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Buoni propositi 2024: Ottobre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

E’ stato un mese difficile.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Boh, direi nessuna nuova. A due mesi dal traguardo forse ho bloccato una deriva, ma non sono tendenzialmente migliorato in senso assoluto. Adesso penso di aver imparato a togliere le notifiche whatsapp da sistema di connessione dell’auto e quello spero davvero mi dia un’ulteriore spintarella.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Sono stato tanto, troppo, in trasferta in quest’ultimo periodo eppure ho tenuto botta abbastanza bene. E’ però anche il mese in cui, per la prima volta, ho saltato una sessione per mancanza di cazzi senza poi recuperarla in qualche modo. Una volta in 10 mesi non è un dramma, ma spero non sia la rondine che fa effettivamente primavera.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
*Resto sotto la soglia di allarme, ma ho preso un chiletto abbondante. Andando in giro e mangiando fuori spessissimo credo sia fisiologico, ma Novembre deve essere un mese spartano se non voglio soccombere al Natale. C’è da dire che è bastata una settimanella scarsa a regime per sgonfiarmi subito. Vedremo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Cazzaro.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5. Pensavo di avere il traguardo in tasca, ora temo di fallire.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Ed eccoci al primo mese sopra il par. La ciliegina? Avevo preso in prevendita il biglietto del trentennale di Something to write home about e ho dovuto venderlo causa comunione di Giorgio. Mi servono 3 concerti in 2 mesi, ne ho nel mirino zero. Molto, molto complesso.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Still done.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Ormai su twitter parlo da solo. So che lo dico da parecchio, ma inizio a pensare che lo farò sul serio.

Questo articolo non verrà inviato tramite newsletter perchè sono sicuro non interessi a nessuno fuorchè il sottoscritto.

Due

[…]
Ne consegue che egli sa perfettamente come andranno le cose fra Aidi e il sottoscritto. Potrebbe, cortesemente, farlo presente anche a me?
Sorride alla domanda, poi mette su una strana aria fra l’esausto e l’innocente. “Quando un uomo ha passato la linea d’ombra, di tanto in tanto si trova di fronte al se stesso ragazzo” mi fa correre un brivido lungo il filo della schiena. “In occasione di quegli incontri, il giovane prende la parola per primo e rivolge all’altro sempre la stessa domanda.”
“Quale?” balbetto, indifferente alle trombette, agli stravizi e ai propositi di spostarsi in piazza per dar fuoco a quel porco dell’anno vecchio.
Il Manuel lascia andare un sospiro, poi mi guarda dritto in volto e svela: “Valgono ancora le regole che ti eri dato da ragazzo, quando nessuno poteva ricattarti? Sei rimasto fedele a quello che ti faceva sentire libero come l’aria?“.
Il mistero delle sue parole mi ha lasciato addosso un’inquietudine nuova, capace di sopravvivere al rogo in piazza e alla festicciola destroy a casa della Megghi.
[…]

Quando Brizzi ha comunicato di essere prossimo alla pubblicazione di un sequel di Jack Frusciante è uscito dal gruppo io, come spesso in queste circostanze, l’ho vissuta bene il giusto. Non curante di quel che questa cosa potrebbe lasciare intendere di me, sono qui a ribadire che il primo capitolo della storia tra il vecchio Alex e Aidi è stato il libro più importante della mia vita, per una serie di fattori che hanno a che fare con l’autodeterminazione. Il goffo, ma tenace tentativo che tra i quindici e i vent’anni si fa per tracciare il perimetro della persona che si vorrebbe almeno provare ad essere. Non sto esagerando. Ero così convinto di dovere tantissimo a quel romanzo, da non averlo voluto rileggere per anni. Ho dovuto aspettare di percepire le mie spalle sufficientemente grandi da tollerare l’eventualità di aver usato come bussola un libro del cazzo. Nel 2015, preso il coraggio a due mani e con ormai piuttosto chiaro in testa la persona che ero effettivamente diventato, me lo sono riletto. Fortunatamente non sono rimasto deluso, ma se vi dicessi che ero sereno nel farlo, mentirei.
Eh, l’ho detto che non esageravo.

