Eccomi qui.
Finalmente è giunto il momento più atteso di questi lunghi anni di vita universitaria: la stesura dei ringraziamenti.
Non si contano le volte in cui mi sono sorpreso a pensarci, fantasticando sulla maniera più malinconicamente dolce per dar forma a questa pagina. D’altra parte, c’è forse momento migliore per dare sfogo alla mia natura “emo”?
Non credo, quindi è bene incominciare.
Il primo ringraziamento va senza ombra di dubbio ai miei genitori. In realtà ci sono molti motivi per cui varrebbe la pena dir loro grazie, ma sicuramente in questo contesto il loro merito più grande è l’aver creduto in me quando anche io stentavo a farlo. Non sono stati anni facili, quelli dell’università, e sapere che qualcuno vicino a me pensava sul serio che alla fine ce l’avrei fatta è stato fondamentale. Se oggi quindi sono qui è innanzi tutto grazie a loro e questa è una buona occasione per farglielo sapere, visto che di persona non credo di averlo mai fatto.
L’altra persona a cui devo molto di tutto questo è indubbiamente la professoressa Elena Rugarli. Oltre ad avermi insegnato molto dal punto di vista professionale, lavorare con lei ha risvegliato in me la passione per il mondo della ricerca scientifica, passione che era andata via via scemando negli ultimi anni. Ringrazio Elena quindi di avermi dato questa grande possibilità, ma anche di avermi fatto sentire apprezzato per il lavoro svolto. Quest’ultima per me è stata la vera soddisfazione.
Nell’olimpo dei ringraziamenti non può infine mancare la Bri. Due anni e mezzo di vita insieme non sono poco, soprattutto se si tratta di anni in cui vivere con me dev’essere stato tutt’altro che semplice. Eppure lei mi è stata vicina, sempre, e lo ha fatto come solo lei può e sa fare: con l’affetto di cui ho costantemente bisogno, ma senza mancare mai di dirmi le cose come stanno e non come io vorrei vederle. A lei va il ringraziamento per avermi fatto crescere giorno dopo giorno, cosa tutt’altro che facile per uno che di crescere non ha mai voluto sentir parlare. Grazie quindi per tutto quello che ha fatto e per quello che spero continuerà a fare per me.
Conclusa la parentesi sentimentale, è decisamente il caso di dare a Cesare quel che è di Cesare e quindi via con la roulette dei ringraziamenti più frivoli.
Se questi 16 mesi di tesi sono stati così belli è anche per merito delle splendide persone con cui ho condiviso pipette e puntali e da cui ho imparato tanto. Un grazie enorme quindi va a “mamma” Elena (Riano), che mi ha pazientemente seguito per tutto il percorso sopportando le mie innumerevoli domande e fornendo sempre loro delle risposte. Una sorta di Virgilio che mi ha guidato nel regno di Spastina, fornendo struffoli e torta caprese nelle pause pranzo. Insostituibile. Lo “Spastin Team” prosegue con Monica, altra ricercatrice determinata a sconfiggere i nemici Jappi a colpi di “prolungamenti”. Oltre che per la disponibilità dimostratami in ogni frangente, sento di doverla ringraziare soprattutto per l’aiuto incessante che mi fornisce nel martoriare Paola1. Già, Paola1, soprannominata ormai da tutti Signorina Rottenmeier per l’attitudine con cui affronta la vita lavorativa. Inizialmente non volevo ringraziarla per via dei continui furti di pennarelli che opera a mio discapito, ma ho deciso di sorvolare. In fin dei conti, senza la sua “premura” nell’insegnarmi l’estrazione dell’RNA col TRIzol probabilmente non avrei ottenuto i dati che ho scritto quindi un grazie lo devo anche a lei. Continuando il giro è arrivato il turno di Andrea, l’uomo della biochimica. La cosa di lui che più ammiro è la capacità che ha di spiegarmi e farmi capire anche meccanismi o metodiche che altrimenti per me resterebbero catalogate nella categoria “magie”.
