iniziano ad essere veramente tanti) non è stata mai suonata la stessa scaletta. Ogni volta ci hanno messo qualche sorpresa, qualche pezzo inaspettato, qualche chicca.
Oggi mi hanno regalato “Reeko”.
Ai tempi era la mia canzone preferita.
Ho dato di matto.
Questa però non è stata l’unica perla. Hanno suonato “Scavenger type”, “The brews”, “Don’t call me white”, “What’s the matter with parents today?”, “Champs Elisèes”, “Eat the meek”, “Kill all the whitemen”, “Bob”, “Stright Edge”, “Leave it alone”, oltre a tutti i pezzi che non possono mancare, tipo “Linoleum”.
Insomma, gran concerto e grasse risate per tutte le classiche gags che sanno saputo come sempre regalare.
Del concerto meritano anche veloce menzione i Sick of it all, sempre all’altezza della situazione su un palco, e i Sottopressione, il cui set carico di emozione è stato veramente splendido. Io non posso definirmi un loro fan, ma sicuramente oggi mi hanno dato tanto. Citazione finale per i “The Locust”, gruppo assurdo. Realmente assurdo. Non credo potrei mai ascoltarli su disco, però dal vivo il loro batterista fa spavento. Mai visto nulla di nemmeno paragonabile. Non fosse stato per la precisione con cui suonavano e con cui si trovavano sugli stacchi, avremmo tutti giurato che suonassero a caso.
Incredibili.
Direi che è ora di andare a nanna.
Ringrazio Steps, Ale-BU, Robi e la Meggie, Rao, Diego e Uippo per la compagnia sempre divertente.
Fischi ai Turbonegro.
Insopportabili.
Sono le 2.03, dovrei essere a letto da almeno un’ora.
Stare sveglio però è stato divertente.
Vero Bri?

Google Hit List [Agosto 2007]

Questo mese la classifica ha dato molta soddisfazione.
Non avrei mai immaginato, visto che le visite per tutto Agosto sono state molto basse ed invece ecco dieci perle. Basta guardare il podio. In altre circostanze sia la seconda classificata che la terza avrebbero vinto a mani basse, ma non oggi. Oggi hanno davanti a loro un capolavoro assoluto. Qualcuno è venuto sul mio blog a cercare frasi ORIGINALI per il suo.
Fantastico.
Spero le abbia trovate e che me lo faccia sapere.
Ecco la classifica.

1 – frasi originali per il mio blog
2 – comprare un teschio
3 – piastrelle per discoteche
4 – macchine a bensina
5 – scarico water mp3
6 – pacco non ribaltare edichette
7 – qualita senza risparmio , o risparmio senza qualita!? (
8 – foto toghe
9 – j ax con la maglietta dei rancid
10 – un buon fine settimana