Tornare sopra a quella faccenda lì non deve essere stata una roba facile neanche per Brizzi, però, perchè per scrivere il sequel di anni ce ne ha messi addirittura trenta. Un  po’ lo capisco: cosa c’era ancora da raccontare, di quella storia? Come intercetti l’interesse di un pubblico per cui quei trent’anni sono passati? Io per primo ho approcciato la lettura con il forte dubbio che non avesse nulla da darmi/dirmi.
Mi sbagliavo, ovviamente.
Perchè a Brizzi non è solo riuscito il trick di catapultarmi in una vita che ricordo ancora in toni vividi, ma a cui penso per forza di cose troppo raramente, ma anche di farmela vedere con gli occhi di adesso. Se la storia continua formalmente dal punto in cui si era interrotta, la lente con cui ci viene mostrata tiene molto conto del tempo che è passato. E allora non ci vuole un secondo a capire che l’anno raccontato nel libro sia di fatto la rappresentazione dei trenta che abbiamo vissuto noi, tra cambi di prospettive, amicizie, relazioni e obbiettivi. Trent’anni semplificati e velocizzati perchè tutto, a diciotto anni, è più semplice e veloce. Di conseguenza il tema non è la relazione tra due adolescenti dopo un anno di vita a distanza, il tema diventa fare i conti col percorso che si è fatto, tra le scelte prese e quelle che ci sono state imposte, e capire se sia ancora il caso di voler bene a noi stessi.

A scrivere questo post ci ho messo parecchio, rivoltandolo più volte.
Il paragrafo che ho riportato ad inizio post, quella domanda in grassetto, è uno schiaffo che mi ha colpito dove già avevo male. L’idea iniziale era di provare a rispondere, ma ne sarebbe venuto fuori un testo simile a quello che ho scritto qualche mese fa per spento, probabilmente anche più brutto (l’ho appena riletto e, per una volta, non mi sono vergognato). Il punto quindi non è tanto rispondere, ma continuare a farsi la domanda. Perchè è vero che oggi la vita può ricattarci e portarci ad infrangere le regole che ci eravamo dati, ma quelle regole non cessano di esistere. Possiamo averle cambiate, riviste, aggiornate, ma sulla base del non ritenerle più giuste, non del non riuscire più a rispettarle.
Altrimenti è barare.

Buoni propositi 2024: Settembre

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Ed è finito anche Settembre, con annessa riapertura delle scuole e tutto ciò che gli gira intorno. Ormai tocca tenere il punto fino a fine anno, ma di cose da dire me ne rimangono il giusto.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Temo di essere un po’ regredito, nella prima parte del mese, ma ora che siamo in chiusura sto di nuovo migliorando. Non so granchè dire da cosa dipenda, ogni tanto perdo il senso dell’operazione e probabilmente mi ci impegno meno, perchè non ci sono motivi oggettivi che mi tengano più o meno incollato al telefono.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Qui direi molto bene, ritrovata la costanza che avevo prima dei mesi estivi e delle ferie. Forse dovrei iniziare a pensare a di cambiare qualcosina nell’allenamento per evitare subentri la noia a remare contro. Magari da Ottobre mi invento qualcosa.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Ormai sono piuttosto stabile nell’intorno degli 82kg. Vorrei scendere ancora qualcosina, ma di fatto non sto facendo nulla per riuscirci (a parte continuare con la corsa). Poi va beh, ultima pesata di Settembre fata al rientro da gli USA non aiuta molto, ma non credo faccia troppo testo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Evidentemente non lo volevo davvero/abbastanza.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Sempre fermo a 5.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Nove concerti in nove mesi, ma zero sul radar per questa ultima parte del 2025. Inizio a pensare che non ce la farò.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Done.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Non ho chiuso nulla.

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Buoni propositi 2024: Agosto

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Agosto mese particolare, dove di massima succede poco. E infatti è così, ma è anche il mese in cui ho chiuso il primo dei 10 obbiettivi. <3