Oltretutto, è fonte costante di gags senza le quali lavorare sarebbe senza dubbio molto più faticoso ed anche per questo merita di essere ringraziato. L’ultima arrivata nella famiglia è Paola2, che come me ha intrapreso la tesi di laurea nel laboratorio di Elena. A lei vanno sicuramente l’augurio di un esperienza come quella che ho potuto vivere io ed un grosso in bocca al lupo. Oltre ai colleghi stretti però, meritano un ringraziamento anche tutti i ragazzi dei laboratori del Besta in Bicocca ed Anna, che mi ha permesso di prendere i primi contatti con l’ambiente.
Conclusi i ringraziamenti nell’ambito lavorativo, il primo nome che è giusto compaia in questa pagina è Lale. Lei, leggendo, penserà che le stia dando un posto di così alto spicco per via di tutti gli appunti che mi ha passato, senza i quali non mi sarei mai potuto laureare. Non è così. Non è nemmeno per sdebitarmi di quella famosa grigliata a cui, per un disguido, non la invitai. No, se si merita cotanta risonanza è perché innumerevoli anni orsono mi passò “Blue Skies, Broken Hearts and next 12 exites” degli Ataris, CD senza il quale la mia vita oggi sarebbe diversa. Rock on, Lale, Rock on! Nell’ambito universitario tuttavia ci sono anche molti altri nomi che meritano di comparire in questa pagina. C’è Teo, con cui in tutti questi anni credo di non essere mai stato d’accordo su nulla eccezion fatta per l’indiscussa grandezza di Vitor Borba Ferreira. C’è la Simo, con il suo “O come Metallo” e le altre innumerevoli perle. Ci sono Andre e la Vale, che hanno percorso con me tutto il tragitto sin dagli esordi in Bicocca, ma che ho conosciuto veramente solo in questi ultimi anni. Come non citare poi Frants, la Ro’, Fragranza, Stefano “briscola chiamata”, la Lauretta, la Manu, Fabio, la Cri, Michele, Fili e Simone il pazzo? Impossibile.
Se sono tante le persone che ho avuto il piacere di incontrare negli anni dell’università, ancora di più sono quelle che sono entrate nella mia vita indipendentemente dal percorso che ho intrapreso e che hanno trovato il modo di restarci diventando per me realmente importanti. La pole position in questa lista va sicuramente ad Aui. Il motivo è semplice: c’è sempre stato, c’è e spero ci sarà sempre. Non serve aggiungere altro. A ruota troviamo Simo, il cui merito più grande è l’avermi fatto sfogare nei momenti duri facendosi ripetutamente schiaffeggiare alla playstation. Non che facesse apposta a prenderle, poverino, tuttavia lo ringrazio comunque. Come avrei fatto poi senza le chiacchierate ad orari improbabili nella macchina di Missa? E senza i “giri di ronda”? Non voglio nemmeno immaginare. E poi ci sono Massi e Bazzu, anche loro amici da tempo immemore, Peich e Orifizio, reduci del liceo Paolo Frisi come il sottoscritto, Robi, la Paola, Ciccio, Dani e la Vera, Zine, l’Ali, la Kla, Odri, la Ersaz, Tico e la Eli, Mozz, Moka, Carlo e la Sara, Aledoni, tutti gli amici da concerto e gli amici dei giochi di ruolo. Un monte di persone grazie alle quali vivere è stato più facile.
Senza dubbio avrò dimenticato qualcuno stilando questa lista e domani quando ormai il tutto sarà in stampa me ne renderò conto e dovrò scusarmi per giorni, quindi prendo tempo e chiedo scusa fin da ora. Non tutte le esclusioni sono però dovute a sviste, quindi prima di farmelo notare è bene che vi chiediate: “Si è dimenticato o non mi ha ringraziato di proposito?”.
Non male come strategia per limitare le rimostranze.
Per finire un bel grazie lo voglio dire a me perché alla fine dei conti, se mi sto laureando è anche perché tutte le volte in cui lo sconforto ha preso il sopravvento ho stretto i denti ed ho insistito, ripagando i miei stessi sforzi.
Credo di essermi meritato i miei stessi complimenti.
Bene, sono le 2.30 di Venerdì 2 Febbraio.
Alla fine scrivere queste righe ha richiesto più tempo del previsto, ma sono contento di averlo fatto.
Resta solo da adempiere ad una promessa: “ringrazio la mia mamma che mi ha fatto così funky”.
L’ho scritto.
Non posso crederci.