A Maggio, il 29, si vota per le amministrative.
Il 12 Giugno, due settimane dopo, si votano i referendum. Questa volta il poplo è chiamato a pronunciarsi su tre cosine da nulla come:
1- Il legittimo impedimento
2- Il ritorno al nucleare (!)
3- L’acqua pubblica (!!)
Come ogni volta si crea quindi la classica situazione odiosa del quorum. Il governo, per ovvi motivi che sarebbe ridondante menzionare, non vuole che il referendum passi. Comprensibile. Per farlo, invece di fare campagna educativa sul voto responsabile, adotterà come sempre e come tutte le parti politiche la strategia di incitare la gente al non-voto. All’auto-castrarsi. A rinunciare ad uno dei pochi mezzi rimasti per far sentire la propria voce.
Per aiutarsi nell’opera, butterà addirittura via più di 300 milioni di euro in modo che le due chiamate al voto sopra citate non avvengano in contemporanea, e piazzerà la seconda a scuole finite. Una roba che raccapriccia, a pensarci, ma che purtroppo è specchio ancora una volta del Paese incivile che siamo, della cultura nulla del cittadino e di come non ci stia per nulla a cuore la società in cui viviamo.
Già perchè la mossa squallida proposta dal governo evidenzia una grossa paura del voto, dell’espressione della volontà popolare nella sua forma più pura e costituzionale. Tuttavia se la gente andasse a votare comunque, se la smettesse di sbattersene i coglioni solo perchè “c’è il sole e si può andare al mare”, se iniziasse a realizzare che lo Stato ha speso 300 milioni dei soldi di TUTTI per organizzare la cosa e che quindi l’unico modo per non ritenerli buttati via sia spendere 10 minuti 10 per mettere una croce su una scheda, beh, forse le cose potrebbero cambiare.
E non parlo del referendum in questione, che comunque è di una certa rilevanza, ma del concetto in generale. La classe politica ha fatto una legge apposta per toglierci la possibilità di scegliere chi votare. Non contenta, cerca di sottrarci anche il mezzo del referendum con strategie bieche che fanno perno sull’assenza di educazione civica cui cercano di assuefarci. Parliamoci chiaro, qui non si parla più di maggioranza e opposizione, di destra e di sinistra, ma di politici e cittadini. Perchè l’astensionismo ai referendum è stato propagandato da tutti i colori, così come tutti hanno tratto vantaggio dalla legge elettorale suina.
Purtoppo però temo che rieducare il popolo italiano sia operazione non facile e soprattutto priva di sponsor sufficientemente potenti da poter veramente fare qualcosa.
Ciò nonostante, resta valida la possibilità di opporsi ad un ennesimo spreco di soldi e almeno questa cosa forse si può riuscire a realizzarla. Esiste un comitato per l’unificazione referendum-amministrative. E’ dura, ma possiamo provare per una volta ad essere cittadini. Intanto godiamoci l’italia, un Paese dove c’è talmente tanto lavoro da lamentarsi per un giorno di festa in più ai lavoratori, ma non non ce n’è abbastanza per non lasciarli a casa in cassa integrazione la restante parte dell’anno. Un Paese dove c’è tanta crisi e debito da sospendere tutti i dottorati e gli assegni di ricerca, ma non abbastanza da buttare via 300 milioni di euro.