La vacanza del 2012 ci vede puntare verso Est, destinazione Turchia, per la mia prima volta in territorio asiatico. In fase organizzativa sono state prese in considerazione due modalità principali: il tour organizzato e la vacanza fai da te. Partiti con l’idea di optare per la prima ipotesi, abbiamo poi dirottato il tutto sulla modalità B guidati essenzialmente dall’idea di avere maggiore flessibilità e, possibilmente, di risparmiare qualcosina. A conti fatti, in realtà, molti dei tour sarebbero stati economicamente vantaggiosi o quantomeno equiparabili alla nostra strategia finale, ma nessuno ci avrebbe permesso di mettere insieme l’itinerario da noi scelto e la nostra opzione mare. Guardandoci in giro durante il viaggio, oltretutto, abbiamo notato come la quasi totalità dei tour organizzati comprendesse un numero piuttosto alto di partecipanti ed un’età media abbastanza avanzata, cose che avrebbero sicuramente inficiato la riuscita del viaggio. L’unico dubbio riguardo il viaggio fai da te, legato forse anche ad eccessivi pregiudizi, era sulla sicurezza e praticabilità delle strade, ma è bastato contattare l’ottimo e disponibile Ente del Turismo Turco per chiarire i nostri dubbi e dare il via alle prenotazioni.
Per volare in Turchia ci siamo rivolti a Fly Pegasus, una low cost che non conoscevo, ma che si è rivelata molto buona sia come servizi che come qualità di volo. Le tratte da noi acquistate sono state quattro, andata e ritorno su Istanbul più due voli interni (vedi in seguito), spendendo grossomodo 400 euro a persona. Per quanto riguarda gli hotel invece abbiamo utilizzato l’ormai imprescindibile portale di Booking.com, prediligendo soluzioni che avessero ottime recensioni e che fossero situate in posizioni a nostro avviso strategiche. Ovviamente, “condicio sine qua non” è la colazione inclusa. Per finire, il noleggio auto è stato effettuato presso Avis ritenendo che una grande compagnia potesse essere più affidabile di altre. In quest’ambito segnalo qualche piccolo imprevisto che ci è capitato. Arrivati in loco l’auto assegnataci non era quella da noi richiesta e pagata (automatica, diesel e con capacità di quattro bagagli), ma tutt’altra (manuale, benzina e con capacità di due bagagli). A parte il chiaro svantaggio del non avere un diesel, visti soprattutto i prezzi del carburante in Turchia, era evidentemente problematico non poter infilare i bagagli in macchina. Il team di Avis si è tuttavia dimostrato disponibile a cambiarci auto e, alla fine, siamo riusciti ad ottenere un diesel in cui entrassero le nostre valige. Ad onor del vero però, se avessimo avuto quattro valige standard invece di tre più un trolley medio, anche la macchina che ci hanno dato e che era la più capiente a disposizione in quel momento non sarebbe andata bene e ci saremmo ritrovati a piedi. Il secondo inconveniente invece riguarda il navigatore satellitare, non disponibile presso quell’agenzia, ma tutto sommato utilizzare la buona e vecchia cartina non è stato poi così drammatico salvo durante la ricerca di alcuni degli hotel in città.
Il nostro giro è partito da Istanbul, dove abbiamo soggiornato quattro notti presso l’Albinas Hotel Old City. Questo albergo, sicuramente non tra i più economici a disposizione coi suoi 40 euro a notte, è però collocato in una posizione perfetta all’interno della parte storica di Sultanahmet, permettendo la visita di gran parte della città semplicemente muovendosi a piedi. Per raggiungere poi i punti più distanti si può sempre fare affidamento sui tram che servono bene l’intera città a prezzi ragionevoli.
