Oggi è stato il primo vero test di questa situazione di isolamento: lavorare da casa coi bimbi in giro.
Paola ha iniziato alle 7:00, portandosi due ore avanti rispetto a me in modo da avere margine di gestione. Dalle 9:00 abbiamo iniziato a darci il cambio ogni due ore stile wrestling: due ore di lavoro in ambiente silenzioso per call e attività di concentrazione, due ore nel delirio dei bimbi per i lavori meno delicati. Ho passato quattro ore al portatile seduto al tavolino IKEA dei bimbi. Un calvario, ma l’abbiamo portata a casa.
Peggio di noi l’hanno vissuta i bambini, che non riescono ovviamente a comprendere perché non dovrebbero passare tutto il tempo a giocare con noi avendoci a un metro di distanza. Probabilmente non è il primo problema in termini di priorità, ma vederli tristi per non poter stare coi loro nonni o all’asilo fa abbastanza male, credo più che altro per il senso di impotenza. I bambini capiscono, ma non accettano e non ci puoi fare un cazzo.
Verso le 18 siamo poi usciti per fare un giro dell’isolato. Due passi, aria fresca. In giro certamente meno persone di ieri, ma l’effetto è comunque strano: una guerra invisibile ed impercettibile fuori dai giornali, ma che esiste e non puoi esimerti dal combattere.
Stando a casa, ma anche veicolando messaggi, ribadendo concetti e spingendo iniziative positive come quella messa in piedi da Fedez e Chiara Ferragni. Ho letto di persone che l’hanno criticata, alcune per motivi anche comprensibili, altre per mera ideologia. Io ci ho messo degli euro, perché al netto di tutto credo siano sempre e comunque vite salvate e mi piace pensare di giocare in quella squadra, oltre a tifare perché vinca.
Del resto mi curo poco, al momento.
Secondo giorno di isolamento, da domani tutta Italia pare si sveglierà nelle medesime condizioni. Forse così inizieremo a pensare come una Nazione. Vedremo.
Paola intanto vuole sfruttare la circostanza per spatellare Olivia e boh, forse in una vita precedente ero Erode.