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
In viaggio l’ho fatto quasi senza accorgermene, a dimostrazione del fatto che il problema non sia tanto del mio bisogno di stare al telefono, ma più del bisogno di evadere la quotidianità. L’impegno comunque continua ad esserci.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Riprendere dopo il Perù e col caldo che c’è qui è stato un infermo. In qualche modo però ce l’ho fatta, quindi adesso devo assolutamente consolidare il ritmo. Nota: ad Agosto ho fatto il mio miglior tempo nei 5km (30′ 49″), non sarebbe male abbattere il muro dei 30′ per fine mese.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Ultimi due mesi davvero complessi da gestire in questo senso, tra vacanze e festa degli alpini gessatese. Da settembre mi piacerebbe lavorare per limare gli ultimi 2/3 kg che mi tengono sopra la soglia degli 80kg e vedere di stabilizzarmi lì, ma è ovviamente ultra complesso, soprattutto nell’idea di farlo diventare il mio peso standard senza un regime di costanti privazioni. Vediamo.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Fa ridere che io avessi considerato addirittura la possibilità di chiuderli entrambi. Che vergogna.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Niente di nuovo, resto fermo a 4. Ho però recuperato Adagio di Sollima, che avrei voluto vedere in sala Gennaio, ma che non ero riuscito ad intercettare. Personalmente il peggiore tra i suoi che ho visto.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Doveva succedere, è successo: ho bucato un mese. Ad agosto non ho visto neanche un concerto, cosa che mi porta perfettamente in media a 8 concerti visti in 8 mesi. Ciò nonostante, ho regalato i biglietti di Max Pezzali a mia moglie per il compleanno e sto bestemmiando su ticketmaster da 8 ore nel tentativo di prendere i blietti per gli Oasis a Manchester. Non conta, ma è comunque qualcosa. Se tutto va bene, settembre parte benissimo coi Gazebo Penguins domani sera a Muggiò.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
E questa l’abbiamo portata a casa. Sono salito in giornata il 16 Agosto, insieme a Bazzu. Il sentiero alla fine non è così complesso, ma è molto duro perchè tutto in pietraia. E’ segnalato per escursionisti esperti, con un tempo di salita di 3 ore, ma noi ce ne abbiamo messe solo 2 usando il passo di chi va in montagna tre volte all’anno.
Una volta in cima, il paesaggio è pazzesco.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Anche questo mese chiudere X mi ha molto tentato, ma ancora una volta non ce l’ho fatta. Sono però convinto che, presto o tardi, succederà.

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Can I scream?

Due paroline sulla terza stagione di The Bear, ma se vogliamo anche la risposta alla secolare domanda:

“E’ forse l’attesa del piacere essa stessa il piacere?”

No, non lo è.
Andiamo però con calma: partiamo dalle basi, diamo un contesto e diciamo anche che proverò a fare un discorso spoiler-free¹.
The Bear è una serie che parla di cucina e di persone che lavorano nella ristorazione, a tutti i livelli. E’ uno show iniziato nel 2022, che quindi ha appena visto mandare in onda la sua terza stagione, e che fino a qui si è distinto per un livello qualitativo semplicemente fuori scala rispetto al panorama attuale.
A livello visivo gode di una regia, una fotografia ed un montaggio che lo rendono semplicemente stupendo, proprio bello da guardare, con tantissimo tempo dedicato alla componente artistica e design del cibo messa in contrasto con il “caos” più o meno razionale e la frenesia di quel che ci sta intorno. Musicalmente poi sta proprio su un altro pianeta, non solo per la selezione degli artisti e dei brani (qui la lista della sola terza stagione, per dare un’idea del livello.), ma per l’uso che fa della musica e l’attenzione che riserva al suo utilizzo. Quando c’è un pezzo te ne accorgi perchè vengono usate solo canzoni monumentali, ma quando non c’è il silenzio ha esattamente il medesimo ruolo che avrebbe la musica e si fa notare con la stessa immediatezza. C’è tutto un episodio meraviglioso nella seconda stagione che con un minuto di Taylor Swift non solo ti fa scoppiare il cuore, ma restituisce al personaggio protagonista uno spessore ed una caratterizzazione che in altre serie non raggiungono neanche con ore di screen time e spiegoni annessi. Quando poi lo stesso personaggio, la stagione successiva, si trova ad un ulteriore passo cardine del suo arco narrativo è naturale ci sia sempre Taylor Swift ad accompagnarlo, ma con un pezzo diverso, perchè un conto è avere classe e un altro è diventare didascalici.
E’ tutto confezionato in maniera sublime, insomma, intorno ad un cast che in ogni singolo secondo spacca lo schermo in due. Non c’è un attore fuori parte, non c’è una scena recitata senza intensità, eppure non si sfocia mai nell’overacting se non nei rari casi in cui serva ad uno scopo preciso.