Tre giorni e mezzo per la visita di Istanbul si sono rivelati sufficienti, anche se per sfruttarli appieno abbiamo dovuto tenere dei ritmi piuttosto alti. L’unico mio personale rimpianto è non essere riuscito ad entrare in un bagno turco, ma oltre alla mancanza di tempo questo forse è dovuto anche ai prezzi spesso piuttosto alti (circa 30 euro). Per il resto, credo si sia riusciti a vedere quanto ci interessava. Il primo giorno abbiamo visitato il palazzo Topkapi ed il suo harem, visita che ci ha portato via l’intera mattinata, ma che consiglio vivamente. In seguito ci siamo dedicati alla basilica di Santa Sofia e alla Moschea Blu, quest’ultima forse la cosa più bella vista in loco, per chiudere la giornata con le Cisterne sotto la basilica. Il secondo giorno, oltre alla visita a due dei quattro stadi cittadini (gli unici due che non richiedessero trasferimenti eccessivamente lunghi), abbiamo visto in mattinata il palazzo Dolmabahçe, che tutto sommato definirei trascurabile se non per l’immenso salone da ballo, e a seguire abbiamo girato la zona di Galata con tanto di salita all’omonima torre, prima di chiudere con la classica gita in barca sul bosforo effettuata al tramonto. Il terzo ed ultimo giorno è stata la volta dei bazar, il Gran Bazar e il bellissimo mercato delle spezie, intervallati dalla visita ad altre due bellissime moschee, quella di Zeyrek e quella di Rüstem Pasha. Riguardo i mercatini tengo a dire come siano in realtà molto meno caotici di quanto immaginassi. Ci si possono trovare ottimi prodotti a prezzi ampiamente contrattabili e non si è quasi mai vittima dell’invadenza o dell’aggressività di chi vende.
Turismo a parte, Istanbul si lascia apprezzare soprattutto per la sua atmosfera e particolarità culturale specie agli occhi di chi non era mai uscito dal mondo “cattolico”. Esserci stati in periodo di ramadan poi ci ha permesso di scoprire alcuni lati affascinanti del mondo mussulmano. E’ veramente suggestivo ad esempio trovarsi nell’ampio parco collocato tra Santa Sofia e la moschea Blu al tramonto, quando migliaia di persone si ritrovano in loco per chiudere la giornata e festeggiare insieme allestendo un gigantesco pic-nic. Da un punto di vista gastronomico infine, il mio consiglio è sempre quello di tenersi alla larga dai posti turistici, qui immediatamente identificabili perché gli unici che vendono alcolici. Si possono invece trovare moltissimi localini alla mano dove con prezzi realmente stracciati è possibile mangiare kebab o le altrettanto deliziose pide, spesso in terrazze da cui è possibile ammirare panorami meravigliosi. Se volete un nome, il mio consiglio è sicuramente Tamara.
Da Istanbul ripartiamo col primo volo interno, destinazione Kayseri, dove ritiriamo la macchina e raggiungiamo Goreme, nostro punto sosta per la Cappadocia. L’albergo scelto è il Sultan Cave Suites, splendido complesso all’interno dei famosi Camini delle Fate. Anche in questo caso la scelta è assolutamente consigliabile: il prezzo è ancora una vota alto per gli standard turchi (40 euro), ma la zona è decisamente più turistica e quindi fa un po’ mercato a parte. Il personale tuttavia è gentilissimo ed anche il ristorante annesso presenta ottimo rapporto qualità/prezzo.
La Cappadocia è una regione abbastanza circoscritta, ma le cose da vedere sono moltissime. Noi iniziamo con l’Open Air Museum di Goreme, dove si possono osservare alcune delle meglio conservate chiese scavate nella roccia. Ci concediamo anche una passeggiata sui sentieri della Red Valley, che concedono una bellissima vista lungo la vallata. Qui, come ad Istanbul e nel resto della Turchia, ogni attrattiva è a pagamento e spesso i prezzi superano quanto necessario ad esempio per mangiare, ma non si tratta mai di cifre superiori ai dieci euro ed in quasi tutte le circostanze si tratta di soldi ben spesi. Sempre in zona Goreme poi, si possono visitare molte altre vallate caratterizzate dai famosi Camini. Noi abbiamo visto la Pidgeon Valley, Uçhisar e lo Zelve Open Air Museum, ma è possibile che si sia lasciato indietro qualche sito. Onestamente, dopo due giorni, non sentivo l’esigenza di visitarne di ulteriori quindi bene così. Un po’ più distanti dal nostro campo base, invece, si trovano il canyon della valle di Ihlara e le città sotterranee. Riguardo il primo non c’è molto da dire e, onestamente, non so quanto lo consiglierei. Le città sotterranee invece sono assolutamente da vedere. Delle due più importanti, noi scegliamo quella di Kaymakli che scende di quattro piani sotto il livello del suolo. L’altra, quella di Derinkuyu, scende di addirittura otto piani, ma a detta del gestore del nostro hotel diventa eccessivamente claustrofobica, cosa che dopo essere stato a -4 ritengo possibilissima.
