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Maggio 2006

One night in Lugano

Siamo gente di parola.
Siamo anche e soprattutto gente di un certo livello*.
Per queste due fondamentali ragioni ieri sera siamo andati in Svizzera per trascorrere una serata di classe in quel del Casinò di Lugano.
Una serata di questo tipo va chiaramente affrontata con un certo style ed un certo abbigliamento quindi il dictat è stato per tutti vestito, cravatta e scarpino elegante. Per me le cose si sono rivelate un po’ più complicate del previsto, avendo dovuto anche trovare un portafoglio privo di catenella ed una cintura nera priva di borchie. In compenso, una volta reperiti questi due elementi, sembravo uno di quei rampolli appena usciti da Wall Street.
L’appuntamento era per le 21.30 alla panka.
Da lì saremmo andati a prelevare Missa ed Ordi ad Agrate e poi saremmo partiti alla volta dei soldi facili.
Per arrivare in loco ci sono volute un paio d’ore di guida e questo ha fatto sì che accedessimo ai tavoli da gioco intorno alla mezza. Già entrando è stato facile accorgersi di come solo i polli fossero in giacca e cravatta e che, in tutto il casinò, di polli ce ne fossero solo sei.
Noi sei.
Effettivamente il posto non era proprio d’elite, ricordava più i baracconi della festa del paese che non un ritrovo di gente d’alto borgo. La prima nota per un eventuale riproposizione della serata ha quindi imposto un cambio di location. La più adatta a noi riteniamo sia Montecarlo, quindi credo la prossima volta ci recheremo lì.
Seppur sdegnati dall’intorno sociale, abbiamo deciso di restare e siamo andati a riscuotere le nostre fiches. Tralascio di descrivere come ci siamo riempiti le tasche di fiammiferi omaggio giusto per il fatto che fossero omaggio, delle magre figure fatte alla consegna dei documenti, delle questioni sul pagamento del parcheggio e della parentesi nell’ascensore del casinò perchè questi aneddoti potrebbero farci apparire come dei “paesanotti tagliati giù con il riscione”, cosa che ovviamente non corrisponde al vero.
Arrivati alla cassa per il cambio abbiamo scoperto che non potevano essere cambiati euro per valori inferiori ai 100, così si è deciso di cambiare in un unica botta 50 eurini a testa per un totale di 300 mandaranci.
Totaale fiches consegnateci: 6.
La faccia fatta da tutti noi nel vedere che 300 euro fossero diventati sei gettoni colorati è stata impagabile. Solo dopo abbiamo capito che al banco potevano essere cambiati in pezzi più piccoli e abbiamo tirato un grosso sospiro di sollievo.
Avevamo per le mani 460 franchi da giocare in tavoli con puntata minima di 5, 10, 20 e 50 franchi.
I primi 50 sono svaniti con le prime quattro puntate alla roulette.
A quel tavolo non era aria.
Ce ne siamo andati alla volta del Black Jack.
Tempo di capire come girava la questione e abbiamo realizzato che una vezza seduta al tavolo continuava a vincere.
Da bravi parassiti abbiamo iniziato a scommettere su di lei.
Vincendo.
Dopo un po’ di mani eravamo sopra di 200 franchi e, oltra alla signora che ci aveva arricchito, avevamo anche uno dei nostri seduto al tavolo a chiamare le carte: Aui.
La fortuna però ha il vizio di girare e anche lì dopo un po’ si è iniziato a perdere. Ci siamo fermati dopo aver recuperato le perdite alla roulette e con un attivo di 40 franchi che abbiamo convertito in birra al bar del locale.
Alle 2.00 del mattino eravamo ancora in pari, anzi, avevamo pure bevuto gratis.
Un ottimo bilancio.
Avremmo potuto andar via, ma la febbre del gioco ormai ci aveva schiavizzato. Si è deciso di giocare gli ultimi 100 franchi al tavolo verde del black jack, ponendoci l’obbiettivo di alzarci solo dopo averli raddoppiati o persi.
Inutile dire come sia andata.
Alle 2:45 siamo così usciti dal casinò dopo aver perso l’equivalente di 10 euro a testa, che nell’ottica della serata e della birretta bevuta costituivano una spesa più che accettabile.
Ci si apprestava così al rientro a casa quando in macchina la nostra attenzione è stata attirata da un’insegna.
I giovani, si sà, devono divertirsi e così ancora una volta al grido di “Se ghè da ‘nda, ‘ndem!” abbiamo fatto il nostro ingresso al Nubbio Night Club di Lugano. Nella nostra idea doveva trattarsi di uno di quei locali con le ballerine dove entrare e fare un po’ i cretini per concludere la serata. E’ bastato scendere i primi tre gradini per capire che non era proprio quella la realtà dei fatti. Trattavasi, nè più nè meno, di un bordello.
Panico.
Credo che anche l’espressione dipinta sui nostri volti una volta realizzata la natura del locale sarebbe stata, per un osservatore esterno, impagabile.
Per fortuna siamo riusciti a risolvere la cosa in breve tempo, pagando 20 euro per una birra piccola bevuta praticamente alla goccia e prima che le signorine che il gestore ci aveva gentilmente messo a disposizione facessero pedere il lume della ragione a qualcuno dei miei compari.
Emblematica la frase di Odri: “Giuse, andiamocene prima che qui mi viene il tirone e inizio a cacciar fuori il grano!”.
Tempo di permanenza presso il Nubbio Night Club: 10 minuti.
Soldi persi: 20 euro.
Il doppio di quelli lasciati al casinò dopo 3 ore di Black Jack.
Una volta fuori abbiamo riso come bambini e siamo tornati a casa.
More money, more problems
* da sinistra: Missa, io, Odri, Simo, Peich e Aui.
Totale: 6 pirla.