Come da programma

Il doveroso saluto a Steps, neoacquisto della comunità blogger e prossima aggiunta alla lista dei miei link, e l’impegno per ora messo nel tentativo di realizzare un Tattoo per la Bri (alternativo a quello da lei deciso) non potranno distrarmi dal vero e preannunciato scopo di questa paginetta.
So straight ahead and let’s talk about music!
Stare al passo di tutti i CD che sono usciti o che ho deciso di procurarmi seppur vecchiotti in questo periodo è impresa titanica.
Troppa carne al fuoco, troppo poco tempo a disposizione, troppo spesso prodotti non convincenti al primo ascolto e quando si hanno tanti dischi da ascoltare, il primo ascolto è decisivo: se il prodotto non convince dal principio è facilissimo accantonarlo per dar spazio ad altra roba.
Spesso mi capita che a distanza di tempo quegli album accantonati con eccessiva fretta mi ritornino per le mani in momenti di stanca o di piattume sonoro, ma nessuno può dire se sarà così anche questa volta.
Vedremo.
Bando alle ciance e via di approccio metodico/analitico.
Potrei addirittura fare un elenco puntato.
No, sarebbe eccessivo, vado per paragrafi.
Spero di riuscire ad essere breve.
Biffy Clyro – Puzzle
Sto letteralmente consumando questo CD e più lo sento più mi convinco che sia uno dei migliori capitatimi per le mani nel 2007, se non il migliore in assoluto. Se dovessi descriverlo direi che suona come il figlio nato dallo stupro dei Jimmy Eat World da parte dei Maximo Park. Per i fruitori della musica indie di questi anni ( che poi di indie ha giusto il nome) probabilmente non sarà nulla di che, ma a me che questo indie proprio non lo sopporto piace a dismisura.
Darkest Hour – Deliver us
Il percorso dei Darkest Hour è giunto al capolinea. La lunga e tortuosa strada che porta dall’hardcore al metal è stata percorsa fino in fondo. Ci sono voluti quattro dischi per passare dal suono di “So Sedated, So Secure” a quello di quest’ultimo lavoro, quattro dischi in cui il demone del trash/death metal ha saputo ritagliarsi sempre più spazio a colpi di riff e doppio pedale rullante, fino a prendere definitivamente il controllo della situazione. “Deliver Us” è il CD più tamarro che si possa reperire in casa mia, almeno da quando ho eliminato “City of Evil” degli Avenged Sevenfold. Io lo odio, il metal, eppure questo disco mi piace e non so che cazzo farci. Questo continuo susseguirsi di assoli mi sta rubando l’anima insieme ai dannati cori melodici che i Darkest Hour hanno deciso di introdurre nel loro sound. Già mi vedo con i capelli lunghi, il chiodo e la maglietta dei metallica. Che schifo.
Silverstein – Arrivals and departures
Qui essere breve è facile. Questo disco è identico al precedente. Drammaticamente identico. Ora, se loro non hanno nulla di nuovo da dire, perchè dovrei io?
MxPx – Secret weapon
Disco sorpresa. Per quanto mi riguarda gli MxPx sono “Life in General” e “Slowly going the way of the buffalos”, tutto ciò che è venuto dopo o prima non l’ho mai considerato più di tanto. Devo ammettere però che quando tempo fa uscì “Panic” dentro di me pensai: “Ok, gli MxPx non sono più loro ormai da tempo, però in quanto a melodie cagano in testa all’80% dei gruppi pop-punk dei giorni nostri raccogliendo un centesimo del consenso”. Questa cosa la penso tutt’ora, anche perchè “Hear that sound” da sola metteva e mette tutt’ora in riga l’intera produzione pseudopunk del nuovo millennio, tuttavia quello che non avrei mai immaginato è che i tre anzianotti potessero tornare a suonare qualcosa che, almeno a me, ricordi così tanto ciò che gli MxPx sono stati nei gloriosi ’90. Questo non vuol dire che “Secret weapon” sia un CD “100% old style”, ma almeno può sembrare suonato dalla stessa band che ho amato da giovane. Può non essere molto, ma a me basta ed avanza per promuovere questo disco a pieni voti.
Mae – Singularity
Sarò sincero, l’ho spento alla quinta traccia. Insulso. Magari questo sarà uno dei casi in cui potrò smentirmi in futuro, ma per farlo dovrei rimettermi nell’ottica di ascoltare questo disco e non credo sia una cosa facile per il momento.
The Used – Lies for the liars
I The Used appartengono alla stessa famiglia dei Silverstein, famiglia con un male congenito che sta facendo avvizzire l’albero genealogico in maniera drammaticamente veloce. A differenza dei cugini però, loro provano a non lasciarsi morire e curano il loro suono con un po’ tutto ciò che di trendy c’è al momento. Non so quanto questo possa essere stato un tentativo disperato ed irrazionale oppure una furba e studiata mossa a tavolino, sta di fatto che l’accozzaglia di suoni che ne è uscita a me piace. Certo, se ripenso al “Self Titled” da loro licenziato ormai troppi anni fa, la voglia è di spezzare il nuovo disco a metà, tuttavia inserito nel contesto attuale del genere è a mio avviso più che dignitoso. In alcune tracce però sembrano i Fallout Boy e questo non posso proprio perdonarglielo. L’ago della bilancia sarà la prova live. Li aspetto al varco.
Fightstar – One day son, this will all be yours
Ok, l’ho ascoltato alle 3 di notte. Avevo sonno. Mi sono addormentato a metà. Questi sono buoni motivi per dargli un’altra possibilità, ma non ripongo nella cosa molta fiducia. Purtoppo la diagnosi è la stessa dei Silverstein: disco fotocopia, idee finite ed una preoccupante tendenza al cliche.
Vanilla Sky – Changes
Spreco di banda dell’aDSL. E pirla io che l’ho scaricato per sentire le tracce cantate da Mark Hoppus. Dio mio, quanto ancora soffro per la fine dei Blink.
Strung Out – Blackhawks over Los Angeles
Disco mezza sorpresa. Dopo “Exile in Oblivion” pensavo non sarei più riuscito ad ascoltare un CD degli Strung Out dall’inizio alla fine e questo nuovo lavoro mi ha smentito. Troppo poco per salvarlo però, quando sull’altro piatto della bilancia ci si mettono “Twisted by design” e “Subhurban teenage wasteland blues”.