Dopo due giorni a Goreme è il momento di partire per la traversata che ha come vera destinazione Pamukkale. La distanza è importante, si parla di quasi 700 km, quindi per comodità decidiamo di spezzare in due il viaggio scegliendo come tappa intermedia Konya. Il tratto Goreme-Konya è di circa 250 km e lascerebbe mezza giornata a disposizione giunti a destinazione. L’unica attrattiva segnalata dalle guide a Konya è il Mevlana Museum, ma dei Dervishi a noi non interessa poi molto. Decidiamo quindi di impiegare il tempo per effettuare quella che, a nostro avviso, sarebbe dovuta essere una deviazione fattibilissima e prima di giungere a Konya partiamo per la visita della fu capitale ittita Hattusa. La strada percorsa per raggiungere il sito è effettivamente la cosa migliore della giornata, poiché si attraversano molti paesaggi diversi tra loro e affascinanti. La viabilità Turca, tuttavia, non è proprio eccellente causa frequentissimi lavori in corso e letteralmente miriadi di trattori che circolano su tutte le strade, unici veri mezzi di trasporto utilizzati in quella parte di Turchia completamente agricola. La giornata si trasforma quindi in una interminabile vasca in macchina, spezzata solo dalla visita ad un sito che, nonostante i buoni giudizi presenti sulle guide a nostra disposizione, non presenta davvero niente che valga la pena di vedere. In una vacanza in cui non rimpiango nessuna scelta fatta, questo è forse l’unico punto che suggerirei caldamente di evitare a chi volesse ripercorrere i nostri passi. Ad ogni modo partendo a mezzogiorno da Goreme (mattinata usata per vedere gli ultimi Camini) siamo a Konya alle 20.30. Kebab, doccia e subito a letto. Per la cronaca abbiamo alloggiato al Dervish Hotel (30 euro).
Con una buona sveglia e tanta pazienza, copriamo la distanza Konya-Pamukkale in modo da arrivare a destinazione per pranzo. Alloggiamo al Melrose Palace, alberghetto a conduzione familiare che oltre ad essere decisamene abbordabile (20 euro) presenta una buona cucina interna e, soprattutto, una bella piscina. Le temperature, alte fin dai primi giorni, toccano qui i loro massimi e ci ritroviamo a Pamukkale con comodi 37° C. Il suggerimento datoci dal gestore dell’hotel, che rigiro pari pari, è di visitare il sito in serata, entrando intorno alle 17.00 ed evitando il caldo torrido. Ecco quindi che una piscina dove passare il pomeriggio si rivela cosa non da poco. Il sito archeologico di Pamukkale si compone di due parti: le rovine della città greca di Hierapolis e le piscine calcaree, entrambe superlative. Purtroppo, mal consigliati da guide ed amici, non portiamo il costume e non possiamo così fare il bagno nelle piscine che sono in realtà balneabili, ma questo non inficia minimamente la resa della visita. Con Istanbul, sicuramente una delle cose più belle viste durante la vacanza.