La decisione

Sono andato a vedere i No Use for a Name.
Ho indubbiamente fatto la scelta giusta.
E’ stato un grandissimo concerto.
Tony Sly* ha una voce semplicemente fantastica.
Per non parlare della scaletta che non ha tralasciato credo nemmeno uno dei miei desideri, da “On the Outside” a “Coming too Close”, da “Reddemption Song” a “Not Your Savior”, passando per chicche come “Fairytale of New York” e “Room 19”.
Credo di aver cantato tutte le canzoni a squarcia gola, toccando apici di commozione in diversi punti.
Alla fine ho perfino deciso di comprare una maglietta tamarrissima per ricordare questa bella serata.
Aver trovato Daniele sul posto mi ha anche risolto il problema della solitudine.
Questi sono i miei momenti di felicità.
Tony Sly
* He’s the man.

E’ giunta l’ora delle decisioni irrevocabili

Ale non verrà al concerto dei No Use.
Dovrei andarci da solo.
Non che questo sia mai stato un deterrente, tuttavia non sono così convinto di volerli rivedere dal vivo.
L’ultimo CD fa oggettivamente schifo e di loro performance live ne ho viste ormai parecchie, ma sono pur sempre uno dei gruppi cult della mia giovinezza ed andare ad un concerto è pur sempre una cosa che amo fare.
Insomma sono combattuto.
Ora sono le 20.38.
Se decidessi di andarci dovrei partire tra le 21.00 e le 21.30 in modo da arrivare in loco per le 22.00, giusto per l’inizio della loro performance. I gruppi di supporto, da solo, me li risparmierei volentieri.
L’idea di dover tirare fuori la macchina dal box mi infastidisce alquanto.
L’idea di andare con gli altri al Sajo (se va bene) mi infastidisce alquanto.
Provo a chiedere a Max in ICQ se gli va di farmi compagnia.
Non gli va, non sta bene.
Con lui ho esaurito tutte le carte a disposizione che potessero portarmi un socio.
E’ ora.
Serve una decisione.
Presa.