Direi che come recensione può bastare. Alla fine la valutazione complessiva delle release del 2007 fino ad ora non è negativa, durante l’estate ho sicuramente avuto roba da sentire a sufficienza.
Il fatto che con tutti questi dischi io mi sia gettato anima e corpo per tutto Agosto su “Rode hard and put away wet” dei Diesel Boy (2001) suscita in me non poche domande.
A tutte queste domande c’è un’unica risposta.
“Me and Kate”.

E’ tempo di bilanci

Le vacanze sono finite.
Scrivere qualcosa loro riguardo prima di riprendere il lavoro mi sembra doveroso, cercando di fare un’analisi il più possibile oggettiva.
Inizierò col dire cosa non mi è piaciuto della mia trasferta iberica. In primis è durata troppo a lungo. Questa per me è stata la prima vacanza inserita in un contesto lavorativo stabile e spero vivamente che gli anni a venire la situazione permanga questa, tuttavia diciotto giorni di viaggio sono troppi se si parte il giorno dopo aver smesso di lavorare e si rientra il giorno prima di riprendere le ostilità. Per quanto possa essere bella, la vacanza itinerante è tutto fuorchè rilassante e si corre il rischio di rientrare più stanchi di quando si è partiti. Questo, ovviamente, non va bene. L’ideale sarebbe stato rientrare dopo 11 o 12 giorni al massimo perchè mi sarei goduto di più il viaggio e avrei avuto modo di riposare al rientro. Come per ogni cosa però l’esperienza insegna e d’ora in poi farò quanto possibile per utilizzare i miei 15 giorni di “ferie” in maniera più intelligente, spezzandoli magari in due tronconi. La seconda cosa che non mi è piaciuta della vacanza è stata l’Andalusia, una totale delusione. Forse è stato anche perchè, come già detto, ci sono arrivato stanco e svogliato. Forse in quelle condizioni non avrei apprezzato nulla anche in altri contesti, tuttavia dialogando con i miei compagni di viaggio il dubbio che molto della delusione sia effettivamente imputabile alla regione spagnola resta. Terza ed ultima cosa che non rientra nei canoni del mio gradimento è l’approccio alla vacanza che abbiamo utilizzato. Partire senza un minimo di idea su cosa fare, dove andare e come organizzarsi brucia molte possibilità, soprattutto se non si ha nel proprio DNA lo spirito dell’avventura e dell’adattamento, cercando sempre e comunque livelli di comfort non indispensabili. Questo però è più che altro un parere personale che si è rivelato non condiviso dal resto dell’entourage ed avendo io deciso di andare via con un gruppo di persone è giusto che mi sia adattato all’opinione comune. Alla fine, bilanci economici alla mano, non è neppure andata così male e quindi più che una lamentela questa vuole essere una semplice considerazione.
Detto questo posso tranquillamente affermare che la vacanza, analizzata nel suo insieme, è risultata assolutamente positiva sia per quanto visto (ovviamente Andalusia esclusa), sia per i compagni di viaggio. Dopo il rimpianto del non poter essere partito l’anno scorso per gli States, tenevo molto a farmi un viaggio con i miei amici. Sentivo come se servisse a chiudere un ciclo che per molti anni della mia vita ha caratterizzato le mie estati. Non so cosa sarà l’anno prossimo, o quelli ancora dopo, tuttavia credo sia difficile ricapiti l’occasione di viaggiare insieme per 18 giorni ed è bello essermi tolto la soddisfazione di farlo quest’anno. Con questo non voglio dire che non partirò più insieme a loro, spero ricapiti tante altre volte, ma credo che tempistiche e modalità non saranno più le stesse.