Lo step successivo del tour prevede la visita alle rovine di Efeso e per farlo decidiamo di soggiornare a Selcuk. Lungo il tragitto facciamo una deviazione, ragionevolissima questa volta, per visitare anche le rovine della città di Afrodisia. Non tenute propriamente bene da chi le ha in gestione, valgono una visita solo se di passaggio come nel nostro caso. A Selcuk soggiorniamo all’Amazon Antique, sicuramente il più spartano tra gli hotel visitati, ma comunque degnissimo di una valutazione positiva sia per i servizi offerti che per la posizione. Il prezzo è ancora di circa 20 euro. Le rovine di Efeso sono sicuramente bellissime, ma consiglio a chi volesse visitarle di prendersi una guida. Dopo Pamukkale e Afrodisia infatti, senza qualcuno che possa spiegare un po’ nel dettaglio quanto si sta guardando il rischio di noia è dietro l’angolo visto e considerato che, alla fine, pur sempre di rovine si tratta. Dei tre siti da noi visitati però, questo è chiaramente il meglio conservato ed il più affascinante.
Il tour si chiude con l’ultima destinazione, Bodrum, dove lasceremo la macchina e ci spareremo quattro giorni di mare prima di rientrare in aereo a Milano. Sulla strada per Bodrum ci sarebbero tre ulteriori siti da vedere, Mileto, Pyrene e Didima, ma la loro non eccelsa valutazione sulle guide, l’aver già visto diversi siti di arte classica e il richiamo dell’all-inclusive (rigorosamente in quest’ordine) ci spingono a saltarli a piè pari. Il nostro resort di Bodrum è il Latania Beach e, onestamente, la mia valutazione qui è un po’ bassa. La struttura è ok, piccola, ma ben tenuta e le camere sono altrettanto buone. La spiaggia non è sabbiosa, ma il mare è uno spettacolo: limpidissimo e subito fondo. Non c’è una gran fauna ittica, ma nessuno se la aspettava, quindi anche per questo direi ok. A lasciarmi interdetto sono i servizi. Innanzi tutto il servizio all-inclusive lascia scoperte diverse ore del giorno per quanto riguarda il cibo. I buchi sono tra le 10.30 e le 12.00 (e va bene), ma soprattutto tra le 16.00 e le 19.00 quando una merenda sarebbe tutto fuorchè impensabile. Il peggio però è che l’orario per la cena va dalle 19.00 alle 21.00, costringendo i clienti a rientrare dalla spiaggia con il sole ancora bello alto. Dal punto di vista delle bevande si può trascurare il fatto che non ne vengano servite dopo la mezzanotte, ma durante il giorno nessuno dei bar presenti è attrezzato per fare anche i più semplici cocktails, costringendo l’avventore a ripiegare unicamente su birra o long drinks. Queste pecche, che possono sembrare marginali, diventano a mio avviso rilevanti se si considera che il trattamento all-inclusive in questa struttura costa più di 70 euro al giorno e non è competitivo con altre strutture di prezzo paragonabile in cui mi è capitato di stare.
Per chiudere, la Turchia è sicuramente un posto che vale una vacanza. Ci si può trovare tanta cultura, tanta natura ed un mare molto bello. Il prezzo, che può sembrare alto, è assolutamente limabile verso il basso visto e considerato che buona parte è legata alla parte mare e che tante delle strutture da noi scelte sono sopra la media come prezzi. Eliminando alcune scelte di itinerario si può anche ridurre il kilometraggio, cosa che come dicevo può portare risparmio soprattutto per via del costo del carburante. Da tenere presente però è una media di dieci/quindici euro giornalieri per l’accesso ai vari monumenti, e che il costo di una birra spesso supera quello di un pranzo. In ottica globale, comunque, ritengo la spesa abbastanza competitivia con altre plausibili destinazioni che possano offrire lo stesso tipo di varietà e qualità e, anche senza andare al risparmio, reputo quanto da noi speso accettabile in relazione a quanto fatto. Da qui un giudizio prossimo alla perfezione.
Team: Simo, la Giudi, Manq e la Polly
Durata: 15 giorni
Km percorsi: 2000 indicativamente, tratte aeree escluse.
Mezzo di locomozione: Volvo S60
Spesa: 1700 euro (A persona, indicativamente)
Sponsor*: Efes beer
VALUTAZIONE:
*Con Sponsor si intende il o i prodotti che si sono distinti per presenza costante durante il viaggio. Nessuno mi ha mai dato un euro per viaggiare, mai.