Insomma, The Bear è una serie che dovreste guardare per farvi un favore e dedicare qualche ora a qualcosa di bello.

Ma.
Questa terza stagione mi ha fatto bestemmiare tantissimo e la causa è una scelta precisa e programmatica degli autori, che hanno portato all’estremo la magistrale creazione del climax narrativo per poi, però, non risolverlo. Una sorta di edging, con la sostanziale differenza che si tratta di ritardare ad oltranza non il proprio piacere, ma quello di altre persone. E magari, tra queste persone, c’è anche chi non apprezza.
E’ un numero che hanno, quelli di The Bear, fin dal principio. Nella prima stagione lo avevano messo in atto in modo molto più sottile, però, solamente con la musica. Per la precisione con New Noise dei Refused. Metto il video, così diventa più semplice argomentare anche coi senzadio che non conoscono il capolavoro in questione.

New Noise, nei primi 67 secondi, ha uno dei più potenti e coinvolgenti climax della storia della musica. Anche al primo ascolto è impossibile non sentire il crescere della tensione, questo riff ricorsivo che pian piano aumenta la sua portata come un’onda che l’ascoltatore sa lo investirà, prima o dopo. E anche i Refused erano bravi in questa cosa del ritardare il piacere, perchè a 46 secondi sembra che di colpo tutto si debba risolvere in niente quando invece

CAN I SCREAM?

Santissimo iddio che roba, ma torniamo al punto.
Nella stagione 1, per ben due volte in episodi diversi, quei figli di buona donna usano i primi 67 secondi per far montare la tensione nello spettatore che assiste al precipitare di alcune situazioni, ma senza dare sfogo al pezzo. E, ve lo garantisco, tagliare quella canzone prima del 68° secondo è peggio che darmi una coltellata. Non riesco proprio ad elaborare la cosa, bestemmio come un fabbro.
Ecco, con la 3° stagione fanno proprio all-in su questa modalità di racconto, costruendo un tot di linee narrative che crescono, crescono, crescono… e non si risolvono in un cazzo di niente².
Dieci episodi alla fine dei quali stai esattamente al punto di partenza, così quando esce la scritta To be continued non puoi fare altro che bestemmiare. Dieci episodi bellissimi, che ti fanno entrare dentro a tutti i personaggi in maniera profondissima e che però alla lunga finiscono per stancare. Non tutti magari, ma me sì. Io ho bisogno di andare a parare da qualche parte.
Gli autori questo lo sanno, sanno che c’è gente come me, e godono nello sbatterci in faccia la loro vittoria.
Mancano 10′ minuti alla fine della stagione e una serie di personaggi sta fissando il cartello “EVERY SECOND COUNTS” che c’è sulla parete della cucina di un ristorante.
E poi lo staccano dal muro.

Maledetti.

1) anche perchè fare spoiler di una stagione in cui non succede niente è davvero complesso.
2) SPOILER, giusto per dare il quadro della situazione elenco le questioni aperte e lasciate pending: carmy/claire, la recensione, Syd e la sua offerta, il bilancio, il matrimonio. Non c’è una questione aperta in questa stagione a cui abbiano dato minima progressione. Devi essere stronzo, dai.


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#LeFollieDeiManq

Quest’anno le vacanze le abbiamo fatte in Perù ed è stato uno dei viaggi più belli e suggestivi di sempre.
Non starò troppo a dilungarmi perchè ho come sempre scritto un corposissimo report che magari a qualcuno interessa leggere.
Come sempre, questo post porta il titolo dell’hashtag ufficiale del viaggio, che quest’anno omaggia quel capolavoro assoluto di Emperor’s new groove.


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Buoni propositi 2024: Luglio

