Può un uomo che si definisce “scienziato” basare il suo pensiero su presupposti privi di motivazione comprovata?
Questa domanda mi è venuta in mente stamattina, mentre assistevo ad una conferenza sui diritti etici degli animali non umani. Nel finale si è aperto il classico dibattito tra noi studenti e la relatrice e ne sono uscite alcune tesi a mio modo di vedere sconcertanti. La chiave fondamentale di una mente scientifica, sempre a mio modo di vedere, è l’essere aperta a stravolgere in continuazione le proprie teorie se posta di fronte a tesi migliori delle proprie. Può sembrare paradossale, ma credo che gente che si rapporti alla scienza debba poter asserire di non avere certezze, di avere solo tesi da salvaguardare finchè non vengano confutate da tesi migliori. Per confutate ovviamente intendo smentite adducendo delle prove e sulla base di argomentazioni solide.
Mi sono invece accorto che molti dei miei colleghi siano quanto di più lontano da questa mia concezione. Non che io prima avessi poi tutta questa stima verso la maggior parte di loro, però non avrei mai pensato ci fosse una così forte e radicata “cultura dell’arrocco” sulle proprie credenze. Che apporto possono dare alla scienza persone che, ad esempio, si rifiutano di accettare nuove tesi in virtù unicamente di dogmi e paradigmi dettati dalla religione e del tutto privi di comprovazione scientifica? Io non critico questo tipo di persone, generalmente. Ritengo che la società possa benissimo essere composta da individui che fanno della fede la loro unica visione, tuttavia mi viene difficile trovare collocazione a queste persone all’interno della comunità scientifica. Non so come dirlo se non con “a ciascuno il suo mestiere”. A volte ho paura che l’intento di queste persone possa essere il boicottare la scienza dall’interno, rallentarne la spinta per evitare che possa minare il proprio credo. Un po’ come se io prendessi i voti e agissi in modo da screditare il clero. Sarebbe triste.
Probabilmente questa visione polemico/maldicente è ispirata ai due successi del diavolo cui ho assistito in serata: il Milan che piega il PSV e l’impareggiabile Al Pacino dell’avvocato del diavolo.
Alt.
Calma con le interpretazioni.
Coi tempi che corrono è bene precisare che non sono assolutamente satanista, sebbene io giochi ai GdR (NdM: trattasi di battuta sarcastica), e che l’unica “Simpathy for the Devil” (per dirla alla Guns’n’Roses) che posso avere è in ambito calcistico. E’ bene precisare questa cosa perchè non vorrei trovarmi per casa i giornalisti di Lucignolo in cerca di chissà quale scoop. Probabilmente l’unico che potrebbero trovare è che, in contrasto con ciò che quella redazione giornalistica possa pensare, esistono ragazzi che non pensano secondo quanto gli dice di fare il piccolo schermo. Penso che questo potrebbe sconvolgerli. D’altra parte è facile restare sconvolti, se non si possiede quella che continuo a considerare una “mente scientifica”.
Tra l’altro quest’ultimo discorso mi porta alla mente quella che sto pensando sempre più essere la mia vera vocazione: il giornalismo scientifico. Scrivere di ciò che mi appassiona e mi incuriosisce, cercando di informare sulla scienza anche chi non ha le basi e le possibilità di farlo da solo.
Sarebbe una bella sfida.
Avvincente.
informare sulla scienza anche chi non ha le basi e le possibilità di farlo da solo.
è servito qualcosa allora indottrinarmi…
bribri