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– Da che parte credi che sia l’uscita? – disse Ford a Zaphod.
– Così a lume di naso direi per di qua – disse Zaphod, mettendosi a correre tra una consolle e una parete. Proprio mentre gli altri stavano per seguirlo, fu fermato bruscamente da un raggio Morten che, crepitando, bruciacchiò una piccola parte di parete a pochi centimetri da lui.
Una voce all’altoparlante disse: – Ok, Beebleborx, resta lì dove sei. Ti abbiamo sotto tiro.
– Poliziotti! – sibilò Zaphod, e si girò di scatto, accovacciandosi. – Vuoi provare un po’ a pensare a una via d’uscita Ford?
– Sì, direi per di qua – disse Ford, e tutt’e quattro corsero lungo uno stretto passaggio tra due consolle.
In fondo al passaggio apparve una figura in tuta spaziale, pesantemente corazzata, che impugnava una minacciosa pistola Morten.
– Non vogliamo spararti, Beeblebrox! – gridò.
– Mi fa piacere! – gridò Zaphod, e si buttò di lato, nell’ampio spazio che c’era tra due unità di elaborazione dati.
Gli altri lo seguirono.
– Sono in due! – disse Trillian. – Siamo circondati.
Si rannicchiarono in un angolo, fra una grande banca dei dati e la parete.
Trattennero il fiato e aspettarono.
I due poliziotti aprirono il fuoco contemporaneamente, e i raggi di energia sfrigolarono minacciosi nell’aria attorno a loro.
– Ehi, ci stanno sparando! – disse Arthur, raggomitolandosi tutto. – Mi sembrava che avessero detto che non volevano farlo!
– Sì, anche a me sembrava che avessero detto così! – disse Ford.
Zaphod alzò un attimo la testa, rischiando forte.
– Ehi, – disse – mi sembrava che aveste detto che non volevate spararci! – e si accovacciò di nuovo.
Aspettarono.
Dopo un attimo la voce rispose: – Non è mica facile fare i poliziotti!
– Cos’ha detto? – sussurrò sbalordito Ford.
– Ha detto che non è mica facile fare i poliziotti.
– Affari suoi, no?
– Direi anch’io.
Ford urlò: – Ehi, sentite un po’! Noi abbiamo già abbastanza problemi, visto che voi ci state sparando, perciò cercate di non addossarci anche i vostri, se no qui diventa veramente un casino!
Ci fu un’altra pausa, e poi si sentì nuovamente la voce all’altoparlante.
– Vedete, ragazzi – disse la voce – non avete a che fare con dei subnormali mezzecalzette dal grilletto facile, dall’attaccatura dei capelli bassissima, dagli occhi piccoli e porcini e dalla conversazione inesistente! Noi siamo due ragazzi intelligenti e sensibili che probabilmente vi piacerebbe moltissimo conoscere e frequentare! Io vado si in giro a sparare gratuitamente alla gente, ma dopo mi tormento terribilmente, discutendone per ore con la mia ragazza!
– E io scrivo romanzi! – esclamò l’altro poliziotto. – Benchè non ne abbia ancora pubblicato nessuno. Perciò è meglio che vi avverta, sono di peeeeeesssssimo umore!
Ford strabuzzò gli occhi. – Ma chi sono ‘sti tizi? – disse.
– Non lo so – disse Zaphod. – comunque li preferivo quando sparavano.
– Allora, avete intenzione di arrendervi senza fare tante storie – urlò uno dei poliziotti – o volete che vi facciamo secchi?
– Voi cosa preferite? – gridò Ford.
Un millisecondo dopo l’aria intorno ai quattro ricominciò a friggere: uno dopo l’altro, i raggi Morten si abbattevano crepitando sulla consolle davanti a loro.
La raffica continuò per parecchi secondi, violentissima.
Poi tutto tacque, e gli echi degli spari si dispersero.
– Siete ancora là? – gridò uno dei poliziotti.
– Sì – gridarono loro di rimando.
– Non ci è affatto piaciuto doverlo fare! – urlò l’altro poliziotto.
– Ci avremmo giurato! – urlò Ford.
– Adesso ascolta bene, Beeblebrox, che è meglio per te!
– Perchè? – urlò di rimando Zaphod.
– Perchè – urlò il poliziotto. – quello che ti devo dire è molto intelligente, molto interessante e molto umano! Allora, o vi arrendete tutti quanti immediatamente e vi lasciate picchiare un po’, anche se non molto, visto che noi ci opponiamo fermamente alla violenza gratuita, o faremo saltare in aria l’intero pianeta, e magari anche uno o due altri pianeti che abbiamo notato mentre venivamo qui!
– Siete pazzi? – urlò Trillian. – Non è vero! Non lo fareste mai!
– Oh, sì che lo faremmo – urlò il poliziotto. – Non è vero che lo faremmo? – disse all’altro.
– Oh, certo. Saremmo costretti a farlo. – disse quello.
– Ma perchè? – chiese Trillian.
– Perchè certe cose bisogna farle anche se si è dei poliziotti democratici e di ampie vedute che sanno essere sensibili e tutto il resto!
– Io non credo proprio a ciò che dicono ‘sti tizi. – borbottò Ford, squotendo la testa.
Un poliziotto gridò all’altro: – Gli spariamo ancora un po’?
– Sì, perchè no?
Seguì una tremenda raffica di raggi Morten.
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NdM: ero in dubbio tra questo stralcio e quello in cui compaiono “i filosofi”, ma alla fine credo di aver scelto bene.