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Se tutto va come deve andare, questo post uscirà mentre io sarò in Perù e quindi riporterà un resoconto che considera unicamente i primi 20 giorni del mese. Sono sicuro ve ne farete tutti una ragione.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
La nuova auto aziendale ha Android Auto, che mi permette di scegliere i dischi da Tidal e impostare Maps senza prendere in mano il cellulare. Questa cosa mi pare stia riducendo drasticamente la mia tendenza ad usare il telefono in macchina, perchè prima la scusa era sempre cercare una canzone o guardare la strada e da lì a controllare whatsapp era un attimo. Non so se avere tutto a schermo sia effettivamente più sicuro, ma almeno sullo schermo whatsapp non lo controllo e quindi per me un miglioramento c’è.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
Con Luglio mi sono abbastanza rimesso in pista con la canonica frequenza di 3 volte a settimana, regolari. Ho anche regolarizzato il tipo di allenamento, dopo un Giugno fatto di test e prove che non hanno portato molti risultati. Ho alternato anche questo mese sessioni al tapis a sessioni all’aperto, che però mi danno un po’ più di gusto perchè con il caldo che c’è in queste settimane, correndo fuori almeno ti arriva un po’ di aria in faccia. Il setup che faccio ora sono 5 ripetute da 500m di camminata veloce e 500m di corsa e sto sui 6:45 al Km, in media sui 5 Km. Con l’andare del tempo l’idea è abbassare ovviamente il tempo, magari levando 100m al cammino e aggiungendoli alla corsa.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
Le grosse oscillazioni di Giugno si sono stabilizzate intorno a quello che direi è il peso che vorrei mantenere, tra gli 81 e gli 83 kg. Sto sempre abbastanza attento alla misura con cui mangio, ma sto provando a sgarrare un po’ più frequentemente con gli extra, per valutare quanto impattino e quanto sia complesso rimanere in quel delta senza dover sistematicamente rinunciare agli sgarri. Incredibilmente, è piuttosto complesso. L’importante però è saperlo e farci pace, magari imparando a compensare nel corso dei giorni. Il grosso del problema è che quando il peso resta nei margini, la voglia di correre crolla a picco quindi forse sarebbe meglio puntare a perdere qualcosa ancora al rientro dalle ferie.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Questa devo leggerla ogni mese per ricordarmi il fallimento peggiore, che è non averci manco provato davvero.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
A Luglio niente cinema, non c’è stata nè l’occasione nè la volontà di vedere qualcosa che fosse in sala. Siamo comunque messi benone, quindi stiamo sereni.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
L’ottavo concerto in sette mesi è stata la data Punkreas+Derozer+Vallanzaska di cui mi sono già più che abbondantemente lamentato. Ora me ne mancano 4, ma non ho davvero niente all’orizzonte e gli ultimi tour che mi sembravano interessanti pare schivino tutti l’Italia senza troppe remore. Ci inventeremo qualcosa.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Torno dal Perù e inizio a lavorarci, che ormai è tempo.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Nulla di nuovo da segnalare, ma va bene così.

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Manq si lamenta di cose: il Rugby Sound

Qualche tempo fa mi è capitato davanti agli occhi l’annuncio di una data in cui avrebbero suonato Vallanzaska, Derozer e Punkreas. Potrei stare qui a tirare un pippone di cinquemila parole su quel tipo di lineup, in generale e nel 2024, ma sarebbero cinquemila parole inutili.
Il punto sostanziale è che un concerto del genere è la sintesi perfetta delle estati di una porzione della mia vita, una porzione a cui ho voluto molto bene.
Quando ho visto l’evento in FB ho immediatamente deciso che ci sarei andato e così è stato.

Il concerto si teneva a Legnano, inserito nel programma di un evento piuttosto grosso chiamato Rugby Sound. Ora, a costo di fare l’ennesima figura da anziano che si lamenta delle cose, mi tocca raccontarvi perchè una data con Punkreas, Derozer e Vallanzaska in un prato della provincia varesotta in data Luglio 2024 sia esattamente il futuro distopico di cui avevamo paura nel 1998.
Perchè io posso certamente essere consapevole siano passati 25 anni e che, in un quarto di secolo, le cose siano per forza di cose destinate a mutare, ma fino a che non mi prenderà l’Alzheimer mi toccherà far presente che le cose sono cambiate drasticamente in peggio. E, forse, sempre a costo di prendermi del boomer che rimpiange la sua giovinezza, dovremmo essere proprio noi che abbiamo uno storico ad alzare la guardia, dare la sveglia e spiegare ai giovani che la musica dal vivo non è sempre stata così e che non deve per forza essere questa roba qui.
Adesso vi spiego meglio.
Dicevamo, Rugby Sound di Legnano, un bel contesto all’aperto per un festival anche ambizioso se giudichiamo il cartellone delle serate e il setup dell’area, tra palco gigante e contesto food a corredo. Andando al sodo però, nulla di diverso da una qualsiasi edizione della festa campagnola di Biassono* a cavallo del 2000, solo molti più lustrini e pretese, una sovra organizzazione tra il grottesco e il criminoso e la sensazione che quell’ambizione sia più che altro pretenziosità.
Non sei il cazzo di Reading Festival e credo nessuno ti stia chiedendo di esserlo, quindi ANCHE MENO.

