Capita raramente che io esprima le mie idee politiche su questo blog. Questo perchè di politica è bello dibattere e scrivere il mio pensiero in queste pagine non darebbe possibilità di nessuna discussione. Sarebbe solo una mera esposizione di pareri personali, più o meno condivisibili dal prossimo.
La questione del referendum sulla Fecondazione Clinicamente Assistita è di stampo totalmente differente. Innanzi tutto non è una questione politica, ma etico/clinica. La differenza sta nel fatto che un individuo dovrebbe poter analizzare la faccenda in maniera svincolata dal suo credo politico e decidere con la propria testa. In un referendum su argomenti politici si può ascoltare ciò che consigliano i prorpi rappresentanti perchè la loro posizione dovrebbe corrispondere a quella di chi li ha eletti. In una questione come quella della Legge 40 del 2004 invece entrano in gioco criteri di valutazione del tutto personali, quindi l’unico modo per poter essere sicuri di far sentire il proprio pensiero è documentarsi e costruirsi una posizione in merito. La difficoltà principale è che nel nostro paese l’informazione in ambito non esiste, o meglio, esiste solo per chi se la va a cercare. L’individuo medio, quello che ignora la questione e non si informa da solo, non viene messo a conoscenza nè messo nelle condizioni di farsi un’opinione. Per questo motivo ho deciso di promuovere il dibattito sul referendum a chi mi circonda. Per quanto la mia opera possa essere ininfluente, almeno sarò contento di averci provato.
Comincio subito col dire che la mia posizione in materia è per il “SI”*, ovvero per l’abrogazione di alcuni comma della legge 40 del 2004. Legge che, a mio modo di vedere, è oppressiva riguardo le libertà umane, nonchè lesiva nei confronti della donna. Lesiva sia moralemente che clinicamente. Oltre a queste motivazioni già più che sufficienti a fornirmi una motivazione per schierarmi, si aggiunge il fatto che la legge è stata scritta basandosi su principi propri della religione Cattolica. Principi che, condivisibili o meno, non debbono a mio avviso fare da fondamento a leggi di uno stato liberale e laico come il nostro. Non mi dilungherò in materia perchè non è mia intenzione farlo e, soprattutto, perchè è bene che questa idea venga illustrata da gente più competente in ambito. Gente di cui io ho sentito il parere, ma di cui non sono in grado “fare le veci” con la dovuta precisione.
Chiarire la mia opinione però non è lo scopo di ciò che sto scrivendo, nè lo scopo per cui sto divulgando ai quattro venti le problematiche del referendum. Le motivazioni che stanno dietro a tutto questo sono quelle di diffondere il più possibile, ovviamente per quanto mi sia dato fare, la voglia di documentarsi e, solo dopo averlo fatto, di andare a votare. Ho infatti pieno rispetto per le posizioni del No, se queste vengono motivate adeguatamente. Non tollero invece la spinta verso l’astensionismo, che reputo un bieco tentativo di salvaguardare l’ignoranza della popolazione, nè tantomeno l’imposizione di alcune frange politiche e religiose al No incondizionato su basi immotivate.
Per me che sono uno studente di Biotecnologie Farmaceutiche informarmi è stato più semplice e, soprattutto, mi è stata data la possibilità di ascoltare più campane, spesso in antitesi tra loro. Questo mi ha fornito rivelazioni molto importanti, alcune delle quali mi hanno lasciato esterrefatto. Per citarne un esempio oggi ho ascoltato la posizione del Prof. Reichlin, docente all’università del San Raffaele e “teologo della scienza”. La sua posizione era ovviamente quella Cattolica, che ho scoperto con grande sorpresa non essere totalmente per il no. Riguardo al quarto referendum, quello sulla fecondazione eterologa, lui si diceva per il si purchè si informi la coppia dei possibili (ma non probabili, attenzione) problemi di ordine pricologico cui si può andare incontro. Così anche per altre questioni più specifiche che non è il caso di trascrivere qui. Ovviamente aveva anche posizioni per il no su altri punti, ma non era un no incondizionato. Questo per dire che i Cattolici informati hanno una posizione propria che non è quella disinformata, intransigente e culturalmente sbagliata che traspare dai più comuni pulpiti o da alcuni parlamentari.
L’ignoranza è un male e bisognerebbe sforzarsi nel combatterla.