Nel dolore l’anima politica si infiamma

Questa mattina mi sono svegliato con un atroce mal di schiena.
Devo aver preso freddo oppure aver dormito in una qualche posizione particolarmente contorta, sta di fatto che fatico seriamente a muovermi senza sentire fitte lancinanti.
Ridicolo.
Mi sento realmente ridicolo, un incrocio tra un vecchio corroso dai reumatismi e un paralitico.
Ho provato a contattare la mia sciamana di fiducia, la Paola, ma purtoppo non finirà di lavorare prima delle 21.00, ora cui io sarò già uscito di casa.
Dolorante.
Mio padre ha provato a massaggiarmi con un olio strano uscito da non sò dove e i risultati non sono stati troppo confortanti, visto che tutt’ora fatico a stare seduto senza rivolgermi all’Altissimo in tono di sfida.
Parlando d’altro: Bertinotti è presidente della Camera dei Deputati.
Cavoli.
Io non ricordo Nilde Iotti, ero abbastanza piccolo da non sentirmi in dovere di seguire la politica a quel tempo, quindi per me questa cosa è piuttosto sensazionale. Bertinotti, segretario di Rifondazione Comunista posto ad occupare una così alta carica non me lo sarei mai sognato. Era forse l’unico della Sinistra autentica a poterlo fare e, anche se ogni tanto pure lui parte per la tangente, credo sia abbastanza intelligente da fare un buon lavoro.
Quando vedo queste cose penso che forse la Sinistra italiana sta maturando.
Poi mi ricordo che tra i nostri abbiamo Mastella e mi ravvedo.
La cosa brutta è che il povero leader dell’Udeur non è certo il peggiore dei problemi. Il nostro problema serio è venuto fuori in tutto il suo splendore il 25 Aprile e il 1° Maggio a Milano. Quando ho letto dei fischi alla Moratti ho pensato: “Perchè vogliono farle pubblicità?”. Per un momento ho anche pensato che a fischiarla fossero prezzolati di Forza Italia messi li con un preciso e ben studiato piano mediatico.
Ho voluto pensarlo come per convincermi che a sinistra gente così cretina non ci sia.
A quel punto mi è tornato in mente Mastella e ho capito che, nella migliore delle ipotesi, la verità sta nel mezzo.
Non credo di essere troppo moderato nel mio pensiero politico. Su certe cose forse ho vedute fin troppo estreme, ma, cazzo, non mi sognerei mai di dire frasi tipo: “Bisognerebbe espropriare la proprietà privata!”.
A Nassyria intanto continua a morire gente e la cosa è solo un pretesto per litigare sull’intitolare o meno ai caduti vie e piazze. A prescindere dal fatto che in quasi tutte le città si può facilmente trovare Via/Piazza/Corso/ Caduti sul Lavoro e quindi non mi pare personalmente il caso di litigare su una cosa che già giustamente esiste e che non credo necessiti di sottocatogorie ulteriori, si può avere un paese diviso tra chi definisce eroi i caduti e chi grida ad altre dieci, cento, mille stragi?
Ci si può scannare prendendo due posizioni parimenti idiote ed arroccandosi su queste?
Evidentemente sì.
Come ultimo punto di questa mia dolorosa (in senso stretto, visto il mal di schiena) analisi non posso non citare i simpatici amici di Teheran che continuano a gridare quanto stiano facendo per essere competitivi nella corsa agli armamenti nucleari. Sebbene ritengo che si tratti di una sfilza infinita di proclami populisti e privi del minimo fondamento e riscontro che il governo iraniano fa per tener buoni i suoi cittadini, la cosa che non mi spiego è perchè mamma U.S.A. non abbia già messo in moto la sua inarrestabile macchina bellica. Se per far la guerra all’Iraq è bastato il sospetto, mai comprovato per altro, della presenza di armi di distruzione di massa nelle mani di Saddham, perchè la dichiarazione di Ahmadinejad di averle ed essere pronto ad usarle contro l’occidente infedele non è sufficiente a motivare un intervento armato?
Non lo so.
Magari me lo spiegherà Emilio Fede nel TG4 di domani.

Mission accomplished

La mia voglia è stata appagata.
Sabato, in giardino da me*, si è aperta la stagione delle grigliate con una delle meglio riuscite di sempre.
Tanta roba da mangiare, altrettanta da bere, moderazione ed un certo stile sono stati gli elementi che l’hanno resa eccelsa.
Il menù prevedeva:
– Aperitivo con Moët & Chandon (in offerta a “soli” 20 euri la bottiglia) da accompagnare a dell’ottima focaccia ligure e del salame nostrano.
– Primo piatto di carne a base di Salamella, accompagnata da zucchine e peperoni grigliati.
– Secondo piatto di carne a base di bistecche di coppa.
– Pannocchia grigliata al burro.
– Fragole con gelato alla panna.
– Digestivo certificato Ori (Coca&Havana).
Hanno accompagnato il pasto ottime Moretti da 66cl.
Tolto lo champagne, preso per ovvie ragioni in piccola dose, tutto è stato acquistato in quantità decisamente abbondante e non lasciare nulla era impresa quantomai titanica.
Noi siamo stati ad un passo dal realizzarla.
Credo di non aver mai mangiato così tanto.
Abbiamo anche fatto dei saggi investimenti per il futuro, comprando una pratica panchina componibile che potrà seguirci nelle grigliate future, siano anche queste fuori porta.
Certo organizzare un evento di tale proporzione ha un costo, che in questo caso si è rivelato più salato del previsto per alcuni disguidi tecnici che non vale la pena menzionare, ma credo che ne sia valsa assolutamente la pena.
Già questa sera infatti ci siamo rigettati nella monotona e scialba ritualità della “birretta al tavolo”, giusto per non rendere l’intero week-end un successo.
Sembra però che io non sia l’unico a non sopportare più questo andazzo.
Il germe del malumore è ormai insinuato in molti di noi e forse le cose pian piano cambieranno.
Oggi il moto di rivolta verso i Pub è stato soffocato nell’amarezza, ma i riottosi si sono dati appuntamento a Sabato/Venerdì prossimo (data ancora da decidere) per sovertire il giogo del Baldovino di turno in virtù di una reale botta di vita: il casinò di Lugano.
Ce la faranno?
Si accettano scommesse.
Baffo Moretti, sponsor ufficiale delle grigliate.
*I vuoti dei fuochisti.