Anche meno serpentine per la coda, anche meno controlli all’ingresso, anche meno “l’autan no perchè è infiammabile” in un contesto gestito dalle zanzare, anche meno “evento cashless” dove per il biglietto meglio se hai i contanti, per il cibo puoi pagare col POS, ma per le bevande devi per forza prendere i token di merda.
Che poi parliamo di questa cosa dei token. Ho detto peste e corna del Carroponte in occasione del concerto dei Nofx, ma quantomeno avevano messo in piedi un sistema intelligente e funzionale per la gestione degli acquisti: QR code collegato a Paypal/Satispay/Salamadonnapay dove ordini dal telefono, paghi col telefono e ritiri in cassa quando è il tuo turno. Più comodo ed efficiente per tutti.
Se invece ti inventi questa cosa dei token, gestita in questo modo, o sei completamente incompetente oppure ho il dubbio tu stia cercando di fregarmi**.  Il taglio minimo per la ricarica del QR code era 5 euro e in tutti i menu, tra cibo e bevande, non c’era nulla, niente, not a fucking thing, che costasse 5 euro. Tutto di più, o di meno.
Vuoi una birra e un’acqua? Sono 11 euro. 7 per la birra (SETTE EURO PER MENO DI UNA MEDIA, MADONNA SPIRITOSA) e 4 per l’acqua. Carica pure 15 e il resto mancia.
Senza voler parlare della parte “food”. Io non ho chiesto a tutti i presenti, ma sono abbastanza sicuro che un eventuale sondaggio tra i microbao con maiale sfilacciato (8 euro, 2 morsi), il piatto con 4 tipiche bombette pugliesi di Legnano (8 euro) o la più classica delle salamelle luride da concerto (incredibilmente assente) si sarebbe chiuso con una maggioranza bulgara. Invece no, lo street food fighetto da Instagram ad festival nei campi con i Punkreas e i Derozer.
Che poi, oltre ad essere una truffa sul piano economico, è pure evidentemente stronzo sul piano della sicurezza. Perchè se io ed un amico entriamo al Rugby Sound con l’idea di vederci un concerto e berci una birra, finiamo per forza di cose a vederci il concerto e berci 5 birre in due.
La birra Baladin poi, Buddah misericordioso. Ma chi cazzo vuole bere “bene” ad un festival? Chi cazzo vuole mangiare fancy ad un festival? Ma perchè non ve ne andate tutti a fare in culo, coi vostri truck di merda ripieni di cibo truffa e pretese di stile? Vi odio.

Il concerto è stato divertente.
Ho realizzato nel parcheggio che il primo gruppo fossero i Vallanzaska e non i Matrioska, con un pizzico di delusione: i Matrioska almeno hanno un paio di pezzi carini, ma potrebbero non esistere più dal 2000 per quel che ne so. Va dato atto ai Vallanzaska però di non aver suonato “Orazio, col cazzo, mi privi del mio spazio” o come si chiamava. Grazie.*** Hanno comunque fatto Keope e va beh.
Ai Derozer voglio troppo bene, ancora oggi quando suonano “Lungo la strada” io perdo la voce, mi viene la pelle d’oca e devo trattenere le lacrime. Hanno suonato qualche pezzo nuovo (per me) con testi impegnati sul disastro dei migranti e roba simile. Tutto giusto, però a me piacevano anche quando venivano al Leonkavallo a suonare col badge della Padania sul basso (Mendez, manchi.). Ci sta che crescendo abbiano rivisto alcune posizioni, però forse mi è sembrato più un sintomo di invecchiamento quello che non Seby con gli occhiali e una crestina brizzolata molto discutibile.
I Punkreas invece mi hanno colpito perchè hanno fatto il concerto che farebbe una band che dal 1994 al 2024 ha avuto una carriera solida e continua, una di quelle che non sta sul palco solo per soddisfare rimastoni e nostalgici dei tempi che furono. Non me lo aspettavo. Anche a loro voglio molto bene e mi fa piacere siano una band ancora viva, ma Paletta senza i rasta è stato comunque un piccolo shock.
I derozer non hanno fatto “No surf”, i Punkreas non hanno fatto “Occhi puntati”, ma a parte queste due mancanze mi sono divertito.

