Il non ventennale di un non disco.
La prima volta che ho visto suonare le GAMBEdiBURRO dev’essere stata nel 1998. Ho delle immagini in testa di quella sera: un oratorio, delle bancarelle, delle finestre, un seminterrato, mio padre che mi ci porta e io che scendo dalla macchina vestito come un coglione. No, davvero, ci ripenso oggi e sento crescere dentro un imbarazzo che associo a pochissime altre situazioni. Doveva essere primavera, o autunno, perchè avevo addosso dei pantaloni corti che mia moglie oggi fatica ad accettare usi in casa come pigiama estivo, ma al contempo non doveva fare proprio caldo perchè ci avevo abbinato una giacchetta violacea comprata usata in un mercatino di Monza noto ai più come “le vecchie”. Dio mio.
Ricordo anche che Robi Burro aveva il cappellino e una maglietta a righe, che con me c’era Orifizio e che lui conosceva Raffaele. Hanno attaccato con “Irene” e io ho avuto immediatamente la sensazione fossero il gruppo più importante e imprescindibile di sempre.
Questi ricordi potrebbero non essere del tutto reali. Col tempo potrei aver fuso insieme immagini da situazioni diverse, riassemblato le mie memorie all’interno di un quadro che mi risulta coerente, ma che potrebbe non esserlo per niente. Forse non era nemmeno il 1998. Che rimasi folgorato invece è un fatto.
Il primo demo delle GAMBEdiBURRO è uscito in cassetta nel 1997. La mia copia in origine era di Gerry, un tipo di Monza che girava col Wrangler della Jeep, saltando via le rotonde e uscendo dai parcheggi scavalcando i marciapiedi. A me però l’aveva regalata Azzurra. Avevo conosciuto entrambi in vacanza con l’oratorio, nel periodo in cui realizzavo la mia parrocchia fosse un avamposto CLino e iniziavo a prenderne le distanze più per le persone di cui era composta che non per un reale problema nei confronti di Dio. Gerry e Azzurra erano a posto peró. Lui era più grande di me, lei più piccola. Una di quelle ragazze che quando ci uscivi insieme speravi di incontrare amici e parenti per darti un tono, cosa che probabilmente sarebbe stato più furbo dirle nel ’97 piuttosto che scriverlo qui sopra oggi.
Non saprei dire che fine abbiano fatto, nessuno dei due, ma resta il fatto che circondato di piccoli apprendisti del punk-rock nella quotidianità scolastica, il demo delle GAMBEdiBURRO a me è arrivato in mano da una fighetta, amica di un tamarro, sul finire della mia militanza passiva tra le schiere di Don Giussani. Fact, again.
Il demo si intitola BABBAZBABBAZBABBAZ e inizia con “La maglietta dei los Ramones”. No. Inizia con un estratto da un qualche B movie italiano feat. Bombolo che non saprei neanche collocare. Io quella roba non l’ho mai guardata, né quando funzionava nel giro del punk-rock monzese, né quando ha iniziato a funzionare in generale sulla scia di rivalutazioni tarantiniane prese un po’ alla buona.
Mentre scrivo non mi ricordo con precisione chirurgica l’ordine delle tracce nel demo e forse potrei anche sbagliare qualche titolo. Per esempio il secondo pezzo potrebbe essere “Diplomato ritardato” oppure “Marziano”, che a sua volta potrebbe in realtà intitolarsi “Ho un marziano per amico”. Di certo il pezzo numero 3 è “La ragazza che io amo”, che è anche il mio preferito di tutto il demo.
“Oggi appena sveglio ho chiuso nel
Cassetto un altro di quei sogni che
Io faccio sempre assieme a lei che
È UN CHIODO FISSO NEL MIO CUORE”
E via di ritornello, come da titolo del pezzo. Io non ce l’avevo manco per sbaglio, ai tempi, una “ragazza che io amo”, ma era bello pensare che le cose sarebbero cambiate e avrei presto potuto gridarle in faccia quelle strofe, alzando il dito come facevo sotto il palco ogni volta che andavo a sentire le Gambe. Un’adolescenza costruita su pochi capisaldi tra cui troneggiava l’idea di morosa, un concept in continua evoluzione, ma sempre ben chiaro in testa. Su questa cosa anni dopo le stesse GAMBEdiBURRO avrebbero scritto uno dei loro pezzi più fighi e l’avrei trovato divertente e molto calzante con la mia teen-age. Nel 1997 però non c’era proprio niente da riderci su.
