La serie su Mussolini
Ci sono un po’ di riflessioni che mi stanno girando per la testa riguardo la serie “M. il figlio del secolo”, di cui si parla così tanto in giro che è diventato impossibile non farcisi un’opinione.
La mia era anche piuttosto semplice: non mi interessa.
Il fascismo è un argomento che ho studiato a scuola e di cui so tutto quello che credo di aver bisogno di sapere. Se mi interessasse approfondirlo, penso che partirei dai libri di storia. Non è un argomento di cui apprezzo particolarmente la spettacolarizzazione, quale che sia il tiro con cui viene fatta, ma penso si tratti semplicemente di gusto personale. La storia è costellata di tantissime tragedie che non ho minimamente problemi vengano romanzate sullo schermo. Di alcune ho conoscenza storica e riesco a vedere il confine della fiction, per altre meno e mi serve approfondire in un secondo momento, di altre ancora mi frega talmente poco che prendo tutto per finto e ‘sti cazzi.
Col fascismo, con la figura storica di Mussolini in particolare, non ce la faccio. Per quanto venga riproposta come grottesca o caricaturale, faccio tantissima fatica a sopportarla e digerisco malissimo qualsiasi prodotto la contempli. Problema mio eh, che si risolve facilmente non guardando roba come Sono Tornato o, appunto, M. Il figlio del secolo.
Quello che invece penso sia un po’ meno un problema mio è che negli ultimi cento anni i confini ben marcati di una storia infame si siano via via sbiaditi, che con l’alibi del “Eh, ma la storia la scrivono i vincitori” si siano aperte le porte del vale tutto e che oggi, di fatto, sia possibile avere del fascismo un’opinione diversa dal disgusto, partendo dal cherry picking del “anche cose buone” fino alle più sfrontate rivendicazioni di appartenenza. Spesso, ironicamente, presentate come qualcosa di impopolare e coraggioso anche se sbraitate da cariche istituzionali che guidano il Paese forti di un largo consenso popolare.
Ora, io non penso che la serie su Mussolini abbia minimamente a che fare con questo problema, nè che possa in alcun modo spostare qual si voglia pedina in questo scacchiere. Però mi sembra di venir preso un po’ per scemo quando mi si vuol far credere che mettere in piedi un’opera del genere possa avere qual si voglia attinenza con l’antifascismo. E’ una serie TV, uno spettacolo, intrattenimento. Dargli qualsiasi ruolo o peso pedagogico è sempre e comunque sbagliato.
Qui, quindi, parto con mie personalissime dietrologie che, a pelle, mi fanno percepire una certa disonestà intellettuale attorno al prodotto. Io non ho (a grandissime linee) niente contro il fatto che una serie sul duce oggi giochi a cavalcare/monetizzare un fenomeno allarmante, mi dà più fastidio se chi lo fa finge di non saperlo. E non mi riferisco alle interviste di Marinelli, che meritano un discorso a parte, ma proprio a tutto il dibattito che gira attorno alla promozione della serie da parte degli addetti ai lavori.
Una serie che, oltretutto, da quanto leggo presenta un Mussolini che nel suo essere grottesco presta tantissimo il fianco alla libera interpretazione di dove finisca la storia ed inizi la finzione. Non so, mi ricorda un po’ quel fenomeno di anni fa su twitter (rip) in cui gente che si credeva particolarmente acuta metteva in giro fake news agghindate a meme allo scopo di ridere di quelli che abboccavano. Boh, non mi è mai sembrata la giusta strategia comunicativa, ci vedo più un tentativo di autoproclamarsi intelligenti.
Ecco, secondo me una domanda in testa uno dovrebbe porsela prima di dare anche solo uno spiraglio alla misinterpretazione di Benito Mussolini.
Dicevo di Marinelli e delle sue interviste. Non metto link, ce ne sono mille perchè la promozione della serie è davvero una roba molto grossa e le domande che gli vengono fatte sono più o meno sempre quelle (e poi non credo esista un singolo lettore di questo blog che abbia mai, anche per sbaglio, cliccato su uno dei link.).
Tra i temi ricorrenti c’è il suo rimarcare con ossessione l’essere antifascista e quindi la difficoltà di interpretare un personaggio per cui lui ha un giudizio netto e negativo, ma che si è trovato costretto a sospendere per tutto il tempo della recitazione come richiede il mestiere dell’attore. Non metto le virgolette perchè sto parafrasando a memoria, ma credo di essere stato piuttosto accurato nella riproposizione.
Acting is not endorsement.
Non lo so, ma io ammattisco attorno a sto concetto e credo di averlo già dimostrato.
Sei un attore, interpreti personaggi che possono essere negativi. Ci sta. Sei bravo perchè riesci a farli senza essere come loro. Rimarcarlo nello specifico per questa interpretazione fa parte del discorso di cui sopra, ovvero il cavalcare un fenomeno, alimentare un dibattito “divisivo” (cristoddio) ed è evidentemente solo ed esclusivamente marketing. Per quanto per me una serie così non dovrebbe esistere, non ho nulla nei confronti di chi la guarda, di chi l’ha fatta e di chi ci recita. Sono anche abbastanza sicuro, leggendo i nomi che l’hanno tirata in piedi, che sia un ottimo prodotto. Per favore però risparmiatemi le minchiate che buttano solo benzina sul fuoco e che danno adito, quelle sì, ai peggio starnazzamenti di quelli che non vedono l’ora di potersi sentire/raccontare accerchiati mentre tengono in mano le redini del Paese.
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