Prezzo del concerto: 10 euro in cassa, 10,16 in prevendita. Sicuramente onesto, anche se parliamo di gruppi che ho visto suonare perlopiù gratis anche quando erano ben più “grossi” di oggi.
Volumi: bassi, soprattutto in un contesto come quello, ma forse è anche che oggi sto diversi metri più lontano dal palco e dagli ampli rispetto a vent’anni fa.
All’uscita volevo andare a farmi rendere l’autan, ma ci hanno fatti uscire dalla parte opposta per una qualche ragione che non è immediatamente chiara a nessuno. Boh.
A mio avviso si può e si deve fare meglio di così. Sicuramente c’è un sacco di gente a cui i concerti strutturati e gestiti in questo modo piacciono e va benissimo sia così, ma io non ce la posso proprio fare.

* scrivendo ho appreso che dopo 40 anni di onoratissimo servizio, il 2024 sarà il primo anno senza festa campagnola. Non ho idea di cosa sia successo (link che non ho letto), ma ditemi ancora che non sta andando tutto a puttane.
** non è vero, non ho nessun dubbio in realtà.
*** poi magari l’hanno suonata mentre io stavo litigando con la tipa dei panini che: “no, questa cassa è solo per pagare col QR, se vuoi usare il pos devi andare all’altra cassa e fare l’altra fila”. “Scusa, ma c’è scritto SOLO RITIRO a quella cassa.” “Eh, lo so, ma il POS ce l’ha solo lui.” “MA E’ IL TIPO DI FIANCO A TE, MALEDETTA LA CEI.”. Punto della serata in cui mi sarei iscritto all’ISIS.


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Buoni propositi 2024: Giugno

A fine anno scorso ho deciso che per la prima volta avrei stilato una lista di buoni propositi da provare a centrare in questo 2024. Siccome mi conosco e so di essere particolarmente incapace nel portare a termine qualsiasi piano sul lungo periodo, specie se richiede sacrifici, ho anche deciso che mensilmente avrei esposto i progressi conseguiti in maniera trasparente ed onesta su questo blog. Non perchè la cosa interessi davvero a qualcuno, ma perchè forzarmi ad una rendicontazione pubblica mi impedisce quantomeno di fingere di essermi dimenticato dell’impegno.

Che mese tremendo, questo.

Voglio ridurre la mia dipendenza dal telefono.
Speravo al mare di riuscire a staccare un po’ meglio, lasciando il telefono in camera. Un po’ la voglia di fare qualche foto ai bambini, un po’ la necessità di risolvere alcune questioni di lavoro mi hanno fornito l’alibi per averlo comunque dietro sempre. Devo però dire che più di una volta sono riuscito a starmene pacifico senza scrollare, anche nei pomeriggi in cui sotto l’ombrellone non c’era effettivamente nulla da fare. Galleggio su questa situazione in cui non esco dalla dipendenza, ma continuo a tenerla sotto controllo, almeno come percezione.

Voglio prendere l’abitudine di fare attività fisica 3 volte alla settimana.
A Giugno è andato un po’ tutto a puttane. Prima ho avuto l’influenza, poi sono andato in vacanza. In entrambe le situazioni mi sono trovato a dover affrontare una sosta “forzata” di una settimana. Quella in vacanza forse sarebbe potuta essere evitata, ma l’unica era alzarsi alle 6 anche al mare. E va beh, vaffanculo. Anche quando ho corso però ho avuto non pochi problemi, un po’ per il caldo e un po’ per la difficoltà di trovare un regime di allenamento che mi andasse bene. Tocca usare questo Giugno come punto “zero” e da luglio ripartire con costanza e determinazione, magari uscendo dove correre col caldo è decisamente meno complesso.