Bene, prima di concludere con l’immancabile pagellone della vacanza mi prendo ancora qualche riga per parlare di fotografia e di compilation estive. Riguardo il primo ambito devo dire di non essere molto soddisfatto della mia produzione iberica. Nel tentativo di smanettare con esposizione, messa a fuoco e quant’altro ho prodotto pochi scatti che realmente mi piacciono. Ho messo online diciotto foto, aggiunte all’archivio con la solita modalità, e di queste solo alcune penso siano venute bene. Le altre le ho inserite più che altro per completezza. Resta il grosso rammarico di aver perso un’intera giornata di scatti fatti a Toledo, unica città della Spagna ad avermi emozionato, a causa di un non ben precisato problema con l’SD.
Peccato.
Sul fronte compilation invece sono molto soddisfatto del mio ultimo prodotto. Suona bene e rispecchia appieno l’idea che avevo in testa, forse per la prima volta da che mi cimento con la produzione di selezioni musicali. Con Climax sono tre le compilation che ho creato, per la quarta ci sarà tempo e modo più avanti.
Ok, vado con il pagellone della vacanza:
Voto 10.
Allo Scudo. Perchè ci ha tenuti uniti durante la vacanza, perchè ci salutava tutti i giorni, perchè riusciva a far arrivare in orario Missa, perchè era buono e disponibile e perchè nessuno a parte me e Max ha mai provato a farlo sentire a suo agio tra noi, sempre messo in rivalità con un Explorer che non ha mai nemmeno conosciuto. Eroe.
Voto 9.
Ai gibboni. Veri o di peluches non fa differenza, sono sicuramente stati una delle cose più belle che ho visto, con la loro aria intellettuale e sprizzante la superiorità di chi sa di avere il reale dominio di Gibilterra. Aristocratici.
Voto 8.
Al Docks Club di Lisbona. L’unico locale che mi ha soddisfatto durante la trasferta, facendomi ballare per tutta la notte. Bella gente, bella musica e bel posto. Vida Loca.
Voto 7.
A Max. Oltre al fatto che dopo moltissimi anni è tornato in vacanza con noi gli va riconosciuto un impegno immenso profuso nel tentativo di apprendere il dialetto milanese. Sforzi che l’hanno portato ad una discreta padronanza della lingua. Volenteroso.
Voto 6.
Al Portogallo. Per le città ed i posti visitati avrebbe potuto ambire anche ad una posizione più alta in classifica, ma la presenza dei portoghesi e della sporcizia ne hanno compromesso la valutazione. Trascurato.
Voto 5.
Alla filosofia Zen. Sebbene io stesso sono stato promotore dell’autoregolazione sul linguaggio colorito tenuto in pubblico, gli estremisti con cui viaggiavo hanno portato un buon proposito a diventare un’asfissiante oppressione che non può che essere osteggiata. Eccessiva.
Voto 4.
Alla Spagna. La bellezza di Toledo e dintorni non basta a sopperire al brutto degli altri posti visitati. Se ci si aggiunge che su quattro paelle mangiate, tre si siano rivelate orribili e che ho bevuto la sangria solo due volte in 10 giorni, beh, si spiega la valutazione. Delusione.
Voto 3.
A S.Miguel. Si è spacciata per mesi come sponsor ufficiale della vacanza e poi, una volta sul posto, non si è mai fatta trovare. Fortunatamente Super Bock e Cruzcampo hanno preferito i fatti alle parole e ci hanno sostenuto. Latitante.
Voto 2.
A Sintra. Questo posto avrebbe sicuramente meritato un voto ancora più basso, ma mi è risultato impossibile scalzare dall’1 e dallo zero ciò che seguirà. Ciò non toglie che Sintra sia inguardabile, che le sue attrattive (tutte rigorosamente a pagamento) siano pessime e che ciò non bastasse ho rischiato di impazzire sotto i colpi del pifferaio maledetto che ci ha suonato attorno per due ore, con la bava che gli colava dall’estremità inferiore del flauto. Censurabile.
Voto 1.
A Romao. Emblema del livello della cucina portoghese e dei lati negativi del Portogallo previa menzionati. Per chiarire, dietro al tavolo cui eravamo seduti per cenare, era situato il bagno. A vista. E questo è niente in confronto alla zuppa che mi hanno servito. Disgustoso.
Voto 0.
Al Real Alcazar di Siviglia. Ogni commento è superfluo. Una merda.

