Non capita mai che io mi svegli e ricordi quanto ho sognato durante la notte.
Forse è perchè dormo poco o perchè il mio sonno è troppo profondo, non saprei dire. Le mie conoscenze in materia sono pressoché nulle e quindi darmi delle risposte mi è impossibile.
Questa mattina non dovevo andare al lavoro e ho quindi potuto protrarre il mio sonno più a lungo, tuttavia il mio bioritmo ormai saldamente formato ha fatto sì che mi svegliassi comunque intorno alle 8.00. Uno sguardo rapido al cellulare, un pensiero al disappunto provato nel realizzare l’inutilità dell’essere sveglio e il pronto ritorno al sonno innescato dal classico “voltarsi dall’altra parte”.
Così mi sono concesso un altro paio di ore di sonno, di quel sonno leggero e frammentato di chi non ha la tranquillità di poterlo continuare ad oltranza e sa che presto dovrà svegliarsi, di nuovo.
Ebbene, ricordo quanto ho sognato in quel lasso di tempo e quindi ho deciso di annotarlo qui. Premetto che, ad una mia prima analisi, quanto sto per scrivere è risultato totalmente privo di alcun senso. Come detto però, non so nulla in materia e quindi il mio giudizio potrebbe essere troppo superficiale. Mi limito quindi a riportare il tutto con spirito cronista, lasciando in sospeso i pareri e le opinioni personali in merito.
Sono al mare.
Non saprei contestualizzare dove, ricordo solo un ponte con una ringhiera, sopra delle altissime scogliere. Ricordo che l’attività principale del gruppo di persone con cui sto è saltare al di là della ringhiera e gettarsi dal dirupo, tuffandosi nelle acque dell’oceano. Non saprei dire da chi sia composto il gruppo con cui sono in vacanza, ma il feeling è quello che si ha in compagnia con degli amici pur non focalizzando la faccia di nessuno di questi.
Ad un certo punto il sogno mi vede costretto a salutare tutti per andare ad assistere ad un concrto. Mi reco quindi in una sorta di Hotel/Residence per prepararmi ed entrando incrocio l’Ottolini. Dapprima non la riconosco, ma poi riflettendo torno indietro a salutarla. E’ piuttosto diversa, sembra più vecchia, tuttavia mi risponde di essere lei e ricambia il saluto. Immancabile, vista la presenza della previacitata, ecco fare il suo ingresso la Ilo. Arriva con quello che dice essere il suo ragazzo, un tamarro col capello a spazzola e diversi piercings alle orecchie, la cui fisionomia non rimanda a nessuno che conosco. Anche lei ha fattezze decisamente diverse da quella della Ilo reale e anche lei fa finta di non vedermi. Puntuale la seguo per salutarla e lei ricambia con simpatia. Il suo ragazzo invece inizia a prendermi per il culo pesantemente. Decido di andarmene, ma lui insiste e così mentre mi allontano gli rispondo male. Il tipo a quanto pare non aspetta altro ed iniziano dei tafferugli fatti più che altro di spinte e frasi intimidatorie cui rispondo puntuale fino all’intervento di amici non meglio identificati, che si frappongono tra noi.
Me ne vado, questa volta sul serio, ed arrivo in quella che credo essere la mia sistemazione. Nel tentativo di trovare dei vestiti adatti al concerto ribalto un borsone blu, da cui esce un sacco di roba. La ricerca dura un po’ perchè non saltano fuori i pantaloni corti che cerco.
Mi incazzo mentalmente con mia madre rea di averli dimenticati nonostante le avessi detto esplicitamente di metterli in valigia. La rabbia tuttavia dura poco poichè i pantaloni saltano fuori. Li abbino ad una polo dell’Atticus identica a quella sfoggiata da Tom Delonge sull’ultimo numero della rivista Kerrang, che una volta indossata mi fa riflettere sul fatto che ho una pancia smisurata, nel sogno ancora più grande di quella reale.
Esco e parto per il concerto, che si tiene in una sorta di aula conferenze in cui un sacco di ragazzi sono seduti con carta e penna tra le mani. Molti di questi hanno una candela accesa sul loro banco.
La cosa mi sembra del tutto normale.
A questo punto mi sono svegliato.
Bizzarro.