Voglio perdere qualche chilo. Diciamo 7-8.
La vita fa schifo. Ok l’età e la fisiologica condizione ballerina del peso, ma oggettivamente prendere 3kg in una settimana di mare mi sembra una punizione fin troppo eccessiva. Il grafico è allucinante. Sono precipitato a 80kg post influenza, per poi risalire a 84 dopo due giorni di bagordi con gli amici. Una settimana in controllo per riperdere un chiletto e SBAM, altri due presi al mare. Così è anche, onestamente, demotivante. Però oh, se la natura non remasse contro non starei facendo tutte ste cose.

Voglio chiudere un pop shove it e/o un ollie in skate.
Questa devo leggerla ogni mese per ricordarmi il fallimento peggiore, che è non averci manco provato davvero.

Voglio andare almeno 6 volte al cinema (+2 rispetto al 2023).
Siamo a 5 su 6, ho visto Bad Boys 4. E’ molto brutto.

Voglio tornare a vedere almeno 12 concerti (+4 rispetto al 2023).
Poteva essere il mese in cui facevo 3 concerti in 3 giorni (De Crew, Casey e Gazebo Penguins) e sono riuscito a fare solo il primo causa, appunto, influenza. Siamo comunque un concerto sotto il PAR, ma all’orizzonte non c’è così tanta roba devo dire. Ci si crede comunque.

Voglio finalmente riuscire a (ri)fare il rifugio Quintino Sella.
Se tutto gira come dovrebbe, ci si va in Agosto. La cosa problematica potrebbe essere che a Maggio inoltrato sta ancora nevicando e con la neve potrebbe essere piuttosto complesso arrivarci, ma ci penseremo a tempo debito.

Voglio chiudere/congelare qualche account social.
Sono stato a tanto così dal chiudere Twitter per l’ennesimo incazzo causato dall’ennesimo diverbio. Purtroppo non l’ho chiuso.

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Overthinking

Io non sono stato uno dei primissimi utenti del fu Twitter, ma ci bazzico da una generosa porzione di tempo. Diversi anni fa era molto comune avere nella propria bio la dicitura “Retweet is not endorsement” ad indicare che i contenuti altrui eventualmente ricondivisi non fossero necessariamente specchio del punto di vista di chi li stava ricondividendo.
Una roba che mi è sempre sembrata di un’idiozia pazzesca.
L’usanza, col tempo, è andata sparendo o quantomeno è scomparsa dalla mia bolla, ma credo sia sempre rimasta in qualche modo sepolta nell’angolo della mia testa in cui perculo le iniziative che trovo stupide.

Un mesetto fa avevo in cuffia il disco di uno dei gruppi cardine della mia teenage e mentre lo ascoltavo mi sono trovato a pensare che probabilmente oggi cantare quei pezzi potrebbe risultare inappropriato o offensivo. La definizione di “invecchiati male”. Eppure oh, a me di cantarli non è mica passata la voglia. E non perchè io voglia resistere ad una fantomatica dittatura del politicamente corretto, ma perchè vivo molto serenamente cantare una roba che non rispecchia il mio reale punto di vista sulle possibilità di rapire una tizia e torturarla fino a che ammetta di essere innamorata di me (NdM: non sono favorevole).
Sono anche piuttosto sicuro del fatto che nessuno degli amici che seguivano il gruppo in questione avesse un’idea diversa dalla mia così come potrei addirittura a spingermi a dire che perfino i quattro che hanno scritto il pezzo non è che credessero fermamente in quella visione dei rapporti uomo/donna.
Ma poi figuriamoci se mi frega qualcosa di cosa possa pensare il prossimo in merito alla musica che ascolto. Voglio dire, se davvero qualcuno vuole farsi un’opinione di me sulla base della roba che mi sparo in cuffia spero bene questa opinione sia negativa, è gente che non mi dispiace si autoelimini dalla mia vita.
E allora mi è riaffiorato il ricordo di quella vecchia minchiata di twitter e ho pensato che avrei potuto farci una maglietta allo scopo di ridere di tutta questa questione.

Nuova maglietta prefe

Ora, è evidente che tutto questo abbia una logica piuttosto contorta. Voglio dire: mi vedi con una maglia del genere e la prima cosa che sei legittimamente portato a pensare è che io ritenga davvero di dover fare una precisazione del genere.
Però ecco, non è che mi interessi più di tanto l’idea che si possano fare di me sulla base delle magliette che metto.
A me continua a far molto ridere.
La sfiga al massimo è di chi legge le robe che scrivo e che si deve ciucciare gli spiegoni di come mi funziona il cervello.


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