Ok, con questo è proprio giunto il momento di chiudere. Prossimamente penso scriverò qualcosa riguardo a tutti i dischi che ho ascoltato di recente, perchè sono tanti ed alcuni meritano di essere commentati.
Ora mi faccio un sognetto.

Rivelazione

PanneloQuesto è quanto in questi giorni ho prodotto in Photoshop. In realtà questo pannello è solo una parte della produzione, ma è la cosa che più mi piace. Il tutto è nato dalla volontà di cimentarmi con il noto programma di foto ritocco e si è poi evoluto al tentativo di fare qualcosa di bello.
Per quanto possa valere il mio parere, a me piace.
A tal punto che ho pensato addirittura di poter utilizzare qualcosa di simile come testata di quello che sarà il mio futuro letto. Non avendo voluto comprare un letto vero e proprio, ho necessità di qualcosa che stia sulla parete in testa alla coppia rete/materasso e che arredi l’ambiente in vece di un vero e proprio mobile.
Non so bene cosa mi affascini di quest’opera. Forse è l’accostamento di colori, forse è l’idea, forse sono i soggetti, più probabilmente è solo che si tratta di una mia opera.
Non sono sempre sufficientemente critico con me stesso.
Sta di fatto che dopo aver accennato a questo lavoro nel post precedente, mi è sembrato giusto mostrarlo quantomeno per chiarezza, anche se temo qualche caustico commento tipo: “Se stai sveglio di notte per fare ste schifezze, è meglio che dormi!”.
Tuttavia a me piace.
Restando in tema fotografia, stasera sono uscito a cena con mio cugino Valerio. La scelta è ricaduta sulla cucina giapponese e così abbiamo prenotato in un bel locale di via Eustachio, in zona Abruzzi. Posto bello, sushi e maki ottimi, prezzi discreti e buona compagnia.
Uno degli argomenti su cui ci siamo soffermati a discutere è stato il fotoritocco. Mi è molto piaciuta la definizione di fotografia che Valerio mi ha dato: una foto è la realtà come il fotografo la vede. Io ho sempre ritenuto dovesse essere la realtà come tutti la vedono ed è stato spiazzante sapere che non può essere così, che macchine e ottiche distorcono ognuna a proprio modo ciò che è l’oggettività.
Questo potrebbe portarmi a sviluppare un diverso approccio nei confronti delle manipolazioni digitali. Citando sempre Valerio un fotografo scatta immaginandosi ciò che vuole la sua foto illustri, introducendo in partenza la possibilità di utilizzare alcuni ritocchi per meglio esprimere la sua visione del soggetto.
Questo anche ai miei occhi potrebbe essere un bene.
Continuando a parafrasare, scattare foto senza idee ben precise e tentare poi con l’ausilio di un PC di cavarci qualcosa di buono è invece un approccio profondamente sbagliato che quasi mai conduce a buoni risultati.
E’ stato istruttivo.
Oggi ho anche comprato un tostapane.
Un tostapane poserissimo.
Un tostapane che abbrustolisce le fette decorandole con un teschio.
Un oggetto di culto.