Su BABBAZBABBAZBABBAZ c’é anche “Astronave” con il suo perentorio onetwothreefourfivesixseveneight. Un pezzo che parla di emarginazione, disagio giovanile, critica alla società in cui viviamo e voglia di riscatto. O forse solo di un tipo che vuole tornare sul suo pianeta (oh yeah). Non credo il messaggio debba essere per forza di cose la chiave di lettura di un disco. Eppure giravano storie sui testi di questo demo. Ricordo che qualcuno, probabilmente Orifizio, mi raccontò che dietro “Diplomato ritardato” c’era il fatto che uno dei quattro membri fosse stato riformato a militare sulla base del test psicoattitudinale. Non credo sia vero, ma mi piace pensare di sì.
Nel 1997 io e i miei amici morivamo dal ridere ogni volta che sentivamo “Iena”. Ogni volta. Quel “Sei simpatico sai” ci ammazzava. E poi era un altro pezzo che non potevi non cantare, sempre gridando, sempre puntando il dito. Se mi fermo a pensarci non ricordo se la suonassero ai concerti. Magari non negli ultimi, ma forse sul principio si. Di sicuro noi la cantavamo in ogni possibile contesto: in macchina, in casa, alle grigliate, in vacanza. Ogni volta che ci si trovava e si ascoltava musica insieme.
“Lui adesso non può più
Mangiare la marmellata
Alle ciliege perché…”
E poi l’attacco. I salti. Il casino. Ci si divertiva un tot, ai tempi, con queste cose. Non che ora meno, si è solo più composti o forse meno propensi ad esternarlo.
Ricordi legati a questo demo ne ho davvero una camionata. “Sarah cialda croccante” è un capodanno surreale, Bazzu, dei mandaranci e una tipa di Besana. “GODSIGMA” è il liceo, le elezioni per i rappresentanti di istituto, l’autogestione. E potrei continuare, tra le prime vacanze con gli amici, l’Arengario e le serate all’Arci di Arcore. Tutte storie connesse in qualche modo a BABBAZBABBAZBABBAZ.
Oggi le GAMBEdiBURRO non esistono più. Da un lato la cosa è comprensibile, dall’altro non lo è per niente. A quanto mi risulta ognuno dei membri ancora suona in un qualche gruppo punk-rock, nella maggior parte dei casi roba che non ho praticamente mai sentito. Ho questa convinzione non sia più la mia cosa. Una sorta di blocco psicologico. Dopo il demo le GAMBEdiBURRO hanno pubblicato un 7 pollici intitolato “SUPERBABBAZ” e un disco vero, “Senza via di scampo”. Tutti capolavori, anche se il miglior pezzo di sempre l’hanno registrato (male) per una qualche compilation di fine millennio scorso di cui non ricordo il titolo. L’ultima volta che li ho visti suonare fu per la reunion del 2007 al Bloom, ad oggi nella mia personale top 3 dei concerti della vita. Ci ho preso una maglietta bianca con scritto GAMBEdiBURRO che metto ancora regolarmente, mentre la t-shirt che avevano stampato nel ’99 mi si era letteralmente sciolta addosso una sera d’estate mentre giocavo a calcetto nel parcheggio davanti casa con alcuni amici. La cassetta di BABBAZBABBAZBABBAZ ce l’ho ancora, come più o meno tutti i demo di cui mi ero riempito la camera in quegli anni. Senza una motivazione precisa l’altro giorno ci sono rifinito sotto pesantemente. La misura di questo blog sta nel fatto che, nel pieno delle celebrazioni ai ventennali dei dischi, io scrivo di un demo che ha diciotto anni e mezzo.