Non ho per nulla voglia di studiare.
Sono stanco ed annoiato e quindi provo a scrivere un po’ qui e vedere se mi torna l’ispirazione per tornare sui libri. In sottofondo mi accompagna “Under the Radar” dei Grade, gran bel CD per altro, e il ventilatore è azionato a velocità Schumacher nel tentativo di alleviare un po’ della calura che fa il suo ingresso dalla finestra di camera mia.
Questa è la mia situazione e riassumerla ha occupato solo qualche riga. Serve un argomento di cui scrivere se voglio tenere la patologia lontana ancora per qulache minuto. Al momento me ne vengono due, uno più serio ed il secondo nettamente più frivolo. L’idea è di iniziare da quello serio e chiudere poi in leggerezza.
Ho compilato e inviato il “modello unico” per la dichiarazione dei redditi in seguito a quest’anno di lavoro. Tra cinque anni lo stato mi restituirà i settecento euri che si è tenuto indebitamente dai miei stipendi e che, vista la totalità del mio introito e la fascia in cui si colloca, non avrebbe dovuto prendersi. Superato l’ingenuo stupore dovuto all’apprendere che il fisco trattiene preventivamente una percentuale di guadagni che verificherà se dover tenere o eventualmente restituire negli anni a seguire, solo dopo che il malcapitato l’abbia versata nelle sue tasche, mi sono soffermato a riflettere su un particolare: l’ottopermille. Credo si scriva proprio così, tutto attaccato, come si pronuncia quando se ne parla tra amici. Effettivamente non mi ero mai posto il problema di scegliere chi omaggiare dello 0,8% dei miei sudati risparmi fino ad oggi, anche perchè non avevo mai avuto sudati risparmi di sorta. Arrivato al capitoletto specifico la mia ferma convinzione era di devolvere questa somma a qualcuno che ne avesse realmente bisogno, evitando possibilmente di donarlo alla Chiesa Cattolica. Questo non perchè io non rispetti la previa citata istituzione, quanto perchè ritenevo e ritengo tutt’ora che da laico mi sarebbe spettata la possibilità di fare questa “beneficienza forzata” presso le casse di Telethon, Emergency, della Croce Rossa, dei Pompieri, della LILA, dell’AVIS e via dicendo di tutti i possibili enti socialmente impegnati che l’italia possiede. Invece no. Ecco l’elenco delle possibilità:
– Stato
– Chiesa Cattolica
– Unione Chiese Cristiane Avventiste del 7° giorno
– Assemblea di Dio in Italia
– Unione delle Chiese Metodiste e Valdesi
– Chiesa Evangelica Luterana in Italia
– Unione Comunità Ebraiche in Italia
Ora, passi anche il fatto che lo stato debba obbligarmi a liberarmi di una parte dei miei guadagni in favore di enti che possono fare del bene nella società in cui vivo, trovo tuttavia assurdo limitare questi possibili versamenti extrastatali ad alcune rappresentanze religiose. Innanzi tutto cosa significa darli allo stato? Per cosa li userà? Se per gli ospedali, le scuole, gli ospizi sono ben lieto di darglieli, ma dove posso trovare le indicazioni ed i progetti per cui lo stato stanzia i fondi dell’otto per mille? Per quel che ne so potrebbe usarli per finanziare l’esercito e questa cosa mi andrebbe già molto meno bene.
Nel dubbio, passo oltre.
L’idea che anche solo un’esigua parte dei miei soldi vada nelle casse di chiese come la “mia” parrocchia a Brugherio (la S. Paolo di piazza Don Camagni) mi da il nervoso. Mai vorrei finanziare una comunità religiosa settaria, che distingue credenti di serie A e di serie B certamente non in base alla fede. Tuttavia ammetto che l’italia è piena di parrocchie che tolgono i ragazzini dalla strada, che aiutano chi ne ha bisogno e che svolgono mansioni socialmente validissime che finanziare non può che essere un bene.
Dilemma.
Tralasciando le altre comunità elencate (tra cui spicca l’Assemblea di Dio. E’ lecito chiedersi chi siano?) per totale assenza di motivazioni che possano spingermi a finanziarle, per questa volta ho deciso di dare il tutto alla Chiesa Cattolica, sperando che finisca nelle mani di chi ne fa buon uso. Il mio approccio è lo stesso del fuciliere del plotone d’esecuzione che spara sperando che sia proprio il suo fucile l’unico caricato a salve. Ultima nota, goliardica ma nemmeno troppo: se fossi rappresentante della Comunità Italiana Buddisti mi seccherebbe alquanto non beccarmi lo 0,8% degli introiti di Baggio solo perchè la mia religione per lo Stato Italiano non è abbastanza meritevole di attenzioni.
Il secondo argomento, quello frivolo, riguarda il mio kilt scozzese. Ho deciso di farmelo da me perchè comprarlo in loco potrebbe essere dispendioso. Il necessario consta di tartan economico 1,5mX2m (il cui colore è ancora da definirsi), poco materiale di merceria come filo e bottoni, una sarta (ruolo occupato con entusiasmo dalla Kla) e un po’ di lavoro. Inoltre, per darmi un aspetto ancora più elegante, rivestirò con parte del medesimo tartan le spalline del mio Eastpack.
Se non mi arrestano sceso dall’aereo, sarà una gran vacanza